Pinch - Underwater Dancehall - 2CD

Album di debutto per l’inglese Pinch (a.k.a. Rob Ellis),
tra i nomi più caldi (insieme a Burial) della cosiddetta
scena dubstep.

“Underwater Dancehall”: un titolo che, oltre ad evocare
scenari alquanto suggestivi e immaginifici, incarna
perfettamente lo spirito del materiale in esso
contenuto.

Che è assolutamente magnetico e godibile, al di là
della sua presunta appartenenza al genere di cui
sopra, considerato da molti come nuovo (cosa
che non mi sembra affatto).

Un suono (riconducibile alle produzioni legate alla
club culture, diretto discendente della jungle dei primi
anni ’90, ma non solo) già presente e vivo in Inghilterra
da diverso tempo, che oggi viene ulteriormente raffinato,
dilatato e opportunamente ‘oscurato’ secondo un’ottica
più consona all’attualità.

Ufficialmente si tratta di un disco caratterizzato dalla
presenza (se pur parziale) delle voci (l’altro CD, difatti,
include le versioni strumentali), che convincono solo a
tratti, nella loro impostazione un po’ manieristica (sia
che tendano al reggae o al soul).

Fluttuante e immnersivo il corredo sonoro, tra pulsazioni
ritmiche e sconfinamenti ambientali (come mirabilmente
accade, ad esempio, in “Widescreen”).

Guardando ai Massive Attack (“One Blood, One Source”,
che sembra quasi il rifacimento di “One Love”, presente in
“Blue Lines”, il lavoro d’esordio della formazione di Bristol)
ed esibendo una vena melodica dalla luminescenza celestiale
(“Angels In The Rain”).

(Tectonic/Goodfellas)

(4/5)

Massimiliano Drommi


- 4-3-2008

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