Daniel Menche - Concussions - 2CD

Primo lavoro di Daniel Menche per la label di San Francisco,
ed è subito catastrofe. Traendo ispirazione dall'operato di
formazioni come 23 Skidoo ed Einstürzende Neubauten,
l'artista decide di andarci giù pesante confezionando un doppio
CD che metterà a dura prova anche gli ascoltatori abituati al
alle proposte, per così dire, più impegnative.

"Concussions" non rivela grosse variazioni tematiche e
non concede un attimo di respiro: in pratica è un martellamento
percussivo alienante e cupo dall'inizio alla fine, torrenziale ed
esasperante, simile al rumore prodotto da una fonderia o da una
catena di montaggio.

Qui il concetto di 'genere industriale' viene portato all'estremo,
producendo effetti insostenibili, al limite dell'umana comprensione.

Per una volta tanto mi sento di dire che una album simile non
può essere proponibile a chiunque indistintamente: si faccia
pertanto avanti solo chi ritiene di avere fegato e molta pazienza.

Piccola considerazione finale: mi piacerebbe solo capire con quale
criterio i tipi dell'Asphodel si siano presi la briga di catalogare
tale sfacelo sotto la voce 'musica americana del nord-est'.

(Asphodel/Wide)



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by Massimiliano Drommi - 30-6-2006


MX-80 - We're An American Band - CD

Dopo aver incontrato qualche ostacolo per la pubblicazione
dell'album (a causa di una nuova legge che impone ai prodotti
in uscita dai confini statunitensi recanti termini come 'americano'
l'obbligo di esibire una certificazione che attesti la fondatezza di
tale 'origine'), il quintetto formato da Bruce Anderson, Dale
Sophiea, Rich Stim, Marc Weinstein e Jim Harabetin torna
sulle scene a distanza di dieci anni dall'ultima apparizione
(senza considerare lavori solisti, collaborazioni e il progetto
elettronico O-Type).

Una formazione non conosciutissima, ma attiva da un trentennio,
assai stimata da Thurston Moore. Che neanche in questa occasione
riuscirà ad ottenere una maggiore visibilità.

Gli MX-80 sono degli outsiders senza ambizioni, non sbavano
per ottenere la fama dei Sonic Youth e continuano a proporre ciò
che più gli aggrada, noncuranti del music business e di ciò che gli
ruota intorno.

"We Are An American Band" è un album architettato senza un
disegno preciso, sfuggente e talvolta spossante (vedi gli assoli di
chitarra in "No Brainer", "Hell", "Cry Uncle" e "Lights Out").

È negli episodi estatici e sognanti ("Mr. Watson", "Don't Hate The
French", "Give It Up", "So Clear"), invece, che si evince il liquido e
scintillante sussulto avant-rock degli MX-80.

(Family Veinard/Wide)



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by Massimiliano Drommi - 23-6-2006


L'Enfance Rouge - Krsko-Valencia - CD

Tornano L'Enfance Rouge, formazione franco-italiana
composta da Fraçois R. Cambuzat (voce, chitarra), Chiara
Locardi (voce, basso) e Jacopo Andreini (batteria, ottoni),
dopo "Rostock-Namur" del 2003.

Una discografia corposa e ragguardevole, la loro, segnata da
sperimentalismi ed approcci scardinanti alla materia rock; una
sicurezza per chi preferisce allontanarsi il più possibile dalla
scontatezza dei generi preconfezionati ed istituzionalizzati.

"Krsko-Valencia" ci rivela nervi scoperti ed artigli, in una
ritrovata spigolosità (avant) rock che percuote e ferisce con
una lucidità dai risvolti drammatici e ficcanti.

Differenti gli umori che affiorano dalle tracce: ad essere
contemplate sono pulsioni ritmiche minacciose e bordate
post-punk al vetriolo ("Iparalde", "Palais Bourbon", "Barrio
Chino"), come atmosfere dalle tonalità distensive ma pur
sempre ammantate di nero ("Djibduti", "Chapelle Du
Sauvage").

Delle due composizioni cantate in italiano assai divertente e
spassosa risulta essere "Davos Bei Nacht" (con la Locardi alla
voce), logorroica e velenosa quella sviscerata da Cambuzat
("Gaio e Giallo").

Non tutti i gruppi possono vantare uno spessore simile, fareste
meglio ad accorgervene in tempo.

(Wallace/Audioglobe)



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by Massimiliano Drommi - 21-6-2006


Tony Conrad with Faust - Outside The Dream Syndicate Alive - CD

Dall'unione tra il minimalista Tony Conrad e i due Faust/
progenitori del kraut-rock Werner Diermaier e Jean-Hervé
Peron nacque "Outside The Dream Syndicate", lavoro in
studio risalente al 1972.

I tre musicisti si incontrarono poi altre due volte negli anni
'90 per suonare dal vivo. L'album in questione documenta la
loro ultima apparizione live (avvenuta il 18 febbraio del 1995
alla Queen Elizabeth Hall di Londra) nella quale venne eseguita
una versione espansa del primo lato di quel disco, oltre l'aggiunta
di un traccia (il bis).

In quella occasione intervenne anche un ospite ad irrobustire il
suono, ovvero Jim O' Rourke: di conseguenza a prendere forma
fu una lunga cavalcata strumentale ("From The Side Of A Man
And Womankind"), recante in apertura delle sviolinate droning
grevi ed esacerbanti, solerti nell' infrangersi su una sezione
ritmica robotica e sostenuta.

Dal taglio più misticheggiante la seconda composizione
("Encore!"), persa tra vapori trance e flussi sonori annichilenti.

(Table Of Elements/Wide)



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by Massimiliano Drommi - 20-6-2006


Harold Budd - By The Dawn's Early Light - CD

Non è il nuovo album di Harold Budd, bensì la ristampa di
un suo lavoro uscito nel 1991. Cambia l'artwork di copertina
ma rimane inalterata - a distanza di anni - la classe, l'eleganza e
la raffinatezza del compositore statunitense.

"By The Dawn's Early Light" ricama tappeti atmosferici uggiosi
su paesaggi umbratili e srotolanti, in un connubio tra caracollanti
arpeggi di chitarra e suggestioni di violino, viola, arpa, pianoforte e
quant'altro.

Il clima generale delle composizioni è tendenzialmente austero e
pacato, dalle tonalità chiaroscurali, talvolta sul filo di esuberanti ed
evanescenti minimalismi art-jazz ("The Place Of Dead Roads").

Scampoli di spoken-words in stile newyorkese ("Poem: Aztec
Hotel", "Poem: Distant Lights Of Olancha Recede", "Boy About
10", "Wings", "No Name", "Advent"); malinconie di musica da
camera ("Arcadia", "Dead Horse Alive With Flies", "The Photo
Of Santiago McKinn", "The Corpse At The Shooting Gallery" e
"Albion Farewell" valgono quasi l'intera discografia dei Rachel's);
risacche struggenti ("Down The Slopes To The Meadow", "A Child
In A Sylvian Field") e fugaci divagazioni cantautorali (la ballata
pianistica "Saint's Name Spoken") completano il quadro dell'opera.

(All Saints/Rykodisc/I.R.D.)



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by Massimiliano Drommi - 15-6-2006


Hugo Race + True Spirit - Taoist Priests - CD

L'instancabile Hugo Race ci riprova di nuovo dopo il recente
"Ambuscado", superba raccolta contrassegnata da atmosfere
liquide e visionarie in odore di sonorità sperimentali.

In "Taoist Priests" il musicista australiano ripristina i contatti
con un formato canzone, spostando maggiormente il baricentro
compositivo dalla parte della voce e delle liriche, pur sempre
sfoggiando un corredo di suoni nebuloso e torbido.

Un album che si sviluppa su inquiete e scure coordinate rock-
blues, all'interno di contesti rarefatti e trasfigurati, vaporosi e
fluttuanti, sospesi nel vuoto.

Tralasciando la moderata ovvietà di tracce come "Ready To
Go" e "On The Bright Side", ce n'è abbastanza per sprofondare
lentamente dentro paludi melmose e fumi stordenti (la title-track,
"I Know You", "Don't Mess Around", "Daytura").

E in chiusura una ghost-track dalle tonalità algide ed orrorifiche,
addolcità dall'espressività vocale di Marta Collica.

(Glitterhouse/Venus)



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by Massimiliano Drommi - 15-6-2006


Mudhoney - Under A Billion Suns - CD

Mark Arm e Steve Turner sono i progenitori della
rivoluzione rock'n'roll esplosa a Seattle sul finire
degli anni '80.

Erano ad inizio carriera dentro i seminali Green
River (il loro "Dry As A Bone" ha inaugurato il
fortunato catalogo Sub Pop, ma avevano già
inciso "Come On Down" per la gloriosa Homestead,
caotico ed ossessivo, tra i 'blindati' della mia
collezione di vinili) e poi, ad esperienza conclusa,
hanno fondato i Mudhoney (con Dan Peters e Matt
Lukin), depravato e delirante combo d'estrazione
stoogesiana (il singolo d'esordio "Touch Me I'm
Sick", contenuto anche nel fondamentale "Superfuzz
Bigmuff" oltre ad essere il manifesto di quell'epoca
d'oro, è quanto di più devastante ed eccitante
ascoltato sin dai tempi degli Stooges) che ha
persino coverizzato gli Spacemen 3 ("Revolution") e
i Sonic Youth ("Halloween"). Mica pizza e fichi.

"Under A Billion Suns" contiene tutto ciò che è
lecito aspettarsi da incalliti rockettari del genere:
distorsioni, assoli di chitarra, voce sguaiata, suoni
ruvidi ed abrasivi, irruenza punk, un pizzico di blues,
trasfigurazioni psichedeliche, inserti di fiati e spruzzate
di organo hammond.

Formazioni autentiche come i Mudhoney ci insegnano
che le proprie radici non si toccano. Prendere o lasciare.

(Sub Pop/Audioglobe)



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by Massimiliano Drommi - 13-6-2006


Swayzak - Route De La Slack - 2CD

I due inglesi Swayzak (James Taylor e David 'Brun'
Brown), dopo il convincente "Loops From The Bergerie"
(uscito nel 2004) tornano in pista con una doppia raccolta,
sorta di documento celebrativo a testimonianza di quanto
accaduto nell'arco di tredici anni di attività (durante i quali
sono stati realizzati quattro album ed una trentina di singoli).

Chi volesse farsi un'idea sulle qualità minimal-house/techno
degli Swayzak, può farsi avanti senza timore di rimanerne
deluso, per quanto tali indicazioni risultino in definitiva
calzanti solo in parte.

"Route De La Slack" si suddivide in due CD: il primo è una
selezione dei migliori remix curati dal duo per altri musicisti
dove spiccano le riletture su Quark (atmosfere vellutate e
raffinate), George Sarah (tonalità chiaroscurali dal lento
trasporto, archi e pianoforte) e Bergheim 34 (intarsi dub,
iniezioni acide di synth e pulsazioni new wave); il secondo
invece include tracce inedite e rarità (risalenti al periodo
compreso tra il 1994 e il 2005) provenienti dal repertorio
della coppia, in cui si susseguono istantanee warpiane
("Ease My Mind"), nostalgie per gli anni'80 ("Grace's
State"), ambienti asettici ("Wavemail"), orizzonti nero
pece ("Saints") e bagliori sinistri ("Mike Up Your
Mind"). Pagare dazio agli Swayzak, prego.

(!K7/Audioglobe)



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by Massimiliano Drommi - 7-6-2006


Blockhead - Downtown Science - CD+DVD

Dopo il debutto di "Music By Cavelight" (del 2004)
torna il produttore newyorkese Tony Simon, in arte
meglio conosciuto sotto lo pseudonimo di Blockhead,
faccia nota dalle parti dell'etichetta Def Jux.

"Downtown Scienze" vive e si rigenera attraverso
estrapolazioni sonore brillanti ed ammiccanti riversate
su pattern ritmici solidi e quadrati, dove trovano terreno
fertile anche applicazioni di strumenti classici quali
chitarra, basso, armonica e batteria.

Si percepiscono evocative sensualità dagli echi oscuri
("Expiration Date"), stilizzati e raffinati scorci hip-hop
("Serenade"), immaginifici inserti carpiti ad altre epoche
che ricordano quelli contenuti nei lavori di Daedelus
("Roll Out The Red Carpet", "Stop Motion Traffic"),
sobbalzi funk da party orgiastico ("The Art Of Walking"),
nervosismi e durezze rock che irretiscono sovrastrutture
dall'olezzo sacrale ("Good Block Bad Block"), chiaroscuri
accoglienti ("The First Snowfall"), rintocchi di pianoforte
e ondeggiamenti arabeggianti ("Long Walk Home").

In aggiunta un bonus DVD con delle 'interpretazioni
visuali' del precedente album "Music By Cavelight"
ad opera di alcuni film makers.

(Ninja Tune/Family Affair)



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by Massimiliano Drommi - 6-6-2006


The White Birch - Come Up For Air - CD

Dopo i soffici ed ovattati paesaggi interiori di "These Days Are
Hard To Ignore" dipinti attraverso il moniker di Portrait Of David,
si riaffaccia Ola Fløttum assieme al suo progetto principale, i White
Birch, formazione attiva da un decennio fondata assieme a Ulf
Rodge e Hans Christian Almendingen.

Del tutto peculiare ed espressiva la cifra stilistica del terzetto
norvegese: le canzoni, fragili come oggetti di cristallo stupiscono e
rapiscono, possono far commuovere o lasciare nell'intimo impagabili
sensazioni di beatitudine. I White Birch regalano sogni meravigliosi,
di uno splendore senza fine.

Per gustare nel migliore di modi le sfumature, le fragranze, gli aromi
racchiusi in "Come Up For Air" è necessario avere dimestichezza con
le ambientazioni sonore spoglie e delicate, sussurrate, felpate.

Mirabile trasparenza pop ("See Believer"), affondi ipnotici ("Your
Spain"), quadretti ricolmi di pathos ("The White Birds"), melodie
carezzevoli ("Silent Love"), residui new-wave ("We Are Not The
Ones"), effusioni folk ("The Astronaut"), appassionati duetti vocali e
fluttuazioni celestiali ("New Kingdom"). Non capita così spesso: un
ottimo album, dall'inizio alla fine.

(Glitterhouse/Venus)



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by Massimiliano Drommi - 28-5-2006


31 Knots - Talk Like Blood - CD

Avevamo lasciato i 31 Knots (Portland, Oregon) con l'EP
"The Curse Of The Longest Day", non male, ma forse un po'
ampolloso e sfiancante.

Nel frattempo Jay Pellici e soci devono aver trovato il giusto
equilibrio: prova ne è il nuovo album che si presenta più duttile e
versatile, forte di uno spettro sonoro che lascia intravedere l'ottimo
potenziale del terzetto, non svincolato da passaggi creativi e soluzioni
funamboliche.

Registrato dallo stesso Jay Pellicci (gia al lavoro con Erase Errata e
Derhoof) e Scott Solter (prestazioni per Spoon e Okkervil River),
"Talk Like Blood" ci consegna una formazione dedita ad un post-
punk angolare e bislacco, inusuale, che va assimilato lentamente,
non refrattario a stropicciamenti progressive.

L'apertura ("City Of Dust") è assolutamente spiazzante nelle sue
rumorose fragranze pop; "Intuiton Imperfected" si muove su
coordinate sghembe e stranianti; "Busy Is Bold" prende forma
attraverso campioni d'archi per poi atterrare su robuste piattaforme
rock; "Impromptu Disproving" si tinge di colori fantasmatici e
scivola in profondità. Indubbiamente da seguire.

(Own Records/Polyvinyl Records)



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by Massimiliano Drommi - 28-5-2006


Cesare Basile - Hellequin Song - CD

Secondo capitolo su Mescal per Cesare Basile sotto
l'egidia di John Parish. Sono trascorsi due anni dallo
stupendo "Gran Calavera Elettrica", e ora è il momento
di sondare il suo successore, suggestivo ed impressionante
solo ad una prima, superficiale lettura.

Ad andare in frantumi, in prima istanza, è proprio il titolo
dell'album, che suggerisce divagazioni anglofone che
paventavamo ma che non speravamo potessero
attecchire così blandamente.

Invece di tentare in via definitiva la carta della
consacrazione come eccellente cantautore dalle radici
ben salde nella terra d'appartenenza, il catanese decide di
ripiegare sul compromesso delle liriche allestite sia in italiano
che in inglese.

Che piaceranno ad un pubblico differente, certamente, ma che
non coincidono esattamente tra di loro, perdendosi ed
annullandosi in uno scambio 'a fondo perduto'.

Tuttavia, a permanere sono le atmosfere stringenti e spaesanti,
ricolme di desolazione e di umanità sventrata, in un connubio
dai connotati caratteriali tetri e svilenti; tra un giro di valzer
in stato di ubriachezza ("Il Deserto"), rifiniture post-rock
("To Speak Of Love") e ballate pianistiche grondanti
lacrime ("Usa Tutto L'amore Che Porto"). Un disco
dalle buone intuizioni, ma inevitabilmente di
transizione.

(Mescal)



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by Massimiliano Drommi - 28-5-2006


Sickoakes - Seawards - CD

Mentre l'impianto hi-fi diffonde le atmosfere fosche e algide di
"Seawards", album di debutto, fuori è una raggiante e tiepida
giornata di fine aprile, e le orecchie risentono ancora dei
'feedback improponibili' sparati impietosamente dai
Wolf Eyes la sera precedente.

Ma non ci lasciamo scoraggiare. Neanche quando realizziamo
che siamo di fronte all'ennesima raccolta di tracce strumentali,
che pur non evidenziando clamorose variazioni sulle classiche
architetture post-rock, finisce per brillare in quanto a raffinatezza
ed eleganza.

L'incantevole fluire del sestetto svedese (di stanza a Stoccolma)
prende forma attraverso sette episodi ariosi e srotolanti, alla
deriva di pacate e concilianti distese oniriche.

In alcuni frangenti si evince una certa familiarità con i Godspeed
You! Black Emperor ("Wedding Rings & Bullets In The Same
Golden Shrine – Part II"); altrove si percepiscono sospensioni
cinematiche ("Oceans On Hold") e paesaggi incantati ("Leonine").
Nel suo genere, un disco più che dignitoso.

(Type/Wide)



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by Massimiliano Drommi - 28-5-2006


Hystereo - Corporate Crimewave - CD

Dietro la sigla Hystereo ritroviamo i due produttori di
Dublino Conor Murphy e Jack Byrne, che giungono al
loro secondo disco dopo "Winter In The City" del 2004.

Quanto proposto dalla coppia risulta essere incredibilmente
elettrizzante e contagioso, vera goduria fisica e puro delirio
cerebrale utili nel delineare profili estetici da dancefloor
eccitanti e trascinanti.

"Corporate Crimewave" è una girandola multicolore che
incanta e strappa sorrisi, un affastellamento inebriante di
betas martellanti e synth acidi che trasudano sostanze
corrosive, laceranti.

Da qualche parte si agita lo spettro dei Daft Punk, ma
il riferimento è puramente indicativo, dato che qui c'è
materia a sufficienza per non cadere nelle trappole delle
sterili riproposizioni.

Fibrillazioni trance ("Validity Revision"), cristallini
paesaggi ambientali dalle melodiche atmosfere pop
("Velocity"), movenze robotiche ("Executive Memo"),
torridi squarci rock ("Let's Do It"), aperture epiche e
maestose ("Winters In The City"), echi smithsiani
(il campione di "Barbarism Begins At Home"
contenuto in "Resistance"). Da tenere d'occhio.

(Soma Records/Family Affair)



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by Massimiliano Drommi - 28-5-2006


Psychic Ills - Dins - CD

Affiancati in fase di registrazione da Charles Burst
(nel curriculum prestazioni per Black Dice, Gang
Gang Dance e The Double), i newyorkesi Psychic
Ills realizzano l'album d'esordio dopo un 7" ("Mental
Violence I") ed un EP ("Mental Violence II: Diamond
City", che include tra l'altro un remix curato da Sonic
Boom), sempre in vinile edizione limitata.

In effetti, la presenza dell' ex Spacemen 3 nel secondo
mini appena menzionato credo non sia stata per nulla
casuale, anzi, direi fortemente voluta.

Il quartetto, difatti, non fa mistero delle proprie
influenze, dimostrando di avere le idee chiare circa
lo spettro sonoro da utilizzare per dare forma alle
composizioni, contrassegnate da trasversali dilatazioni
psichedeliche ed eteree deviazioni ipnotiche.

Tribalismi e strascichi folk ("East"), improvvisazione
ed indolenza british ("Electric Life"), voce remota e
circolarità interminabili ("January Rain"), pulsazioni
invasive (il segmento iniziale di "I Knew My Name"),
vertigini dream-pop ("Another Day Another Night").
Provvidenziali.

(The Social Registry/Wide)



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by Massimiliano Drommi - 18-5-2006


The Ladies - They Mean Us - CD

Dall'incontro tra Rob Crow (voce/chitarra) dei Pinback e
Zack Hill (batteria) degli Hella nasce questo progetto assai
singolare, dalla 'fisionomia depistante'.

Se siete d'accordo sul fatto che all'attualità l'indie-rock
necessiti costantemente di grandi boccate d'ossigeno, dato
il suo stato di salute non sempre ottimale, allora The Ladies
vi verranno incontro lasciandovi sorpresi e curiosamente
interessati.

"They Mean Us" ha il pregio si saper spiazzare durante
l'intero arco della sua durata, in una corsa frenetica alla
ricerca di prospettive funamboliche ed eccentriche su
territori impervi e frastagliati.

Un po' come se gli Hella avessero deciso di struggere la
loro furia math-rock a favore di strutture maggiormente
abbordabili in termini di 'agevolezza pop'.

Oppure: come se i Pinback si fossero messi in testa di
tramortire le loro iridescenti melodie per mezzo di
ritmiche sincopoate e deviazioni chitarristiche
sferraglianti, sull'orlo del collasso emotivo.

A trarne beneficio in questo gioco di specchi
sono composizioni dalla freschezza entusiasmante,
inenarrabile, concepite con un'inclinazione 'free'
dirompente/accomodante, dal guizzo esemplare.
Tanto che i risultati sono assolutamente
soddisfacenti.

(Temporary Residence/Wide)



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by Massimiliano Drommi - 9-5-2006


Julian Cope - Citizen Cain'd - 2CD

In principio c'erano I Teardrop Explodes, formazione britannica pop/wave in
azione sul finire degli anni '70. Lì si fece le ossa il singer Julian Cope, che in
seguito intraprese una carriera solista costellata di album gradevoli, e da altri
poco convincenti: l'agognato successo, quello vero, mai arrivò, nonostante
consistenti atteggiamenti accondiscendenti verso formati 'popular'.

Dopo aver abbandonato i sogni di gloria, Julian smise di essere refrattario
alle proprie reali inclinazioni, dedicandosi anima e corpo alle molteplici
visioni/allucinazioni/deformazioni radicate nell'io (vari i lavori sotto
sigle quali Brain Donor, Queen Elizabeth, L.A.M.F., oltre quelli a suo
nome) ,fondando anche un'etichetta, la Head Heritage, a testimonianza
di un carattere instabile e di una personalità presumibilmente
plasmata dall'uso di sostanze come gli allucinogeni.

Ed è difficile, comunque, non dare enfasi ad ogni nuova uscita di un artista
simile, istrionico e in continua mutazione. "Citizen Cain'd", i cui testi in
alcuni episodi si riallacciano ad argomenti quali lo strapotere statunitense o
la Guerra in Irak,è una raccolta grezza e sporca, spudorata nel mettere in
scena ripescaggi di bellici stilemi rock.

Ganci al mento ("Hell Is Wicked"), orgiastici e dirompenti deliri stoogesiani
("I Can't Hardly Stand It"), impasti melodici dalla facile presa ("I'm Living
In The Room They Found Saddam In"), affondi sixties ("Gimme Head"),
impennate punk al cardiopalma ("Dying To Meet You"), lungaggini blues
dall'incedere meditabondo ("I Will Be Absorbed"), schiarite improvvise
("Feels Like A Crying Shame"), ritornelli dalla forza allusiva avvincente
("World War Pigs"), delizie pop ("Stomping Dyonisus"), armonie agrodolci
("Homeless Strangers"), rievocazioni loureediane ("The Living Dead"),
febbrili slanci visionari ("Edge Of Death"): i veri rockers non sfioriscono mai!

(Head Heritage/Lain Records)



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by Massimiliano Drommi - 22-3-2006


Scout Niblett - Kidnapped By Neptune - CD

Terzo album per la songwriter/chitarrista/batterista inglese (originaria
di Nottingham) Scout Niblett (all'anagrafe di nome Emma Louise), che
in tale circostanza si fa accompagnare alla batteria dal grandioso Jason
Koukournis (ex- Mule e Delta 72) e da Chris Saligoe (alla chitarra e al
basso).

"Kidnapped By Neptune", registrato 'live in studio' in dieci giorni
a Chicago da Steve Albini (che ha curato anche il precedente "I Am"
del 2003) presso l'Electrical Audio Studio è una raccolta di tracce
per certi versi spiazzante, ispida e vellutata al contempo, che affonda
dentro melodie sognanti e che colpisce allo stomaco con vigore;
essenziale nell'esibire espressioni umorali differenti, talvolta in
aperto contrasto.

Un disco che si regge su episodi caratterizzati dalla voce indolente
e capricciosa di Scoutt Niblett, sia su scarne linee di chitarra che
contornata da distorsioni spigolose ed abrasive o da risoluti
interventi di pattern percussivi.

Ma la sensazione complessiva che si avverte è di incompletezza,
come se i vari frammenti sonori fossero stati assemblati assieme
alla rinfusa, in maniera un po' casuale.

E a risentirne è proprio il formato canzone, che in "Kidnapped By
Neptune" sembra latitare quasi del tutto, cosa che non si addice a
una che si spaccia per folk-singer con un debole per la musica soul.
Così sfrontata nello sfruttare riffs e modalità nirvaniane ("Lullabay
For Scout In Ten Years") pensando magari di aver agito di fantasia.
Una donna che sta crescendo.

(Too Pure/Lain/Goodfellas)



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by Massimiliano Drommi - 22-3-2006


Marco Passarani-Sullen Look-CD

Esce per la storica label britannica Peacefrog il nuovo album
per il dj/produttore capitolino Marco Passarani.Un ritorno
atteso,che non delude le aspettative e che getta luci
rassicuranti sul percorso artistico di quest'uomo
poco noto in patria,ma stimato e apprezzato nei
circuiti techno/dance esteri.

Diversi lavori sparsi su Diskono,Gadget,Ant-Zen,Interr-ferred
Comunications,Generator,Rephlex(il progetto Mururoa),oltre
alla recente creazione un paio di anni fa-assieme a Francesco De
Bellis e Mario Pierro-dell'etichetta Pigna Records,che pare stia
riscuotendo un buon successo(grazie ai segnali positivi trasmessi
non tanto dall'Italia,ma dalle varie altre zone del globo terrestre).

Anche un remix di "Happy Violentine" per Miss Kittin,da poco in
circolazione.E "Sullen Look",si diceva.Che condensa con disinvoltura
istantanee di elettronica analogica su tracciati techno,acid-house electro,
hip-hop.Senza tralasciare esplorazioni melodiche dai lievi riflessi funky/
soul/jazz e il sound di Detroit(quello pertinente a un disco del genere).

Apertura centrata in pieno con i toni suggestivi di "Earth's Heart";una
furbata "Criticize",cover di Alexander O'Neal con Orlando Occhio alla
voce(che sta per Erlend Oye,dei Kings Of Convenience).Altro rifacimento
è "I House U" dei Jungle Brothers(che non troverete nella track-list),traccia
'ghost' prima d'ora disponibile solo su formato EP.

(Pacefrog/Family Affair)



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by Massimiliano Drommi - 19-5-2005


Charalambides-Our Bed Is Green-2CD

La storia dei Charalambides risale al 1991,anno in cui prese
forma il progetto costituito da Tom Carter(al tempo dentro
The Mike Gunn)e Christina Carter."Our Bed Is Green" è il
primo documento sonoro del duo,uscito inizialmente nel
1992 su cassetta,riversato in seguito su CD in edizione
limitata per la loro etichetta Wholly Other.

Grazie all'interessamento della Kranky,viene nuovamente
ristampato il debutto dei due texani(la Time Lag ci ha già
pensato nel 2004 occupandosi della versione in vinile)ma-
chissà perché-con l'esclusione delle due cover(non è dato
sapere quali)incluse nel formato originario.

Registrato in maniera approssimativa(la qualità dei suoni
lascia un po' a desiderare),"Our Bed Is Green" è-come può
essere lecito immaginare-distante qualche sistema solare
dalla perfezione stilistica raggiunta con album come il
recente "Joy Shapes" o "Market Square",pur conservando
tra anfratti e pieghe cerebrali i misteriosi ed arcani
flussi catartici che oggi sono il peculiare tratto
distintivo ed inimitabile dei Charalambides.

Tuttavia "Our Bed Is Green",preso per quello che è-ovvero
un collage di 'istinti primordiali'-non manca di sollevare
curiosità assortite:i placidi approcci acustici folk/country/
blues,le venature gospel,la propensione alla sperimentazione,
la psichedelia distorta e satura di feedback,l'elemento droning.
For fans only.

(Kranky/Wide)



e-mail: antillegroup@hotmail.com

by Massimiliano Drommi - 13-5-2005


Moly-Moly-CD

"All Will Be Well",la traccia posta in apertura del
secondo full-length dei Moly("Your Life Is In Danger"
è il titolo del loro debutto)viene a configurarsi attraverso
intrecci chitarristici insistenti,che sembrano mai trovare
sbocchi nel loro fluire ciclico,stuzzicando l'idea di ciò
che si andrà ad esplorare successivamente.

"Red=Meltdown",pur avvalendosi di strutture adagiate
su dei tracciati strumentali-tralasciando la stasi degli
arpeggi decorati con tonalità limpide e decifrabili-
finisce per convergere verso vorticosi getti wha-wha .

Il segmento iniziale di "Blood Will Flow",dotato di
audacia ed ampiezza,avviluppa pulsazioni droning,
per liberarle poi attraverso 'stati confusionali'
prossimi ai Sonic Youth.

"I Never Understood A Word You Said",allestita
con l'alternanza di due voci e stralci ambientali,è un
episodio a sé,dai risvolti ansiogeni e contemplativi.

I quasi diciotto minuti di "Albert Eaddy" rapresentano,
in ultima analisi,l'apoteosi post-rock concettuale dei
Moly,difficilmente svincolabile da Slint,Mogwai e il
white noise.

(Tenor Vossa/Materiali Sonori)


by Massimiliano Drommi - 11-5-2005


Kaos-Hello Stranger-CD

Dj Kaos,membro fondatore dei Terranova e dei Ghost Cauldron,
si rifà vivo con un nuovo album,affiancato da una folta schiera
di ospiti:Erlend Oye,Daniel Wang,Khan e Snax(Captain Comatose),
Matt B.Safer(The Rapture),Boys From Brazil,Nicole(Electrocute),
Namosh,Eddy Cooper e Jason Friedman.

Tutti personaggi illustri,nulla da dire.Ma sostanzialmente,a fare
la differenza è più che altro il contenuto di queste undici tracce,
che la dicono lunga circa l'attuale stato emotivo di Dj Kaos.

Che è berlinese,ed evidentemente non è immune al fascino delle
sonorità all'ultimo grido,diciamo DFA,!!! e dintorni.Per farla breve,
senza andare a toccare da vicino,potremmo aggiungere che il nostro
Dj ha solo voluto esprimere la propria opinione in materia,apportando
qualche piccolo ma determinante contributo personale.

Sotto il profilo dance,per fare quattro salti disinibiti in completa
scioltezza,"Hello Stranger" risulta essere perfetto:sussulti disco,
escrescenze(punk)funk ed eccitazioni electro.Qualche spigolo che
non guasta mai("Now And Forever"),un po' di melassa soul("Juices")
e una chiusura rilassata tra arpeggi e organo("Bunny Brown").

(!K7/Audioglobe)












by Massimiliano Drommi - 11-5-2005


Bird-The Inside-CD

Album di debutto per la singer/songwriter Janie Price,
in arte Bird.Violoncellista sin dalla tenera età di sei
anni(strumento,il violoncello,con il quale sovente oggi
si accompagna durante le esibizioni dal vivo),trascorsi
come batterista dentro formazioni d'orientamento punk
e voce jazz prestata al circuito dei club jazz londinesi.

In larga parte "The Inside" è stato scritto in Islanda,
dove la tenera Bird si è rifugiata per poter ricevere gli
stimoli necessari alla sua delicata sensibilità compositiva.

Trattasi di un disco segnato da atmosfere lievi e pacate dal
temibile impatto radiofonico("Behind Closet Eyes","Runaway"
per citarne un paio),dove a prevalere è un piglio leggero e
soave.

Canzoni cariche di ambizioni pop,dal retrogusto dolciastro,
che fanno pensare a 'ladies' come Tori Amos.Dignitosi intimismi
acustici in "Falling Like Stars" e "She Should All Cost The Same".
Spiacente per i responsabili della Ice Cream,ma Bird con Rickie
Lee Jones non ha veramente nulla a cui spartire.

(Ice Cream/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 9-5-2005


Etta Scollo-Canta Ro'-CD+DVD

Rosa Balistreri,scomparsa oramai quindici anni fa,
è stata una nota cantante siciliana(che usava anche
accompagnare il suo canto drammatico e viscerale
con una chitarra)negli anni '60,donna dal carattere
forte,mai in preda alla rassegnazione o messa in
ginocchio dalle sconfortanti vicende che affliggevano
la sua terra,portavoce di una Sicilia contadina,senza
una lira in tasca.

Una sorta di narratrice sugli 'usi e costumi' della
gente comune,quella che solitamente frequenta e
vive i luoghi di tutti come le strade o i mercati.Per
questo figura apprezzata e ricordata nell'immaginario
della culturale popolare.

A dare una spolverata al mito di Rosa Balistreri oggi
ci pensa Etta Scollo,originaria di Catania,da anni in
pianta stabile ad Amburgo,forte di un discreto seguito
su territorio teutonico ma ancora poco conosciuta in
Italia.

"Canta Ro'" è un sentito album tributo alla Balistreri
registrato dal vivo a Palermo,Cefalù e Bagheria in cui
la Scollo,accompagnata dall'Orchestra Sinfonica Siciliana,
dà prova della sua verace espressività canora.Ad ampliare
e supportare il contenuto sonoro un DVD d'immagini,brani
live e memorie di quella mirabile donna che fu.

