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Quarto capitolo per Woven Hand, moniker dietro al quale si nasconde David Eugene Edwards, l’ex frontman dei mai troppo osannati 16 Horsepower.
Il precedente “Consider The Birds” (del 2004) ci aveva svelato vette creative di indicibile fascino, a testimonianza delle grandi capacità espressive/creative di un songwriter baciato dal talento più puro.
“Mosaic”, la nuova eccellente prova, torna a scuotere dal torpore e dall’omologazione senza la benché minima personalità dei tanti dischi che mensilmente saturano il mercato discografico.
Un tenebroso e sanguigno coacervo di spettrali sussulti folk tagliati con atmosfere sperimentali nero pece, proiettate verso profondità mistiche/spirituali alimentate da un’estetica epica e teatrale, segnata da una religiosità bruciante e visionaria, accecante nel provocare febbricitanti palpitazioni di inquietudine esistenziale.
Tuttavia l’album, pur prediligendo un decadentismo agghiacciante/ onirico/apocalittico alla deriva di riflessioni ansiogene su tematiche legate a un immaginario di peccato e redazione (“Elktooth”, “Slota Prow“), può vantare anche stati d’animo prossimi a melanconici sussulti romantici dall’ammaliante soffio crepuscolare (“Whistling Girl”, “Dirty Blue”, la bellissima “Truly Golden”).
Con la voce sofferta, toccante e unica di Edwards a far brillare intense emozioni sul filo di una tensione graffiante/struggente. Che Dio lo benedica.
(Glitterhouse/Venus)
(5/5)
Massimiliano Drommi
- 10-11-2006
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