|
|
|
Slint:unica data in Italia al TPO di Bologna il 4/3 |
ELECTRIC PRIEST & ELECTRIC PEOPLE
PRESENTANO:
SLINT (UNICA DATA ITALIANA) + RADIAN Venerdi 4 marzo 2005 – Bologna TPO Viale Lenin, 3
Info:
http://www.electricpriest.org
Info mailto:info@electricpriest.org
http://www.indigenabooking.com
La reunion della band, dopo gli album "Tweez" (1989) e "Spiderland" (1991), è stata pensata nel momento in cui al gruppo è stato chiesto di occuparsi dell'organizzazione delle date inglesi del festival All Tomorrow's Parties. In Italia unica data al Tpo di Bologna , venerdì 4 marzo 2005.
Nati da una costola degli Squirrel Bait, gli Slint sono i progenitori della scuola di Louisville, che si rivelerà nei Novanta una delle più prolifiche del post-rock. La band si forma per opera del chitarrista Brian McMahan e del batterista Britt Walford, con Ethan Buckler al basso e David Pajo alla seconda chitarra. E già nelle prime session del 1987, registrate con Steve Albini, si intuisce che il suo sound è decisamente particolare. E’ una mistura complessa di punk, acid-rock, progressive e free-jazz, che travalica i confini tradizionali della forma canzone. L’esordio avviene nel 1987 il mini Tweez, collage di brani complessi ed eccentrici, ognuno dei quali è dedicato a un genitore del quartetto (più il cane di uno dei quattro). Quasi interamente strumentale, con qualche canzone soltanto “parlata”, come nell’iniziale “Ron”, è un album sorprendente e anarchico, con chitarre di derivazione hardcore e strutture ritmiche fratturate, ma anche accenni funk rallentati (“Carol”), assoli raga (“Kent”), divagazioni psichedeliche delicate (“Darlene”), bizzarri minuetti bucolici (“Nan Ding”). Mentre a Seattle spopola il grunge di Nirvana e Soundgarden, che rinverdisce i canoni del rock duro e puro, a Louisville ci si muove nella direzione opposta, partendo dall’idea che proprio quel rock andasse superato. Rivisitando l’hardcore, gli Slint gettano così le basi di quello che sarebbe diventato il post-rock dei vari Tortoise, Dirty Three, Trans am, June of ’44… Ma è con 'Spiderland',nel 1991, che la band statunitense si consacra come una delle realtà rock più importanti (e più influenti) di fine secolo. Mettendo a fuoco le intuizioni dei lavori precedenti, gli Slint svolgono una ricerca ancor più raffinata su ritmi e timbriche, e finiscono per pervenire a sonorità quasi trascendenti. Un sound originale, che rifugge gli stereotipi del rock e che sarà invece imitato da moltissime band delle decennio. A partire dai Codeine e da tutte le band dello "slo-core". I pezzi di “Spiderland”, infatti, sono lenti e catatonici, fino ad assumere le forme di stralunate ballate lisergiche. Dall’ouverture di “Breadcrumb trail”, con le cadenze di un post-blues, alla conclusiva “Good morning, captain”, con ritmiche più definite ed echi arabeggianti, l’album è una sequenza di piccole gemme, come la nevrotica “Don Aman”, successione di accordi e disaccordi, l’ipnotica “Washer”, con una cantilena sussurrata e suoni dilatati, o l’anemica “For dinner”. Ma in ogni brano, per quanto abulico, c’è un scossa rock. Quella di “Nosferatu man”, forse, la più virulenta. Ma con gli Slint e i post-Slint, il rock è morto? “Band come Stereolab e Tortoise hanno avuto il grande merito di aprire nuove frontiere musicali al rock – osserva il chitarrista David Pajo che, chiusa l’esperienza con gli Slint, ha collaborato con entrambe le band -. Mi piace molto l’elettronica, dai Suicide in poi e credo molto nelle possibilità della tecnologia nella musica. Ma guai a pensare che il rock sia morto. Il rock è ancora forte. Si sta solo evolvendo”. Avanguardisti come solo i Sonic Youth erano riusciti a essere negli anni Ottanta, sempre in anticipo sui tempi, gli Slint hanno coniato una musica cerebrale, impalpabile, straniante e distaccata. Una musica che ha fatto diventare adulta la generazione dell’hardcore. “Con gli Slint è come se la generazione cresciuta con gli Husker Du fosse improvvisamente arrivata al proprio Grande Freddo - scrivono Stefano Bianchi ed Eddy Cilìa nel volume “Post-Rock e oltre” -. Raccogliendo l’eredità di quel corpo fibrillante, destrutturandolo fino a renderlo irriconoscibile, procreando sopra i suoi resti qualcosa di nuovo e inaudito, tentarono persino di rifondare il rock stesso. Riuscendoci quasi”. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° MURATO PRESENTA:
mercoledì 2 marzo 2005 presso il Club 74(ex-Circolo della Grada), via della Grada 9,Bologna
● Dalle 21,00 selezione musicale a cura di Enzo Polaroid accompagnato dagli screening video di MURART.
● Casiotone For The Painfully Alone (da san francisco eccellente synth-pop casalingo sulla tom-lab,stessa etichetta degli xiu-xiu) °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Casiotone for the Painfully Alone è l'alias musicale di Owen Ashworth, 25enne ex-studente di cinema. Asworth ha iniziato a suonare nel 1997, quando si è accorto che comporre canzoni era un modo molto più economico di raccontare storie che girare dei film. Utilizzando solo tastiere a batteria e elettronica come strumentazione, Ashworth ha creato una corrente ibrida di crudo, emozionale e molto DIY synth pop influenzato parimenti da cinema e letteratura. Quelli di CFTPA sono claustrofobici studi sul carattere di due minuti l'uno, intrisi di beats riverberati, accordi tesi, melodie semplici ma contagiose, stratificate fra testi a tratti divertenti, ma sempre "strappacuore". Con all'attivo tre album, una colonna sonora, innumerevoli partecipazioni a compilation e più di una dozzina di tour (con gruppi come Rapture, Xiu Xiu, Kill Me Tomorrow e Cass McCombs), Ashworth abita attualmente a San Francisco. E crede ancora nei fantasmi. "Sebbene i miei testi siano quasi del tutto inventati di sana pianta - dice Owen - penso che in qualche modo documentino la vita di persone non troppo dissimili da me. Mi piace pensare alle mie composizioni come a piccolissime, oneste tragedie nella vita di persone giovani e ordinarie. Spero siano storie in cui la gente possa identificarsi. I miei brani preferiti sono sempre quelli tristi. Amo la musica di Hank Williams e della Carter Family. C'e qualcosa di profondamente soddisfacente in una canzone davvero depressa. Sono quelle che ti si appiccicano di più addosso, credo °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Ingresso 5 euro
info:info@unhiprecords.com
http://www.unhiprecords.com
spedisci
questa pagina ad un'amico Commenti da fare?: vai al forum
|
|
|
|
n
e w s l e t t e r
|
Per
notizie sempre fresche, barzellette, curiosita' ed altro ogni lunedi.
Iscriviti, e' gratis!
|
|