(Soulfood/Audioglobe)











by Massimiliano Drommi - 9-5-2005


Shipping News-Flies The Fields-CD

Quarto album per gli Shipping News,formazione proveniente
da Louisville e Chicago composta da Jeff Muller(June Of 44),
Jason Noble(Rodan,Rachel's)Kyle Crabtree(Eleven Eleven)e
Todd Cook(The For Carnation,Parlour,di recente acquisizione
nell'organico):nomi altisonanti con trascorsi gloriosi che
hanno segnato un'era musicale,quella che è stata meglio
identificata con il termine post-rock.

Genere che ha letteralmente imperversato durante il
corso del passato decennio.E che oggi appare solo
come un qualcosa di smarrito,appartenente solo ai
bei ricordi .

Pertanto,a dimostrazione che non dimentichiamo tanto
facilmente,accogliamo con il massimo rispetto "Flies
The Fields",seppur con la consapevolezza che il caso
richiede.

Nonostante l'album non riveli alcunché di eclatante che
non sia già stato improntato in tale ambito,tuttavia finisce
per mostrare un mestiere e una padronanza della materia
assoluti.

Ad essere architettati sono scenari cupi("It's Not Too Late")
sospesi tra limpidi arpeggi("Louven"),asperità di chitarra
("Demon"),pulsazioni ritmiche("The Human Face")e
reiterazioni sonore("Axons And Dendrites").

Barlumi di melodia in "Untitled w/Drums",(con alla voce
anche Fay Davis Jefferes dei Pit Er Pat),movenze alla
Massive Attack in "Paper Lanterns".Registrazione e
mixaggio a cura di Bob Weston(Shellac),assistenza di
John McEntire(Tortoise,The Sea & Cake).

(Quarterstick/Wide)











by Massimiliano Drommi - 25-4-2005


Enon-Lost Marbles And Exploded Evidence-CD+DVD

John Schmersal(ex-Brainiac)è il principale responsabile
del progetto Enon,accanto al quale da un po' di tempo a
questa parte ritroviamo Toko Yasuda(che ha militato nei
Blonde Redhead e nei Lapse)e Matt Schulz.

"Lost Marbles And Exploded Evidence" è una raccolta
che comprende tracce provenienti dai vari singoli,oltre
a dei brani in origine disponibili solo ed esclusivamente
sul sito web della formazione newyorchese.

Chi ha ben presente il suono electro-pop/indie-rock
degli Enon,non potrà esimersi dall'ascolto di questo
album,in quanto il materiale assemblato è decisamente
di buona sostanza.

In ogni caso,le canzoni qui presenti,(a partire dagli
inizi nel 1998 fino ad oggi)vedono gli Enon anche con
delle line-up leggermente diverse da quella attuale,se
non addirittura John Schmersal in solitaria,alle prese
con atmosfere lo-fi cupe ed espanse("Fly South").

Per il resto,da menzionare la spinta cool di "Knock That
Door",i toni insinuanti di "Drowning Appointments" e le
ammalianti reiterazioni di "Kanon".

Incluso inoltre un DVD,all'interno del quale è possibile
trovare diversi video clip("In The City","Daughter In
The House Of Fool"…),filmati live ed altro ancora.

(Touch & Go/Wide)



by Massimiliano Drommi - 23-4-2005


C.V.D.-Test Di Resistenza All' Onda d'Urto-CD

Sono di Ravenna i C.V.D.,e "Test Di Resistenza
All'Onda d' Urto" è il loro album d'esordio dopo
la solita sofferta trafila tra rassegne di gruppi
emergenti,concorsi ed esibizioni su palchi
sconosciuti o importanti(Arezzo Wave,Tora!Tora!).

Ci troviamo di fronte all'ennesimo caso di rock
all'italiana che cerca di acquistare credibilità
all'interno di un 'circuito blindato' dai rigidi
criteri monopolistici dei 'soliti che detengono
il potere e che mai cadranno'.

Purtroppo alla realtà e difficile sfuggire:o si
tenta la carta delle classifiche(e non è questo
il caso),o diversamente è indispensabile una
dose ragguardevole di inventiva ed arguzia
per 'bucare il cielo con un dito'.

E viene da chiedersi:bisogna a tutti costi
seguire la scia dei Marlene Kuntz("Il Sonno"),
o plagiare sfacciatamente i C.S.I.("Tecno Mantra")
apportando solo minime variazioni per tentare
di farsi apprezzare?E a nulla,poi,servono testi
incomprensibili ed ermetici.Lo scorrere del
tempo,delle volte aiuta.

(Eclectic Circus/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 22-4-2005


Transmissionary Six-Get Down-CD

Dietro la sigla Transmissionary Six ritroviamo due
musicisti provenienti da formazioni statunitensi
che davvero non necessitano di presentazioni.

Vale a dire Paul Austin(chitarre,piano,basso,banjo,
field recordings),co-fondatore(assieme a Robert
Fisher)dei Willard Grant Conspiracy e Terri Moeller(voce,percussioni,organo,electronics),batterista dei
Walkabouts(ma partecipano in veste di ospiti anche
componenti di Climax Golden Twins,Norfolk & Western,
Tracker,Mount Analog).

Registrato a Seattle nel 2001 da Tucker Martine,
(Jim White,Laura Veirs,Modest Mouse...)l'album
vede la luce solo ora(per l'esattezza sul finire
del 2004).

"Get Down",terzo capitolo per il duo Austin/Moeller,
riesce letteralmente a spiazzare per bellezza creativa
ed inaspettata bontà compositiva:sebbene il bagaglio
musicale sia di chiara provenienza country e folk,le
tracce del disco riescono a risultare avvincenti per
scorrevolezza e raffinato impianto armonico,sospese
tra 'dolci' propositi' e 'scenari ovattati'.

Indiscutibilmente trascinanti gli incanti notturni
di "Clay Man Down",i paesaggi onirici dentro
"Mothball",le cadenze dylaniane in "Dog Eared"
e le accattivanti fragranze pop di "Marooned"
e "Submarine".Un album essenziale,non privo
di una sua eleganza.

(Film Guerrero/Materiali Sonori)


by Massimiliano Drommi - 20-4-2005


Silhouette Brown-Neo Soul Meets London Broken Beats-CD

Balza immediatamente agli occhi:"Meets London Broken
Beats" dà l'impressione di essere il classico titolo
furbo coniato appositamente per una qualsiasi compilation
di settore,di quelle confezionate con tanto di indicazioni
per indirizzare all'ascolto quella tipologia distratta di
acquirente che solitamente non possiede una discografia
decente,non fa uso di musica(o cosa peggiore la sfrutta
solo come sottofondo per cenette intime e/o per fare le
pulizie),non ha tempo/voglia da dedicarle.

La Ether Records di Londra compie un anno di attività e
ci propina il debutto dei Silhouette Brown,sigla sotto
la quale possiamo scovare due facce note della cosiddetta
scena broken beat londinese,ovvero Kaidi Taitham(che ha
fondato il collettivo Bugz In The Attic)e Dego McFarlane
(l'uomo che ha avviato l'etichetta Reinforced,agitatore
di suoni drum'n'bass e componente dei 4 Hero).

Nessun effetto speciale da segnalare(a parte la lieve
'scossa rock' di "Time Waits For No One"):del nu jazz
vellutato,un po' di funky suadente e una sdolcinata
voce soul(Deborah Jordan)che non fa una piega.Il tutto
condito con l'elettronica.Ripensandoci,sabato sera ho
una cena a lume di candela,quasi quasi…

(Ether Records/Audioglobe)



by Massimiliano Drommi - 19-4-2005


Karate-In The Fishtank-CDEP

La nuova uscita "In The Fishtank"(in contemporanea
con quella di Solex+M.A.E.)è appannaggio dei soli
Karate,come accade in altri pochi casi della collana
(dato che prevalentemente i mini vengono caratterizzati
dalla collaborazione tra musicisti provenienti da aree
sonore più o meno differenti).

Così anche Geoff Farina e soci hanno sfruttato
l'opportunità di registrare in studio(nel consueto
arco di tempo di quarantotto ore,le sole ad essere
messe a disposizione)ciò che più ritenessero
pertinente dare poi alle stampe.

Da qui,l'invito ricevuto dall'olandese Konkurrent si
è concretizzato in una selezione ragionata di cover,
legate tra loro da punti di vista critici nei confronti
degli Stati Uniti d'America.

Occasione speciale per scoprire il trio bostoniano alle
prese con il repertorio altrui.Viene da chiedersi il
perché del rifacimento di addirittura quattro composizioni
(forse un po' esagerati?)appartenenti ai Minutemen("The
Only Minority","Bob Dylan Wrote Propaganda Songs","This
Ain't No Picnic","Colors"),ma tant'è.

Inoltre "Strange Fruit"(Billy Holiday),"Tears Of Rage"
(Bob Dylan),"Need A Job"(Beefeater)e "A New Jerusalem"
(Mark Hollis).Album valido,comunque,che vede i Karate
sostanzialmente in una veste immediata,risoluta e
compatta.Giusto in un paio di episodi,alle prese
con atmosfere soffuse e dilatate.

(Konkurrent/Wide)


by Massimiliano Drommi - 15-4-2005


Solex+M.A.E.-In The Fishtank-CDEP

Tortoise+The Ex,Low+Dirty Three,The Willard
Grant Conspiracy+Telefunk,Sonic Youth+The
Ex+I.C.P.,Motorpsycho+Jaga Jazzist Horns,The
Black Heart Procession+Solbakken:ovvero la
lista delle collaborazioni tra le varie
formazioni che compongono il catalogo della
serie "In The Fishtank" curata dall'etichetta/
distributore di Amsterdam Konkurrent(a cui
vanno aggiunti i lavori 'solitari' di No Means
No,Guv'ner,Tassilli Players,Snuff,June Of '44
e Karate).

A raccogliere l'invito questa volta è la regina
del cut-up Elisabeth Esselink(a.k.a. Solex),
assieme al Maarten Altena Ensemble(che
include ben 10 musicisti).

Ciò che ne consegue,nonostante la(facilmente
intuibile)'bizzaria contemporanea' messa in
scena,è una mistura di ironia e leziosità
non priva di mordente,anche con alcuni
picchi di velata seriosità.

Un album infarcito di 'fantasiose trovate',che
smuove l'immaginazione in men che non si dica.
Avvincenti i risvolti di "1+1=11"(ipotetica
colonna sonora per un cartoon in stile "Alice
Nel Paese Delle Meraviglie"),mielosa e dal
paradisiaco respiro pop la conclusiva
"Birthday Superboy".

(Konkurrent/Wide)


by Massimiliano Drommi - 13-4-2005


The Glimmers-DJ Kicks-CD

Dopo aver 'scomodato' due dinosauri della storia del
rock come Mick Jagger e Keith Richards 'appropriandosi'
(fino a quando hanno potuto)della sigla The Glimmer
Twins,i due belgi Mo Becha e David Fouquaert(in
circolazione dal 1997)si ribattezzano The Glimmers
e assemblano questa raccolta per la oramai nota ed
ambita serie DJ Kicks.

Che è febbrile e contagiosa,incredibilmente esaltante.
Oltre settanta minuti di musica accuratamente pensata,
selezionata e 'rigettata' con assoluta classe ed
indiscutibile gusto.

In rassegna si alternano tracce incandescenti ed
incendiarie,arrembanti,che non concedono tregua
alcuna,da inghiottire in un sol boccone.

Che puntano dritte al cuore del rock come a quello
della dance.Vale a dire:offensive sciabolate di
chitarra,inarrestabili eruzioni (punk)funk,
luccicante temperamento electro,leggeri
languori new-wave.

D'altronde a comporre l'album ci sono,tra gli altri,
nomi come Peaches,Kerri Chandler,Two Lone
Swordsmen,Bis,Kaos,Deepstate II,Lotterboys,
Chicago e Magnetophone(remixati dagli Out Hud).

(!K7/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 11-4-2005


Savoy Grand-People And What They Want-CD

Ad interrompere una lunga(e avvilente)attesa,l'arrivo di
"People And What They Want",nuovo full-length dei Savoy
Grand,formazione di Nottingham concentrata intorno alla
figura del songwriter Graham Langley,una delle più
lucenti speranze della scena indie europea.

Se il precedente EP "The Lost Horizon" del 2004
(e ancora prima l'altro mini "Dirty Pillows" e l'intero
"Burn The Forniture")era riuscito a 'monopolizzare' intere
notti della scorsa primavera con appena quattro tracce,non
escludiamo l'ipotesi che il disco in questione possa tenerci
'in ostaggio' d'ora innanzi per periodi molto più lunghi.

La musica dei Savoy Grand non ha bisogno di molte parole per
essere narrata,non necessita di chissà quali/quante note per
appassionare:se è vero che le emozioni più 'vincolanti' sono
esprimibili solo attraverso 'gesti rituali e ciechi',allora
"People And What They Want" saprà incantarvi impercettibilmente
instante dopo istante,in una progressione affascinante,senza
tempo.

Instillando nell'animo canzoni di una bellezza sterminata,
dalla riflessiva matrice ambientale,atmosferica,in un adagio
slow-core squisito ed inebriante.

(Glitterhouse/Venus)


by Massimiliano Drommi - 8-4-2005


Vanillina-Spine-CD

Non tragga in inganno "Ninfa",la traccia(in
versione remix)posta in apertura,agghindata
da depistanti orpelli elettronici.Il suono
(impattante)dei Vanillina si stratifica e
trova residenza altrove.

Il terzetto composto da Davide Lasala,
Gabriele Giussani e Luca Pozzi,dall'esordio
del mini "Sagome"(del 2002)ha compiuto passi
da gigante:ce ne accorgiamo immediatamente
sin da un primo,rapido ascolto di "Spine".

E ciò,di per sé,non può che deporre a favore
del trio.Ma le impressioni positive,comunque,
sono da rintracciare nella rabbia intrinseca
dell'operato,presa nella sua foga emozionale.

Le sonorità si sono fatte più graffianti
ed aggressive,in diverse occasioni persino
caotiche,ma pronte poi a ricomporsi secondo
le (grintose)modalità melodiche perseguite.

Distribuite anche su alternanze tra momenti
di quiete e repentine esplosioni in cui non
vengono per nulla lesinate distorsioni,
incursioni di feedback ed accecanti
dilatazioni psichedeliche.Imprevisti
'struggimenti pastorali' in "Eclisse".

Ad imprimere il marchio di fabbrica noise
(nuovamente)l'ex-One Dimensional Man
Giulio Favero.

(Latlantide/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 6-4-2005


Mark Sandman-Sandbox-2CD+DVD

Principalmente Mark Sandman lo ricordiamo(e verrà
ricordato)come vocalista e bassista dei Morphine,
la formazione che durante gli anni '90 ha goduto
di una buona visibilità,e che ha tentato(riuscendoci)
di sovvertire i consolidati criteri rock legati al
classico assetto strumentale chitarra/basso/batteria,
ottenendo un sound personale e decisamente efficace,
dotato di pervasiva sensibilità pop.

I Morphine,refrattari a qualsivoglia scelta che
fosse condizionata dall'adozione di parametri formali,
avvalendosi dell'intuito e di un avventuroso spirito
naif,hanno così evitato di impantanarsi nei cliché.

Dando forma a canzoni per lo più di facile fruizione,
basate sulla forza espressiva di sax baritono,batteria
e basso a due corde.Strumento,quest'ultimo,che è poi
diventato simbolo del trio(suonato con tecnica slide,
talvolta effettato con la distorsione tanto da
sembrare una chitarra),data la sua anomala
'conformazione'.

Mark Sandman è venuto a mancare nel 1999 per arresto
cardiaco,in una cornice tra le più tristi immaginabili.
Sul palco,proprio durante una performance.E come ogni
musicista che si rispetti,aveva riposte nel suo
archivio privato svariate tracce inedite realizzate
con altri progetti come Treat Her Right,Sandman,Treat
Her Orange,Hypnosonics,Candybar,Super Group,Pale Bros.,
che ora vedono la luce grazie al lavoro di recupero
degli altri due Morphine Dana Colley e Billy Conway.

"Sandbox" ingloba i differenti aspetti sonori che
hanno immortalato una carriera che sembrava destinata
a ben altri esiti:echi di country-rock,'animazioni'
blues,atmosfere jazzate,psicotiche assuefazioni da
buio pesto,cupezze da consumato crooner,improvvise
aperture solari e retroscena oppiacei.

In un'alchimia visionaria e in fin dei conti poeticamente
'tenera'.Ad arricchire la già consistente doppia raccolta,
un DVD che comprende esibizioni live,interviste,foto e
alcuni video(tra i quali uno con la Either Orchestra).

(Hi-N-Dry/I.R.D.)


by Massimiliano Drommi - 1-4-2005


Dzihan & Kamien-Fakes-2CD

Tornano i due austriaci Vlado Dzihan e Mario Kamien(tre
lavori in studio e un live all'attivo),qualche tempo fa
nomi di punta della cosiddetta scena viennese.Noncuranti
del susseguirsi delle tendenze in musica e dei gusti
imposti dalle leggi del mercato discografico,Dzihan &
Kamien sfornano un curioso doppio album .

Difatti "Fakes" è suddiviso in due dischi,che concettualmente
e stilisticamente differiscono decisamente l'uno dall'altro.
Il primo CD raccoglie una serie di riusciti e prestigiosi
remix per mano dello stesso duo(Billie Holiday,Nitin Sawhney,
Lyn Leon,Tosca,Pramod Upadyaya,Serge Gainsbourg,Fop,Atjazz,
Cay Taylan,Bob Holroyd,Bernhard Lang),tra atmosfere jazzate,
etniche,soul,bossa,ed altro ancora.

Il secondo CD,invece,comprende brani(in un'unica traccia
di diciassette minuti)appartenenti al repertorio di Dzihan
e Kamien,reinterpretati inaspettatamente dal Brut Imperial
Quintet(tromba,sax,basso e batteria)con elegante e classico
spirito jazz.

(Couch/Family Affair)


by Massimiliano Drommi - 31-3-2005


Thee More Shallows-More Deep Cuts-CD

Etichetta da scoprire,la Monotreme.Di base a Londra,ci ha già
deliziati con quel "Red Your Blues" dei Picastro lo scorso anno
licenziandolo per il mercato europeo,lavoro splendido sul quale
diversamente avremmo avuto non poche difficoltà a metterci le
orecchie sopra,data la scarsa reperibilità circoscritta al
solo territorio statunitense.

Nuovo motivo di curiosità è ora rappresentato dai Thee More
Shallows,da San Francisco,che siglano il secondo full-length
dopo "A History Of Sport Fishing" del 2002.Una formazione
di tipica estrazione indie apprezzabile per i vari tentativi
di definire contorni stilistici che risultino distinguibili,
leggibili.

Vengono battute strade oblique,e ci si spinge conseguentemente
un po' al di fuori dei consueti canoni.Ma l'entusiasmo è per
il linguaggio pop(la voce è calda e sognante),contemplativo
ed edulcorato.

Pare che piacciano i Grandaddy,sia miscelati a ritmiche
sintetiche("Post-Present"),che 'al naturale'("Pre-Present").
Inoltre folate di violino ed eruzioni noise("Freshman Thesis"),
toni confidenziali e suoni di corno francese ("Cloisterphobia"),
flussi di feedback("2 AM")e duetti dal tenore desertico("Walk
Of Shame").Contemplati anche scenari crepuscolari("House Break").

(Monotreme Records/I.E.G.)


by Massimiliano Drommi - 30-3-2005


Roots Manuva-Awfully Deep-CD

Terzo full-length per Rodney Smith,alias Roots Manuva,
a ben quattro anni di distanza dal precedente "Run Come
Save Me"."Awfully Deep" risulta essere un album completo,
meditato,assolutamente godibile,efficace nel saper
racchiudere le tante buone idee già messe in campo
in passato dal londinese di origine giamaicana.

A spiccare sono sonorità (spesso)'avveniristiche',a servizio
di tradizionali ambientazioni hip-hop:anche se questa volta
l'accento è spostato maggiormente sulla componente melodica,
è comunque un'interessante ricerca di suoni mai banali o
abusati a tracciare(ancora una volta)un ideale percorso
alternativo su territorio europeo.

E vale a dire che la poliedrica e dinamica espressività di
Roots Manuva non è riscontrabile tanto facilmente nella
maggior parte delle produzioni affini.

Ma ad 'espedienti easy' ed abbordabili come "Colossal Insight"
e "Too Cold",sono di gran lunga preferibili i cupi tracciati
dub di "A Hunting",l'elettronica corrosiva della title-track
o le celestiali aperture di "The Falling".

(Big Dada/Family Affair)


by Massimiliano Drommi - 29-3-2005


Out Hud-Let Us Never Speak Of It Again-CD

Per la Kranky hanno pubblicato un interessante album
d'esordio("S.T.R.E.E.T. D.A.D." del 2002).Oggi gli
Out Hud,aggiustando di non molto il tiro,realizzano
una raccolta di tracce 'ginniche',elettrizzanti,o
forse più semplicemente al passo con i tempi(su
!K7 in Europa,sempre con l'etichetta chicagoana
per il mercato americano).

Considerazioni che possono fungere da efficace
ansiolitico per chi-affetto dallo strano morbo del
'nuovo abito stagionale che una volta indossato si
mette da parte'- necessita di stimoli indispensabili
per placare appetiti da 'nuova sensazione'.

Negli Out Hud ritroviamo Nic Offer,Justin Vandervolgen
e Tyler Pope(già nell'organico dei !!!)con l'aggiunta di
Molly Schnick e Phyllis Forbes:mutant disco?Freak shit?Se
proprio non riusciamo a fare a meno di sventolare a destra
e a manca tali scialbe definizioni,perlomeno tentiamo di
correre ai ripari cercando di individuare 'aspetti compiuti'
e profili rassicuranti.

Che nel nostro caso sono da ricercare alla voce dance,
funk,wave,rock e dub.Dal succulento taglio elettronico.
Dalle pulsazioni sensuali(le voci femminili).Con invitanti
inserti d'archi("How Long"),di beats tribali("The Song So
Good They Named It Thrice"),e di melodie dalla calligrafia
pop("One Life To Live","Old Nude").Sfilacciamenti da vertigine
("2005:A Face Odissey")e strumentali maestosi("Dear Mr. Bush,
There Are Over 100 Words For Shit And Only One For Music.
Fuck You,Out Hud").Alla fin fine,traguardo tagliato.

(!K7/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 28-3-2005


Thievery Corporation-The Cosmic Game-CD

Qualche tempo fa voci di corridoio preannunciavano
il quarto album del duo Eric Hilton/Rob Garza come
notevolmente influenzato da incredibili atmosfere
psichedeliche,ad evidenziare un'eclatante,avvenuta
svolta nella carriera artistica di questi impeccabili
americani di Washington D.C.

Voci che,di primo acchito,abbiamo(speranzosamente)
considerato rincuoranti,accogliendole come vere,
spinti dalla constatazione dei recenti,fiacchi
lavori("The Richest Man In Babylon","The
Outernational Sound").

Ma il segnale che riceviamo da "The Cosmic Game" non
ci rende affatto ottimisti,e ci spinge a tutt'altre
considerazioni.

Di psichedelia,se ne trova più nell'artwork di copertina
che nella somma delle sedici tracce dell'album.O meglio:
a permanere è il consueto mood patinato,esibito con
'manieristica noncuranza'.

Solidi/soliti beats quadrati,fluorescenze dub,sfondi
cinematografici che già sappiamo,brandelli di sitar qua
e là,rilassatezza latente.

Pure degli ospiti ragguardevoli:un David Byrne sui
generis("The Heart's A Lonely Hunter"),un Perry Farrell
espropriato della sua istrionicità("Revolution Solution"),
dei Flaming Lips cauti ma espansi("Marching The Hate
Machines (Into The Sun)").Non ci giriamo intorno:per
i Thievery Corporation è necessario voltare pagina.

(Eighteenth Street Lounge/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 28-3-2005


Iron & Wine-Woman King-CDEP

In quanto a prolificità,Sam Beam,aka Iron & Wine,non
lascia spazio a dubbi(nel giro di circa due anni e mezzo
ha messo fuori gli album "The Creek Drank The Cradle","Our
Endless Numbered Days" e il mini "The Sea And The Rhythm").

A conferma dell'ottimo stato di salute compositivo in cui
versa il songwriter statunitense,esce un nuovo EP di ben
sei tracce dall'innegabile valore intrinseco.

Per il New Musical Express ci troviamo al cospetto di un
cantautore talentuoso sulla scia di grandi come Nick Drake
o Elliott Smith,e ciò è abbastanza vero,considerando le
buone qualità di Sam Beam e il tenore alto mantenuto in
ogni composizione.

Ma sarebbe del tutto avventato parlare così presto di
'punto di riferimento generazionale' sulla base di una
discografia minima,per quanto valida.

"Woman King",prodotto dall'iperattivo Brian Deck è un
lavoro sopraffino ed essenziale,senza sbavature,arrangiato
con astuzia.Inzuppato di impressioni malinconiche("Jezebel")
e soffici intimismi("My Lady's House"),dall'impianto solenne
("Freedom Hangs Like Heaven"),aspro e soave al contempo(le
incursioni di violino e chitarra distorta in "Evening On
The Ground(Lilith's Song)").Straconsigliato.

(Sub Pop/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 26-3-2005


Revolting Cocks-Big Sexy Land-CD;You Goddamned Son Of A Bitch:Live At The Metro,Chicago-2CD;Beers,Steers & Queers-CD Ministry-Early Trax-CD;Side Trax-CD

Tempo di ristampe per due formazioni chicagoane che hanno
fatto/fanno capo a quel personaggio sinistro ed inquietante
che risponde al nome di Al Jourgensen,che sotto differenti
aspetti ha anticipato buona parte dell'estetica sonora
e teatrale riscontrabile in molte produzioni nu-metal
odierne(vedi la truculenta scenografia dei concerti
all'epoca,specialmente con i Ministry,il 'carismatico
magnetismo demoniaco' riversato sul pubblico e la
straniante,aggressiva e raccapricciante mescolanza
dei suoni).

A caratterizzare il percorso di Al Jourgensen,è stata
una continua ricerca tra i generi,contraddistinta da
bizzarri(e a volte improbabili)innesti e sperimentazioni,
che in definitiva hanno finito per allacciare importanti
legami tra elettronica e rock.Ambiti che vent'anni fa
raramente hanno avuto occasione di amalgamarsi a dovere,
essendo 'diversificati e distinti' a priori per motivi
storici e culturali(a partire da quando i suoni sintetici
hanno cominciato a svilupparsi concretamente,per poter
poi essere utilizzati nel convogliare i più svariati
impulsi artistici).Un'incompatibilità fittizia che via
via si sarebbe stemperata dentro soluzioni del tutto
considerevoli ed innovative.

"Big Sexy Land",risalente al 1986 vede i Revolting Cocks
(con Chris Connelly,Luc Van Acker,Richard 23 e Bill Rieflin)
alle prese con un sound techno-wave bastardo che percuote;
caotico(le voci stralunate),insinuante,a volte sensuale
("Union Carbide(Phobal Mix)"),a volte scavato dal noise
("Union Carbide(West Virginia)")o insistentemente funky
(il giro di basso di "No Devotion").

"You Goddamned Son Of A Bitch",il doppio live dell'87,
non aggiunge molto rispetto alla produzione in studio,
ma evidenzia una convincente versione di "In The Neck"
e due bonus track guitar-oriented(tra cui spicca la
tirata e sguaiata versione punk di "P.I.L." dei Public
Image ).

Il terzo ed ultimo lotto dei Cocks è rappresentato da
"Beers,Steers & Queers",che vede il side-project in
una sorta di limbo creativo,in bilico tra melodiche
tentazioni rock("Razor's Edge",con il suo ritornello
accattivante),ed estenuanti cavalcate cerebrali dominate
da fumiganti ridondanze psichedeliche("Get Down").E le
bonus track incluse(anche una sfacciata versione metal
di "Beers…"),non risollevano di certo la situazione.

Quello dei Ministry,invece,è il progetto(tuttora in vita)
di Al Jourgensen che ha avuto maggiore visibilità e fortuna,
nella fattispecie in seguito alle(riuscite)applicazioni di
ipotesi industrial-metal dei primi anni '90(vedi "Psalm 69").
Ma agli inizi degli '80 le ambizioni erano rivolte verso
tutt'altri contesti.

"Early Trax"(che altro non è se non "Twelve Inch Singles"
con l'aggiunta di alcuni remix)mette il luce un invasivo
spirito danzereccio imbrattato di electro e di synth-pop
inglese,che almeno in un'occasione("I'm Falling")
s'impadronisce delle atmosfere dark di "A Forest"
dei Cure fingendo di non aver compiuto nessuna
appropriazione indebita.

"Side Trax",pur essendo intestata ai Ministry,in realtà
è una raccolta che include materiale realizzato da Jourgensen
e soci in collaborazione con diversi artisti sotto varie sigle:
Pailhead(con Ian MacKaye),dai chiari risvolti post-punk,1000
Homo Dj's(con Trent Reznor e Jello Biafra),dall'impatto
rumoroso e caotico,PTP(con Chris Connelly e Ogre degli
Skinny Puppy),orientati sulla dance,ed Acid Horse
(assieme ai Cabaret Voltaire),sul versante
electro-wave.

(Rykodisc/I.R.D.)










by Massimiliano Drommi - 19-3-2005


Mount Analog-New Skin-CD

Mount Analog è il progetto di Tucker Martine,da Seattle
(anche produttore al lavoro con John Zorn,Jim White,
Modest Mouse),e "New Skin" è il secondo album dopo
una pausa non così breve.

Un ritorno gradito,che vede tra l'altro una massiccia,
preziosa ed indispensabile partecipazione di vari musicisti
(elencandoli tutti:Bill Frisell,Eyvind Kang,Doug Wieselman,
Jon Hyde,Steve Moore,Bruce Wirth,Keith Lowe,Tim Young,
Dave Carter e Fred Chalenor),che hanno contribuito in
maniera determinante allo sviluppo e alla riuscita
di ogni singola traccia tramite fluttuanti ed
evocative caratterizzazioni atmosferiche,per
mezzo dei più svariati strumenti.

"New Skin" comprende tracce solamente strumentali,
costruite con file recordings,harmonium,arpa,violino,
viola,mellotron,pianoforte,trombone,organo e quant'altro.

I paesaggi che vengono disegnati sono di varia natura:
silenti("Night Night"),sinistri("Harry Smith's Cat")con
qualche sembianza jazz("Bell & Howell"),disturbati da
glitches("Festival Of Errors"),inverosimilmente post-
rock alla maniera dei primi Windsor For The Derby("Fall"),
languidamente tersi("Giving Up The Ghost"),dalle tinte
melodiose("Gospel Melodica"),incantevoli("Still").
Da ammirare ripetutamente.

(Film Guerrero/Materiali Sonori)



by Massimiliano Drommi - 17-3-2005


65daysofstatic-The Fall Of Math-CD

Provengono da Sheffield i 65daysofstatic,e "Stumple.Stop.
Repeat" del 2003(stampato in sole 1000 copie per l'etichetta
della band Dustpunk)è stato l'EP di debutto che li ha fatti
conoscere ed apprezzare negli ambienti indie britannici,
e in particolar modo dalle parti della radio BBC
(quando John Peel era ancora in vita…).

Successivamente un altro extended("65's.Late.Nite…")sempre
per la Dustpunk),fino all'approdo presso la londinese Monotreme.
"The Fall Of Math",full-length di debutto,è un'esplosione di
algide sonorità rock e digitali,sfibranti,dirompenti.

Uno scenario quasi da catastrofe,simile a nuvole color
grigio metallico che si stagliano su un cielo plumbeo,
reso ancora più greve dal fumo e dalla fuliggine di
rifiuti industriali che bruciano.

Crepitii drum'n'bass,frequenze disturbate,glitches e folate
di noise che collidono con raffinati accenni eterei(pianoforte,
archi,chitarre effettate delay),tenendo a mente i modelli
Mogwai e Godspeed You Black Emperor!:quando tali componenti
vengono utilizzate nella giusta misura("Install A Beak
In The Heart…","This Cat Is A Landmine","Hole","Fix The
Sky A Little")i risultati sono nettamante apprezzabili.
Bisogna solo assorbire qualche chitarrone contundente.

(Monotreme/I.E.G.)


by Massimiliano Drommi - 14-3-2005


Lampshade-Because Trees Can Fly-CD

Divisi tra Svezia e Danimarca,i Lampshade giungono al loro
album d'esordio.Che lascia piacevolmente sorpresi sin dalle
prime battute d'apertura.

Ad essere imbastito è un indie-rock vibrante e ricolmo
di deflagrazioni rumorose,a servizio delle qualità
canore ed intriganti della cantante Rebekkamaria,
sensuale ed accorante,tenera nell'esternare
sensazioni edulcoranti,concilianti.Non molto
distante per estrazione stilistica dal
peculiare mood di Emiliana Torrini o Bjork.

"Because Trees Can Fly" si scioglie attraverso immagini
autunnali divaricate da freddo e gelo,che mirabilmente
rimandano ai paesaggi naturali,sterminati(vedi le foto
del libretto interno).

Canzoni dal tenore melanconico,commovente,ma mai
piegate sulle ginocchia.Un suono costruito tramite
anoressici arpeggi di chitarra,affiancato da
improvvise esplosioni noisy e da insistenti bordate
chitarristiche da squarciare l'atmosfera circostante.

Siamo in prossimità di formazioni come Denali,Mogwai,
Logh.E senza eccedere in inventiva,i Lampshade riescono
a conquistare dentro vortici emotivi,affettivi.Arrivare
fino all'ultima traccia del disco può risultare del
tutto avvincente,superfluo o appena indispensabile.

(Glitterhouse/Venus)


by Massimiliano Drommi - 9-3-2005


The Graves-Yes Yes O.K. O.K.-CD

Pochi,esigui elementi apparecchiati in tavola.
Con il piglio tipico di chi avverte la necessità
di esprimere le cose semplici di tutti i giorni,
attraverso una scrittura egregia e remissivamente
modesta.

Situazioni comuni a molte formazioni dedite al pop
disimpegnato e disincantato.Quello fatto(sembrerebbe)
solo per amici e conoscenti,per allietare serate
svogliate,alimentate dal calore generato dallo stare
insieme.Quasi a stretto contatto.

Dietro i Graves(Portland,Oregon)fa capolino il
songwriter Greg Olin(coadiuvato anche dal più noto
Adam Selzer,già con i Norfolk & Western),chitarra
acustica e voce,e tanta voglia di raccontare e
raccontarsi.

