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Anche Mammal (moniker dietro il quale opera lo statunitense Gary Beauvais), collocandosi sulla medesima linea di confine di musicisti elettronici radicali come Damion Romero, The Cherry Point o Knurl, preferisce sprofondare in un immaginario mortifero, da buio pesto, dove i ricordi di un’esistenza paiono essere sbiaditi e lontani.
“Let Me Die”, come il titolo suggerisce (e l’eloquente figura ritratta sulla copertina del disco), evoca ambientazioni negative e stati d’animo agonizzanti; ma a differenza dei nomi sopraccitati, il disturbante, freddo e sanguinolento flusso digitale riversato dai ‘macchinari’ è accompagnato da input ritmici che creano vortici estatici e ambientazioni trance.
Ciò che ne consegue è comunque più ‘posato’ e calibrato, perlomeno ‘distinguibile’ e in fondo non così spossante. Rimbombi catacombali (“Days Into Days”); alterazioni percettive (“One More Day”); iniezioni anestetizzanti (“Some Day”); sviluppi comatosi (“Long Way Home”). Accanimento terapeutico o eutanasia?
(Animal Disguise)
(4/5)
Massimiliano Drommi
- 3-4-2007
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