Deerhunter - Cryptograms - CD

Provengono da Atlanta e questo è il secondo full-length,
il primo per l’etichetta chicagoana Kranky. In giro c’è
chi, un po’ in vena di facezie, sta tentando di spacciare
il quintetto come la nuova sensazione del revival new-
wave, comportandosi superficialmente e in maniera
ingannevole.

Ok che l’industria discografica (e tutti coloro che fanno
parte della ‘grande famiglia’) deve stampare e incassare
altrimenti è spacciata, ma credo che sia anche necessario
indirizzare con ‘consapevolezza’ l’ascoltatore nella
direzione in cui crede di stare andando.

Effettivamente episodi come “Lake Somerset” (dal
retrogusto Virgin Prunes), la title-track (deflagrante e
gelida) e “Hazel St.” (che richiama gli ultimi Windsor
For The Derby, quelli del ‘passo indietro’) possono far
pensare al genere sopraccitato; ma a parte “Strange Lights”
(dalla godibilità pop), “Octet” (dal rilascio psichedelico in
stile Savage Republic), “Spring Hall Convert” (allucinazioni
alla Animal Collective in salsa noise) e “Heatherwood” (dalla
leggera mestizia) abbiamo tracce rarefatte e dall’increspatura
ambientale (“Intro”, “White Ink”,“Providence”, “Red Ink”,
“Tape Hiss Orchid”). Vedremo nel prossimo disco se i
Deerhunter riusciranno a scavalcare l’ostacolo della
frammentarietà.

(Kranky/Wide)

(3.5/5)

Massimiliano Drommi

- 7-3-2007

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