Tramite l'utilizzo di un (consueto)canovaccio indie-
country/folk nudo(la semplicità nell'arrangiare)e
trasparente(le emozioni non tenute nascoste),talvolta
arricchito da flebili suoni di organo,talvolta sorretto
da innocenti interventi di backing vocals femminili,
talvolta caratterizzato da piccoli accenni di
xilofono,pianoforte,tromba o electronics.

Un ventaglio di melodie sghembe ed oziose,che non
disdegnano approssimazioni e stonature."Yes Yes O.K.
O.K.":da qualche parte troverete il recente Howe Gelb
solista,solo un po' più sbarazzino e meno ombroso.

(Hush/Goodfellas)


by Massimiliano Drommi - 7-3-2005


Jennifer Gentle-Valende-CD

"Jennifer Gentle is not a girl",tengono a precisare
i tipi della Sub Pop a più riprese in sede di 'press
shit'.Chissà perché,forse lo avrebbero preferito.
E forse avrebbero voluto esserlo i due componenti
della formazione padovana.

Ma non è questa la sede adatta per indagare verità
nascoste o profonde,sia psicologiche che biologiche.
Dopotutto,come il fondatore dell'etnometodologia
H.Garfinkel ci ha illustrato,la femminilità come
la mascolinità sono costruzioni sociali
continuamente prodotte nell'interazione.

E qui non dobbiamo utilizzare paradigmi medici come
modalità per concepire qualsivoglia status sessuale.
La nostra esperienza inizia e termina necessariamente
con una valutazione che riguarda l'ambito musicale:non
azzardiamo oltre.

Marco Fasolo e Alessio Gastaldello,fondatori dei
Jennifer Gentle,per "Valende" si sono ritrovati soli,
dopo la dipartita degli altri due componenti.Hanno
registrato le tracce nel consueto ambiente domestico,
e si sono accasati presso la Sub Pop di Seattle.

L'album,d'affiliazione elettroacustica,è accarezzato
da una varietà d'arrangiamenti(flauto,harmonium,
glockenspiel,organi ad aria ed elettrici,sveglie a
molla e palloncini ad elio).

Ciò che ne consegue:psycho-folk/pop dal carattere allucinatorio,sognante,bislacco,mistico e crepuscolare,
con qualche rimasuglio di musica medioevale.Di barrettiana ascendenza.Contraffatto con l'idioma anglofono.Made in Italy.

(Sub Pop/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 6-3-2005


Midnight Movies-Midnight Movies-CD

Capitolo primo per i Midnight Movies(trio di base
a Los Angeles),autori di un'intensa raccolta di tracce
in bilico tra (frequenti)esplorazioni retrò e tentativi
di modernizzazione.

Concettualmente,la dimensione esplorata dalla formazione
californiana concerne la piattaforma rock,dilatata dalle
ampie maglie dei suoni espansi e melliflui.

A sfrecciare,ammaliante ed elegiaca è Gena Oliver,voce
(e batteria) mesmerica ed insinuante nell'incorniciare
'rosari psichedelici' su sfondi nebulosi,cosmici.

Siamo in prossimità di magnetici cultori di sonorità
elettro-acide,cerebrali,condotte con piglio narcotizzante
e misterioso.

Idealmente potremmo collocare i Midnight Movies come
interstizio tra Stereolab e Broadcast(palesi i riferimenti
timbrici della vocalista).Si rilevano inoltre 'segni' di
Velvet Underground,Nico,Kendra Smith e 13th Floor Elevators.

E la percezione sensoriale ci avverte di 'gocciolii autunnali'
("Words For A Love Song"),di girandole dalle tinte sbiadite
("Blue Babies"),di intimità sconosciute("Tide And Sun").
Un candore diffuso simile a quello della neve:allietante
alla vista,ma freddo al tatto.

(Emperor Norton/Family Affair)


by Massimiliano Drommi - 5-3-2005


Moving Units-Dangerous Dreams-CD

Quando è moda è moda.C'è poco da fare.Facile lasciarsi
prendere la mano da una contagiosa eccitazione.Dall'idea
di poter sfruttare il momento propizio inseguendo la
tendenza imperante,aspirando a diventare campioni
d'incassi.

Innumerevoli i tentativi di calcare l'onda con padronanza
della materia ed ingegno,nella speranza di risultare
credibili,avvincenti.Cercando tutte le vie praticabili per
essere considerati imprescindibili,l'acclamata rivelazione
della stagione.Tra applausi e riconoscimenti.

Qualche tentativo per balzare in prima pagina,lo stanno
facendo anche i Moving Units.Battendo il ferro adesso che è
ancora caldo.Non sono di New York come i Rapture,provengono
da Los Angeles,e sono terribilmente infatuati dal punk-funk,
dai primi albori new-wave.Nient'altro in aggiunta.Rilettura
di tali stilemi pressoché fedele.Devozione incondizionata.

Canzoni immediate,scorrevoli,lineari,dall'irrefrenabile
e trascinante tiro dance.Brevi accenni ai Television
("Available"),e almeno una traccia killer per la gioia
dei fans dei New Order("Between Us & Them").Un
(microscopico)lusso per le piste da ballo dei
club alternativi.

(Palm Pictures/Family Affair)


by Massimiliano Drommi - 4-3-2005


Acid Mothers Temple & The Melting Paraiso U.F.O.-Does The Cosmic Shepherd Dream Of Electric Tapirs?-CD

Una formazione d'eccellenza per quanto concerne
riferimenti spropositati e chilometrici(il nome,
il titolo e gli intenti sfiancanti).Questo è quanto
finisce inevitabilmente per emergere ad un primo
contatto con l'immaginario di Cotton Casino,
Kawabata Makoto e compagnia bella.

Il fatto è che i nostri,specialmente negli ultimi tempi,
pare soffrano di seri problemi d'incontinenza relativi ai
parti discografici(box quadrupli,LP,10" split e via dicendo).

Se poi andiamo a sondare l'approccio alla materia(i lunghi
scorci strumentali caratterizzanti le produzioni dei brani),
allora abbiamo il quadro completo della situazione.

"Does The Cosmic…" ci consegna l'allucinato combo nipponico
in una forma stupefacente,conscio dei propri mezzi e delle
proprie straripanti potenzialità.Che tradotto significa
illimitata libertà espressiva e 'smisurata illuminazione
caotica'.

"Daddy's Bare Meat" affonda i denti in clamorosi
vortici lisergici,"Suzie Sixteen" è una dimostrazione
lampante di cervello intaccato da demenza precoce,
mentre "Hello Good Child" è un fluorescente
fiore spaziale/psichedelico che irradia
magia pura.

Ci si può inebriare anche con il medioevale folk rupestre
di "The Assassin's Beautiful Daughter",attraverso l'ultra
acido mantra orgiastico/narcotizzante di "Dark Star",fino
alle ambientali reiterazioni astrali di "The Transmigration
Of Hop Heads".Peccato aver appreso la notizia che d'ora
innanzi la vocalist Cotton Casino non sarà più della partita.

(Space Age/Goodfellas)


by Massimiliano Drommi - 3-3-2005


A Guy Called Gerald-To All Things What They Need-CD

Originario di Manchester,ma attualmente di
base a Berlino,Gerald Simpson alias A Guy
Called Gerald(già negli 808 State)figura come
dj,produttore(intrecci con David Bowie,Tricky,
Herbie Hancock,Bill Laswell,Goldie,Roy Ayers)e
(un tempo)trafficante di suoni acid-house e
techno.E lo si ricorda soprattutto per essere
stato agitatore di spicco nell’era drum'n'bass.

"To All Things What They Need",secondo lavoro
per la !K7,esce a quattro anni di distanza da
"Essence",e si presenta in qualità di esaustivo
spaccato di elettronica pervasiva e velatamente
enigmatica("To Love","Meaning"),che pone al
centro della sua musicalità solide trame ritmico-
melodiche,in un meditato equilibrio tra sfondi
atmosferici(l’orientaleggiante "Call For Prayer")
e tentazioni club-oriented("First Try","Pump").

Si evincono ambientazioni acquitrinose("American
Cars"),jazzate tracimazioni spoken word("Millenium
Sanhedrin" con Ursula Rucker alla voce)scuri
rilassamenti soul("Strangest Changes" con Finley
Quaye,altro guest nel ruolo di vocalist).Conclude
"What God Is",dalle sfumature crepuscolari ed
avvolgenti.

(!K7/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 2-3-2005


Carla Torgerson-Saint Stranger-CD

Quasi non sembra vero.Dopo qualcosa come vent’anni
di militanza nei Walkabotous(che dovrebbero
pubblicare un nuovo lavoro in studio entro il 2005),
anche Carla Torgerson(affiancata,tra gli altri,da
Akis Boyatzis dei Sigmatropic)decide di dar sfogo
alla propria creatività dopo aver assorbito
‘essenze elleniche’(l’album prende corpo in Grecia),
rammentandoci che Chris Eckman non è la sola testa
pensante a poter agire al di fuori del perimetro
della oramai leggendaria formazione washingtoniana.

E a dimostrazione di ciò che frequentemente accade,
gli esiti sonori prodotti in questa circostanza
trovano asilo altrove,lontano dai territori
'traditional' che ‘convenzionalmente’ vengono
consumati dalla band di Seattle.

Ad essere sinceri,prima di dedicarci a queste undici
tracce,abbiamo quasi dato per scontato che avremmo
usufruito di una ‘classica raccolta di musica roots’,
per mano e voce di un’esperta ed ammaliante chanteuse.

Smentiti in pieno,ci ritroviamo a dover decidere se
“Saint Stranger” sia un frutto geneticamente
modificato(inserti di elettronica,chitarre talvolta
‘spesse’,atmosfere complessivamente spaesanti)o una
boccata d’aria fresca lungamente attesa.

E dato che non possiamo sottrarci dall’onere di un
giudizio,vi raccontiamo di pregevoli composizioni dal
tenore dark(“Temperature Dream Thinking Bed ”),elettro-
acustico(“Through December” di Laura Veirs),sperimentale
(“Rend”),squisitamente pop(“Today Is Tomorrow,Another
Day”),dai suggestivi riverberi lisergici(“Two To Tango”).

E possiamo ritenerci più che soddisfatti.Auspichiamo
solamente una seconda volta,con i medesimi coltelli
affilati.

(Glitterhouse/Venus)


by Massimiliano Drommi - 28-2-2005


Frausdots-Couture,Couture,Couture-CD

Album d'esordio per Brent Rademaker(ex-Further e
Beachwood Sparks)e Michelle Loiselle,tanto per dare
l'ennesima spennellata alla 'consunta staccionata' della
primissima new-wave inglese,oggi come mai(oscuro)oggetto
d'indagine(e desiderio),prepotentemente ed impietosamente
saccheggiata in lungo e in largo,fino ai suoi angoli più
nascosti.

Anche stavolta staremo a vedere gli esiti della vicenda,
con pazienza ed attenzione:quando 'presentarsi' in tali
termini non sarà più così cool,tireremo le somme.E faremo
le dovute distinzioni tra chi,revivalista,ha solo saputo
seguire la moda di turno,e chi invece(con un minimo di
pudore)è riuscito a rivitalizzare il genere apportando un
distinto contributo personale,evitando pertanto sciocche
parodie ed 'imbarazzanti e disdicevoli uniformi'.

All'attualità,i Frausdots potremmo collocarli a metà
strada tra le due possibili tendenze di cui sopra.Se da
una parte si percepisce una consistente infatuazione per
i Cure,spudoratamente molesta("Tomorrow's Sky","Fashion
Death Trends"),dall'altra si possono evincere venature
psych dagli accecanti riflessi cangianti("The Extremists").

Un'allegra e disimpegnata panoramica che inquadra ballate
dai toni languidi e corrosivi("The Man Who Dreaded Sundown"),
e controllati impulsi nervosi("A Go-See").Lasciano il loro
contributo a "Couture,Couture,Couture" Corey Lee Grant
(Warlocks),Rick Menck(Velvet Crush,Matthew Sweet),Hunter
Crowley(Brian Jonestown Massacre)e Roger O' Donnel
(The Cure).

(Sub Pop/Audioglobe)




















by Massimiliano Drommi - 25-1-2005


Willard Grant Conspiracy-There But For Grace Of God:A Short History Of The Willard Grant Conspiracy-CD

Dopo la recente retrospettiva dedicata ai Walkabouts,la
Glitterhouse ha deciso di 'riesumare' anche i Willard Grant
Conspiracy(nonostante entrambe le formazioni siano ancora
vive,vegete e pronte a stupirci nei mesi a venire)in un
'best of'.

Ma sarebbe assolutamente insensato farsene un cruccio,quando
la qualità media delle canzoni racolte(come qui accade)supera
di gran lunga aspettative ed incertezze,solitamente connesse
a 'pratiche' del genere.

La formazione statunitense(che fa capo a Robert Fisher e
Paul Austin)non ha nulla da dimostare e nulla da dichiarare:
le tracce opportunamente selezionate per "There But..."
(estratte dai cinque album realizzati nell'arco di nove anni
oltre ad alcuni inediti)inglobano quanto di meglio certo
cantautorato country/folk(spesso)acustico ed autunnale
(o infranto)possa oggi offrire.

Non capita spesso,ma ora come mai ci sentiamo di consigliarvi
caldamente questa antologia.Non venite poi ad accusarci di
aver soprasseduto.Chi ha voluto ben intendere,rimarrà più
che soddisfatto.Opportunità simili capitano di rado.

(Glitterhouse/Venus)

by Massimiliano Drommi - 15-1-2005


Apostle Of Hustle-Folkloric Feel-CD

Gli Apostle Of Hustle(canadesi di Toronto)sono formati da
Andrew Whiteman(chitarrista nei Broken Social Scene),Julian
Brown e Dean Stone(alle registrazioni ha contribuito Feist,
oltre ad altri componenti dei BSS e Stars).

"Folkloric Feel" è un lavoro d'esordio che viene pubblicato
(non casualmente)dalla Arts & Craft,etichetta che ad ogni
nuova uscita(complice quel "You Forgot It In People" ad
opera sempre del collettivo dei BSS,recentemente
ristampato e reso disponibile dalle nostre parti)
non fa altro che riscuotere consensi ed
ammirazioni,aumentando progressivamente
la propria visibilità.

Grazie anche a una politica caratterizzata da 'presupposti
di coerenza'(supportare le tante,frequenti collaborazioni
tra i musicisti delle varie formazioni in campo)e da
encomiabili ambizioni(gettare il più possibile luce
sulla frizzante scena locale).

Dal canto suo,"Folkloric Fell" si fa ben accettare,non
essendo la solita,insipida sbobba indie riscaldata per
l'ennesima volta.Ma un meditato e ricercato assemblaggio
di emozioni differenti,decisamente pregevoli.Tra ballate
soffuse e chiaroscurali,essenze di musiche cubane,
fluttuazioni acustiche ed eleganze pop/folk.
Dall'assimilazione non immediata.

(Arts & Craft/Audioglobe)




by Massimiliano Drommi - 13-1-2005


Enablers-End Note-CD

Capitolo primo per gli statunitensi Enablers,composti
da musicisti come Yuma Joe Byrnes,Joe Goldring,Kevin
Thomson(già dentro formazioni quali Tarnation,Swans
e Toiling Midgets)e (soprattutto)dallo scrittore
Pete Simonelli.

Difatti è proprio quest'ultimo ad imprimere un
marchio distinguibile e personale alle composizioni,
vestendo i panni di 'voce narrante' decadente e
metropolitana,magnetica,palesemente intaccata da
un esuberante e smodato uso di nicotina.Da Lou
Reed in avanti,attraverso lerce inflessioni
waitsiane.

Un ruolo centrale è riservato ai testi,dai contenuti
oscuri ed espliciti,strazianti e tormentati,imbevuti
di storie non esattamente liete.

Il corredo musicale,funzionale e graffiante,lascia
ampio spazio sia a dolenti momenti di placida quiete
(caratterizzati da arpeggi e distese atmosferiche)
che a deflagranti impennate soniche(infettate da
distorsioni abrasive e schizzi di feedback).
C'è della sostanza in "End Note".Ne prendiamo
nota.

(Neurot/Goodfellas)




by Massimiliano Drommi - 12-1-2005


Solvent-Apples & Synthesizers-CD

Apprendiamo che il canadese Jason Amm,in arte
Solvent,solitamente usa 'apples',ma in verità
preferisce i sintetizzatori.Buono a sapersi.

Una distinzione che la dice lunga sull'universo
sonoro contemplato dal nostro.Nettamente.

Chi ha avuto modo di trafficare un minimo gli anni
'80(ma nel caso in questione,è possibile risalire
fino ai Kraftwerk)saprà che il synth,sulla sponda
elettronica,è stato il principale strumento/mezzo
di 'propagazione'(nonché di identificazione)di un
certo genere meglio definito come electro-pop.

Da tale punto di arrivo,Solvent riparte(escludiamo
a priori obiettivi revivalistici,nonostante
l'inevitabile impronta derivante dal periodo di
cui sopra concernente sia le atmosfere (ri)prodotte
che alcuni,lampanti,elementi in gioco)aggiornando
il tiro e dimostrando eclettismo e trasognata
verve melodica,concimati con (robotiche)voci al
vocoder ed estatici micro-beats.Gli appassionati
dell'ambito gradiranno volentieri.

(Ghostly International/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 11-1-2005


Bark Psychosis-Codename:Dustsucker-CD

Un nuovo album intestato ai Bark Psychosis a quasi undici
anni di distanza dall'esordio lungo "Hex"(che ricordiamo
tra i più significativi dell'Inghilterra dei '90,
riconducibile sul versante romantico/introspettivo
del dopo new-wave).

Un fulmine a ciel sereno.Un miracolo,per molti.Difficile
trovare le parole adatte per sottolineare la portata di
tale evento.E chi ha già saputo apprezzare,rimarrà
strabiliato per la seconda volta.

Com' è accaduto in precedenza,a sedere in cabina di
regia è Graham Sutton,l'eminenza grigia celata dietro
i Bark Psychosis,musicista geniale e dal talento enorme.

L'impatto iniziale con "Codename:Dustsucker" è
prevedibilmente traumatizzante.E fa uno strano effetto
ascoltare "From What Is Said To When It's Read",la
traccia posta in apertura:si è investiti da solari ed
avvolgenti onde wha-wha che proiettano altrove,e che
vanno ad incrociare seducenti arpeggi effettati flanger
alla maniera dei Cocteau Twins,per collidere poi con
un fragoroso 'wall of sound' shoegazer,apoteosi di
inusitata bellezza,incanto infinito.

"Miss Abuse",liquida ed elusiva,ipnotizza con le sue
dilatate trame oniriche,mentre "400 Winters"(strutturata
in un formato più accessibile)e "Shapeshifting" ci svelano
invece una sensuale voce femminile(solitamente è Graham
Sutton a prestare la sua voce,pacata ma intensa),fino
alle esplosioni jazz di "The Black Meat" e alle
rarefatte cadenze ambient di "Inqb8tr".

Il viaggio termina con "Rose",la nona traccia,colonna
sonora ideale per immergersi nelle profondità della notte.
A volte i sogni si realizzano:"Codename:Dustsucker" non può
che esserne una prova.Adesso però vogliamo svegliarci una
mattina e trovare sul comodino nuovi dischi dei My Bloody
Valentine,Loop e Spacemen 3.Sognarli non basta...

(Fire/Wide)

by Massimiliano Drommi - 10-1-2005


Daniel Givens-Dayclear & First Dark-CD

Presentato come un artista a tutto tondo(Mc,
Dj,produttore,poeta,fotografo),il newyorchese
Daniel Givens(nero per appartenenza etnica,e
gay per chi è a caccia di superflui gossip
ed irrilevanti argomentazioni tipiche delle
frequentazioni salottiere di basso profilo)
ci consegna un nuovo capitolo della sua
storia musicale(dopo l'acclamato "Age" del
2000),mixato nel Bronx in compagnia di Fred
Ones(Sonic Sum, già al lavoro con Mike Ladd,
Beans,Akbar & Jemini).

"Dayclear & First Dark" è una cascata che
travolge trascinando a valle.Una raccolta
densa e cupa,forte di rimandi spettrali,da
incubo(la New York del dopo 11 settembre),
di avanguardistiche elucubrazioni spoken-word
condotte con piglio determinante e autorevole.

Ad emergere,tra emozionanti passaggi jazz ed
estensioni ambientali,è una saporifera
armonia soul(il registro vocale),a suggello
di un disco vibrante e sconfinato,
narcotizzante fino al midollo.

Come risultante,uno scenario di luccicanti
meditazioni dalle tessiture sperimentali,di
saggi melodici contrastati da scure memorie
in dissolvenza,di equilibri rarefatti e
piattaforme del cuore da cui ripartire.
Un'installazione dei sensi a cielo aperto.

(Aesthetics/Goodfellas)







by Massimiliano Drommi - 9-1-2005


The Eternals-Rawar Style-CD

Nei chicagoani Eternals ritroviamo Damon Locks
e Wayne Montana,un tempo nei Trechmouth.
Lavori distribuiti su varie etichette(Thrill Jockey,
Desoto,Antifaz),diversi cambi di batteristi
(John Herdon dei Tortoise e Dan Fliegal,fino
a Tim Mulvenna,già nei Vandermark 5 e
attualmente componente in pianta stabile).

"Rawar Style" è il secondo full-length
(su Aesthetics),dopo alcuni anni di silenzi
discografici.Un album multiforme e sfaccettato,
atipico,lussureggiante.

Da musicisti provenienti da una città
stimolante ed artisticamente viva come Chicago,
è quasi lecito aspettarsi un pastiche sonoro
così vivace e sfuggente("Space Dancehall"),
che trascende qualsivoglia classico stilema
prediligendo scorciatoie futuribili("Gussy
Up Yourself"),non completamente agevoli ma
'divertenti'("This Here Is Megaside","The
Beat Is Too Original"),dalla fragranza
esotica("Silhouette").

A conti fatti,nel calderone poliritmico gli
Eternals finiscono per mescolare 'strani
germogli hip-hop',elementi reggae/dub,avant-
rock ed acid-jazz,con un cantato quasi sempre
estroso,non allineato.Ispirazione,inventava e
risultati oscillanti.

(Aesthetics/Goodfellas).

by Massimiliano Drommi - 8-1-2005


Oneida-Nice.Splittin' Peaches-CDEP

Gli Oneida rappresentano l'altra faccia di New York.
C'erano prima degli Strokes,degli Interpol e dei
Rapture,e con ogni probabilità ci saranno anche domani.

Contrariamente agli stanchi(e sterili)atteggiamenti('da
vetrina')soliti delle band appena menzionate,il trio
newyorchese non compare periodicamente sulle copertine
dei magazine patinati di mezzo mondo,non è invitato a
presenziare a lussuose sfilate di moda.Non ne ha
bisogno.

E soprattutto non si preoccupa troppo di scimmiottare
per filo e per segno i vari Velvet Underground,Joy
Division o Gang Of Four che siano.

Gli Oneida brillano di luce propria.Essendo semplicemente
l'incarnazione vivente(insieme a pochi altri casi)di una
delle migliori forme di rock(a 360°)che oggi sia possibile
concepire.

Hanno i numeri giusti dalla loro parte,e un'attitudine
unica nel rovistare tra i generi.E per questo forse,
troppo complessi per chi è abbagliato dall'inutile e
semplicistico revival attualmente in corso.Pertanto,
ancora una prelibatezza per gli affezionati dell'indie.

"Nice.Splittin' Peaches" condensa in quasi ventiquattro
minuti pure essenze psichedeliche,grondanti di elettricità
krauta,ipnotica.


Stupefacente il caleidoscopio multicolore di "Inside
My Head",la deviazione elettronica di "Song Y",come
l'incalzante 'pulsione techno' di "Hakuna Matata".
Quando un nuovo capitolo lungo?

(Ace Fu/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 7-1-2005


Ricochets-The Ghost Of Our Love+Slo-Mo Suicide-2CD

"The Ghost Of Our Love" è il secondo album per gli svedesi
Ricochets su Glitterhouse.Una formazione come tante altre,
verrebbe da sentenziare.

Più che altro per la formalità messa in campo,e per la
scrupolosa dedizione nell'imbastire vigorose(ed abusate)
forme di garage-rock codificato.Che suona classico,ma pur
sempre avvincente.

Che ha le sue radici nei sixties(gli interventi di organo
farfisa e hammond).Oltre ad un sanguigno e viscerale
approccio alla materia,teso ad ingrossare canzoni che
hanno comunque una loro identità e una discreta ruvidezza
di fondo.

Con un cantante che ce la mette tutta,grintoso ed energico,
forse troppo 'in posa' per accattivarsi vere simpatie.
Atmosfere complessivamente scure.Risultati nella media.

Stesso discorso per "Slo-Mo Suicide",il debutto del 2000
(qui incluso come bonus CD gratuito),in origine disponibile
solo su territorio scandinavo.

Che vede i Ricochets ancora un po' acerbi,in gran sfoggio di
cori e fiati("When The Shit Hits The Fan","Far From Home",
"Rebel Woman").

(Glitterhouse/Venus)


by Massimiliano Drommi - 6-1-2005


Kptmichigan-Kptmichigan-CD

Michael Beckett,in arte Kptmichigan,vanta collaborazioni degne
di nota con Schneider TM(ha partecipato alla relizzazione della
cover/hit "There Is A Light That Never Goes Out" degli Smiths)e
Khon(con il quale,sotto la sigla Super Reverb,ha già inciso un
album in uscita su Aesthetics nei prossimi mesi).

Inoltre è anche autore di vari remix per Calexico,Tennis,Shinsei,
e ha prodotto un album per Mek Obaam.Nel suo terzo capitolo,
Michael Beckett ci illustra nuove sfaccettature del suo stile
'collassato ed irrazionale',introducendoci ulteriormente in
anfratti ricolmi di saturazioni e frantumazioni sonore.

"Kptmichigan" è un disco sconnesso,tangibilmente astruso,
imprendibile,che ruota continuamente intorno ad un'idea di incompiuto,abbozzato.

Non abbiamo a disposizione i titoli delle tracce(ma solo
alcuni,stringati 'punti salienti'),ma nel nostro caso
possiamo davvero farne a meno.

Basterà riferirvi che nel full-length convivovo intuizioni
attinte dal noise(feedback e distorsioni assortite sono
all'ordine del giorno),dall'elettronica glitch,dal folk
stralunato degli Animal Collective(o di Syd Barrett se
preferite)in un vorticoso,urticante ed incombente sfacelo.

(Aesthetics/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 5-1-2005


Tonetraeger-This Is Not Here-CD

Aiutati da Thomas Klein dei Kreidler alla batteria
e da Bernd Jestram dei Tarwater al basso(ma figura
anche Martin Zobel alla tromba),il duo di Dusseldorf
composto da Volker Bertelmann(a.k.a. Hauschka e
componente dei Music A.M.)e Torsten Maus(a.k.a. Twig)
sigla un nuovo full-length dopo "Spieleaband",l'esordio
del 2002.

L'impressione di trovarsi di fronte all'ennesimo clone
post-rock dei Tortoise(la strumentale "The Loveliness")
viene rapidamente dissolta dalla seconda traccia("The
Train"),scandita dal ritmo di 'clap-hands',ed irrorata
abbondantemente da coretti ultra-pop di facile presa.

Ma nuovamente si impone un cambio di direzione con
lascive bolle glitch("One Day Year")e cangianti innesti
'avant' su tappeti ritmici("Deuter").

Torna a farsi sentire la voce in "April Day"(con backing
vocals femminili),accompagnata da una sei corde acustica,
e a questo punto comincia ad affiorare prepotentemente
un dubbio.

Quando poi la successiva "Minekos Getas" ci presenta
aerei intrecci di archi e glockenspiels,realizziamo di
'non sapere chi siano' in effetti i Tonetraeger.

(Quatermass/Audioglobe)




by Massimiliano Drommi - 4-1-2005


Smith & Mighty-Retrospective-CD

Già dal titolo si può evincere di quale tipo di
raccolta andremo a parlare.Si tratta,per l'esattezza,
di un 'best-of' per i due musicisti/produttori Rob
Smith e Ray Mighty.

Secondo la leggenda cittadina,pare che a diffondere
(in prima istanza)le giuste essenze del famigerato
'Bristol sound' sia stato proprio il duo in questione
(lo stesso Daddy G,in un'intervista,ha apertamente
dichiarato a proposito del disco di Carlton "The Call
Is Strong" prodotto nel 1990 da Three Stripe,a.k.a.
Smith & Mighty:"...it was Carlton who made the Bristol
record".

Un'attribuzione importante che(implicitamente)riconosce
ed evidenzia meriti e ruoli fondamentali(innegabile il
'gesto primario' dell'autore,ma per nulla trascurabile
il decisivo lavoro di produzione espletato in studio),
da uno considerato tra gli emblemi di quella stagione
d'oro che è riuscito a beneficiare dei(grossi)riscontri
commerciali a partire da "Blue Lines"(assieme agli
altri Massive Attack Mushroom e 3-D).

Nelle tracce che compongono "Retrospective" possiamo
ritrovare i fattori che hanno alimentato lo spirito
originario alla base del trip-hop,vale a dire:soul,
reggae,hip-hop,dub.Tra brani editi,mix,rarità,
'featuring',produzioni di brani altrui(Carlton
e Fresh For)e cover(Burt Bacharach).

Un assolato e ridente scorcio circondato da
rigogliosi groove,con una sola 'piccola macchia
scura' lungo la track-list("Same").

(!K7/Audioglobe)




by Massimiliano Drommi - 2-1-2005


31 Knots-The Curse Of The Longest Day-CDEP

Nuovo mini CD per i 31 Knots(Portland,Oregon)di Joe
Haege,Jay Winebrenner e Jay Pellicci(Diluite,The Neutral
Dreamers)per l'etichetta del Lussemburgo Own Records.

Dopo aver ascoltato le cinque tracce che compongono "The
Curse Of Longest Day" ad affiorare,per essere del tutto
franchi,è un opprimente malessere di 'claustrofobica
pesantezza' non facilmente smaltibile sulle prime
battute.

Una ventina di minuti che scorrono tra grigiori metallici
e slanci vocali annoiati(che stilisticamente a tratti
rimandano a Josh Homme dei Queens Of The Stone Age).

I 31 Knots,comunque,dimostrano di sapersi destreggiare
abilmente tra reminiscenze post-core e inflessioni 'prog',
tra melodie dall'impianto drammatico(gli archi e il
pianoforte di "The Corps And The Carcass")e bizzarre
ma interessanti soluzioni sonore("Coward With Claws").

(Own Records)


by Massimiliano Drommi - 31-12-2004


John Tejada-Logic Memory Center-CD

Decimo(!?)full-length per il produttore/dj John
Tejada,di stanza a Los Angeles(dove ha tra l'altro
sede l'etichetta Plug Research di Allen Avanessian).

Album completamente realizzato tramite
apparecchiature digitali,avvincente nell'esibire
beats rotondi e avvolgenti,scanditi con metronomica
raffinatezza e sofisticata essenzialità.

"Logic Memory Center" incorpora tutto ciò che di
buono è lecito attendersi da una produzione media
di(intelligente)musica elettronica odierna.

Niente di scioccante o assolutamente definitivo,solo
un dinamico e risoluto interscambio tra rigide
strutture minimali adagiate su fondamenta tech-house,
spruzzate di glitch e rese sognanti da sintetiche
liquefazioni melodiche.

Che trovano esauriente comprensione negli illuminati
(e caratterizzanti)interventi vocali di James Figurine,
ovvero Mr. DNTEL Jimmy Tamborello("Everything Will Be
Ok"),Kimi Recor("Strange Creatures") e Carl.A.Finlow
("Alone With You").

Senza indugi,una godibile raccolta di tracce con una
discreta dose di fascino a suo favore.

(Plug Research/Wide)

by Massimiliano Drommi - 29-12-2004


Shoplifting-Shoplifting-CDEP

Decisamente intrigante la proposta di questo quartetto
statunitense composto da Chris Pugmire e dagli ex Chromatics
Devin Welch,Hannah Blilie e Michelle Nolan.

Trattasi di un debutto di breve durata(già preceduto da un
singolo)che si impone immediatamente all'attenzione,suscitando
impressioni più che positive.

Il contenuto non lascia spazio ad eccessive speculazioni in
materia:canzoni 'secche',sufficientemente convulse che poggiano
strutturalmente su certo post-punk febbrile e sferragliante,
circa The Fall,Pop Group,The Slits.

Si evincono cambi di tempo,chitarre dissonanti e nervose sature
di feedback("Contrapuntal Prancing"),voci che si scontrano come
in una collutazione isterica("Ask Me"),minimali scarnificazioni
jazz ("L.O.V.E.").

Gli Shoplifting hanno reali possibilità di emergere dall'odierno
marasma indie,pur conservando consistenti asperità.L'unico neo,
al momento,è avere tra le mani solo quattro tracce.

(Kill Rock Stars/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 28-12-2004


The Great Crusades-Welcome To The Hiawatha Inn-CD

Sotto la supervisione di Blaise Barton(servizi prestati
per gente come Bob Dylan e Liz Phair),i Great Crusades
giungono alla quarta prova(in precedenza "The First
Spilled Drink Of The Evening" del 1998,"Demage Goods"
del 2000 e "Never Go Home" del 2002)registrata a Chicago
presso il Rax Trax Studio.

Si respira un'aria tipicamente provinciale in "Welcome
To The Hiawatha Inn",un'aria densa e fumosa 'adatta'
agli ambienti chiusi.Di quelli in cui,in mancanza di
altro da fare,si inganna il tempo ingurgitando
bicchieri di un qualsiasi whiskey.

Dove a volte si finisce per stazionare ore intere,nel
tentativo di scacciare via impressioni negative e tristi
spauracchi causati da delusioni o incomprensioni.Storie
di vita quotidiana vissute sulla pelle,o prossime
venture.

Che si riversano all'interno di struggenti ballate
("Pilsen")che per brevi istanti catapultano la memoria
ai Thin White Rope("Elizabeth"),tra veraci rock'n'roll
screziati di country("Spinnin' Head")e country-western
("November").

Oltre a meste fughe pianistiche di inconfutabile
derivazione waitsiana vecchia maniera(il primo segmento
di "No Lover To Mourn"),sanguigni soli chitarristici
("I Wish You(Portland Sun)")ed inaspettate aperture
d'archi("St.Christopher Street").

(Glitterhouse/Venus)



by Massimiliano Drommi - 27-12-2004


Swayzak-Loops From The Bergeire-CD

Hanno impiegato due anni i britannici Swayzak a dare
un seguito all'eccellente "Dirty Dancing".

James Taylor e David Brown,insieme a Kenny Peterson
(presentato come un nuovo componente effettivo),hanno
concepito l'album(nell'estate del 2003)in un casolare
della Francia del sud utilizzando pur sempre il laptop,
ma con un 'occhio di rigurado' nei confronti di una
strumentazione più convenzionale,aprendosi in tal modo
a nuove e determinanti soluzioni.


Pensabile eguagliare le brillanti atmosfere di "Dirty
Dancing" senza scadere in una mera riproposizione?
Asssolutamente sì.Anzi,se possibile "Loops From The
Bergeire" va oltre,superando ogni aspettativa,a
testimonianza dell'inventiva e della versatilità
degli Swayzak.

Autori di una tracklist frizzante,impeccabile nel
rivelare esplorazioni sonore ad ampio raggio,ricolme
di sensazioni del tutto coinvolgenti.

Un elettrizzante connubio tra ritmiche pulsanti("Another
Way","Snowblind"),devozioni new-wave("Keep It Coming",
"My House"),scenari electro("Speakeasy"),romantiche e
misteriose sensualità("The Long Night",in francese).

Tra i vertici dell'album,l'introspettivo dub-ambient da
notte fonda di "Then There's Her" e l'incalzante "8o8o",
dilaniata da corrosivi 'rigurgiti elettronici' e
dall'effettistica tremolo della sei corde.

Per nulla trascurabile il contributo alle voci di
Clair Dietrich,Mathilde Mallen e Richard Davis.

(!K7/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 23-12-2004


Clayhill-Small Circle-CD

Un ex Red Snapper(Ali Friend)e Sunhouse(Gavin Clark,al tempo
compagno di band del futuro regista Shane Meadows)assieme a
Ted Branes formano i Clayhill,e realizzano un primo album a
breve distanza dal CDEP "Cuban Green".

Ma è anche grazie all'importante supporto di altri musicisti
che hanno preso parte alle registrazioni(al violino,violoncello,
tromba,trombone,tastiere,percussioni etc.)se l'album risulta
essere così compiuto,ben definito.

"Small Circle" è un continuo avvicendarsi di emozioni folk-pop
neo-romantiche(di chiara matrice british),sviluppate attraverso
una compostezza velatamente malinconica,con una voce accorata
e passionale ad allietare piacevolmente.

Si parte nel migliore dei modi,dipingendo scenari colorati e
briosi.Ma dalla quinta traccia in poi cominciano a prendere
piede 'smarrimenti autunnali' di indubbia efficacia("Mistery
Train","Afterlight"),sufficientemente grigi e spogli.

Come disincantate 'tensioni agrodolci'("Even Tought")ed
umorali slanci emozionali su tappeti di fiati("Rushes Of
Blonde","Grasscutter").Passeranno inosservati?

(Eat Sleep/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 18-12-2004


Autistic Daughters-Jealousy And Diamond-CD

A distanza di un anno dal pregnante "Be Mine Tonight",
torna il neozelandese Dean Roberts,coadiuvato da Werner
Dafeldecker e Martin Brandlmayr(già nei Radian e Trapist).

Come primo passaggio,sono stati registrati a Vienna gli
scheletri delle tracce,lavoro successivamente sviluppato
e raffinato Bologna con l'aggiunta di chitarre,voci
ed altro.

Un nuovo progetto a tutti gli effetti,in fin dei conti,che
porta il nome di Autistic Daughters.Ma che non si discosta
di molto però da quanto proposto dal precedente "Be Mine
Tonight" intestato a Dean Robert stesso.

Si prosegue ancora lungo le tratiettorie di un avant-rock
'inscatolato' in un formato 'canzone'(qui più riconoscibile)
personale e passionale,dagli accenti ricolmi di fiaccanti
malinconie.

Che attanagliano dentro atmosfere 'espanse' e fragili(ma
in diverse occasioni Dean Roberts dimostra anche di saper
allontanare le tonalità languide in favore di una maggiore
vitalità).

"Jealousy And Diamond" riflette mirabilmente un intimismo
quasi palpabile,tanto è il lento trasporto che conduce in
luoghi 'privati',nei quali non è così facile accedere.

Splendidi intarsi jazzy("Florence Crown,Last Replay")
ed incessanti inondazioni emozionali("The Galsshouse
And The Gift-Horse")ci colpiscono in pieno.E ci lasciano
piacevolmente stupiti,come accade con l'inaspettata cover
di "Rainy Day In June" a firma di Ray Davies(Kinks).

(Kranky/Wide)









by Massimiliano Drommi - 11-12-2004


Pinback-Summer In Abaddon-CD

I Pinback(San Diego,CA)sono fondamentalmente un progetto di
Rob Crow(ex Thingy,Heavy Vegetables,Phisics)e Armistead
Burwell Smith IV,che ricordiamo già nei Three Mile Pilot
(ma in sede live la formazione si amplia con Kenseth
Thibideau,Cameron Jones e Ryan Bromley).

"Summer In Abaddon" è il primo full-length su Touch & Go,
ennesima conferma della bontà espressiva del duo.Il bello è
che,nonostante il raggio d'azione dei nostri arrivi a toccare
territori indie non assolutamente sconosciuti,ciò che ne
consegue è comunque un avvincente spaccato di sonorità
scintillanti ed inaspettate,dalla grana fine.

Tanto che cercare possibili pietre di paragone,non risulta
poi essere così facile.Forse proprio perché i Pinback,con
sapienza ed arguzia,riescono abilmente ad evitare le paludi
della stanchezza creativa,con la disinvoltura tipica di chi
non è solito frequentare 'luoghi comuni'.

Sotto quest'ottica "Summer In Abaddon" si candida a pieno
titolo come migliore raccolta del 2004 di canzoni 'pop',
di quelle fascinose e seducenti,meditate,dall'impianto
melodico solenne e sconfinato.In definitiva un album
variegato e sfaccettato negli intrecci strumentali,
dinamico ed arioso nell'utilizzo delle voci,splendido
negli arrangiamenti.Non fatevelo sfuggire.

(Touch & Go/Wide)



by Massimiliano Drommi - 4-12-2004


Greg Davis-Somnia-CD

Greg Davis è un musicista proveniente da Chicago,già
presente su numerosi singoli e compilations,nonché
proprietario dell'etichetta Autumn Records.

Ma principalmente è conosciuto per i suoi due album
"Arbor" e "Curling Pond Woods"(usciti per la Carpark).

Ogni traccia di "Somnia" è stata costruita tramite
l'impiego di un singolo strumento(chitarra acustica,
armonica,fender rodhes,magnus chord organ,salterio
suonato con l'archetto)processato attraverso un
computer.

Ciò che ne consegue è una musica sottile e penetrante.
Un viaggio interstellare verso galassie ignote.

"Somnia" è un disco che conserva al suo interno una
grande 'ampiezza',architettato con 'fluide' cadenze
oniriche lungo derive ambientali dall'avvolgente
effeto 'droning'("Archer","Fornace").

Fino ad impalpabili tessiture atmosferiche,che
scivolano via tra 'cascate' di inusitata beatitudine
("Campestral(version 2)")e sinistri sibilii altamente
ammalianti("Mirages(version 2)").

(Kranky/Wide)

























by Massimiliano Drommi - 2-12-2004


Woven Hand-Consider The Birds-CD

Con i suoi Sixteen Horsepower,David Eugene Edwards
ha conosciuto brevi istanti di notorietà durante il
periodo major.Periodo che però non è durato abbastanza
per consentire a questi 'outsiders di lusso' di incidere
adeguatamente sugli eventi,lasciando così al 'destino'
l'eventualità di una futura(e proficua)riscoperta.

Da tempo i Sixteen Horsepower sono stati restituiti
alla dimensione indie(a loro congeniale),unici e
personali nell'aver saputo riattualizzare la tradizione
country/folk-rock,ricoprendola di nuovi significati.
Non necessariamente imprescindibili,ma degni di risvolti
(di gran lunga)ricchi d pathos,dall'impatto emotivo non
indifferente.

Woven Hand è invece il progetto del solo David Eugene
Edwards(affiancato da altri musicisti),che con "Consider
The Birds" va nuovamente a rafforzare l'incredibile culto
consolidato attorno alla sua persona.

Un uomo rapito dalle proprie ossessioni.Ai vertci di una
espressività intensa e profondamente cupa,sagace,mai sazia
di rammentare miserie,passioni,smarrimenti.Legato ad un
immaginario greve e sepolcrale,biblico,tormentato.

Che va a fondersi con viscerali folk apocalittici e
'primarie pulsioni' alla Bad Seeds("Sparrow Falls","Bleary
Eyed Duty","Speaking Hands"),sconfinando in afflizioni
oniriche("Off The Cuff","Oil On Panel","Into The Piano")e
in 'crude' ipnosi("To Make A Ring").Da incutere (quasi)
timore("Tin Finger").

(Glitterhouse/Venus)














by Massimiliano Drommi - 29-11-2004


Daddy G-Dj -Kicks-CD

Per il nuovo "Dj-Kicks",la berlinese !K7 ha presecelto un
personaggio illustre,ovvero Grant Marshall,a.k.a. Daddy G,
membro fondatore dei Massive Attack(e del colletivo The
Wild Bunch)assieme a 3-D e Mushroom(da diverso tempo non
più della partita).

Teorico del 'Bristol Sound' nonché qualificato Dj(così ha
mosso i primi passi un ventennio fa),lo rammentiamo per
aver contribuito alla nascita(e al succcessivo sviluppo)
di quel fenomeno musicale in seguito etichettato come
trip-hop(definizione mai condivisa dal nostro per
l'accostamento agli 'acidi',in nessuna misura tollerati).

E non a sproposito si può parlare di figura fondamentale.
Un uomo perfettamente a proprio agio nell'ambito della club-
culture Daddy G,capace di miscelare con assoluta padronanza
i diversi stili(black-music,reggae,funk,hip-hop,dub)che da
sempre hanno contraddistinto la sua inconfondibile
estrazione musicale('corretta' con l'uso dell'elettronica).

La raccolta include,tra le altre cose(Willie Williams,Meters,
Johnny Osbourne,Leftfield...),un 'unreleased mix' di Tricky
("Aftermath"),"Karma Koma" cantata da Raisse,"I Against I"
condivisa con Mos Def(estratta dalla colonna sonora del film
"Blade 2"),i remix per Nusrat Fateh Ali Kan("Mustt Mustt")e
Le Negresses Vertes("Face A La Mer").E in chiusura il mix
dell'immortale "Unfinished Sympathy",ad opera di Paul
Oakenfold.

(!K7/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 26-11-2004


French Kicks-The Trial Of The Century-CD

Un EP("Young Lawyer" del 2001)e un album di debutto("One
Time Bells" del 2002)all'attivo per il quartetto di
Washington D.C.,ora in pianta stabile a New York.

Che si siano fatti 'adottare' dalla 'grande mela' per
poter beneficiare dell'allettante contesto che sta
fruttando la fortuna dei vari Interpol ed affini?

Facile pensarlo,considerando anche il contagioso potenziale
racchiuso nei French Kicks.Che sembrano avere sul serio le
carte in regole per potersi imporre su vasta scala.

Che tradotto vuol dire:sterminata sensibilità melodica e
raffinato tatto per le sfumature pop(addolcite da sonorità di
synth)che rivelano trascorse tendenze british(primi anni '80).

Inflessioni new-wave pertanto,e anche se sovente si respira
una certa solarità,non vengono accantonate ombre di mestizia
("Following Waves","Only So Long").Stiamo a vedere.

(Eat Sleep/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 24-11-2004


Paul Westerberg-Folker-CD

Una circostanza ricorrente.Ogni qualvolta esce un album di
chi ha fatto parte di una formazione fondamentale(o rilevante),
si è soliti usare il cattivo costume di lanciarsi a capofitto
in analisi accurate,cercando di scovare i dattagli più nascosti
(o quelli mancanti),operando valutazioni(nella maggior parte
dei casi)basate sul raffronto tra quella che è la provenienza
originaria(cioè la band in cui si è militati)e lo stato
attuale(ovvero la cosiddetta 'carriera solista').

Sono in tanti(diversa stampa)a ragionare in tali termini:e ciò
equivale ad affermare che esiste una linea di confine(invisibile)
che inevitabilmente collega(o meglio 'sorveglia')i due differenti
aspetti del percorso di un musicista.Bollati(a priori)come
inconciliabili,una sorta di condanna eterna senza alcuna
possibilità d'appello.

Una sentenza che parla chiaro:o si è ai livelli di una tempo(cosa
alquanto difficile dato che una band si regge sulla capacità e
sul genio dei diversi componenti,che decretano poi assieme il
risultato finale)o se un pò si modificano le coordinate(e non si
infilano i pezzi giusti con il mdesimo impatto e con la stessa
grinta di una volta),si può tranquillamente andare in pensione.

Secondo tale logica,Paul Westerberg(come molti altri)sarebbe solo
un glorioso reduce,destinato ad essere perennemente considerato
come 'colui' che un tempo fu nei Replacements.Un 'orfano' da
compatire,o peggio da stroncare a suon di recensioni-stroncature.

Ciò non equivale però a dire che "Folker" sia un capolavoro,ma
la fulgida testimonianza di un instancabile songwriter,sincero e
senza pretese,visceralmente innamorato del rock,unica ed immensa
passione.

(Vagrant/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 20-11-2004


Helldorado-Director's Cut-CD

Inequivocabile il significato delle prime quattro lettere
che compongono il nome di questa formazione norvegese,
significato che si può comprendere facilmente solo con la
lettura.A parole non lo si potrebbe individuare,e si
andrebbe ad immaginare un altro contesto,ben diverso da
quello evocato dal quartetto.Nessun eden quindi,delizie o
abbondanza,ma solo un luogo di eterno dolore,fiamme e
tormento.Differenze non da poco.

Un EP alle spalle,ed ora un full-length intriso di umori
neri,tanto per ribadire il concetto.Referente principale:
Sixteen Horsepower(palese l'ossessione del cantante Dag S
Vagle per David Eugene Edwards,sufficientemente imbarazzante
da rasentare il plagio).

E per essere vario,"Director's Cut" lo è.Possibile accostare
il punk-rock di "Teenage Queen" con il morriconiano sound filmico
(a colpi di nacchere)di "Dead River"?Oppure le epiche,astere e
drammatiche(e pompose aggiungerei)orchestrazioni di "Lucy And
Mary" con lo psychobilly di "Women Shouldn't Drink",o con il
country spedito di "Killer On The Highway"?.Gli Helldorado lo
fanno,con esiti non esattamente felici.

A complicare la situazione il riff di chitarra di "Payrolled",
maledettamente simile a quello di "TV Eye" degli Stooges,ed
un innocuo strumentale (simil)surf in chiusura("Surfin'
Transilvania").Troppa carne al fuoco.

(Glitterhouse/Venus)

by Massimiliano Drommi - 16-11-2004


Zu & Spaceways Inc.-Radiale-CD

Per il loro sesto album,i nostrani Zu(Jacopo Battaglia,Massimo
Pupillo e Luca Mai)hanno deciso di stringere un rapporto di
collaborazione con i chicagoani Spaceways Inc.(Ken Vandermark,
Hamid Drake e McBride),scegliendo come produttore Bob Weston
(l'altro Shellac più noto,Steve Albini,si era occupato di
"Igneo" del 2002)e come studio di registrazione il Semaphore
di Chicago.

La raccolta è suddivisa in due parti:la prima vede gli Zu
assieme al solo Ken Vandermark,la seconda entrambe le formazioni
al completo,impegnate nella rilettura di composizioni altrui.

Una frequentazione inaspettatamente tranquilla,verrebbe da dire,
considerando la rilassata disinvoltura free-jazz con la quale
viene trattata la strumentazione,non sempre complice di un
impatto spiazzante(anche se non mancano di certo furiosi stacchi
di tempo).

Intendiamoci,i musicisti hanno mestiere e competenza da vendere,
ma non si va di molto oltre una smagliante compostezza ed un
lucido equilibrio(specialmente negli omaggi a Sun Ra,Funkadelic
e Art Ensemble Of Chicago).

Ma episodi come "Canicula","Thanatocracy","Vegetalista",
"Pharmakon",risultano comunque essere decisamente appaganti,
densi.Il disco adatto per chi ha sempre considerato gli Zu
indissolubimemente ostici.

(Atavistic/Wide)


by Massimiliano Drommi - 13-11-2004


Andrea Chimenti-Vietato Morire-CD

"Vietato Morire" è stato realizzato in una casa nel bel mezzo
della campagna senese con il contributo di vari musicisti come
Massimo Fantoni e Matteo Buzzanca(indicati come 'colonne portanti'),
Steve Jensen,Gianni Maroccolo(P.G.R.),Maurizio Cenni,Paolo Giusti
Alessandro Fiori ed Enrico Gabrielli(Mariposa),oltre al Quartetto
Euphoria.

Un album che reca con sé i tratti distintivi di una raggiunta e
completa maturità,stilistica e compositiva.Da quando non esistono
più i Moda,Andrea Chimenti ha sempre trovato le giuste modalità
espressive per distinguersi in quanto a raffinatezza e candida
poeticità.

"Vietato Morire",in parte ispirato ad un quadro di Ivan Kramskoj
("...che raffigura l'uomo in un momento di apparente sconfitta..."),
è una raccolta di canzoni notturne ed atmosferiche dense di
riflessioni malinconiche,pacate nei toni,minuziose nei dettagli,
ricche di significati.

Dove sovente è la ballata pianistica a prendere il sopravvento
(l'evocativa "Quieta Notte").Con almeno due gemme:la soffusa e
jazzata "Prima Della Cenere",e la splendida ed accorata "Oceano",
resa immensa dalla presenza vocale di Patrizia Laquidara.

(Santeria/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 9-11-2004


Pan American-Quiet City-CD+DVD

Affiancato da un'eccellente parata di musicisti provenienti
dalla scena impro/alt-rock chicagoana come Charles Kim(Sinister
Luck Ensemble,Boxhead Ensemble),Tim Mulvenna(Vandermark 5,Jep
Bishop Trio/Quartet),Steven Hess(Hat Melter,Bosco & Jorge,
Aluminum Group)e David Max Crawford(Poi Dog Pondering,Wilco,
Stereolab),si riaffaccia nuovamente Mark Nelson.

E da qui torniamo a tirare un piccolo sospiro di sollievo,
dopo l'algido pulsare di "The River That Made No Sound" del
2002.Sì perché "Quiet City" segna un (parziale)ritorno
all'utilizzo di una strumentazione classica(chitarra,batteria,
tromba...),pur sempre 'vincolata' dalla mediazione del laptop.

In attesa di una ricomparsa dei Labradford(semmai avverà),c'è
da crogiolarsi non poco con il quarto album di Mark Nelson,che
ha tra l'altro anche deciso di ripristinare il suo peculiare e
e discreto cantato,o per meglio dire il suo confidenziale modo
di sussurrare fragili parole.

Sin dalle prime battute(gli arpeggi della sei corde in "Begin")
si fa strada una sottile vena introspettiva che rimanda
direttamente ai Labradford,sensazione ricorrente in diversi
frangenti del disco.

Dove fascinose ambientazioni notturne si sciolgono attraverso
romantici input passionali("Lights Of Little Towns"),tra gelide
folate isolazioniste("Wing","Shining Book"),spiragli onirici
("Inside Elevation"),squarci desolanti("Het Volk")e timide ma
ambiziose manovre d'avvicinamento verso l'estetica 'pop'("Lights
On Water").Disponibili anche dei filmati in DVD(in abbinamento
con le tracce audio del CD)diretti dallo stesso Mark Nelson
in collaborazione con Annie Feldmeier.

(Kranky/Wide)

by Massimiliano Drommi - 6-11-2004


These Arms Are Snakes-Oxeneers Or The Lion Sleeps When Its Antelope Go Home-CD

I These Arms Are Snakes,dopo i lusinghieri consensi raccolti
con il precedente mini "This Is Mean To Hurt You",siglano il
loro full-length di debutto,affidando la produzione alle mani
esperte di Matt Bayles(Blood Brothers,From Ashes Rise,Pretty
Girls Make Graves).

Nella formazione statunitense ritroviamo due personaggi che
hanno militato in misconosciute(ma gloriose)band come Killsadie
e Botch(rispettivamente Steve Snere e Brian Cock).E ciò,almeno
in buona parte,già definisce la cifra stilistica(e il furibondo
potenziale incendiario)contenuta in questa raccolta.

La materia qui trattata,inevitabilmente d'ascendenza post-core,
assume contorni febbrili,tra rasoiate di chitarra e liriche
avvinghianti sature di un instabile senso di straniante angoscia.
Dove si raggiunge una proporzione attraverso sonorità angolari,
esacerbanti,e dosate infiltrazioni di synth che spostano
l'accento su appetibili tracciati 'wave'("The Shit Sisters").

E si è avvolti in una cupa e malsana atmosfera,a tratti funerea
("Idaho"),con il 'groove' dei Girls Against Boys pronto per l'uso
("Big News")e lancinanti fluttuazioni lisergiche ricolme di
effetti dietro l'angolo,che sommergono tra dissonanze e clangori
metallici("Gadget Arms").

(Jade Tree/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 3-11-2004


The Helio Sequence-Love And Distance-CD

Brandon Summers(voce/chitarra)e Benjamin Weikel(batteria/
tastiere,già nei Modest Mouse di Isaak Brock)compongono gli
Helio Sequence,da Portland,Oregon.Alcuni lavori all'attivo
su Cavity Search("Accelerated Slow Motion Cinema EP" del
1999,"Com Plex" del 2000 e "Young Effectuals" del 2001).
E il successivo approdo alla corte della Sub Pop per la
quale esce il nuovo "Love And Distance".

Che si riallaccia mirabilmente a certo indie-rock 'spontaneo'
e disincantato,non esente dalle fascinazioni electro.Il
canovaccio dei pezzi mette in luce fluide melodie pop
lussureggianti(del tutto trasciananti),brillantemente
contaminate da 'casuali' frammenti country/blues,
amalgamati e metabolizzati con stile.

Il discorso si esaurisce con la componente elettronica,in
alcuni frangenti predominante,leziosa nel trafugare 'illusioni'
placide e trasognate,contestualmente azzeccate.Senza tralasciare
le visionari e contagiose modalità psichedeliche che marchiano
a fuoco l'intero album.Un percorso degno di nota,quello degli
Helio Sequence,che rivela molteplici sfumature nella scintillante
"Let It Fall Apart" e negli 'scroscianti candori' di "Blood Bleeds".

(Sub Pop/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 30-10-2004


Wolf Eyes-Burned Mind-CD

Ci vanno giù pesanti i Wolf Eyes di Ann Arbor Aaron Dilloway,
Nathan Young e John Olson,autori di una discreta quantità di
materiale nei formati più disparati(LP,CD-R,7",cassetta).

Dalla Sub Pop,dopo i 'candidi fiori pop' The Shins,Longwave,
The Helio Sequence,un'autentica aggressione famelica a fauci
spalancate.Oppure un incubo agghiacciante senza risveglio.

Un 'ingaggio' encomiabile da parte della label di Seattle,
che dimostra ancora una volta lungimiranti aperture a 360°.
Ma difficilmente l'album in questione si trasformerà in un
campione di vendite com'è accaduto di recente con "Give Up"
dei Postal Service,eventualità che sarà stata preventivata
già in partenza,a scanzo di aspettative deluse(e scarsi
riscontri in termini economici).

Ma veniamo a "Burned Mind".Una strumentazione composta in
prevalenza da 'aggeggi' elettronici,voce strozzata e distorta.
Ed una schizofrenia sonora malsana come 'rigurgito espressivo'
non facilmente quantificabile da un punto di vista di 'centri
nervosi danneggiati'.

Puro(industrial)noise sperimentale dall'effetto devastante,
lacerante,prorompente.Cupa esasperazione in fase terminale.
Nell'armadio,gli scheletri di Throbbing Gristle,Cabaret
Voltaire,Nurse With Wound.Il terreno ideale dove lasciar
germogliare 'rilassati' feedback glaciali(la title-track)
ed ossessive ipnosi dissocianti("Stabbed In The Face",
Village Oblivia").Ferite che sanguinano.

(Sub Pop/Audioglobe)


















by Massimiliano Drommi - 28-10-2004


Giaccone & Congiu-Una Canzone Senza Finale-CD

E'inevitabile.Prima o poi ogni cantautore che si rispetti
è tenuto a fare i conti con i propri 'maestri',che utilizzando
la magia della musica,sono riusciti ad affascinare facendo
varcare la medesima soglia a coloro che hanno avvertito la
necessità e l'urgenza di esprimere le proprie sensazioni
attraverso i 'moti dell'anima'.Quasi inspiegabilmente.
A metà strada tra sogno e realtà.

E a volte è sufficiente una manciata di canzoni a spingere
a voltare pagina,a determinare percorsi di vita,a trarre in
salvo dall'oblio dell'esistenza.Non una ragione assoluta,ma
di sicuro una forza ignota da non sottovalutare in nessuna
circostanza.Indispensabile ed essenziale non solo per chi la
musica la produce,ma anche semplicemente per chi ne è
instancabile fruitore.

"Una Canzone Senza Finale" segna la definitiva consacrazione
di Stefano Giaccone(Ishi,Franti,Howth Castle),tra i migliori
interpreti della tradizione della musica d'autore italiana,
e ci fa conoscere un pò più da vicino Mario Congiu(produttore,
nonchè chitarrista per Lalli,Mao,Bandamanera,qui intestatario
di "Fabbrica"),solitamente impegnato dietro le quinte.

Un album(composto quasi interamente da cover)che lascia intuire
le tante emozioni vissute negli anni accanto alle canzoni del
cuore,prese in prestito con (inevitabile)spirito nostalgico
(De Gregori,Fossati,Jannacci,Guccini,De Andrè,Lalli...),sulla
scia di incolmabili melanconie,che colano copiose dai versi di
Tenco("Vedrai Vedrai")e di Giaccone stesso("Come Mi Amerai").

(Santeria/Audioglobe)




by Massimiliano Drommi - 27-10-2004


The Delgados-Universal Audio-CD

Si riaccasano presso la loro etichetta Chemikal
Underground i Delgados,dopo la breve permanenza("Hate"
del 2003)su Mantra,necessaria per garantire(secondo
quanto riferito dalla band stessa un anno fa)una maggiore
esposizione ed una distribuzione più capillare.Stessa
sorte,grossomodo,è toccata agli Arab Strap,che da qualche
tempo fanno di nuovo parte del roster della label di
Glasgow,dopo essere stati scaricati dalla Go Beat!.

La buona notizia è che i Delgados non hanno smarrito
un'oncia di creatività(alla quinta prova in studio),
facendoci dono di una raccolta di canzoni briose e
smaglianti,di una freschezza del tutto lodevole,in
perfetto contrasto con il pessimismo attanagliante
dell'album precedente.

Se "Universal Audio" è stato concepito con la precisa
intenzione di 'elargire' melodie pop ricercate,pregnanti
(e mai banali),allora dobbiamo riconoscere che i Delgados
hanno centrato in pieno il bersaglio.

In pratica:guitar/indie-rock 'prestigioso' e sfavillante.
Energico ed ambizioso("Everybody Come Down"),angelico e
soave("Come Undone"),brillante ed incisivo("Is This All
That I Came For?").Reso speciale dalle voci di Emma
Pollock e Alun Woodward.

(Chemikal Underground/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 26-10-2004


Encode-Singing Through The Telescope-CD

Un'elegante e variopinta confezione in digipak introduce
nell'universo sonoro degli Encode,formazione varesina che
dopo apparizioni su alcune compilation come "Ghost Town" e
"Fading Here",realizza il primo full-length su Ghost Records.

"Singing Through The Telescope"(uscito lo scoso anno)colpisce
inaspettatamente sin dal primo ascolto,per ispirazione ed
equilibrio fra le differenti componenti sonore,segnali che
lasciano intuire possibili esperienze passate nell'ambito.

Infatti la band nasce dalle ceneri dei Frozen Fracture,Enter
K e Nastenka;ampliata in seguito con l'ingresso di Andrea Sessa
(sintetizzatori)ed Elena Ceci(voce).

Quello degli Encode è un indie-rock che si nutre di sensazioni
post-punk notturne e decadenti("An Addition To The Family"),che
vanno assaporate nella penombra("Delight Daylight","Abatement").
E che dire della trascinante "Unsubstantial Love",con la bella
voce di Elena Ceci ad ampliare le prospettive?Attendiamo un nuovo
avvincente capitolo.

(Ghost Records/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 25-10-2004


Violet Indiana-Russian Doll-CD

Robin Guthrie(ex-Cocteau Twins,qui nella duplice veste
di chitarrista e produttore)e Siobhan De Maré(alla voce)
compongono i Violet Indiana,e realizzano il secondo disco
dopo "Roulette" del 2001.

Sarà una questione di gusti,ma se c'è un aspetto che di
primo impatto non convince completamente è di sucuro la
timbrica vocale della De Maré,che non sempre riesce ad
essere espressiva e seducente come la situazione
richiederebbe,pur mantenendosi su dei livelli
qualitativamente più che dignitosi.

Un secondo appunto va fatto a Robin Guthrie,ovvero colui
che assieme ad Elizabeth Frazer ci ha donato alcune delle
più belle pagine della new-wave onirica anni '80:
tentare di rievocare i fasti di tempi oramai lontani in
totale assenza di presupposti basilari(una vocalist dalla
presenza magnetica e con una forte personalità come la
Frazer,un'ispirazione 'presente' e non confinata
altrove...),non giova a nessuno.Una rottura di
palle per chi ascolta(soprattutto),e forse
anche per chi tale musica la produce.

A volte fermarsi a riflettere cercando di prendere
decisioni sensate,diventa l'unica soluzione possibile
per risultare credibili e non affogare in un mare di
scempiaggini.Non c'è verso,"Russian Doll" è davvero
un album insipido.

(Bella Union/Wide)

by Massimiliano Drommi - 20-10-2004


Mirsie-El Santo-CD

"Aliens In A Bra" è stato l'album d'esordio per i
piemontesi Mirsie,che si ripresentano ora con molte
idee chiare ed una grinta di tutto rispetto.Anche in
questo caso,si guarda al di fuori dei confini italiani,
dove la band ha già tenuto diversi concerti e ricevuto
positive recensioni da magazine come Kerrang! e
Rocksound UK.

"El Santo",registrato da David Lenci(esperto in suoni
ruvidi...)e prodotto da Fred Oglevitch(?),fa riferimento
al garage-rock dei sixties,filtrato attraverso un'insana
e 'squassante' attitudine hard-blues da far fischiare le
orecchie.

Sostanzialmente sano e genuino rock'n'roll,ben suonato e
degnamente rivisitato.Che trova deraglianti vie di fuga nei
corrosivi interventi di wha-wha contenuti in "Everyday",e
nelle criptiche impennate punk di "Ko!".

(Voluto/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 19-10-2004


Tellaro-Tellaro-CD

Esce per la label tedesca 2.nd Rec l'EP d'esordio dei
Tellaro,in attesa dell'album intero che,stando alle
note della casa discografica,si preannuncia orientato
più sul versante elettronico.

Nel frattempo abbiamo questo mini(di cinque tracce)
che rappresenta un buon biglietto da visita per il
trio siciliano composto da Francesco Catone(Twig
Infection),Carmelo Sciuto(Jerica's)e Tazio Iacobacci
(Keen Toy,Pola);registrato al Life Studio di Catania
durante l'inverno del 2002.

Ad affiorare sono soffici melodie nostalgiche e
romantiche("Pocke Her"),dal vezzo orchestrale("We're
Gonna Ride"),scandite dalla monotonia di una drum-
machine("Adamalfio");tra cupe divagazioni acustiche
che richiamano l'inquietudine di Jeff Buckley("Puzzle
In A Shell")e torridi intrecci indie-rock("Who Told
You Reds Fits You").Vedremo gli ulteriori sviluppi.

(2.nd Rec/Wide)

by Massimiliano Drommi - 16-10-2004


Thievery Corporation-The Outernational Sound-CD

Mix album per Eric Hilton e Rob Garza.Inutile ricordare
l'importanza del duo di Washington DC in ambito 'ritmico',
come la grande disinvoltura dietro la strumentazione
elettronica.Musicisti,produttori e manipolatori di
materiale altrui(vari lavori per gente come David Byrne,
Stereolab,Pizzicato Five,Baaba Maal),nonchè proprietari
dell'etichetta Eighteenth Street Lounge.

Per la quale esce "The Outernational Sound",sfavillante
raccolta che mette in luce una poliedricità sonora ripiegata
su una ricercatezza e su un gusto innegabilmente alla portata
di pochi.Un album che coglie in pieno lo spirito dei tanti dj
set allestiti dai Thievery Corporation,dove convergono
sensazioni differenti,quali easy listening,dub,afro-beat,
reggae,bossanova ed altro ancora.

Assemblaggi ben levigati e rifiniti,ma completamente a
servizio di un 'classicismno' che sprigiona molta ordinarietà.
In scaletta,tra gli altri,si possono scorrere nomi come David
Snell,Gimmicks,Crazy Penis,Block 16,Boozoo Bajou,Troublemakers,
Beatfanatic,Indian Vibes,Delroy Wilson.

(ESL/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 13-10-2004


Lilium-Short Stories-DVD

Secondo album(già edito in formato CD)per i Lilium,ovvero
Pascal Humbert e Jean-Yves Tola,entrambi nei Sexteen
Horsepower),che per l'occasione si sono lasciati circondare
da vari guest che hanno contribuito in maniera differente
alla riuscita del disco.Ognuno con il proprio peculiare
carisma e stile.Anche se è possibile rintracciare qua e
là elementi che configurano una comune tendenza verso la
musica tradizionale statunitense.

"If They Cheered",posta in apertura,è un incantevole paesaggio
lunare che si rispecchia nella mesta tristezza della voce di
Kal Cahoone,un folk scarno in stile Cat Power scandito da
soffici colpi di spazzole.Non poteva mancare all'appello
David E.Edwards(frontman dei Sixteen Horsepower),straordinario
interprete in "Whitewashed",ballata tetra e sofferta,dolente
e spettrale,che trasmette molta inquietudine interiore.

Degli altri brani,da ricordare "Lover"(con Jim Kalin al
microfono),un country polveroso che morde come un serpente
a sonagli.Oltre a "Sorry",trascinante e sensuale duetto tra
Tom Barman(Deus)e Kal Cahoone,sospeso tra atmosfere noir e
soffuse dal retrogusto vagamente jazzy,impreziosite da lievi
vibrazioni di violino.

Gli altri ospiti sono Daniel Mc Mahon,John Grant(Czars),Stewart
Kimball,Kelly O'Dea e i due ex-Morphine Dana Colley e Billy
Conway.Ogni traccia è legata ad un'immagine,perlopiù foto dei
personaggi coinvolti.Inclusi inoltre i tre brani strumentali
("Leaving",Water","End")utilizzati per la colonna sonora del
film "The Rain Has Forgotten Us",diretto da Mary-lyn Chambers.

(Glitterhouse/Venus)



by Massimiliano Drommi - 11-10-2004


Various Artists-Neurot Recordings I-CD+DVD

"Neurot Recordings I" è una racolta contenente(in prevalenza)
estratti dagli album che compongono il catalogo della Neurot,
label di San Francisco.Chi già la conosce,sa bene cosa
aspettarsi.Sonorità scure e pesanti dal taglio apocalittico,
o comunque sempre notturne e 'sinistre',per nulla rincuoranti.

Come nel caso dei Neurosis,i 'padroni di casa'(qui sia da soli
che in compagnia dell'ex-Swans Jarboe),Enablers,Isis,Tarantola
Hawk.Ampio spazio anche al noise,come quello cerebrale dei
Sabers o più marcatamente post-core dei Zeni Geva,alla
sperimentazione ambient dei Lotus Eaters;al folk 'religioso'
di Steve Von Till e agli austeri passaggi cameristici dei
Culper Ring.

Tra i brani inediti troviamo le incredibili deflagrazioni degli
Oxbow("Time's Up,Sailor Man"),le atmosfere vellutate dei Grails
("Reprieve")e le assuefazioni slow-core dei Blood & Time("A
Silver Ocean Storm").

E non è finita.Il CD e accompagnato da un meraviglioso DVD che
include video di Neurosis,Tribes Of Neurot,Bee And Flower,Tarentel,
VHK,un filmato per 'adulti' sugli Oxbow diretto da Christian Anthony;
tracce edite(solo audio)di House Of Low Culture,Vitriol,Physics,
Amber Asylum,Scott Kelley,più una versione rivista in studio
per KK Null.

(Neurot Recordings/Goodfellas)


by Massimiliano Drommi - 10-10-2004


Richard Youngs-River Through Howling Sky-CD

Quinto album per lo scozzese(di Glasgow)Richard Youngs,
dopo "Sapphie","Making Paper","May" e "Airs Of The Ear",
sempre per l'etichetta Jagjaguwar.Altri album all'attivo
in collaborazione con personaggi come Makoto Kawabata
(Acid Mothers Temple),Simon Wickham-Smith,Neil Campbell
(e con Sunroof! e Vibracathedral Orchestra).

"River Through The Howling Sky" rimanda al primo periodo
di Youngs,felice quanto gradito ritorno alle origini per
questo autote assai curioso ed interessante.Una nuova
immersione dentro atmosfere intimiste e rarefatte che
conducono lentamente verso l'oblio,a tratti stringenti
e surrreali,permeate da un forte senso di tranquillità
e solitudine.

Sonorità di chitarra(elettrica,principalmente)disegnano
scenari crepuscolari ed arcani,in un incessante alternarsi
di passaggi minimali e dilatati,tra scarne note e leggeri
feedback dall'effetto lacerante.

Dove una voce dai contorni inquieti viene punteggiata da
svolazzi di campanelli e da lievi incursioni di electronics
e percussioni.Apice del disco è "Red Cloud Singular",
ventiquattro minuti d'impalpabile poetica visionaria,
cupa e spossante.

(Jagjaguwar/Wide)

by Massimiliano Drommi - 9-10-2004


Black Dice-Creature Comforts-CD

I Black Dice ci ripensano,e invece di affondare il coltello
nella piaga("Beaches & Canyons" del 2002),se ne escono fuori
con un album(a breve distanza dall'EP "Miles Of Smiles")che
ha tutta l'aria della presa in giro.In fin dei conti quasi
'accessibile'(termine ovviamente da prendere con le molle),
vista e considerata la temibile 'corruzione delle forme'
pianificata in principio dalla formazione newyorchese.

"Creature Comforts" è un ipnotico naufragare in un mare di
sonorità caleidoscopiche sotto una fitta pioggia di rumori
ansiogeni e disturbi digitali.Suoni che si spappolano e si
attorcigliano,dall'impatto 'caricaturale',spesso in preda
a nevrotiche fluttuazioni verso sponde ignote.

Un'avanguardia elettronica irritanate ed obliqua(che include
anche inserti di chitarra),in grado di confondere e divertire
allo stesso tempo.Infantili scarabocchi come "Cloud Pleaser",
"Island","Live Loop","Schwip Schwap" fanno da contorno ad
episodi più sostanziosi(la lunga ed ambientale "Skeleton",
magnificamente illuminata da bagliori psichedelici);tra
schizzi di lucida follia("Night Flight"),'aliene
beatitudini'("Treetops")e brevi accenni percussivi
("Creature").

(Fat Cat/Wide)


by Massimiliano Drommi - 8-10-2004


Mike Ladd-Nostalgialator-CD

Il newyorchese Mike Ladd,per chi non se ne fosse ancora
accorto,è diventato oramai uno dei più importanti personaggi
chiave per comprendere l'hip-hop attuale(e futuro)nelle sue
varie forme e sfaccettature.Piaccia o meno,l'evoluzione del
genere passa anche attraverso lui.

Un curriculum di tutto rispetto:professore d'inglese presso
l'università di Boston e Long Island.Una serie di album
all'attivo:quattro come solista("Easy Listening For
Armaggeddon","Live From Paris","Welcome To The Afterfuture",
"Vernacular Homicide"),due come The Infesticons e The
Majesticons(rispettivamente "Gun Hill Road" e "Beauty Party"),
uno in compagnia di Vija Iyer("In What Language?").Incluse
collaborazioni con EL-P,Vast Aire(Cannibal Ox),Saul
Williams e Anti Pop Consortium.

"Nostalgialator" è un disco che rispecchia l'approccio estroso
di Mike Ladd alla materia hip-hop.Quindi libertà dagli schemi
ed un variopinto utilizzo di differenti modalità espressive
(con una particolare affezione per il black-rock dei '70),
che si concretizzano in episodi dal tiro punk("Wild Out Day"),
tra r'n b' velenosi("Trouble Shot"),slancy poetry("How
Electricity Really Works"),ruffianate funky/soul("Housewives
At Play"),introspezioni jazzy("Off To Mars?")e caotiche
sfuriate("Afrotastic").

E sul finale,la rilettura di un brano della tradizione folk
("Sail Away Ladies")reso celebre nel '57 da Odetta.
Alla produzione,Sotty Hard (De La Soul,Wu-Tang Clan,
Jon Spencer Blues Explosion,Einsturzende Neubauten).

(!K7/Audioglobe)








by Massimiliano Drommi - 7-10-2004


Heligoland-Shift These Thoughts-CD

Australaini di Melbourne,gli Heligoland realizzano il
loro primo full-length dopo un e.p. omonimo del 2000
e due 7","Separate/Cabo De Gata" e "Along The Snowline/
Herringbone",rispettivamente del 2002 e del 2003
(entrambe le tracce presenti sui lati B dei sette
pollici sono qui riproposte).

"Shift These Thoughts" è uno di quei dischi che non
passano inosservati.Forte nell'esibire melodie a
'cuore aperto' di una bellezza rara,come passaggi
armoniosi che rivelano una sensibilità sopraffina.

Fascinose pulsazioni oniriche che rimandano
all'impalpabilità dei Cocteau Twins("Nowhere And
Now"),vengono affiancate da lancinanti e taglienti
ipnosi dalle tinte fosche("Herringbone",stilisticamente
vicina ai Clear Horizon di David Pearce e Jessica
Bailiff);tra circolarità strumentali("Farewells,
Promises")e tensioni crepuscolari("Cabo De Gata").

Incantevole nel dispensare dolci e vibranti sensazioni
celestiali è Karen Vogt,magnifica ed evocativa come
Margo Timmins(Cowboy Junkies)ed Elizabeth Frazer.

(Big Rig/Blue Tears)


by Massimiliano Drommi - 6-10-2004


Cary Hudson-Cool Breeze-CD

Cary Hudson,originario del Missisipi e trascorsi dentro
formazioni come Hilltops e Blue Mountain,giunge alla sua
secondo prova solista(coadiuvato da vari musicisti)dopo
"The Phoenix" del 2002.Songwriter,cantante,chitarrista,
Cary Hudson è il classico autore sincero ed onesto.
Amante delle radici della musica statunitense,capace
di essere autentico e di risultare credibile.Coinvolgente
nel ripercorrere i sentieri della tradizione,con trasporto
e mente lucida,compostezza e senso del rispetto nei
confronti dei propri 'antenati'.

"Cool Breeze" è un album ricco di emozioni southern-
rock e country-blues,dalle tonalità solari ed avvolgenti,
estremamente lineare nelle melodie e nelle armonie.

Accanto ad abrasivi e melmosi blues("Things Ain't What
They Used To Be","Jellyroll","Ain't No Tellin'")con
tanto di slide-guitar ed armonica,si collocano episodi
più pacati dal pregevole approccio melodico("What The
Old Man Told Me","Bay Street Blues","Some Things Never
Change","8 Ball Blues" che rimanda ad Elliott Smith).
Fino a momenti acustici essenziali e piacevoli("Don't
Hasten Away" e la springsteeniana "Little Darlin'").

(Glitterhouse/Venus)

by Massimiliano Drommi - 5-10-2004


Lanterna-Highways-CD

Da Champaign,Illinois,una raccolta di lunghe tracce
strumentali per i Lanterna,formazione composta dall'ex-
Area e The Moon Seven Times Henry Frane(chitarra e
principale responsabile del progetto),Eric Gebow
(batteria)e Mike Brosco(effetti).

"Highways" è un album impregnato di umori desertici,
ricco di vellutate ed insinuanti sonorità cristalline,
ammaliante e conciliante nei suoi passaggi trasognati ed
ipnotici.Una musica vaporosa e languida,dalle tonalità
delicate ed avvolgenti,che evoca spazi sconfinati.

Che a volte si avvicina pericolosamente a certo manierismo
new-age,dolcemente evocativo e nostalgico,con alcune
reminiscenze di gruppi come Savage Republic e Scenic(la
grafica è stata curata proprio da Bruce Licher).

Comunque sia,"Highways" convince essenzialmente quando
riesce a diluire l'ambiente circostante,lasciando ad un
lento abbandono in prossimità della dimensione onirica
("Clear Blue","Last Practice","Seasons").Suggestivi ed
appaganti anche gli episodi più introspettivi,in cui è
la sei corde a deliziare con inebrianti note("Canyons",
"Adriatic").

(Badman/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 3-10-2004


The Thermals-Fuckin A-CD

Esattamente un anno fa usciva "More Parts Per Million",
album di debutto per un gruppo di 'casinisti' e sgangherati
punk/lo-fi/rockers provenineti da Portland(OR):The Thermals.
Ad investire su di loro,ancora la Sub Pop,alla produzione di
nuovo Chris Walla dei Death Cab For Cutie.

In effetti c'è da stare allegri con Hutch Harris e soci,che
nulla risparmiano,concedendosi completamente fino alla stremo
delle forze.Ciò lo si evince dalle tracce del disco:tirate fino
all'osso come poche(che si esauriscono in brevi intervalli di
tempo,salvo in un episodio in cui si arrivano a sfiorare i tre
minuti e diciotto secondi!),incisive ed esplosive("Forward",
"Thank You Goodnight"),che risucchiano dentro abrasivi vortici
melodici("Every Stitch","When You're Thrown").

Spiccate inclinazioni per i feedback dilanianti("Our Trip",
"A Stars Like Yours","Keep Time")e piccole virate in direzione
country-punk("Let Your Earth Quake,Baby").Registrato leggermente
meglio rispetto al precedente,"Fuckin A" conserva intatta
l'irruenza tipica dei Thermals.Quella dettata da anima e cuore.

(Sub Pop/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 2-10-2004


Ill Lit-I Need You-CD

Secondo album per gli statunitensi Ill Lit,prodotto in
collaborazione con Dylan Magierek(Mark Kozelek,Erlend
Oye,Call And Response).Continua l'esplorazione di
D.Aeham e soci nei meandri della musica country/
folk a stelle e strisce,che partendo da presupposti
tipicamente cantautorali,finisce per lambire sponde
elettroniche in bassa fedeltà.

Il tentativo degli Ill Lit,sembrerebbe essere quello di
coniugare la classica ballata(che richiama i Calexico
specialmente nella timbrica vocale)con beat artificiali,
suoni di synth,field recordings e quant'altro.

I risultati,in verità,lasciano un pò a desiderare.Di per
sè sarebbe sufficiente la discreta capacità compositiva
a reggere il gioco,senza inutili drappelli o dubbie
manipolazioni.Tracce come "West" o "Anniversary",
asciutte e genuine,evidenziano chiaramente il
background 'traditional' degli Ill Lit,in
collisione con superflui electronics("Mid-
City","Spring Chicken","Mostly Fair Skies",
"Freeway").Ma quando le luci si abbassano,
e le atmosfere si fanno raccolte("Broken"
Open Fence",The Passing Lights")o più
meditate("In The Thick"),ne esce
comunque fuori un bel sentire.

(Badman/Goodfellas)










by Massimiliano Drommi - 1-10-2004


Call And Response-Winds Take No Shape-CD

Provengono dalla Bay Area,California,i Call And Response,e
siglano il loro secondo album per la Badman(l'omonimo debutto
è uscito nel 2001 per la Emperor Norton)."Winds Take No Shape"
è di uno splendore unico.Ancora una volta,a conferire grazia
e delicatezza,è una voce femminile:quella di Carrie Clough,
sognante e solare,perfettamente in sintonia con il corredo
strumentale.

La formula sonora adottata dalla formazione statunitense
racchiude eleganti frammnenti spacey-jazz,candide armonie
pop e morbidi passaggi acustici.Tonalità limpide e trasparenti,
rese leggere da discrete ma efficaci incursioni di synth.
Violino e violoncello in diversi frangenti.

Canzoni che vanno immediatamente in circolo,dall'inebriante
aroma retrò,idealmente sospese tra Stereolab e Saloon.Quindi
in buona misura d'orientamento british,ma senza nuvole grigie
all'orizzonte.Con almeno una vetta inarrivabile("Eclipse").
Una sorpresa inaspettata,di quelle che non si dimenticano
tanto facilmente.

(Badman/Goodfellas)


by Massimiliano Drommi - 1-10-2004


Magicnumber-That Day-CD

Magicnumber è la sigla dietro la quale si cela il
ventiquattrenne Ross Hillard,proveniente da Leicester
(UK),che sigla con "That Day" il suo album di debutto
per la Stereo Deluxe.Per realizzare il disco,sono
stati coinvolti diversi musicisti e vocalist(tra gli
altri Atjazz,Ben Trigg,Tom Wardle,Clare Hill già
collaboratrice dei Jazzanova,Jane Hamilton,Vicky
Harrop,Raymond Hangry,Pete Wright,Dwane B.Stewart).

Il disco,ben arrangiato e prodotto,scivola via senza
scossoni o radicali cambi di rotta,conturbante e fin
troppo dentro le righe.Ritmiche tipicamente 'clubby',
suoni puliti ed un tantino stucchevoli fanno da
contorno ad atmosfere da retrogusto nu-jazz,dove
vengono ben evidenziate mielose qualità canore di
matrice soul.

Un campinario di canzoni 'cool' e lineari,che davvero
non richiedono una grossa concentrazione.A parte i
sette minuti di "Sun Song",ripetitiva all'inverosimile,
srotolata su armonie da colonna sonora che riescono a
catturare per brevi istanti.

(Stereo Deluxe/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 30-9-2004


Blue States-The Soundings-CD

Due album all'attivo("Nothing Changes Under The Sun" del
2000 e "Man Mountain" del 2002)per Andy Dragazis,fino a
poco tempo fa il solo a nascondersi dietro la sigla Blue
States."The Soundings" segna il definitivo cambio di
tendenza,sia dal punto di vista dell'organico,che da
quello sonoro.

L'impressione di un'avvenuta matamorfosi viene confermata
man mano che si scorre la track-list del disco:poco o
niente resta dell'elettronica downtempo degli esordi.Altri
i riferimenti,differente l'impostazione strumentale.

In prima istanza Andy Dragazis,come si evidenziava in
apertura di recensione,non è più l'unica testa pensante:
dopo aver reclutatato un batterista(Jon Chandler)ed un
cantante/chitarrista(Chris Carr),ha dato corpo ad
un'avventura che in parte spiazzerà i fan di vecchia
data.

Il nuovo corso del progetto Blue States parla i linguaggi
della canzone pop,solenne e melodica,zuccherosa,frivola ed
immediata,dove fanno capolino avvolgenti suoni si synth.
Tra i momenti migliori della raccolta,da segnalare la
sognante "Ten Shades" e gli strumentali "One Night On
Tulane" e "Leaning In",aromatizzati con spezie new-wave.

(Memphis Industries/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 30-9-2004


The Blithe Sons-Arms Of The Starfish-CD

Quinto full-length per Loren Classe(Id Battery,Thuja e
Glenn Donaldson(The Birdtree,Thuja,Mirza)dopo "Dirt &
Clouds(2000),"Waves Of Grass"(2001)e "We Walk The Young
Earth"(2003).

La proposta dei Blithe Sons è indubbiamente peculiare
e ricercata,sorta di esperienza mistica aperta a
varie soluzioni ambientali."Arms Of The Starfish"
porta con sé lo stupore e l'ammirazione per i
paesaggi naturali,dove le tracce dell'album sono
state(per la maggior parte)registrate utilizzando
prevalentemente una strumentazione acustica o
alimentata da batterie(chitarra,dulcimer,banjo,
harmonium,violin-uke,flauto,armonica a bocca
tailandese).

"Arms Of The Starfish" è una suggestiva raccolta di
composizioni realizzate in posti ben precisi(in
prossimità del mare,lungo le coste),felice connubio
tra dilatati passaggi di folk minimalista e sonorità
attinte dall'ambiente circostante(onde che si
infrangono,il vento,il 'canto'dei gabbiani.Un percorso
caratterizzato da scorci claustrofobici("Animal Of
The Seashore"),come da interminabili affondi onirici
("Sea-Glass").In una traccia("Foam"),il contributo
di Greg Bianchini.

(Family Vineyard/Wide)


by Massimiliano Drommi - 30-9-2004


Murcof-Utopia-CD

In attesa del seguito di "Martes"(del 2002)previsto per
settembre(che dovrebbe essere accompagnato anche da un
DVD),il messicano di Tijuana Murcof(all'anagrafe Fernando
Corona),fa uscire questo succulento disco(settantacinque
minuti di musica)venduto a prezzo speciale.

"Utopia" raccoglie l'EP "Ulysses"(uscito poco tempo fa),
ovvero due intense e sublimi tracce crepuscolari in
direzione minimal-techno ricche di suggestioni
cinematografiche,oltre a sette remix e a due tracce
inedite.

A manipolare il materiale di Murcof ci sono nomi come
Icarus,Coolen,Deathprod,Fax,Jan Jelinek,Sutekh,Geoff
White,tutti all'altezza della situazione senza alcuna
eccezione.

Una raccolta entusiasmante in definitiva,tra beat
marziali in un tripudio glitch("Memoria"),frantumazioni
ritmiche("Maiz"),paesaggi spettrali e misteriosi("Ulysses"),
trasfigurazioni sonore("Mo")e dilatazioni ambientali di
arcana bellezza("Mium").Dei brani nuovi,menzione a parte
per l'inquietante "Ultimatum",resa ossessiva da un
agghiacciante micro-rumore intermittente su un
orrorifico sfondo di piano ed archi.

(Leaf/Wide)


by Massimiliano Drommi - 29-9-2004


Firewire-A Tribute To Manzini-CD

Un album d'esordio che decreta in partenza la fine del
progetto stesso.Tristi circostanze segnano l'uscita di
"A tribute To Manzini",nato sotto i migliori auspici,ma
purtroppo destinato a non avere un seguito.

In principio ci fu la frequentazione,e conseguentemente
l'idea di una collaborazione tra Frederic Stader(aka Din-
st,Dj Maxximus,addetto alla strumentazione elettronica)e
Carl Crack(Atari Teenage Riot,Whatever,impegnato alla voce),
concretizzatasi in alcune session di registrazione.

Ma l'improvvisa scomparsa di Carl Crack ha impedito che
quanto pianificato avesse naturalmente un proprio corso.
La City Center Offices,ha comunque ritenuto opportuno
dare alle stampe "A Tribute To Manzini"(le parti vocali
erano già state registrate),raccolta contenente sette
tracce impregnate di soul depressivo mescolato con
atmosfere malsane ed oscure.

Che trovano sbocchi espressivi a cavallo tra sperimentalismi
hip-hop("The Driver Is The Soul And The Body Is The Motor"),
voragini ossessive("No Exit"),martellanti mantra ipnotici
("Every Day")e catacombali stati comatosi("Down").

(City Center Offices/Wide)

by Massimiliano Drommi - 29-9-2004


Igloo-Igloo-CD

Album di debutto per Adam Pierce e Doro Tachler sotto la sigla
Igloo,entrambi dentro i più noti Mice Parade.Nonostante la
lontananza(Adam vive a New York,Doro a Monaco),i due hanno
trovato il modo per dare vita alle composizioni(che quando
non sono strumentali,sono cantate in inglese e tedesco),
ripiegando sui 'bassi costi' e sulla spontaneità della
resa sonora.

Le registrazioni,infatti,sono state realizzate nell'intimità
delle mura domestiche(si può scorgere una certa rilassatezza e
giocosità di fondo)utilizzando principalmente un semplice
quattro piste(in definitiva la 'macchina' più azzeccata per
catturare il caratteristico spirito 'naif' di tale progetto).

E non siamo poi molto distanti da quanto già proposto dai
Mice Parade.Vale a dire tracce dal piglio elettro-acustico
costruite con strumenti quali chitarra,maracas,vibrafono,
percussioni.In cui sovente è la reiterazione e prendere il
sopravvento("Cricket","Flashback","Ships That Pass In The
Night").Tra suadenti scambi vocali("Found"),spensieratezze
lounge("Frog"),languori etnici("A Ye Yo")ed innocenti
rimandi ai Lali Puna("In The Attic").

(Bubble Core/Afterhours/Wide)







by Massimiliano Drommi - 23-8-2004


Lovers-The Gutter And The Garden-CD

Dietro le quinte dei Lovers(formazione di Athens,Georgia)
si nasconde Carolyn Hart Berk,autrice di (quasi)tutte le
composizioni,presenza magnetica e trainante,dal sottile
fascino chiaroscurale.Impeccabile nell'imbastire melodie
pacate e riflessive,brillanti e preziose,e al contempo
timidamente malinconiche.Ma vitali.

"The Gutter And The Garden" giunge dopo il lavoro d'esordio
"Starlit Sunken Ship",ed è una raccolta di candidi fiori
folk su tappeti acustici ed elettrici,che incantano con
la loro fragrante lucentezza.

Ballate emozionanti senza tempo,che rimandano ad una
versione al femminile degli Arab Strap più meditabondi e
romantici("The Air You Breath Is Full Of Ghosts"),ai
Mazzy Star("Your Handwriting,A Porch Song"),persino a
Suzanne Vega("Season's Greatings"),con qualche strizzatina
d'occhio a Conor Oberst("Kid Quiet","Oh Silent Night").
Tra gli ospiti Heater Macintosh(Japancakes,Bright Eyes).
Produce Andy LeMaster(Now It's Overhead,Bright Eyes).

(Orange Twin/Wide)

by Massimiliano Drommi - 7-8-2004


The Creekdippers-Political Manifest-CD

Già dal titolo,si intuisce dove "Political Manifest" andrà
a parare.Un'altra pietra scagliata a viso scoperto contro il
governo americano Bush,con rabbia,esasperazione,indignazione.
Una delle più tristi e false realtà che gli Stati Uniti
d'America ricordino.

La musica può fare anche questo,denunciare attraverso il
contenuto delle liriche il malessere sociale di chi in
prima persona è costretto a vivere una situazione politica
nefasta,contraddittoria,paradossale,immonda.

Così ha fatto Mark Olson,come altri suoi colleghi,decidendo
di non tacere e di non restare a guardare.L'ex-Jayhawks,
affiancato dalla moglie Victoria Williams(e dai fidi Raz
Russell,Tom Freund e Don Heffington)a distanza di pochi
mesi da "Mystic Theater",torna con un album di protesta
a tutti gli effetti.Un disperato tentativo per scrollarsi
di dosso quel tremendo senso di frustrazione che spesso ha
accompagnato lunghe notti insonni.

La sostanza di "Political Manifest" non lascio spazio ad
equivoci:undici tracce anti-George W. Bush,mai come ora
così indispensabili,essendo le elezioni presidenziali
americane oramai alle porte.Dal punto di vista musicale,
un terrigno e spontaneo folk/country-blues amante della
ballata placida ed insinuante.Un Atto doveroso.

(Glitterhouse/Venus)












by Massimiliano Drommi - 5-8-2004


Le Loup Garou-Capri Apocalypse-CD

Visionari,folli,ironici e scanzonati.Il trio franco-napoletano
dei Le Loup Garou(sulle scene da più di un decennio),pubblica
un nuovo album che in tutta sincerità è uno spasso,puro
divertimento.

L'ambientazione(immaginaria)è quella di una specie di
'Hollywood Monster Party',dove è possibile trovare Dracula,
l'uomo Lupo,Mr.Hyde,il barone Victor Von Frankestine,la donna
Pantera,intenti a bere un cocktail verde fumoso e a fare sesso...
Situazioni e personaggi frutto di una grande spirito fantasioso,
che di certo non manca ai Le Loup Garou.

Ma non stiamo parlando di un film,ma di un disco il cui intento
è comunque di evocare il contesto sopraccitato,essendo un
appasionato tributo a due icone del cinema horror di serie B,
vale a dire Ed Wood e Bela Lugosi.

La formula sonora(a base di lounge,musica folcloristica,pop,jazz
e quant'altro)è accattivante e solare,spumeggiante e spensierata.
Velati ammiccamenti agli Stereolab("Hollywood Monsster Party")e
tracce cantate in francese,spagnolo e italiano.Disponibile anche
una versione in vinile di "Capri Apocalypse" limitata a 300 copie.
Ideale per il sollazzo estivo.

(Polosud Records)


by Massimiliano Drommi - 5-8-2004


Kohn-Bruce Willis-CDEP

A quanto pare Bruce Willis sarebbe in tutto e per tutto
l'eroe personale di Jurgen DeBlonde,aka Kohn,che sigla
il quinto e.p. della 'Portrait Series' ideata dalla
Western Vinyl(che include anche altri nomi come Bonnie
Prince Billy,Papa M,Appendix Out,Anomoanon).

Sei tracce in totale compongono questo mini,interamente
dedicato alla figura e alle 'gesta' del famoso personaggio
cinematografico.Sotto il profilo musicale,Kohn si presenta
come un autore che gradisce esprimersi in un formato
elettronico,utilizzando scarti glitch,voce effettata al
vocoder ed ambientazioni spaziali.

A parte brevi riempitivi rispettivamente posti in apertura
ed in chiusura("One Morning Skyline","One Heroic Breakfast"),
il disco esibisce una buona forma nell'inaspettato assalto
rock intitolato "Du Bist Alice",nelle vaporose immersioni
notturne di "One Dark Night" e nei rimandi orrorifici ed
alieni di "Bruce Willis Is My Hero;He Keeps On Saving The
World".Eroi che svaniscono nel nulla.

(Western Vinyl/Wide)

by Massimiliano Drommi - 2-8-2004


Animal Collective-Who Could Win A Rabbit-CD

Trattasi del nuovo singolo estratto dal recente "Sung
Tongs" per il duo composto da Avey Tare e Panda Bear,
meglio conosciuti come Animal Collective,di stanza a
Brooklyn.Disponibile anche in versione vinile,l'uscita
dell' e.p. è accompagnata dal primo video mai realizzato
dalla band.

Solito approccio visionario e fuori di testa,com' è
d'altronde lecito aspettarsi.Che fa leva su un'eccentrica
predisposizione nel mescolare differenti linguaggi sonori,
tra sperimentalismi e surreali intelaiature deformanti.

"Who Could Win A Rabbit"(la traccia edita)è un folk
carnevalesco,colorato come un arcobaleno,incomprensibile e
senza cervello;mentre l'inedita "Bay Day",caratterizzata da
una base simil-techno artigianale,è un viaggio ipnotico e
tribale a ritroso nel tempo.

(Fat Cat/Wide)

by Massimiliano Drommi - 2-8-2004


Grand Ulena-Neosho-CD

I Grand Ulena sono un trio strumentale proveniente da
St.Louis,composto da Darin Gray(ex-Dazzling Killmen,
On Fillmore)al basso,Chris Trull(Darling Little
Jackammer)alla chitarra e Danny McClain(Jhonny Angel,
Arrmy Of Robots)alla batteria.

"Neosho",registrato grazie al contributo di Jeremy
Lemos(Smog,Jim O'Rourke,Wilco),é un mini composto da
tre tracce provenienti dalle stesse session di "Gateway
To Dignity",il primo album d'esordio.

Il sound dei Grand Ulena è uno snervante sprofondare
tra le maglie di un avant/noise/math-rock alienante e
dirompente,spossante ed abrasivo.

Un labirinto dal quale non si esce,se non completamente
devastati e dissanguati.L'iniziale "Flyer",dal costante
e glaciale flusso chitarristico,è una collisione
dall'impatto letale,la title-track risplende di una
'violenta luce' dissonante che fu dei primi Sonic Youth;
mentre "Lemp",convulsa e nervosa,aggredisce in
un alternarsi dissociato e schizoide.Furibondi e
spasmodicamente nevrotici.

(Family Vineyard/Wide)

by Massimiliano Drommi - 2-8-2004


Ronin-Ronin-CD

A distanza di due anni dall'Ep di debutto,torna Bruno
Dorella(ex-batterista dei Wolfango,gestore dell'etichetta
Bar La Muerte nonchè componente degli OvO)con un album
intero che riprende il filo del discorso esattamente
da dove era stato interrotto.

I passaggi sonori essenziali presenti nel precedente
mini,vengono qui riproposti ed ulteriormente sviluppati
in un'amalgama mesta e melanconica,dal discreto fascino
crepuscolare.

Riferimenti alla tradizione popolare mitteleuropea e al
suono desertico dei Calexico("Calavera"),minimalismi
desolanti("Nada",brano già edito),e tristi svolazzi di
violino("Intro")definiscono bene la sagoma dei Ronin.

Ma non solo,oltre alle tracce interamente strumentali,
a sorpresa fanno capolino due voci femminili che
stemperano un pò le atmosfere grigie e nebulose.

In tal senso,indispensabile risulta essere il contributo
di Sara Lov(Devics)nel polveroso country/folk tucsoniano
di "I Am Just Like You",e di Mae Starr(Rollerball)
nell'austera e solenne "Mandrake".

(Ghost Records/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 22-7-2004


Grand Transmitter-Under The Wheel EP-CD

Su licenza dell'etichetta Faith & Hope,viene stampato
nella nostra penisola dalla Ghost Records questo e.p.di
debutto dei Grand Transmitter,quartetto inglese che non
fa mistero alcuno,guarda caso,delle proprie radici british.

La dinamica delle quattro tracce contenute in "Under The
Wheel",si sviluppa attraverso passaggi acustici dalle tinte
scure ma morbide,impreziosite da inserti d'organo dove
spiccano le melodiche qualità vocali di Jake Fletcher.

Un folk/pop dal potere persuasivo e dal potenziale da
classifica,un pò sulla scia di nuove leve come The Veils
e Starsailor("Slaves",la title-track).Che assume leggere
cadenze acide("Eleonora's Journey"),e che vola alto
contemplando austeri e piovosi scenari cameristici.
("You Are Not Alone").

(Faith & Hope/Ghost Records/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 17-7-2004


The Beta Band-Heroes To Zeros-CD

Chi ha già avuto modo di apprezzare la peculiare vena eclettica
del quartetto scozzese,con questo nuovo album(il terzo dopo
l'omonimo del 1999 e "Hot Shots II" del 2001,escludendo la
raccolta "The Three Eps" del 1998)non rimarrà affatto deluso.

"Heroes To Zeros",prodotto dal gruppo stesso ma mixato
dall'esperto Nigel Godrich(lavori per Radiohead,Beck,Travis,
Air,Divine Commedy)che ha 'depurato' le tracce dalle 'impurità'
rendendo il tutto più fluido e scorrevole,è un'ulteriore conferma
di libertà compositiva a servizio di una fervida immaginazione.

Sonorità istrioniche e melodie dalle tinte pastello che si riversano
su strutture finemente pop di facile presa,che conquistano con estrema grazia.Accanto all'armamentario elettronico(campionamenti,
loops,drum machine),"Heroes To Zeros" esibisce 'caratteri strategici'
che fanno leva sulla 'fisicità' della sei corde.

A metà strada tra irruenza rock e visionarietà psichedelica(il singolo
"Assessment","Out-Side","Liquid Bird").Ambientazioni celestiali
e solenni sono invece dalla parte di "Wonderful","Troubles" e "Space Beatle".Mentre "Lion Thief",nella sua immediatezza,rivela una lieve e sfuggente malinconia acustica,che reca con sé la tipica nostalgia contenuta in una vecchia cartolina inviata da amici dei quali da tempo
si sono perse le tracce.

(Regal/Extra Labels)


















by Massimiliano Drommi - 5-7-2004


Picastro-Red Your Blues-CD

Subliminali.I Picastro,nonostante varchino per la prima volta
la soglia della 'notorietà'(si tratta di un album d'esordio),si
confermano all'istante impareggiabili artefici di indimenticabili
pagine di spleen noturno,anemico,che sapientemente lascia il segno.

Difficile cercare di non sprofondare in stati d'animo strettamente
vicini allo sconforto.Sì perché lo spettro sonoro di "Red Your
Blues",una vertigine da perdita dei sensi,racchiude in sé malesseri
interiori di un'austerità formidabile,sull'orlo del collasso
emotivo.

Dove desolate e decadenti atmosfere acustiche(e in parte elettriche),
generate da scheletrici arpeggi di chitarra e da cupi intrecci di
violino e violoncello(e piano)si fondono assieme generando
un'amalgama spossante,stringente,drammaticamente incisiva.

Eroina della situazione è Liz Hysen,voce depressa e diafana a tal
punto da sembrare d'essere sotto l'effetto di barbiturici.Non troppo
distante,per modalità espressive,da Chan Marshall.

Scorci paranoici("Fifth Wall"),desolazioni imperscrutabili("No Name"),
futuribili blues sepolcrali("5c Church").Apocalittici 'sfasamenti'
folk/blues("The Sea Will Kill You"),inquietanti suggestioni dark che
sembrano poi rivelare un barlume di speranza("Darker Delay").

"Red Your Blues",originariamente uscito per l'etichetta Pehr,è stato
appena ristampato per il mercato europeo dalla Monotreme Records.
Cercatelo.A tutti i costi.

(Pehr/Monotreme/Blue Tears)


by Massimiliano Drommi - 4-7-2004


Broken Social Scene-You Forgot It In People-CD

Inizialmente(1999)un duo costituito da Kevin Drew e Brendan
Canning(di stanza a Toronto,Canada),i Broken Social Scene
hanno in seguito allargato la formazione inglobando componenti
provenienti da band quali Do Make Say Think,A Silver Mt. Zion,
Treble Charger,Stars,Mascott...

Anche in questo caso,come per i Valley Of Giants(per citare un
nome tra i tanti,appena usciti con un disco per la stessa Art &
Craft),si può parlare a tutti gli effetti di un collettivo aperto
a vari ed eventuali 'ingressi'.Del resto stiamo facendo riferimento
a dei musicisti che(come l'esperienza ci ha insegnato)in quella
particolare area canadese,spesso e volentieri adottano 'strategie
solidali' del genere,per fini musicali (ri)creativi.

"You Forget It In People"(distribuito dalle nostre parti solo ora)
non sfugge alla regola.Ed è in effetti un pregevole album di indie-
rock(diversi i consensi raccimolati in giro),ruvido e delicato allo
stesso tempo.Che vede i Broken Social Scene ancora un pò incerti e
confusionari.

A dispetto di un'eterogeneità di fondo,si possono cogliere episodi
vertiginosi("Kc Accidental","Almost Crimes",Lover's Spit"),pacati
e trasparenti("Looks Just Like The Sun","Pacific Theme","I'm Still
Your Fag"),dall'insinuante mood country("Anthems For A Seventeen
Year-Old Girl");melodici alla maniera di J. Mascis("Cause=Time"),
flessibili verso soluzioni tortoisiane(l'inizio si "Shampoo
Suicide").Un variopinto mosaico,dalle forti tinte cangianti.

(Arts & Craft/Audioglobe)



















by Massimiliano Drommi - 27-6-2004


Loscil-First Narrows-CD

Dopo le oceaniche immersioni di "Submers" del 2002(disco
che traeva ispirazione dalla tragedia del sottomarino russo
Kursk),da Vancouver il ritorno di Scott Morgan,alias Loscil.

Per l'occasione sono stati chiamati in causa(per la
prima volta)strumentisti classici come Jason Zumpani(Fender
Rhodes),Tim Loewen(chitarra)e Nyla Rany(violoncello);che
hanno contribuito al risultato finale improvvisando su
delle tracce elettroniche elaborate al computer da Scott
Morgan(derivanti da varie fonti sonore opportunamente
manipolate).

L'album si apre con "Sickbay",poi "Lucy Dub";in sostanza
esercizi di minimal-techno distensiva il linea con quanto
proposto in precedenza.

Con la title-track si possono scorgere i primi segnali di
'modifica del suono',dove saporiferi interventi di slide non
fanno altro che tratteggiare i contorni claustrofobici e
ridondanti del brano.

Sulla stessa linea "Ema",statica,con arpeggi reiterati della
sei corde su tappeti cinematici appena stimolanti.Incessanti
fluttuazioni atmosferiche in "Mode",fin troppo di sintesi
'circolare'.

Echi labradfordiani in "Brittle",suadente e carezzevole
sussulto onirico.Mentre la conclusiva "Cloister",dal lento
incedere,va ad insinuarsi tra le immagini della memoria con
evocative e sinuose vibrazioni di violoncello.

(Kranky/Wide)

by Massimiliano Drommi - 25-6-2004


Strategy-Drumsolo's Delight-CD

Secondo album sotto la sigla Strategy per Paul Dickow.
Trascorsi in varie formazioni quali Emergency e Nudge;
alle tastiere nei Fontanelle.Ma anche dj nei club(sia
rock che dance)e nelle gallerie d'arte,lungo la costa
ovest degli USA.

Singoli e remix per etichette come Tigerbeat6 e ORAC
(d'impronta danzereccia),un disco di debutto intitolato
"Strut" per la label di Portland Outward Music(uscito
la scorsa estate).

"Drumsolo's Delight" è un coacervo di impalpabili sonorità
ammalianti e trascendentali,astrali.Che risplendono nel
buio in tutta la loro abbagliante luminosità,come fasci
di luce intermittente.

Percorsi in 'crescendo' che vanno a toccare confini ignoti.
Suoni sospesi tra melodie lunari ed avvolgenti paradisi
artificiali.

Scarti chill-out("Cascadian Nights")ed evanescenze dub(la
title-track),tumefazioni ambientali("Super Shewolf Inna
City")e fluttuazioni cinematiche("Final Super Zen").

Astrattismi glitch affogati dentro input ritmici,ed
un'inaspettata voce soul(CARO)a completare il suggestivo
quadro dipinto da Paul Dickow("Walkingtime").

(Kranky/Wide)





by Massimiliano Drommi - 24-6-2004


Despistado-The Emergency Response-CDEP

In attesa del primo full-length(che non dovrebbe tardare
ad arrivare),ecco una sostanziosa anticipazione di quanto
proposto dai Despistado,formazione canadese appena
reclutata dalla Jade Tree.

"The Emergency Response" contiene sei tracce;un piccolo ma
eloquente ventaglio sonoro circa le coordinate utilizzate.

Trattasi prevalentemente di 'impressioni' post-punk non
esageratamente ruvide;dal 'tatto' indie frenetico e caotico,
che trasuda confusione("HiFi Stereo").

Dove una consapevolezza d'ascendenza post-core,induce a
rigurgitare melodie vocali che s'intrecciano e si scorticano
a vicenda("Can I Please Have An Order Of Girl With A Side Of
Confused?").

Brandelli sparsi di Pretty Girls Make Graves qua e là("Bubbles").
Innocenti stati febbrili per i Rapture,che colpiscono in alcuni
frangenti il cantato("Taste This Picture").

Speculazioni smaccatamente fugaziane("Lipstick").Quanto basta
per prendere in considerazione i Despistado.

(Jade Tree/Goodfellas)







by Massimiliano Drommi - 24-6-2004


Pleasant Grove-The Art Of Living-CD

I Pleasant Grove provengono da Dallas,Texas,e hanno
all'attivo un album omonimo(il debutto del 1999)e il
successivo "Ascultation Of The Heart".Per registrare
"The Art Of Living" si sono affidati a Dylan Magierek
(Mark Kozelek,Call And Response,Erlend Oye),Stuart Sikes
(vari lavori per The Walkman,The Grifters,White Stripes)
oltre a Matt Pence(dei Centromatic).

Tendenzialmente i Pleasant Grove si dilettano ad imbastire
equilibrate e sognanti trame sonore di matrice country-rock,
a volte di taglio più classico("Calculated Approaches","Only
A Mountain",altre di fattura cantautorale("The Plaque At 16ft").

Apprezzabili le languide aperture di "We Made Our Way",che
ricordano certo pop sofisticato ed elegante."Tug Of War(Twenty
Arm)",diversamente,conduce lungo territori 'british'.Trova una
collocazione anche un episodio come "Every Heart Is A Meal",così
frivolo con i suoi coretti 'easy'.

Ma i vertici di "The Art Of Living" risiedono nella toccante e
pacata "Commander Whatever",immersa in dolci atmosfere;e nelle
folate di synth di "Impossible",sorretta da sequenze di
cerebrali chitarre delay.

(Badman/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 23-6-2004


Broken Spindles-Fulfilled/Complete-CD

Solitamente impegnato nei Faint(al basso),Joel Peterson
pubblica per l'etichetta del Nebraska Saddle Creek un album
sotto lo pseudonimo di Broken Spindles,e si fa produrre da
Mike Mogis.Ma non solo,per gli arrangiamenti di alcuni brani
coinvolge anche un quartetto d'archi.

In verità,"Fulfilled/Complete" parte nel migliore dei modi
("Induction"),lungo lussureggianti territori elettronici che
lentamente trasportano altrove.Ma poi le atmosfere cambiano,
repentinamente.E già la successiva "Fall In And Down",sorta di
versione fiacca ed illanguidita dei(peggiori)Nine Inch Nails,
mostra i primi segni di cedimento.

E proseguendo la situazione non cambia affatto.Si passa,come
niente fosse,da austeri ed inconsistenti episodi pianistici
("Song No Song","Practice,Practice,Preach")a sconfortanti
cavalcate (simil)electro-wave,attraverso arroganti impennate
chitarristiche("Italian Wardrobe","Events & Affairs").
Corri Joel Peterson,i Faint ti aspettano.

(Saddle Creek/Wide)



by Massimiliano Drommi - 23-6-2004


A Hawk And A Hacksaw-A Hawk And A Hacksaw-CD

Dietro la sigla A Hawk And A Hacksaw si nasconde il solo
Jeremy Barnes(ex-batterista dei Neutral Milk Hotel e
Bablicon;diversi lavori per Bright Eyes,Guignol,The
Gerbils,Broadcast),un autentico 'campione' in materia di
bizzarrie sonore varie ed eventuali.Composizioni come
inni alla follia,alla visionarietà più strampalata.

Jeremy Barnes,da bravo artigiano dal fare scombinato e
casuale,dopo aver carpito suoni e rumori domestici(e non)
un pò ovunque(diverse le fonti:cucchiai,gatti,oche,
schiamazzi,chincaglierie ed altro ancora)a Saumur(Francia),
ha allestito(via computer)strambe ballate pianistiche che
in diversi momenti rimandano alla tradizione folcloristica
mitteleuropea;tra fisarmoniche e baldanzosi svolazzi
carnevaleschi.

Un album in cui si respira un'aria festosa("Cotton Woods"),
che pur partendo da presupposti sperimentali,finisce poi
per approdare su un versante giocoso("Romceasca","A Hard
Row To Hoe").O vicino alle 'allucinazioni indie' di casa
Orange Twin("To Pine In Time" e la title-trak,l'unica
traccia cantata).Divertente.

(The Leaf Label/Wide)

by Massimiliano Drommi - 22-6-2004


The Creekdippers-Mystic Theatre-CD

A due anni di distanza da "December's Child",si riaffacciano
i Creekdippers,formazione statunitense guidata da Mark Olson
(ex-Jayhawks)e da sua moglie Victoria Williams.Una musica,la
loro,che attinge a piene mani dalla tradizione americana.Che
scava a fondo,fino alle radici più nascoste.Per cogliere
la pura essenza della roots-culture.

"Mystic Theatre" raccoglie canzoni semplici ma efficaci,
'presenti';che conservano 'gelosamente' le passioni di una
vita,mai celate e mai sopite.

Una ruralità composta da rilassate distese paesaggistiche.
Atmosfere in apparenza festose e rincuoranti,ma senza eccessivi
coni d'ombra.Con il calore del deserto della California a pochi
passi di distanza.

Steel guitar,banjo,violino,dulcimer(ed altro ancora)definiscono
i contorni di un country-folk nostalgico,dall'identità precisa,
inoppugnabile.

Che arriva a toccare 'punte inebrianti'("Betsy Cupree"),
sfiorando minacciose 'visioni lisergiche'("Grand Army Of The
Republic").Avvolgenti quasi come una 'nebbia luminosa'.

(Glitterhouse/Venus)

by Massimiliano Drommi - 22-6-2004


Brent Gutzeit-Drug Money

Brent Gutzeit lo ricordiamo in formazione negli Everyoned,
nei TV Pow.Ma anche come 'agitatore' della 'laptop music
community' di Chicago.Già su Kranky con il disco "Mosquito
Dream" del 1997,frutto della collaborazione con il
chitarrista Jim Plotkin.

"Drug Money" è la logica prosecuzione dell'album appena
menzionato,inizialmente pubblicato solo come cd-r in
edizione limitata,le cui copie sono andate presto
esaurite.

Combinando field recordings,'ronzii elettronici' e piano,
Brent Gutzeit dà forma al suo peculiare sound.Che richiede
pazienza e una buona predisposizione agli ascolti 'abissali'.

Sì perchè le lunghe tracce che vengono qui proposte,sembrano
più che altro 'interminabili escursioni' nelle profondità
oceaniche.Dove risiede un buio perenne,insondabile,che non
permette mai di vedere il fondo.

Tetri drones ambientali persi tra catastrofici echi industrial
("Piano Motor Skills#2"),dal nebuloso effetto polarizzatore
("Riding Horses"),dalle disturbanti basse frequenze("400 Blows").
Un solipsismo inquietante,non poco.

(Kranky/Wide)

by Massimiliano Drommi - 21-6-2004


Federico Aubele-Grand Hotel Buenos Aires-CD

Preceduto dal 10" "Postales"(contenente la traccia omonima e
"El Amor De Este Pueblo",entrambe qui presenti)esce il full-
length di debutto dell'argentino Federico Aubele,prodotto
dai Thievery Corporation.Che si direbbe proprio siano i
numi tutelari dell'intero album,se andiamo a rintracciare
la provenienza di modelli di riferimento evidenti.

Quindi placidi e sognanti 'downtempo',allestiti con grazia ed
incontestabile classe.Dove albergano rifrazioni dub(fondamentali
e caratterizzanti nell'economia delle composizioni),chitarre
acustiche dal sapore latino pizzicate appena,e 'sinuosità' da
colonna sonora.Ed alcune splendide voci femminili(Sumaia,
Gabriela Maiaru,La Susi)ad ingentilire il tutto.

Ma ciò che fa la differenza in "Grand Hotel Buenos Aires" è
una passione incontenibile per il tango e il flamenco,e in
particolar modo per Astor Piazzolla.In definitiva un brillante
spaccato si sonorità solari e trascinanti,che faranno(in buona
parte)la gioia degli ammiratori di formazioni come Gothan Project.

(ESL/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 16-6-2004


The New Year-The End Is Near-CD

I Bedhead,verranno per sempre ricordati nel firmamento indie
degli anni '90.Stelle che hanno brillato di una luce intensa,
tuttora viva,seppur lontana.Anime della formazione texana
sono stati i due fratelli Matt e Bubba Kadane,che hanno
saputo riattualizzare la 'tradizione country' statunitense
contribuendo a spostare le coordinate solite altrove;
unendo passioni new-wave,spasmodiche lentezze alla
moviola e 'citazionismo velvettiano'.

Frammenti e pezzi di vita che oggi possiamo ritrovare nei
New Year.Che a tutti gli effetti vanno considerati la
prosecuzione logica dei Bedhead.Sia perchè ci sono ancora
i due Kadane a tirare le file,sia perchè il condensato
sonoro in questione non smentisce 'movenze' e 'predisposizioni
comportamentali' quali caratteristiche peculiari della
'natura' di Matt e Bubba,autori di tutte le composizioni.

Chiaramente è possibile cogliere qua e là sfumature nuove,
differenti.Ma si tratta casomai di sensazioni,minimi
accenti,semplici parvenze.Che si tratti di una maggiore
compattezza e rifinitura pop("Age Of Conceit"),o di tentativi
di conferire ruvidezza ed aggressività alla timbrica vocale
("Start"),perennemente inchiodata su registri confidenziali
e dopati,poco importa."The End Is Near"(che segue "Newness
Ends")è un album che nasconde,dietro una quieta e mesta
timidezza,episodi di uno splendore avvincente.Dallo
straordinario effetto terapeutico.

(Touch & Go/Wide)



by Massimiliano Drommi - 15-6-2004


Sushi Vs Madaski-dDt-CDEP

"dDt" è il risultato di una collaborazione tra i
Sushi e Madaski(Africa Unite),avvenuta in seguito
ad alcune frequentazioni 'on stage'.Il mini cd
contiene tre brani inediti:"dDt"(radio edit e
Sharon Monroe version),"Cambiare Le Cose" e "Il
Vuoto Perfetto";oltre ad una traccia video("dDt").

La 'ciurma piemontese',accomunata dai medesimi
intenti sonori(su un orrorifico versante electro-
dark),trova ragione d'essere in episodi eclettici.
Dove tematiche come il malessere esistenziale e
la diffidenza cronica verso il prossimo dei Sushi
(già ampiamente snocciolate nel precedente "Un
Mondo Terribilmente Volgare"),si coniugano con il
vampiresco 'fiato sul collo' di Madaski;
teneramente grottesco nei suoi backing
vocals.

Ma evidentemente al peggio non c'è mai fine,e Otti
quando canta "...dimenticare chi sono,io vorrei
diventare un'altra persona...",non fa altro che
ribadire senza preoccupazione alcuna quella
terribile crisi d'identità che da tempo
domina e sovrasta.Continua a piovere.
A dirotto.

(Mescal)

by Massimiliano Drommi - 10-6-2004


Miss Kittin-I Com-CD

Caroline Herve,meglio conosciuta come Miss Kittin,svizzera
di Grenoble(dalla parte francese),compie finalmente il tanto
sospirato salto di qualità;uscendo allo scoperto con il suo
primo album solista.

Poliedrica ed apprezzata dj,ha aspettato il momento buono
per mettersi in bella mostra dopo essere stata osannata un
pò ovunque,'sfilando il passerella' in ambiti dal considerevole
peso specifico(sul finire degli anni '90 presso la Gigolo
del famigerato DJ Hell);facendo il botto con un riuscito
disco di electro-pop affiancata da The Hacker,e collaborando
anche con Felix Da Housecat a "Kittenz And Thee Glitz".

Sensualità(intatta) e freschezza compositiva risiedono in
"I Com",formidabile collezione di canzoni elettroniche che
travalicano aspettative e pronostici.Che volevano Miss Kittin
inserita(con troppa facilità)nel filone electro(che resta
comunque un punto di riferimento da cui difficilmente si
potrebbe prescindere,come accade in questa circostanza).

Si passa pertanto da tonalità cupe e distorte di chitarra
("Professional Distortion")ad improvvisi sobbalzi tech-
house("Requiem For A Hit");tra scenari crepuscolari ed
intimisti("Happy Violentine","Dub About Me"),accelerazioni
punk("Meet Sue Be She")ed insinuanti e suadenti sussurri
("I Come.com").Presenti sull'album L.A. Williams e The
Hacker.

(Extra Labels)











by Massimiliano Drommi - 4-6-2004


Pedro De Lion-Achilles Hell-CD

Giunge al quarto album David Bazan,in arte Pedro De
Lion.Songwriter americano a tutto tondo,abituato a
pensare e ad eseguire il proprio repertorio spesso
in solitudine(non avendo effettivamnete una band a
cui fare riferimento).Chiuso nel suo mondo fatto di
situazioni ordinarie legate al quotidiano,che
lasciano intravedere stati d'animo tendenti alla
sconfitta,alla disfatta sentimentale.

Con quel piglio arrendevole che con il passare degli
anni si è andato assestando su una abitudinarietà
compositiva tipica di chi non è più così pronto a
reagire.

Se da una parte "Achilles Hell" racchiude episodi
indie-rock tranquillamente trascurabili nella loro
staticità stagnante("Foregone Conclusions","A Simple
Plan","Transcontinental"),dall'altra si sforza invece
di comunicare emozioni con maggiore fermezza e
franchezza("Discretion","Start Without Me" scritta
dall'amico TW Walsh);tra singhiozzi a cuore aperto
("Bands With Managers"),atmosfere pigre e rilassate
("Arizona")e squarci emotivi attraversati da lievi
correnti di synth("I Do").

(Jade Tree/Goodfellas)


by Massimiliano Drommi - 1-6-2004


Charalambides-Joy Shapes-CD

In circolazione da oltre un decennio,i texani Charalambides
(vale a dire Tom Carter e Christina Carter, che in tempi
recenti hanno trovato un assestamento con l'ingresso di
Heater Leigh Murray)siglano un album in studio dopo
diversi anni,il secondo su Kranky dopo "Unknown Spin"
(in origine registrato su nastro durante una performance
dal vivo)del 2003.

Una discografia per collezionisti la loro,costituita da
cd-r introvabili,cassette ed lp in edizione limitata
quasi completamente fuori catalogo.Sarà l'etichetta
di Chicago a portare alla 'ribalta' questa formazione
abituata a muoversi nell'ombra,'idoli' incontrastati
di pochi ma fedeli seguaci?Lo speriamo di tutto cuore.

Nel frattempo possiamo lasciarci andare all'insinuante
fluire di "Joy Shapes",magnetizzante ed obliquamente
suadente.Elementi folk trasfigurati da dilatazioni
psichedeliche,passaggi minimali di lap steel e pedal
steel in un connubio oscuro e straniante,impalpabile.

Austeri vocalizzi come subliminali mantra emotivi("Here
Not Here").Frangenti d'improvvisazione 'ieratica'("Natural
Night").La quiete che riconnette con il proprio essere
("Voice For You").Un universo parallelo,quello dei
Charalambides.

(Kranky/Wide)

by Massimiliano Drommi - 29-5-2004


Funkstorung-Disconnected-CD

A quattro anni di distanza da "Appetite For
Destruction",il ritorno dei due tedeschi
Funkstorung Michael Fakesch e Chris De luca.
Nel Mezzo ci sono state produzioni per
personaggi come Jay Jay Johanson,e un album
per De Luca("Deadly Wiz Da Disco")con Peabird.
Un percorso caratterizzato da una continua
crescita,grazie anche ai lavori di remix
(Bjork,Wu-Tang-Clan,Anti-Pop Consortium,Lamb).

"Disconnected" rivela da subito un rinnovato
impianto stilistico,una particolare cura per le
ritmiche abbinate ad un gusto melodico alquanto
inedito;da una parte d'estrazione hip-hop,e
dall'altra d'ascendenza soul.

L'utilizzo di strumenti come chitarra,basso,
tromba,rodhes,archi,non fanno altro che
conferire un taglio raffinato alle tracce
dell'album;incanalate(prevalentemente)in
un formato canzone saporifero e brillante.

Prestano il loro contributo alle voci Enik,
Tes,Mark Boombastic,Lou Rodhes(Lamb),
Rob Sonic(Sonicsum)e Sara Jay(già apparsa
su "Mezzanine" dei Massive Attack).

(!K7/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 25-5-2004


Sluts Of Trust-We Are All Sluts Of Trust-CD

In tempi di rinascita rock'n'roll,nell'ambizioso
tentativo di bissare il successo di band come White
Stripes ed affini,piccole etichette come la scozzese
Chemikal Underground si fanno furbe;introducendo nuove
proposte che di certo in passato difficilmente
avrebbero trovato posto in catalogo.

A più di un anno dall'ultima uscita lunga(Arab Strap),
da Glasgow il debutto siglato Sluts Of Trust.Che sono
un duo formato da John McFarlane(voce e chitarra)ed
Anthony O'Donnell(batteria).E ci danno dentro di
brutto.

Sulla bocca di (quasi)tutti coloro che solitamente
frequentano gli ambienti 'alternative' della città,
appena dopo tre concerti(indicati come devastanti).

In effetti,scorrendo le tracce di "We Are All Sluts Of
Trust",c'è da essere fiduciosi nei confronti di queste
'sgualdrine'.I loro 'servizi',in definitiva,risultano
essere alquanto appaganti:impeto punk,riffs urticanti
(svisate incluse),distorsioni sputate dagli ampli
senza grazia alcuna;voce ombrosa spesso (troppo)
enfatica,ammiccamenti glam,energia a profusione.
Avrebbero solo dovuto aggiustare il tiro sul finale.

(Chemikal Underground/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 20-5-2004


Erlend Oye-DJ Kicks-CD

Nuova Raccolta DJ Kicks,nuovo personaggio coinvolto.
Questa volta tocca ad Erlend Oye(dei due Kings Of
Convenience,quello con i capelli rossi e gli occhialoni
da vista).Un invito un pò a sorpresa,da parte
dell'etichetta tedesca specializzata in ritmi,dato
che solitamente ad essere chiamati in causa sono dj
nel senso stretto del termine.

E il norvegese in questione,anche se non è del tutto
estraneo al dancefloor(alcune serate nei club,anche lui
di tanto in tanto le allestisce con piatti,dischi,mixer
e microfono),principalmente è un classico cantautore
(così almeno si è fatto conoscere)armato di voce,
chitarra e poco più.

Così Erlend Oie,per rimediare al suo essere 'dj a metà',
oltre a selezionare e a mixare brani altrui,ha pensato di
cantare su nove(suddivise in sei cover e tre inediti)
delle diciotto tracce,strabiliando per inventiva ed
acume.

Quindi,a fianco dei vari Phoenix,The Rapture,Avenue D,
Ada,vengono innestati ibridi sonori;sovrapposizioni
testo/musica,provenienti da contesti differenti.
Un esempio su tutti,il più facilmente riconoscibile:
le parole di "There Is A Light That Never Goes Out"
degli Smiths sullo strumentale "Poor Leno" dei Royksopp,
nel remix dei Silikon Soul.Piccole trovate che fanno
la differenza.

(!K7/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 19-5-2004


David Thomas & Two Pale Boys-18 Monkeys On A Dead Man's Chest-CD

David Thomas non ci dà tregua.A pochi Mesi dal ritorno
con i Rocket From The Tombs,eccolo di nuovo con un album
(ancora)per Glitterhouse,accompagnato dai Two Pale Boys
Andy Diagram e Keith Molinè,con i quali ha realizzato
"Mirror Man"(1999) e "Surf's Up"(2001).Inutile
sottolineare che i fans dei Pere Ubu sono
chiamati a prestare attenzione.

Per chi non fosse a conoscenza delle straordinarie gesta
del musicista di Cleveland,il consiglio è comunque di
attingere partendo anche da "18 Monkeys On A Dead Man's
Chest",che contiene abbondante 'sostanza per credere',
densa e melmosa,oscuramente malsana.

David Thomas,nel corso degli anni,non ha mai smesso di
esibire il suo peculiare carattere indigesto,scomodo e
scontroso,con fermezza e franchezza.

Poco considerato dalla critica 'carina',irrimediabilmente
fuori moda.Ma chi ha orecchie per intendere,saprà che parte
delle migliori pulsioni avant/post-punk sono rintracciabili
in elaborati del genere(con aleatorie incursioni elettroniche
annesse).

Spasmodiche nevrosi destrutturate("Numbers Man"),chitarre
reiterate e taglienti("New Orleans Fuzz"),tra spettrali
rintocchi("Habes Corpus")ed ossessivi stati febbrili
("Nebraska Alcohol abuse").E l'inevitabile presa di
coscienza che scava,istante dopo istante,fino
all'ultimo battito("Prepare For The End").

(Glitterhouse/Venus)

by Massimiliano Drommi - 18-5-2004


Valley Of The Giants-Valley Of The Giants-CD

A sponsorizzare i Valley Of The Giants,nuovo ensemble
canadese,questa volta non è la Constellation(solita in
operazioni del genere),ma la Art & Craft.Da quando sono
emersi i Godspeed You!Black Emperor,da quelle parti,è
stato un continuo avvicendarsi di collettivi;di scambi
di idee,di fitte collaborazioni,di formazioni allargate
a dismisura,di grandi realtà musicali come non se ne
sentivano da tempo.

Mancava all'appello chi si occupasse dell'ennesima
variante 'post'.E con grande trasporto e stile,
vengono qui allestite immaginifiche ambientazioni
western e suggestioni desertiche.

Musicisti proveneienti da formazioni quali GY!BE,
Broken Social Scene,Do Make Say Think,Shalabi Effect,
Squarewaves,si cimentano con composizioni
prevalentemente strumentali;dal retrogusto filmico
che proiettano lungo scenari riarsi al sole,immersi
in atmosfere torride,che rimandano agli A Small
Good Thing.

Accanto a ballate indolenti e pigre come "Westworld" e
"Bala Bay Inn",impreziosite dalla voce di Diedre Smith,
si collocano visionarie e vorticose evoluzioni
psichedeliche("Beyond The Valley","Back To God's Country").
Commovente,su un evocativo tappeto sonoro,il racconto di
Capt. John E.R.("Whaling Tale").

(Arts & Craft/Audioglobe)







by Massimiliano Drommi - 16-5-2004


Gregor Samsa-27:36-CD

Da Richmond,Virginia,una scintillante e suadente proposta
da una giovane formazione a dir poco promettente.Un e.p.
nel 2002 per l'etichetta di Boston Iodine Recordings,e
l'anno successivo "27:36"(ovvero la durata effettiva del
disco),il debutto sempre per la stessa label disponibile
solo su territorio americano;ora reperibile anche in
Europa per merito della lussemburghese Own Records.

Il curriculum dei Gregor Samsa ci porta a conoscenza
di 'intrecci' e collaborazioni con musicisti provenienti
da Spokane,Labradford,Mockinbird,Engine Down,Laff.Di
facile deduzione le coordinate sonore in oggetto,per
chi ha familiarità con i gruppi sopraccitati.

Ed è presto detto:'torrenziali' flussi dell'anima,
'irreparabili' implosioni interiori,sussulti onirici
profondi come voragini.Ambientazioni
labradfordiane lancinanti.Fluttuazioni spaziali,
diluite rarefazioni 'sceniche' che rimandano ai
Sigur Ros e ai Godspeed You!Black Emperor.Abrasive
'variazioni' shoegaze in un'alchimia avvincente,
sensazionale.Da perdere il controllo.

(Own Records/Blue Tears)

by Massimiliano Drommi - 10-5-2004


Owen Tromans-Place-CD

Owen Tromans(ex-San Lorenzo),attuale componente del
trio post-core After Rome,inglese originario di
Birmingham,giunge con "Place" alla sua terza prova
solista.La più 'compiuta',essendo i precedenti "Box
Of Tapes"(2001) e "From A Lost Library"(2003)
autoproduzioni in edizione limitata,uscite per la
propria etichetta Sacred Geometry.

Su invito di Giuseppe Marmina(dj a Radio Lupo
Solitario e distributore discografico con Blue Tears),
Owen Tromans ha avuto l'opportunità di registrare le
tracce che compongono il nuovo disco a Varano Borghi(Va);
supportato da validi musicisti nostrani come Andrea
Cajelli,Marco Sessa ed Elena Ceci degli Encode.

"Place" è un album che mostra una lucente maturità
compositiva,asciutto e sobrio,venato di malinconia;che
va consumato tra il calore di pochi intimi.Canzoni
immerse nel cuore scuro della tradizione folk
statunitense("Thread","Some Black Plan"),melodie
struggenti à la Songs:Ohia("This View").Dall'afflato
evocativo,ammaliante("John's On The Bridge").

(Bearos/Blue Tears)

by Massimiliano Drommi - 10-5-2004


Challenger-Give People What They Want In Lethal Doses-CD

Per descrivere quanto proposto dagli statunitensi Challenger,
non occorrono poi tanti giri di parole,non c'è bisogno di
elaborare nuove categorie di riferimento;non vengono richieste
cervellotiche congetture quali strumenti di decifrazione.

Il fatto che incidano per la Jade Tree,dice già molto,ma solo
se operiamo un raffronto con la maggior parte delle band in
catalogo.Quindi escludiamo a priori punti di contato con Cex
o Denali(per citare alcune ultime 'importanti' uscite).

Eliminando 'colpi di testa' hip-hop o 'elucubrazioni' dark-
wave,cosa ci resta?Un solido ed abrasivo emo-rock melodico,
che sa anche essere 'elastico' quando lambisce sponde indie.

Due voci che si alternano,ritmiche incisive e chitarre roventi,
talvolta dissonanti:l'innesco anthemico di "Input The Output",
l'apertura à la Hey Mercedes che sfocia in un travolgente
fluire sonoro("Death Museum");alcuni piccoli frammnenti di
Sonic Youth("Crushed City").Nessuna prescrizione per il
dosaggio.

(Jade Tree/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 9-5-2004


Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo-L'Irréparable-CD

Ad un primo,superficiale ascolto,si è portati a pensare ad
un album interlocutorio,non esattamente messo a fuoco.
La cosa più spiazzante,che 'assale' improvvisamente quando
meno te lo aspetti,è quando parte "Un Anno D'Amore",cantata
da Roberta Magnetti;celebre brano di Nino Ferrer portato al
successo da Mina negli anni '60.

Una classica canzone italiana,ben riarrangiata,ma fuorviante
per i consueti standard del trio torinese.Così anche per la
title-track,ripetitiva e carezzevole nell'esibire una vellutata
lirica in francese.

Ed è onestamente comprensibile,l'idea di fondo è di arrivare ad
un pubblico più vasto,nel tentativo di riscuotere più consensi
possibile:dopo quattro dischi(questo incluso),è del tutto
naturale avvertire esigenze del genere(già pronto il videoclip
di "Un Anno D'Amore").

Ma poi i dubbi svaniscono,e visto dalla giusta angolatura,si
percepisce all'istante che "L'Irréparable" non lesina di certo
intense emozioni strumentali,malinconiche e desoalnti;
mirabilmente intrecciate tra input elettronici e ritagli
'post'.Ospiti d'eccezione,Max Casacci e Ninja dei Subsonica.

(Santeria/Audioglobe)



by Massimiliano Drommi - 9-5-2004


Lambchop-Aw C'Mon!-No You C'Mon!-2CD

A volte può essere veramente doloroso separarsi da canzoni
che in qualche modo hanno rappresentato parte della propria
vita,che hanno caratterizzato particolari situazioni;che
hanno 'rivestito' alcuni sentimenti ai quali non è possibile
negare una costanza 'ricorrenza interiore'.Deve essere andata
esattamente così.

Kurt Wagner e la sua 'big band',dopo i clamori suscitati con
il precedente "Is A Woman" del 2002,di fronte alla necessità
di selezionare tracce da una vasta quantità di materiale
accumulato,ha saggiamente optato per non escludere nulla.
Escogitando la strategia dei due album(in commercio raccolti
in un'unica confezione),da considerare 'emotivamente' distinti,
indipendenti;ma legati dalle medesime ispirazioni,dallo
stesso immaginario.

E la mossa risulta essere vincente.Non affiorano,tuttavia,
sostanziali variazioni sonore;l'impronta (neo)tradizionalista
resta ben marcata,definita.Ma la qualità compositiva in entrambi
i dischi è decisamente alta.

Tralasciando episodi d'imbarazzante impatto rock("Nothing
Adventurous Please","Shang Dang"),il resto si regge su felpati
'adagi' country-soul,fragranti e concilianti,'infestati' da
interminabili archi.

Non Mancano all'appello ambientazioni jazzy("Women Help To
Create The Kind Of Men They Despise"),strazianti grigiori
autunnali("Nothing But A Blur From A Bullet Train)o
appassionanti scorci crepuscolari("Low Ambition").
Il tutto reso 'dinamico' da un raffinato ed
espressivo fluire cinematico.

(City Slang/Extra Labels)


by Massimiliano Drommi - 4-5-2004


Savoy Grand-The Lost Horizon-CDEP

Sostanziosa anticipazione del full-length che verrà a
breve(delle quattro tracce qui presenti,tre resteranno
inedite).All'attivo un 7"("The Morning Air/"Millions Of
People"),un mini("The Survivor EP"),un disco intero("Burn
The Furniture").I Savoy Grand,da Notthingham,in questa
occasione figurano in due,ovvero Grahm Langley & Kieran
O'Riordan(coadiuvati da Spikey Norman);insieme dai
primissimi inizi,che risalgono al 1997.

"The Lost Horizon" si riallaccia mirabilmente a quanto
sinora proposto dalla formazione britannica,inoltrandosi
con vellutata bellezza verso una fragilità emotiva
incontenibile,non facilmente quantificabile.

Suoni essenziali,scarni,che lasciano intravedere stati
d'animo spezzati,in tutta la loro nudità.Tra lievi arpeggi
di chitarra ed 'inesorabili' note di pianoforte("Reason To
Live"),rimandi ai Low("Between Two Rivers"),eterei sussulti
acustici("Life By The Roadside")ed impeccabili 'oscillazioni'
notturne in stile Arab Strap("From The Gold Hotel").
Da accogliere ad occhi chiusi.

(Glitterhouse/Venus)


by Massimiliano Drommi - 27-4-2004


Lali Puna-Faking The Books-CD

Prova decisiva per i Lali Puna,formazione tedesca
fronteggiata dall'enignatica Valerie Trebeljahr(gli
altri componenti provengono da band quali Notwist,Tied
& Tickled Trio,Console).Nome di punta dell'etichetta
indietronica per antonomasia,la Morr Music.Ammirati incondizionatamente dai Radiohead.Collaborazioni
rilevanti con Tim Simenom(Bomb The Bass),Andrew
Weatherall,Two Lone Swordsmen,Radioactive Man.

"Faking The Books"(anticipato dall'e.p. "Left Handed"
della scorsa estate),a tre anni di distanza da "Scary
World Theory",non delude le aspettative;pur conservando
la consueta verve elettronica introversa,asfittica,
lastricata di ghiaccio.

Tuttavia s'intravede una maggiore cura per le melodie pop,
impreziosite da accorati interventi d'archi("Allienation",
"Crawling By Numbers")che cedono il passo alle ruvidezze
post-punk("B-Movie","Grin Bear"),e che proiettano i Lali
Puna su un versante più compiutamente indie-rock;dove
viene mantenuta alta la tensione negli improvvisi
'decolli' sonori saturi di elettricità("Micronomic",
"Left Handed").

Sensuale,sussurrata ed attraente la voce di Valerie
Trebeljahr,specialmente quando ariosa,si dissolve tra
nuvole e raggi di sole("Small Things").

(Morr Music/Wide)









by Massimiliano Drommi - 23-4-2004


Grupo Salvaje-In Black We Trust-CD

I Grupo Salvaje sono un quintetto di provenienza spagnola
(Madrid),che non fa mistero della propria smisurata devozione
nei confronti dell' 'uomo in nero' per eccellenza,ovvero il
compianto Johnny Cash.Alla sua figura,infatti è dedicato
l'intero album.

Ernesto Gonzalez(ex-Pribata Idaho),crooner romantico e
passionale,nostalgico e un pò 'sgualcito',dalla timbrica
vocale magnetica ed elegante;conduce l'ascolto di "In Black
We Trust".Verso lande desolate,senza tempo.Con soave e
malinconico trasporto.

Complice della riuscita delle pregevoli ambientazioni è
Abel Hernandez(Migala,Emak Bakia),che ha saputo magistralmente
legare il mood country-blues delle composizioni con degli
arrangiamenti atmosferici e suggestivi.

Il disco scivola via piacevolmente,attraverso ballate
agrodolci,pigre e trasognate("A Christian Family","Oh
My Dear","How To Make God Come","Watercolor Summer"),
che evocano lo spirito di Scott Walker e Nick Cave.
Fino a 'tingersi' di uno scuro à la Leonard Cohen,
nell'ombrosa e spettrale "The Survivor").

(Acuarela/Venus)









by Massimiliano Drommi - 20-4-2004


Clear Horizon-Clear Hoizon-CD

L'Oceano Atlantico di mezzo,uno scambio continuo di idee
ed intuizioni sonore da sponda a sponda tramite dei nastri.

Un processo che è durato un paio d'anni,caratterizzato
dal confronto fra due personalità affini.Molti i punti di
contatto.Tanto che è stata del tutto naturale e spontanea
la sintonia che si è immediatamente venuta a creare tra
Jessica Bailiff(la 'principessa' di casa Kranky)e Dave
Pierce(l'eminenza grigia dietro la sigla Flying Saucer
Attack).

Una collaborazione tra le più avvincenti che si ricordino di
recente.Nasce così,sotto i miglori auspici,"Clear Horizon".
Un album di meravigliosa intensità acustica/elettrica,un
piccolo 'dono immortale' proveniente da altre 'galassie'.

La ascendenze folk di "Watching The Sea","For Days",e
"Distortion Song",dall'ipnotica matrice shoegaze,vanno ad
infrangersi contro barriere di feedback(opportunamente
modulati);da sembrare un costante,profondo 'flusso
sinfonico'.

Atmosfere rarefatte ed ambientazioni permeate da riflessi
glaciali,e sullo sfondo l'onorica voce di Jessica Bailiff
(oltre a quella di Dave Pierce).Tra abissali isolazionismi
che ricordano i Main di "Motion Pool"("Death's Dance"),ed
una sterminata ed incontenibile devozione verso i My Bloody
Valentine("Open Road").Interstellare.

(Kranky/Wide)







by Massimiliano Drommi - 14-4-2004


Corker Conboy-Radiant Idiot-CD

Sono di Londra i Corker Conboy,un duo formato
da Adrian Corker e Paul Conboy,esordenti nel
2002 con l'album "In The Light Of That Learnt
Later".

Ciò che viene proposto è musica strumentale,
che anche se basata essenzialmente su intuizioni
già espresse e sviluppate da altri,finisce per
raggiungere traguardi apprezzabili;grazie alla
cura per i minimi dettagli e per i piccoli
'spostamenti'.

Escludendo episodi come "These Arms These Legs"
e "Revenge Of The Phoney Youth",speziati di
fusion in stile Tortoise(periodo T.N.T),troviamo
'sostanziose' soluzioni post-rock e convincenti
finezze new-wave.

Esemplare,a tal proposito, "Portland Grove Am":
giro di bassa ipnotico,eleganti arpeggi di
chitarra acustica dispersi tra luminosità
elettroniche,un filo di tromba come in un
solenne cerimoniale.

Oscura e tribale la title-track,dall'incalzare
ritmico incessante,dalle trame ammaliatrici e
vertiginose.Un album in definitiva avvincente ed
equilibrato,ricercato nella scelta degli
arrangiamenti.

(Vertical Form/Wide)







by Massimiliano Drommi - 14-4-2004


Portrait Of David-These Days Are Hard To Ignore-CD

Album di debutto(uscito nel 2001 su Racing Junior e ristampato
solo ora per il mercato europeo dalla Glitterhouse)per il
norvegese Ola Flottum(ex-Salvatore),aka Portrait Of David;
attuale componente di The White Birch.

"These Days Are Hard To Ignore",prodotto da Helge Sten
(Motorpsycho,Supersilent),è stato interamente registrato nel
silenzio delle mura domestiche(salvo qualche arrangiamento
in studio);silenzio quale fonte d'ispirazione(il modo in cui
'taglia' le tracce)e punto d'arrivo,sorta di elemento
prioritario caratterizzante.

L'essenza ultima di fragili e disarmanti composizioni che si
reggono appena,tramite l'ausilio di pochi strumenti dosati con
cura,quasi sfiorati.

Qui ogni singola nota ha una sua valenza specifica,ogni sussurro
delinea un'impalpabile poetica intimista.Ci si può immergere in
suggestive ed eteree ballate pianistiche,austere,dall'afflato
atmosferico come "Nine-Day Wonder",trafitta da malinconiche
vibrazioni di violino e violoncello.

Reminiscenze di Erik Satie(un pò ovunque),Nick Drake("Sweet
Thief"),con una propensione per ambientali ed algide slabbrature
isolazioniste("Wide Open Doors","Lake").Difficile da ignorare.

(Glitterhouse/Venus)


by Massimiliano Drommi - 13-4-2004


cLOUDDEAD-Ten-CD

Stando al comunicato ufficiale,si tratterebbe dell'ultimo parto discografico per Doseone,Odd Nosdam e Why? sotto la sigla
cLOUDDEAD. Giusto il tempo per dare un forte scossone al mondo dell'hip-hop(genere di riferimento da prendere assolutamente con
le molle),e di lasciare intravedere 'dimensioni paradisiache' non ancora esplorate.

Prerogativa di menti argute e sapienti,abili nel saper rimescolare le 'carte del gioco',introducendo nuovi elementi e presupponendo
'agilità' tipiche di chi è solito utilizzare il proprio tempo per abbattere gli steccati,senza temere di sconfinare in 'territori altrui'.

Animato da tale logica,"Ten" mette il luce una peronalissima
visione su come oggi sarebbe opportuno interptertare le 'fonti
musicali' che ci sono sono state 'tramandate',senza peccare di
manierismo alcuno.

Considerazioni che trovano ampio riscontro nelle dieci tracce
dell'album,che si fregiano di rimandi alla musica indie(settore
già perlustrato,tra l'altro,nella partecipazione a "Cold House"
degli Hood),elettronica di ricerca(non è un caso il remix di
"Dead Dogs Two",singolo incluso nell'edizione limitata di "Ten",
realizzato per mano dei Boards Of Canada),hip-hop(i cLOUDDEAD
sono 'di casa' alla Anticon);tra dilatazioni ed espansioni
sonore esteticamnete allucinate su dei beats discreti ed
accattivanti.

Una capacità ricettiva che trova una sua compiutezza nei loop
di Flying Saucer Attack e Boards Of Canada,contenuti nello
space-pop di "3 Twenty".

(Big Dada/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 13-4-2004


Hella-The Devil Isn't Red-CD

Da Sacramento(CA),una mazzata non indifferente in
ambito math-rock.Dopo "Hold Your Horse Is",i due Hella
Zan Chill(batteria)e Spencer Seim(chitarra),architettano
un nuovo disco catalogabile(senza pensarci due volte)
alla voce 'tortura'.

Già,perchè anche una raccolta di 'canzoni' può essere
nociva,far saltare in aria i nervi,o spingere a compiere
atti 'nefasti'.Gli Hella ripartono esattamente da dove
si erano fermati i Don Caballero,sfruttando a pieno le
intuizioni e i passaggi tipici della stagione di alcuni
anni fa legata alle 'intemperanze algebriche'.

Ritmiche al cardiopalma,serrate,autocompiacenti,che non
conoscono pause.Mentre la sei corde 'frusta' a dovere,
sferragliante nel disegnare traiettorie sghembe e
dissonanti.Contorsioni ed acrobazie strumentali quasi
spaventose;e il tutto ulteriormente disturbato da
sporcizia elettronica qua e là.Il mal di mare sulla
terra ferma.

(5 Rue Christine/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 13-4-2004


Einsturzende Neubauten-Perpetuum Mobile-CD

Hanno impiegato quattro anni gli EN per dare alle stampe
"Perpetuum Mobile",nuovo lavoro in studio che segue
"Silent Is Sexy"(nel mezzo c'è stato anche il doppio CD
dal vivo "9-15-2000,Brussels"),che segna tra l'altro la
presenza 'full time' di Blixa Bargeld nella band;dopo la
recente(e definitiva)dipartita dai Bad Seeds di Nick Cave.

Curiosa ed originale la procedura utilizzata per portare
a termine le composizioni presenti sul disco:tramite una
quota d'iscrizione,fans ed appassionati(a degli orari
prestabiliti),hanno potuto osservare via internet
collegandosi al sito www.neubauten.org le prove del
gruppo berlinese,esprimendo persino opinioni in merito
ai risultati delle session(opportunamente archiviate nel
database)sull'apposito forum;'influenzando' così le
decisioni su quali tracce tenere bene in considerazione
ed eventualmente sviluppare.

Tema ricorrente è il vento,inteso nell'ambivalente
significato di cambiamento/catastrofe;fattore dinamico
capace di modificare le coordinate spazio-temporali
degli eventi.

Percussioni ipnotiche nella lunga title-track,ambientazioni
'ascetiche'("Ein Seltener Vogel"),eleganti momenti di quiete
("Ein Leichtes Leisses Sauseln");aperture solari quasi
imbarazzanti("Paradiesseits"),'esposizioni' pregevoli
di pop colto("Youme & Meyou").Anche i Neubauten
invecchiano.

(Mute/Extra Labels)





by Massimiliano Drommi - 13-4-2004


Melissa Auf Der Maur-Auf Der Maur-CD

Melissa Auf Der Maur è stata per anni la bassista di due
tra i gruppi più noti dello scorso decennio,vale a dire
Hole e Smashing Pumpkins,le 'facce alternative' del rock
dei grandi incassi.

Oggi le band sopraccitate non esistono più,Courtney
Love è diventata un fenomeno da baraccone per tabloid e
cronache rosa;mentre Billy Corgan mette in piedi nuove
formazioni(Zwan) per poi 'interromperle' come niente
fosse.

Certo è che avere ricoperto un ruolo di secondo piano al
basso,anche se al fianco di personaggi in vista,non sempre
può essere di grande aiuto.E l'astuta Melissa è stata così
scaltra da non essere risucchiata dal vortice dell'anonimato
(come nella maggior parte dei casi accade),imponendosi di
conseguenza come 'prima donna',e dando alle stampe un primo
disco da solista.

Gli ospiti che hanno partecipato alle session di registrazione
sono diversi:Josh Homme(ex-Kyuss,Queens Of The Stone Age),Eric Erlandson(ex-Hole),James Hia(ex-Smashing Pumpkins),Steve Durand e Jordan Zadorozny(ex-Tinker),Brandt Bjior(ex-Kyuss).Produzione
affidata a Chris Goss(lo stesso di "Blues For The Red Sun" dei
Kyuss),che in tale circostanza non si direbbe proprio che sia
stato scelto a caso.

L'album riflette 'voluminosi' esiti hard-rock,a tratti
misteriosi e notturni("Lighting My Lips","Followed The Waves"),
dalle ambizioni psycho/stoner("My Foggy Notion","Skin Receiver"),
tra mitigate incursioni wave sottilmente malinconiche("Head
Unbound","Taste You")e sprazzi indie-pop("Would If I Could").
Solo pianoforte e voce,invece,nella ballata jazzy "Overpower
Thee",con spudorati ammiccamenti alla divina Sara Lov.

(Extra Labels)












by Massimiliano Drommi - 12-4-2004


Friends Of Dean Martinez-Random Harvest-CD

Da Tucson,Arizona,il settimo capitolo in dieci anni
di attività per i Friends Of Dean Martinez,dopo il
precedente "Under The Waves" del 2003.Suggestioni
filmiche,ambientazioni desertiche e polverose(da
sempre nel cuore di Dean Martin e soci)raffiorano
nuovamente nel loro imperscrutabile fascino,sottile
e avvolgente.

Composizioni strumentali che trascinano lungo distese
atmosferiche di pacata ed armonica bellezza,intense e
rilassate,anche nei momenti di maggiore fragore.
Echi trasognati di Calexico e Morricone all'orizzonte.

Oblique rarefazioni lisergiche e lievi cadenze 'post'
convergono in un passionale 'girovagare' cinematico,che
raccoglie in grembo un viscerale e gaudente climax
ipnotizzante.Spettrali dilatazioni del tessuto sonoro
("Why Does My Heart Go On Beating"),desolanti scenari
notturni("The Winter Place"),la sollennità di un organo
chiesastico e i toni taglienti della steel("Random
Harvest");la lunga maratona psichedelica di "Dusk" che
cita i Velvet Underground(le dissonanze chitarristiche
sul finale).E il sentore di qualcosa d'incombente alle
nostre spalle.

(Glitterhouse/Venus)


by Massimiliano Drommi - 11-4-2004


Liars-They Were Wrong ,So We Drowned-CD

"They Were Wrong,So We Drowned" è l'album che non ti
immagini, che sballa i pronostici e che coglie impreparati.
Ci si aspettava un nuovo capitolo sulla scia funk/wave da
questi newyorchesi,giusto per 'onorare' il trend del
momento al quale erano comunque stati accostati.

Invece i Liars,in seguito al valido esordio di "They Threw
Us All In A Trench And Stuck A Monument On Top",hanno
scartato l'ipotesi di ripetersi(escludendo di conseguenza
anche l'eventualità di maggiori riscontri in termini
commerciali);e con lo spirito fiero di chi è disposto a
scacrificare tutto in nome dell'arte,ci consegnano un
disco ostico e disturbante,annichilente.

Un coraggio ammirevole,e una capacità creativa invidiabile.
E pensare che la voglia di rimettersi in discussione arriva
solamente alla seconda prova."They Were Wrong,So We Drowned",
basato sul tema della stregoneria(con riferimenti a riti e
personaggi mitici annessi),ci illustra un coacervo post-punk
sperimentale,macabro e oscuro;che si traduce in ritmiche
tribali e ossessive,supportate da sonorità 'beffardamente'
manipolate,distorte e metalliche,deraglianti.

Degna chiusura il catacombale e funereo valzer di "Flow My
Tears,The Spiders Said",reso ancora più lugubre da rintocchi
di campane e da stranianti cinguettii di uccelli.

(Mute/Extra Labels)

by Massimiliano Drommi - 11-4-2004


Amps For Christ-The People At Large-CD

La 5 Rue Christine,valida etichetta di Olympia(WA)
attenta nel proporre gruppi 'particolari' e bizzarri,
o comunque poco allineati con i soliti standard indie
americani,anche questa volta non si smentisce;e ci
rifila un'ampia raccolta di tracce(23)dalla durata
media breve(sui tre minuti),stucchevoli e insidiose,
da lasciare allibiti,quasi esterefatti.

Solo una mente folle potrebbe concepire un disco simile,
e in effetti un fondo di verità c'è.Henry Barnes(ex-Man
Is The Bastard)è colui che si 'agita' dietro la sigla Amps
For Christ,e al faccenda,pur restando 'sporca' e cavillosa,
tuttavia date le circostanze prende una piega leggermente
diversa;spingendoci a giudizi più bonari e comprensivi.

"The People At Large",pur dispensando 'buoni propositi' e
'scaltre visioni' che ricongiungono con il proprio essere,
non ci risparmia orientaleggianti episodi di sitar un pò
tediosi("Tsaress","Freddie The Mockinbird","Tarsit",
"Evening"...).

E a parte 'siparietti rumoristici' vari("Use Use Use",
"Gold On Mars","Been To The Rock",Firecube"),restano
solo eccentriche 'anomalie' country e folk a fare la
differenza("AFC Tower Song","Branches","The Morlough
Shore").

(5 Rue Christine/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 10-4-2004


The Devastations-The Devastations-CD

Sono australiani i Devastations,e con una passione per le
atmosfere decadenti,di quelle allestite guardando indietro
alla tradizione folk-rock.Conrad Standish(voce,basso,casio),
Tom Carlyon(chitarra,banjo,harmonium)e Hugo Cran(batteria,
percussioni),coadiuvati da Emilie Martin(voce,piano,violino,
optigan);confezionano un album impregnato di umori ammantati
di nero,malati,che promettono catastrofi sentimentali.

Canzoni intimamente frastornanti,pervase da un'inquietudine
sincera e toccante,che affiora lentamente in tutta la sua
bruciante drammaticità.Ma sotto l'impenetrabile scorza 'dark',
risiedono vibranti battiti romantici,che in definitiva
rappresentano la fonte d'ispirazione principale delle liriche.

I referenti sonori,sono rintracciabili nel Nick Cave ultima
maniera,nei Tindersticks e nei Black Heart Procession;con
uno sguardo devoto al maestro Leonard Cohen.Scenari soffusi
al calar del sole,tra strumentali strappalacrime("He Wasn't
Like That When I Knew Him","Ausencia"),duetti sensuali e
trascinanti("Loene")e improvvise impennate di feedback
("Hold Me").The Devastations,outsiders di classe.

(Munster Records/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 5-4-2004


Paolo Benvegnù-Piccoli Fragilissimi Film-CD

Un Passato insieme agli Scisma,collaborazioni importanti
(Marco Parente,Irene Grandi,Ustmamò,la compagnia di danza
Company Blu),la produzione artistica di vari dischi(Andrea
Franchi,Otto'P'Notri,Terje Nordgarden,Brychan,Enduro),ed
ora "Piccoli Fragilissimi Film";il primo atto di una
fantomatica 'trilogia del tessuto' ipotizzata da Paolo
Benvegnù(affiancato da Gionni Dell'Orto,Massimo Fantoni,
Andrea Franchi e Fabrizio Orrigo).

L'album in questione,ambizioso nell'evidenziare velleità
cantatutorali,si snoda lungo l'arco di dodici tracce che
hanno a che fare con gioie minime e con la fervida
immaginazione,con le paure,e con una vulnerabilità propria
di chi di fronte alle sconfitte e alle incertezze del
percorso esistenziale,preferisce fuggire lontano;o
rinchiudersi in se stesso scavando in fondo nel proprio animo,cercando risposte e scampoli di verità.

Sonorità composte e 'pensose' si fanno strada tra spiragli
pop/acustici,tra soffusi chiroscuri jazzy e ballate soffici
e rotonde.Sembrerà un accostamento di cattivo gusto,ma è
l'essenza tipica di Adriano Pappalardo(!!?) ad affiorare
in "Brucio"."Suggestionabili",il brano apripista che ha
anticipato "P.F.F" sarà anche compatibile in termini
radiofonici,ma 'esibisce' uno slancio egocentrico,un senso
di smarrimento,diffidenza e impotenza non così 'esemplari'.

(Santeria/Stoutmusic/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 31-3-2004


Now It's Overhead-Fall Back Open-CD

Esce per l'etichetta del Nebraska il secondo album
intestato ai Now It's Overhead,quartetto proveniente
da Athens(GA)che a molti forse non dirà molto,ma che
in verità comprende musicisti di tutto rispetto come
Clay Leverett,le due Azure Ray Orenda Fink e Maria
Taylor e il produttore di casa Saddle Creek Andy
LeMaster;nonchè compositore e principale responsabile
della suddetta sigla.

"Fall Back Open" si muove tra oscuri retaggi new-wave e
speranzose melodie pop,prediligendo in buona sostanza
modalità a tratti dolorose,'calate' sull'orlo
dell' introspezione.

Dove i sussulti elettronici di "Profile" finiscono per
sembrare eccessivamente datati,subentrano le 'diligenti'
armonie di "Turn & Go" ,e le elegiache voci con tanto di
cori ed archi ad allietare proprio nella title-track
(Con Ospite Conor Oberst).

"The Decision Made Itself"(voce,chitarra acustica e
ronzii di sitar)mette in luce lo spirito di songwriter
che è in Andy LeMaster,che culmina nelle atmosfere
autunnali di "Antidote",con un'inclinazione vocale
'sbirciata' ai Placebo(backing vocals a cura di Michael
Stipe dei R.E.M.).E in chiusura "A Little Consolation",
un indie-pop dall'inesorabile retrogusto amarognolo,
attraversato da fiammeggianti toni evocativi.

(Saddle Creek/Wide)



by Massimiliano Drommi - 25-3-2004


Statistics-Leave Your Name-CD

Nuovo progetto per Denver Dalley,ex compagno d'avventure di
Conor Oberst(Bright Eyes)nei Desaparecidos.Un EP di debutto
prima,ora un full-lenght sempre per la Jade Tree a rincarare
la dose,e ad evidenziare strategie e soluzioni melodiche
'incatenate' a vecchie concezioni d'indie-rock statunitense,
spesso sbarazzino e dalle spiccate qualità 'magnetiche';
tanto che desistere sarebbe solo una malaugurata ipotesi.

Specialmente quando è una rincuorante e genuina attitudine
pop a dettare le regole,semplici ma efficaci.Di quelle che
lasciano un ampio margine d'interpretazione,utile per
apprezzare al meglio la pura essenza trasognata di tracce
oneste ed abrasive,che catturano in pochi secondi.

In "Leave Your Name",i sintetizzatori svolgono un ruolo
decisivo,caratterizzanti e mai grossolani o invadenti.
Sia negli episodi strumentali("Mr. Nathan","Chairman Of
The Bored","Circular Memories"),che in quelli chitarristici
ed 'esplosivi',dotati di certa sensibilità emo("Sing Along",
"The Grass Is Always Greener","Reminisce").

(Jade Tree/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 23-3-2004


Sun Kil Moon-Ghosts Of The Great Highway-CD

Divo minore del grande schermo(le apparizioni in "Almost Famous" e "Vanilla Sky" di Cameron Crowe)e in prima istanza autore di
almeno un paio di dischi tra i più affascinanti e significativi
degli anni '90 con i Red House Painters,Mark Kozelek,in seguito
ad alcune pubblicazioni soliste,decide dopo diverso tempo di ricostituire una nuova band;avvalendosi del supporto di Anthony Koutsos(RHP),Tim Mooney(American Music Club),Geoff Sanfield e di
un trio d'archi del conservatorio di San Francisco.

"Ghosts Of The Great Highway" recupera,come era dopotutto lecito
aspettarsi,incantevoli sequenze estrapolate all'immginario della
tradizione americana(il folk),tanto cara a Mark Kozelek;passando attraverso sonorità più robuste(il rock),orchestrali e placide.

E se "Glenn Tipton",posta in apertura riesce ad incantare con
accordi solari di chitarra acustica,dalla melodia che sprofonda
nel cuore;allo stesso modo la successiva "Carry Me Ohio" s'impadronisce del nostro intimo,proiettandoci per pochi istanti
dove solitamente confiniamo certe sensazioni grigie e malinconiche.

"Salvador Sanchez" e "Lily And Parrots" sono gli episodi dall'impronta abrasiva ed urgentemente elettrica,piuttosto
intriganti,e "Si,Paloma" uno spensierato 'intrattenimento'
folcloristico.Mentre "Duk Koo Kim",traccia lunga dalle
insinuanti dinamiche,è simile ad un immenso oceano azzurro
visto dall'alto.

(Jetset/Wide)











by Massimiliano Drommi - 18-3-2004


Early Day Miners-The Sonograph EP-CD

Sugli Early Day Miners abbiamo già ampiamente espresso la
nostra più totale ammirazione recensendo gli ultimi due
album "Let Us Garlands Bring" e Jefferson At Rest"(andate
a recuperarli visitando l'archivio alla sezione indie),
ammirazione dovuta se non altro alla sterminata bellezza
solita delle composizioni della band di Bloomington,Indiana.

Grazie all'incredibile ricettività dell'Acuarela,etichetta
spagnola(di Madrid)di assoluto rilievo e in rapida ascesa
(in catalogo oltre ai dischi di Thalia Zedek,Chris Brokaw,
Okkervil River/Julie Doiron,Piano Magic;è prevista entro
il 2004 una serie di ep a nome Xiu Xiu,The Decemberists,
Windsor For The Derby,Tarentel,Rivulets..);vede la luce "The
Sonograph EP",che detto francamente avrebbe bisogno di
pochissimi commenti,essendo ancora una volta una 'lussuosa
raccolta' di tracce qualitativamente ineccepibili.

Il melanconioso intimismo di Daniel Burton e soci,in bilico
tra placide armonie post-rock("Bijou") e 'diluite' tentazioni
folk("Perish Room"),raggiunge vette di confidenziale poetica
("Bedroom,Houston");cogliendo silenziosi frammenti di
'natura estiva' ("Mosaic II"),e sconfinando in stratificate
soluzioni di elettricità shoegaze("Misrach").Inarrivabili.

(Acuarela/Venus)



















by Massimiliano Drommi - 12-3-2004


Isan-Meet Next Life-CD

I due Isan Robin Saville e Antony Ryan(Readind,GB),li
ricordiamo tra i più cerebrali esponenti di quella scena
elettronica perennamente avvolta da trame algide e distaccate,
che nulla concede 'all' emozione umana' e tutto riserva al laptop;quale oggetto utile per mascherare 'informazioni mentali' difficilmente processabili senza l'ausilio di codici informatici.

Nessuna catastrofe,sostanzialmente,e se pur l'impianto generale
di "Meet Next Life" riveli la consueta impostazione sintetica,
si delinea una sorta di 'connessionismo' di fondo;che con le
dovute cautele finisce per assorbire elementi appartenenti ad
un'area d'estrazione diversa(che comprende chitarra,glockenspiel..),
strappando interpretazioni sonore che spaziano in alcuni frangenti verso lidi indietronici sommessi,focalizzati su di un apparato
maggiormente riflessivo.

I tratti caratteristici e 'dinamici' dell'album,tuttavia
risiedono soprattutto nella struggente ed evocativa reiterazione melodica di "Birds Over Barges",e nella fascinosa 'fluttuazione' anni '80 di "Gunnera".Altri episodi come "Snowdrops And Phlox",
"Willowy" o la title track,sono invece 'gocce ambientali' che evaporano un istante prima di toccare terra.

(Morr Music/Wide)














by Massimiliano Drommi - 10-3-2004


Hector Zazou-L' Absence-CD

E' trascorso solo un brevissimo lasso di tempo dalla
pubblicazione di "Srong Currents"(CD edito da Materiali
Sonori con allegato il libro curato da Giampero Bigazzi
sul percorso artistico di Hector Zazou,numero due della
serie "Sonora Portraits")che esce,sempre per un'etichetta
italiana,un altro album del musicista/compositore francese;
sulle scene oramai da diverso tempo(la prima apparizione
risale al 1976 nei ZNR;nel corso degli anni vari lavori in
collaborazione con musicisti come John Cale,Harold Budd,
Barbra Gogan,Jon Hassell,Ryuichi Sakamoto,Richard Horowits).

"L'Absence" sprigiona elettronica da tutti i pori,umbratile
e 'silenziosamente' notturno.Il mistero è presto svelato:
inconfondibile il (forte)richiamo al trip-hop,alla battuta
lenta,ai suoni 'stilizzati' ed essenziali.Niente,o quasi
sopra le righe.Giusto in coda alla track list ci 'sovvien
l'eterno',nella slide che tratteggia un saporifero
strumentale vagamente tex mex in salsa kraut("Goeland"),
nell'impercettibile voce sussurrata di Asia Argento("Double
Jeu"),e nello spoken word su basi sperimentali pronunciato
da Katrina Beckford("The Workers").

(Santeria/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 9-3-2004


90 Day Men-Panda Park-CD

Registrato durante la scorsa primavera a Chicago tra l'Electrical Audio di Steve Albini e i Soma Studios di John McEntire(Tortoise),
e prodotto da John Congleton(The Paperchase)in collaborazione con
Greg Norman(già da tempo a fianco di Albini)e Tim Iseler;esce dopo "To Everybody" del 2002 la terza controversa prova del
quartetto chicagoano(originario di St. Louis).

La cupa ed obliqua "Too Late Or Too Dead"(qui presente),scandita
superbamente da rintocchi austeri di pianoforte,l'avevamo già
ascoltata nel singolo di alcuni mesi fa:troppo poco per farsi
un'idea precisa su ciò che sarebbe accaduto poi.

E in mezz'ora circa di musica,i 90 Day Men se ne escono
fuori con una manciata di canzoni che in parte lasciano
un pò perplessi.Perchè il mood generale rispecchia una marcata
intenzione nel voler evocare atmosfere che rimandano agli anni
'70(anche se filtrate attraverso l'indiscutibile classe di Brian
Case e soci),come in "Silver And Snow",che praticamente sembra
un pezzo del Bowie d'annata.

Apprezzabile il tentativo ri raggiungere i vertici emozionali che
furono del compianto Jeff Buckley in "Even Time Ghost Can't Stop
Wagner",tormentata e sfiancante.Lineare ma seognante,immersa tra
liquefazioni di synth,è invece "When Your Luck Runs Out".Chiude
"Night Birds",traccia strumentale dall'andamento ipnotico,pervasa
da deformanti delay.

(Southern/Wide)


by Massimiliano Drommi - 5-3-2004


Chib-Moco-CD

In seguito all'estemporanea apparizione sulla compilation
"No Watches.No Maps" edita nel 2001 dalla Fat Cat,Yukiko
Chiba(insegnante di Tokyo la cui età oscilla intorno alla trentina,come riportato sul comunicatao dell'etichetta),la
donna che artisticamente preferisce essere conosciuta come
Chib;esordisce con un album di circa mezz'ora(suddiviso in
otto tracce).Che è un piccolo agglomerato di giocose
astrazioni,sbilenche e dalle lievi tinte pastello.

L'armamentario utilizzato dalla giapponese consiste in un
campionatore di vecchia concezione e in un sequencer,con i
quali si diletta candidamente;oscillando tra suoni trovati
(nella sua stanza,nei parchi,in abitazioni altrui)ed
oniriche 'frantumazioni' glitches.

Sonorità quasi fiabesche,che sfiorano appena:un pò di
chitarra acustica,una tastiera,un sample di violoncello
o clavicembalo.E i conti tornano.Meravigliosamente.

(Fat Cat/Wide)


by Massimiliano Drommi - 28-2-2004


Cesare Basile-Gran Calavera Elettrica-CD

Cesare Basile rischia di diventare un caso isolato nel
panorama della musica italiana.Un caso isolato per il
semplice fatto che il deprimente contesto che ci circonda,
fatto di banalità da classifica per ritardati mentali,
musicalmente insignificanti ed aberranti sotto il profilo
dei testi(come di solito accade);inevitabilmente spinge ad
escludere ciò che ha realmente valore,lasciando così che
la demenza imperante prenda meschinamente il sopravvento.

"Gran Calavera Elettrica" è un album sopraffino e superbo,
denso di riferimenti letterali,intenso.Che non culla però
in un letto di fiori:la morte,come ossessione e travaglio
dell'esistenza da esorcizzare,è un tema ricorrente,una
seconda pelle("Il Cantico Dei Tarantati","A Che Serve Lo
Zolfo","In Coda").

Ma ci si perde anche dentro canzoni d'amore,imbevute di una
tristezza inenarrabile("Pietra Bianca"),o evocativamente
surreali("Orto Degli Ulivi").

Produzione affidata a John Parish(già al lavoro con P.J.
Harvey,Sparklehorse,Giant Sand,Goldfrapp,Eels),magistrale
nel mettere a fuoco e definire accuratamente gli oscuri
contorni folk di un disco dalle sonorità essenziali;che
rimanda ad atmosfere à la Tom Waits("Waltz#4"),ai Firewater
("Primo Concime"),ai polverosi deserti dei Calexico("Apocrifo").

E poi c'è Nada,voce solista affranta e tormentata in "Senza
Sonno",inarrivabile nel donarci un'interpretazione da brividi.

(Mescal)

by Massimiliano Drommi - 23-2-2004


Terry Lee Hale-Tender Loving Hell:The Best Of+Oh What A World-2CD

La storia di Terry Lee Hale(originario del Texas),
ci informa di continui spostamenti in diverse zone
degli Stati Uniti d'America,di un padre ufficiale
dell'esercito,di Seattle quale città adottiva a
partire dalla fine degli anni '80 dove sono state
realizzate le prime incisioni su cassetta
(addirittura un brano è anche finito nel cofanetto/
compilation "Sub Pop 200",contenente tre dodici
pollici;manifesto cittadino sull'allora nascente
scena legata all'hard-rock moderno,come venne
definita all'epoca,insieme a band come Nirvana,
Mudhoney,Tad,Soundgarden,Swallow,Blood Circus...).

La formazione musicale di Terry Lee Hale fa
riferimento,invece,agli ascolti di Hank Williams,
Bob Dylan,Tenesee Ernie Ford,Tampa Red,Duane Eddy.
Su tutti il suo eroe 'personale' di allora e di
oggi:Reverend Gary Davis.

La raccolta comprende quindici tracce di sobrio,
vibrante ed ombroso country-rock/folk(con apparizioni
di ospiti come Carla Torgerson e Chris Eckman dei
Walkabouts,Vic Chesnutt,Mark Nichols)estratte da
cinque album per Glitterhouse.

Il "Best Of",in edizione a prezzo speciale,include
inoltre il CD "Oh What A World",il debutto di Terry
Lee Hale pubblicato nel 1993 su Normal Records.

(Glitterhouse/Venus)

by Massimiliano Drommi - 22-2-2004


Rachel's-Systems/Layers-CD

Era da tre anni che l'ensemble di Louisville non
dava rincuoranti segni di vita.Eravamo rimasti a
"Full On Night",dopo di ché ci sono stati nuovi
progetti e collaborazioni(Seluah,Matt Pond PA,
The Louisville String Quartet);occasionali
apparizioni dal vivo in compagnia di Fugazi e
Shipping News,e un invito a partecipare
all'edizione 2002 dell'All Tomorrow's
Parties Festival.

Per la realizzazione del nuovo album,i Rachel's
hanno utilizzato file recordings,suoni 'trovati'
scelti tra quelli inviati dai fans(tramite un
annuncio sulla rete).

In definitiva Systems/Layers nasce dall'incontro
con la compagnia teatrale d'avanguardia newyorchese
Siti Company,il cui risultato è appunto questa
colonna sonora per uno spettacolo,che è composta
da diciannove frammenti sonori malinconici ed
austeri(neanche a dirlo,in puro stile Rachel's);
dipinti da archi e pinoforte,o evocativamente
atmosferici ed ambientali per ritratti in bianco
e nero.

C'è anche una comparsa di Shannon Wright alla
voce nella cupa e scarna "Last Things Last",
oltre ad un ricco booklet contenente immagini
e foto della Siti Company e dei Rachel's ad
opera del regista/fotografo Harvey Wang.

(Quarterstick/Wide)

by Massimiliano Drommi - 21-2-2004


Enon-Hocus Pocus-CD

L'impressione che si ha ad un primo ascolto del nuovo album
degli Enon,viene ampiamente confermata anche dopo ulteriori
verifiche:ovvero che ci si ritrova ad esplorare una raccolta
di brani non necessariamente legati l'uno all'altro da un
genere di riferimento preciso.

Fattore determinante a vantaggio del trio newyorchese,che in
vena di ecletticità varie finisce per eludere le categorie,
sfociando in una commistione di varie influenze senza
imperativi o restrizioni di sorta.

I risultati non tardano ad arrivare,evidenti e lapalissiani:
equamente gli Enon operano dei distinguo,e si gettano a
capofitto tra le maglie dell'indie-rock,oppure abusano di
sintetiche sonorità di synth virando in direzione elettronica.

Pertanto i due ambiti restano separati,a parte qualche
impercettibile sfumatura.E c'è l'imbarazzo della scelta:ci si
può abbandonare alla sensuale voce dell'esotica Toko Yasuda
(ex-Blonde Redhead e The Lapse)che governa i momenti di taglio
electro("Shave","Daughter In The House Of Fools","Monsoon",
"Mikazuki" con tanto di testo in giapponese);o diversamente
al cantato risoluto di John Schmersel(ex-Braniac)che si
impasta le mani con ruvidezze marcatamente rock/post-punk
("The Power Of Yawning","Utz","Litter In The Glitter").

Ma i due si incontrano anche ai microfini("Murder Sound",
"Candy","Startastic")ed è sempre un piacevole sentire.
Stuzzicante e sincera flessibilità pop.

(Touch & Go/Wide)



by Massimiliano Drommi - 21-2-2004


Marco Parente-L' Attuale Jungla-CD

Prima il sospetto,ora la certezza pressochè
assoluta.E'evidente che l'artista napoletano
(fiorentino d'adozione),forse non appagato
completamente dalla 'staticità' delle composizioni
una volta definite nei minimi dettagli,sia ogni
volta alla nevrotica ricerca di nuove soluzioni
per far suonare diversamente ciò che è stato
fotografato 'ufficialmente'.

Così dopo "Trasparente",Marco Parente ha avvertito
la necessità di 'aprire' il suo materiale a nuovi
orizzonti:in tal senso è indicativo il CD "Pillole
Buone",contenente riscritture elettroniche e remix
(non proprio di facile fruizione)di vari brani a
cura di Lorenzo Brusci-Timet.

"L'Attuale Jungla" tiene fede allo spirito
revisionista del suo autore,essendo un live
realizzato in collaborazione con la mirabolante
Millenium Bugs'Orchestra,diretta da Mirko Guerrini.

Ne consegue un ulteriore gradito rimpasto del
repertorio di Parente,tra fascinose ondulazioni
swing,orchestrazioni jazzy d'altri tempi,bislacco
cantautorato e bagliori rock.

Apre l'album "Inseguimento Geniale",l'unica
traccia inedita.Menzione a parte per le
allucinate dilatazioni di "Fuck (He)art &
Let's Dance".Quando si dice un'operazione
riuscita.

(Mescal)












by Massimiliano Drommi - 20-2-2004


Refree-Nones-CD

Raul Fernandez(elena,Romo And Shudo)è l'uomo
che si cela sotto lo pseudonimo di Refree,
spagnolo di Barcellona che ha debuttato nel
2002 con l'album "Quitamiedos".

Il nuovo "Nones" è un avvolgente sapaccato di
armonica bellezza mediterranea,di terre verdi
e cieli azzurri,o stellati.

Canzoni che rispecchiano una romanticissima
poetica cantautorale,ammaliante e piacevolmente
straziante(partecipano al variegato risultato
delle composizioni diversi musicisti).

Si riescono ad assaporare frangenti dolcemente
vellutati,ricchi di preziosi scorci bucolico-
crepuscolari,dal fascino sottile;non così
facilmente riscontrabile nella stragrande
maggioranza delle produzioni odierne.

Si procede alimentando struggenti sensazioni
acustiche("Como En Los Dias Corrientes"),
soffusi intimismi jazzy("Padres Y Nones",
"Palabras Mayores" con Irene R. Tremblay
(Aroah)alla voce;come spettrali tensioni
notturne("El Reloj").Di rilievo l'idea di
riportare sia in copertina che nel booklet
del CD immagini tratte dai dipinti di
Francoiz Breut.

(Acuarela/Venus)


by Massimiliano Drommi - 20-2-2004


Buddy & The Huddle-Monument For John Kaltenbrunner-CD

Buddy & The Huddle sono una formazione tedesca a
tutti gli effetti,con il pallino però della musica
americana.

Il loro terzo album(dopo "Suttree" e "Take A Ride
Into The Life Of Thomas Alva Edison"),trae ispirazione
da un romanzo di Tristan Egolf intitolato "The Lord
Of The Barnyard"(che narra le gesta di John
Kaltenbrunner,personaggio principale del racconto);
ed è un capionario splendidamente assortito di
suggestioni western,'perlustrazioni' notturne e
cocenti rifrazioni solari.

Un album dai toni caldi e pigri,che si lascia
tuttavia apprezzare per non essere troppo monotono,
essendo le tracce prevalentamente strumentali
(vengono utilizzati tra gli altri,strumenti come
vibrafono,lap steel,mandolino banjo,hammond,tromba,
trombone,tuba,fisarmonica);che si adagia
languidamente sui contrasti sonori.

Sia che si tratti di svolazzi folcloristici
("Isabella","Strike Funny"),che di soffuse aperture
post-rock("Covered With Hills Snails","Fractorboy").

(Glitterhouse/Venus)






by Massimiliano Drommi - 20-2-2004


Lovely Midget-North Head-CD

Lovely Midget è la sigla dietro la quale si nasconde
la neozelandese Rachel Shearer(keyboards,chitarra,
flauto,voce,field recordings),autrice di impalpabili
quadretti sonori che si diffondono nell'etere
disegnando scenari nebbiosi e inquietanti.

Un flusso costante che risucchia dentro spirali
evanescenti che conducono alla dissolvenza("Squall"),
che divampa in sinuose pulsazioni ambientali("Fading").

Un surrealismo vaporoso ed arcano che riflette scorci
eutonici in "Dolphin",rivisitazione di un brano di Linda
Perhacs del 1970.

Laceranti tumulti ansiogeni da alterati stati
d'allucinazione("Heavy Weather")che scorrono e passano,
scomparendo lentamente dal campo visivo("Swallen Dusk");
come abissali stratificazioni che si riversano all'interno
di suoni subliminali da scandagliare nei suoi anfratti
più oscuri("Raudive Rain").L'album contiene anche una
traccia video ad opera della stessa Rachel Shearer.

(Family Vineyard/White'n'Black)




by Massimiliano Drommi - 20-2-2004


The Post-Hasten The Homecoming-CD

Dopo i cupi bagliori e i viscerali scenari infernali di
"Backwards" del 2002,si riaffacciano Oliver Boch,Ben
Swanson e Brent Gubatan da Bloomington,Indiana.

"Hasten The Homecoming",secondo full lenght del trio,
è una nuova immersione nelle profondità più sconosciute
ed inanimate,torbide e glaciali.

Il cantato di Boch,assillante e tormentato,si abbandona
lungo vaporose enfasi estetizzanti e melodrammatiche,
optando per le atmosfere romantico-decandenti,viziate
da accecanti luci al neon.

Gli incastri strumentali erigono angosciose sonorità
che promettono tenebre,condensando brucianti sofferenze
da tenere con il fiato sospeso.

Tra questi solchi risplende tutto il fascino della
new-wave più introspettiva e travolgente,appassionante
e voluttuosa.Un reale piacere dei sensi.

"At Rest"(con Scout Niblett ospite alla voce)concede
trasporti emotivi maggiormente rilassati;"Straight As
An Arrow" ci illustra invece agili strutture ipnotiche.
Da considerare alla stregua degli Interpool.

(Jalisco/White'n'Black)

by Massimiliano Drommi - 19-2-2004


The Dirty Projectors-The Glad Fact-CD

Dave Longstreth,aka The Dirty Projectors,è un
giovanissimo cantatutore al suo primo album.Amante
della bassa fedeltà(ha utilizzato un quattro tracce
per le registrazioni)e delle canzoni senza troppi
fronzoli,essenziali ma consistenti.Vanta persino
collaborazioni con i Microphones.

Parte delle tracce sono imbastite con la sola voce e
chitarra,egregie ma non così memorabili,nella loro
lamentosa e 'distensiva' praticità.

Complessivamente "The Glad Fact" risente di un'oziosa
mollezza di fondo,che finisce per conferisce un leggero
tanfo di muffa al tutto,sollevando a volte qualche
sbadiglio.

Ma non mancano di certo episodi esilararanti(il cantato
di Dave Longstreth è tra i più curiosi ascoltati di
recente)come "My Offwhite Flag","Boredom In A Product",
"Three Brown Finches","Off Scienze Hill";legati assieme
da una visionarietà starvolgente(è possibile scorgere
riferimenti a Robert Wyatt)e sorretti da arrangiamenti
ridotti all'osso ma azzeccati per lo scombianto stile
compositivo.Cantilene assortite e deliri a pacchi.

(Western Vinyl/White'n'Black)










by Massimiliano Drommi - 19-2-2004


Sophia-People Are Like Seasons-CD

I Sophia sono solo ed esclusivamente il riflesso delle sensazioni
di Robin Proper-Sheppard.La profondità del dolore causato
dall'improvvisa scomparsa di persone amate,vite irrimediabilmente
spezzate.I fantasmi del passato che improvvisamente emergono
con prepotenza in qualsiasi istante del quotidiano.

Ma anche l'amore,in ultima istanza,come unica fonte di salvezza.
Tra incomprensioni,abbandoni,rimpianti e speranze,necessarie per
affrontare l'indecifrabilità di ogni nuovo giorno che nasce.

Quando parte "Oh My Love"(uscita come sigolo),la traccia d'apertura
dell'album,stentiamo un pò a crederci:un ritornelo killer che si
aggancia ad una indie/pop-song indiscutibilmente bella nella sua
semplice ed accattivante veste,frizzante e di facile presa,ma del
tutto inedita da queste parti.Le radio impazziranno di gioia,e si
spera anche gli ascoltatori.

"Sweet Back",scavata dalla monotonia di una drum-machine,sorretta
da una chitarra acustica ed ingentilita da un pianoforte,ricorda
degli Arab Strap più melodici e meno assuefatti."Fool" è una
ballata classicheggiante,evocativa e pregnante.

Quando poi si arriva a "Desert Song No.2",con elegiache ed ariose
aperture d'archi,forte di uno splendore arcano,si collide con un
fragoroso e dissonante finale ricolmo di saturazioni noise.
Della stessa pasta è fatta "Darkness(Another Shade In Your Black)":
voce strozzata,scariche di distorsioni,schizzi d'elettricità.

"If A Change Is Gonna Come" è l'altra cosa che non ci aspettavamo:
uno sguaiato rock'n'roll stradaiolo e strafottente sulla falsa
riga di "Loose" degli Stooges.Incredibile.

Sul finale,merita attenzione "Holydays Are Nice":essenziali accordi
di chitarra uniti ad una spensieratezza folk 'sporcata' da lievi
rumori elettronici di sottofondo.Come la commovente "I Left You"
(già presente nel live del 2001 "De Natchen"),un'altra ballata
dolente con gli occhi rivolti verso il cielo.

Ci aspettavamo un convincente ed entusiasmante nuovo capitolo
dall'ex-God Machine Robin Proper-Sheppard.Lo abbiamo avuto.

(City Slang/Extra Labels)


by Massimiliano Drommi - 18-2-2004


Erase Errata-At Crystal Palace-CD

Le Erase Errata sono quattro ragazze di San Francisco che
giungono con "At Crystal Palace" al secondo disco(il primo
"Other Animal" risale al 2001),e agli onori della cronaca
grazie al sempre più crescente interesse da parte della
critica e del pubblico intorno al revival funk-punk,che
negli ultimi periodi è diventato il fenomeno musicale 'cool'
per eccellenza;e ha consentito al quartetto di godere di
una maggiore esposizione,essendo inequivocabilmente
incanalato in tale direzione.

L'album ha una durata breve(ventisette minuti circa),ma in
realtà se teniamo conto dell'attanagliante e corrosivo
contenuto,non potremmo che convenire sul fatto che pretendere
oltre sarebbe solo andato a discapito dell'isterica compattezza
sonora presente in queste tracce.

Sezione ritmica pulsante,semplice ma ben strutturata;un 'feeling'
chitarristico psicotico ed inquieto macchiato di blues sconvolto,
una voce urgente e vertiginosa.Interventi di tromba dosati ed
appropriati.Aspro art-punk spavaldo e conciso;convulse mutazioni
no-wave.Dal contagio immediato.

(Blast First/Extra Labels)



by Massimiliano Drommi - 10-2-2004


The Album Leaf-Seal Beach-CDEP

Jimmy LaValle(Tristeza,Black Heart Procession)è l'instancabile musicista di San Diego(previsto un album di prossima uscita
realizzato con la collaborazione di Mùm e Sigur Ros)che si
cela dietro la sigla The Album Leaf.

"Seal Beach" è un EP composto da cinque tracce tanto fragili
ed accorate,quanto nostalgiche e riflessive.Atmosfere lievi
e trasparenti,quasi da spingere alla meditazione.Frammenti
sparsi d'innocente candore e di garbata poetica intimista.

Ci si lascia facilmente trasportare da ovattati sussulti
elettronici che mostrano movenze mutuate dal catalogo Warp
e Morr Music,lungo distese di synth limpide come acqua di
sorgente;attraverso input ritmici in bassa battuta,e momenti
più tipicamente d'estrazione post-rock("Christiansands").
Breve ma eloquente.

(Acuarela/Venus)




by Massimiliano Drommi - 10-2-2004


The Walkabouts-Shimmers-CD

Retrospettiva per la band di Carla Torgerson e Chris Eckman,
dopo quasi vent'anni di carriera e ben quindici album alle
spalle.

La raccolta,che non è una pietra tombale(i Walkabouts non
si sono sciolti),nè definitiva(c'è da aspettarsi in futuro
un'altra operazione del genere),nè irresistibilmente esaustiva,
è stata invece concepita come un'ipotetica colonna sonora per
un viaggio;come uno "stopping-off place",ovvero un luogo dove
ci si ferma per un breve lasso di tempo.

Da questo punto di vista,"Shimmers"(che non rivela grosse
pretese)scivola via senza intoppi lungo l'arco di tredici tracce;panoramica folk-rock indispensabile per chi invece
non ha mai avuto dimestichezza con il repertorio della band
di Seattle.

Si spazia dalle oscure e claustrofobiche tensioni di "Drown",
alle aperture solari di "The Light Will Stay On";dalle
incessanti malinconie del cuore venate di bossa di "Til I
Reach You",alla rallentata versione di "Poor Side Of Town"
di Johnny Rivers,attraverso le pallide e desolanti atmosfere
bristoliane di "Unwind".

Ennesimo triste caso di valutazione inappropriata da parte
delle case discografiche 'maggiori'(esclusione da un mercato
più vasto in sostanza),nonostante l'unicità di composizioni
senza tempo.

(Glitterhouse/Venus)












by Massimiliano Drommi - 7-2-2004


From Ashes Rise-Nightmares-CD

L'incomprimibile violenza di sentimenti alienanti,
difficilmente arginabili.I From Ashes Rise sono una furia incontrollata,cataclismatici,immondi e nefasti;titolari di
sonorità infuocate,laviche,che sembrano provenire da ignote
profondità delle viscere della terra:a produrre c'ha pensato
Matt Bayles(Botch,The Blood Brothers,Isis).

E non c'è tregua o santo che tenga:tutta la furia bruta
sprigionabile da una classica strumentazione è qui presente
nella sua forma più annichilente,mortificando con lugubri ed
esasperanti bordate di frustrazione ed odio da ridurre a
trippa per gatti.

Il quartetto macina spietatamente hardcore-punk nella sua
essenza più brutale,ma si avvertono anche certe malefiche
influenze derivanti da 'legami' con il genere black-metal.

Una voce urlata e graffiante che vomita interiorità lacerate
da pensieri ossessionanti,tali da produrre ulcere allo stomaco.
A voi la scelta se entrare in contatto con gli oscuri incubi
dei From Ashes Rise,o restarne fuori.

(Jade Tree/Goodfellas)


by Massimiliano Drommi - 4-2-2004


Grails-The Burden Of Hope-CD

Da Portland il debutto di un quintetto che annovera nel proprio
organico musicisti impegnati anche con formazioni come Holy Sons,
Moss Icon e Jackie-O-Motherfucker.

Accorciamo subito le distanze,definendo chiaramente i connotati:
si tratta di musica strumentale,ma non quella che solitamente
per convenzione definiamo post-rock,molte lungaggini prog ed
innumerevoli sbadigli annessi.

Strutturalmente parlando,i Grails non sono completamente
all'oscuro degli stilemi del genere,e optano per un sound noir
e spettrale,coinciso e sanguigno,che non lascia a desiderare
nelle sue sinistre evoluzioni chiaroscurali.

Rintocchi stregati di pianoforte,silenzi,minimali arpeggi di
chitarra;un violino che produce sterminate malinconie,melodie
austere ma avvolgenti,che proiettano dove pulsa il cuore delle
enormi distese.

Non a caso vengono in mente gli australiani Dirty Three,magistrali
interpreti di spazi senza confini.L'album contiene,inoltre,una personale rivisitazione di "Space Prophet Dogon" dei Sun City Girls.

A volte sono sufficienti pochi elementi combinati assieme per
erigere maestose cattedrali,e "The Burden Of Hope" risponde
pienamente alle nostre esigenze.

(Neurot/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 30-1-2004


Pilot To Gunner-Get Saved-CD

Per il secondo album,dopo l'esordio del 2001 "Games At High
Speed",i newyorkesi Pilot To Gunner di Scott Padden hanno
coinvolto al banco del mixer e alla produzione una vecchia
volpe che risponde al nome di J.Robbins(ex Government Issue,
Jawbox e Burning Airlines);in parole spicciole un concreto
sinonimo di garanzia che di certo non ha bisogno di
molte presentazioni.

E se poi asseriamo che il fenomeno emo,da qualche tempo a
questa parte,non sempre risulta essere così corposo da
riservare ondate stimolanti,speriamo di non fare un torto
a nessuno:che ognuno cerchi la propria strada,e se necessario
perseveri fino allo sfinimento,incessantemente.Ci mancherebbe,
tutto ciò è sacrosanto ed inattaccabile.

Dal canto nostro,è un dovere registrare lo stato di salute
di una band,del genere musicale a cui fa riferimento;
adottando obiettivamente certi parametri utili per tirare
le somme(per usare un linguaggio a grandi linee)che
esulino da considerazioni di parte e motivazioni
strettamente personali.

Quantificando,su "Get Saved" prende il sopravvento una
spiccata prevedibilità che avvicina i Pilot To Gunner alle
linearità pop/melodiche degli ultimi Get Up Kids,come a certi
gruppi d'estrazione punk presi in adozione dall'MTV generation.
Non siamo qui per condannare o assolvere:ad ognuno le proprie aspirazioni.

(Arena Rock/Goodfellas)





by Massimiliano Drommi - 29-1-2004


Kid 606-Kill Sound Before Sound Kills You-CD

Esce per la Ipecac di Mike Patton e soci il nuovo disco di Miguel Depedro,noto come Kid 606 nell'ambito che a noi interessa.Ovvero
quello concernente l'elettronica d'assalto più beffarda ed ironica,
spudorata ed anarchica,causticamente oltranzista.

Per l'ennesima volta,Kid 606 dimostra tutta la spontaneità e la
passione nell'assemblare bleeps con classe e talento;tanto che
oggi,impresa alquanto ardua,sarebbe trovare 'concorrenti' all'altezza
della situazione,in grado di sfidarlo e di batterlo in quanto ad eclettismo ed onnivoro spirito fantasioso.

"Kill Sound Before..." non si digerisce così facilmente(e forse
qualcuno non lo digerirà affatto),con il suo effetto disturbante e
nauseante.

Ed è un caotico pulsare di techno-hardcore imbastardita a dovere,
fitta di rumori malefici,di frammenti estrapolati ai cartoons
("The Illness"-Album Mix,"Buckle Up"),di voci di Mc's(Wayne Lonesome) frantumate,trasfigurate e sepolte sotto cumuli di macerie("Who Wah Kill Sound?").

Ma non solo,accanto a 'guastati' suoni drill & bass,trovano spazio
brevi frammenti distensivi("Andy Warhol Is Dead But We Still Have Hope","I Think I'm Alone Now"),e crepuscolari reiterazioni ambientali("Parenthood").Presente sul CD anche una traccia video in formato Quicktime("The Illness").

(Ipecac/White And Black)


by Massimiliano Drommi - 27-1-2004


Cex-Maryland Mansions-CD

Non abbiamo più dubbi:ora più che mai la Jade Tree,con questa
nuova uscita di Cex,può definitivamente scrollarsi di dosso la
fastidiosa e ben poco tollerata fama(verrebbe in fin dei conti
da pensare)di etichetta strettamente imparentata con il genere
emo(e l'hard/post-core in generale);dimostrando astutamente di
essere capace di fornire un ampio respiro al proprio catalogo,
che in effetti stava rischiando di cristallizzarsi in un'idea
fin troppo definita di stile musicale.

Un primo evidente segnale di rinnovamento(ma non dimentichiamoci
le altre interessanti 'anomalie' da poco acquisite,come Denali e
Statistics),che rilancia in alto le quotazioni di una label
validissima e fondamentale.

Passiamo al prolifico Rjyan Kidwell,in arte Cex,che nonostante
la pubblicazione del recentissimo "Being Ridden",trova il modo
di far uscire anche "Maryland Mansions";esempio lampante di
hip-hop(orientativamente)di confine,che spesso finisce per
negare se stesso,rinascendo sotto forme inedite e bastarde.

Diverse le tendenze messe in evidenza nell'album:le ossessioni
wave/industrial per Trent Reznor in "Kill Me " e "Stillnaut
Rjyan",le suggestive edulcorazioni appiccicate a "Take Pills"
(che ricordano certe passate nefandezze trip-hop da classifica)
con chitarre acustiche ed interventi di synth come carezze;il
rapping serrato ed incisivo di "Stop Eating",le solitarie
e schiette linearità di "My Head",le spasmodiche pulsazioni
astratte di "Drive Off A Mountain".Un disco che rispecchia
tutta la nervosa imprevedibilità del personaggio che lo ha
concepito.

(Jade Tree/Goodfellas)




by Massimiliano Drommi - 24-1-2004


Village Of Savoonga-14-9-2001-CD

L'inizio della storia dei tedeschi Village Of Savoonga
risale agli inizi degli anni '90,band che ha ospitato alcuni
dei musicisti che hanno in seguito contribuito ad alimentare
in maniera determinante alcune delle formazioni più interessanti della nuova scena indie teutonica.

I nomi sono:Marchus Acher(Notwist,Tied & Tickled Trio,Lali
Puna),Micha Acher(Notwist,Tied & Tickled Trio,Ms John Soda),
Christoph Brandner(Lali Puna,Pelzig,Tied & Tickled Trio,Console),
Christoph Merk(Kollaps),Wolfgang Petters(Hausmusik,Fred Is Dead).

"14-9-2001" è il live che conclude definitivamente il ciclo,dopo
un album omonimo del '92,"Philipp Schatz" del '96 e "Score" del
'98;e fotografa alla perfezione tutta la furia iconoclasta
sprigionata dal palco.

Che si traduce in un'amalgama corrosiva di kraut-rock e pesanti spigolosità metalliche;tra bordate ossessive e rumorose,dove fanno
capolino persino timidi spiragli di melodia,lungo traiettorie convulse e fragorose indissolubilmente ripiegate su se stesse.

(Kollaps/Hausmusik/Wide)

by Massimiliano Drommi - 20-1-2004


Christiansen-Stylish Nihilists-CD

Siamo in casa Revelation,e chi conosce bene questa label
californiana,sa cosa aspettarsi.Personalmente ho apprezzato
non poco le coraggiose evoluzioni nel consueto ambito
post-core solitamente proposto,come nel caso degli Elliott;
che con il formidabile "Song In The Air" sono riusciti a
portare a termine un processo 'd'innovazione' iniziato con
il precedente album("False Cathedrals"),dilatando la
struttura dei brani ed esprimendo una sensibilità
rarefatta vicina a certo pop europeo(Radiohead inclusi).

Ma purtroppo tutti gli sforzi fatti per rivitalizzare un
genere da tempo condannato a non avere molti sbocchi creativi
avvincenti ,pare che non avranno un seguito(dopo il recente
tour che li ha portati anche in Italia,gli Elliott si sono
divisi per avventurarsi in altri progetti).

Ora i riflettori sono puntati su una band di Louisville, i Christiansen,che giunge al secondo album;e torniamo ad
occuparci di 'costruzioni' più in linea con i canonici
standard dell'etichetta.

"Stylish Nihilists" è un disco 'quadrato' che non si
sbilancia a che non sconfina in territori sconosciuti;
persino ben costruito nei suoi passaggi articolati:un
massiccio post-hardcore melodico venato di hard-rock con
accenti prog che devasterà i fans(orfani)di At The Drive
In e Cave In.

(Revelation/Goodfellas)




by Massimiliano Drommi - 19-1-2004


June Panic-Hope You Fail Better-CD

Dal North Dakota,le solide fondamenta di un cantautorato schietto
che si ciba delle sacre e immortali radici country e folk,che ama
svelarsi ed esporsi senza paure,autocompiacimento o pressappochismo.

A volte bastano pochi(ma efficaci)elementi fondamentali per
comporre canzoni azzeccate,in assoluta naturalezza,senza strani
colpi di testa e senza andare a cercare disperatamente il tocco
di classe che(forse)neanche esiste:chi ha il pregio della sintesi
mai andrà ad attorcigliarsi intorno a ricercatezze ruffiane,
artificiali,impersonali.

June Panic,da bravo artigiano del pentagramma,al riparo dai frivoli
trucchi del mestiere,riesce nuovamente ad appropiarsi dei classici
stilemi per approdare altrove;ritagliandosi uno spazio di tutto
rispetto,utile per non scadere in un insopportabile anonimato.

E poco importa se in alcuni frangenti è la figura di Dylan ad
emergere in tutta la sua ingombrante maestosità;dettaglio ozioso
da tralasciare,buono solo per i pettegolezzi di quart'ordine.

Specialmente quando si ha a che fare con superbe slow ballads,
torride e polverose("Dirty Without Music","Expensive Attic"),
spettrali e vibranti("On H's 'They'").

(Secretly Canadian/White And Black)

by Massimiliano Drommi - 18-1-2004


The Speaking Canaries-Get Out Alive:The Last Type Story-CD

Gli 'sfracelli algebrici' di Damon Che(alla batteria)nei
math-rockers Don Caballero,li ricordiamo vividamente:potenza
ed esuberanza unite ad una fisicità detonante e spavalda.

La storia recente ci narra dell'esperienza Bellini(prematuramente
sgretolata da incomprensioni),in compagnia dei catanesi Agostino Tilotta e Giovanna Cacciola,i due (ex)cuori pulsanti degli Uzeda.

Ma dal '94(circa) Damon Che è a capo degli Speaking Canaries,e
ha realizzato l'EP "The Joy Of Wine" e l'album "Songs For
Terrestrially Challenger"(Hi-Fi e Lo-Fi version per due
differenti etichette);un terzetto con il quale si cimenta al
canto e alla chitarra ,con risultati tutt'altro che trascurabili,
anche se a volte gli impasti sonori non sempre risultano essere
particolarmente efficaci ed esaltanti.

Ci si perde,ad esempio,in scorribande chitarristiche ed isteriche
voci in falsetto("Life Like Homes","Songs On A record You Can't
Get It","Theme From Hospital Comedian")che non portano a nulla,e
che alla lunga stancano.Un terreno fertile che in futuro potrebbe
riservare avventurosi guizzi espressivi.

(12XU/Wide)


by Massimiliano Drommi - 17-1-2004


Ben & Jason-Goodbye-CD

Dopo essere stati scaricati dalla Go Beat! successivamente alla
pubblicazione di "Ten Songs About You",probabilmente demoralizzati
dalle spietate regole del mercato discografico,Ben Parker e Jason
Hazeley hanno così a malincuore deciso che non fosse più il caso
di continuare a fare musica insieme,ponendo fine al loro sodalizio
artistico iniziato con "Hello" nel 1999;eccellente esempio di
musicalità acustica che purtroppo non ha consentito ai due
musicisti inglesi di destare grosse attenzioni,avendo in qualche modo 'intuito' l'avvicinarsi del New Acoustic Movement con un
discreto anticipo sui tempi.

Comunque sia andata,quel che resta è anche questo "Goodbye",ultimo
capitolo che ha potuto vedere la luce grazie all'interessamento di
Keith Cullen della Setanta;e c'è da rimanere abbagliati dalla
straordinaria maturità compositiva e dalle soavi melodie,soffici
e leggiadre.

Canzoni che si reggono con un soffio di chitarra,semplici ma intense
e con pochissimi arrangiamenti(pianoforte,archi,batteria,synth...),
che a seconda dei casi riescono efficacemente a mettere in risalto l'ottima qualità della scrittura.

Episodi come "A Star In Nobody's Picture","You're The Reason",
"Window In/Window Out" o "When To Laugh" conservano una forza espressiva di memorabile dolcezza fuori dal comune.Peccato,davvero.

(Setanta/White And Black)

by Massimiliano Drommi - 13-1-2004


Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo-#2-CD

"#2" non è il nuovo parto del trio torinese,bensì il secondo album
uscito nel 2001 per la Beware,ora ristampato da Santeria in edizione
speciale digipak.

I Suggestivi paesaggi cinematici evocati con sensibile e romantico
trasporto sono rimasti intatti con il passare degli anni,e questo è,
almeno per chi scrive,il più bel complimento che si possa fare al
Gatto;in tempi in cui con troppa facilità si finisce per sottostare
al viscido mercato discografico della musica 'usa e getta', per
compiacere i modaioli dell'ultima ora invaghiti per l'ennesima
ottusità alla Strokes tutto look e poca sostanza.Scenario misero
e desolante,che di certo non fa al caso nostro.

Quatti quatti,Max Vitale,Gianluca Della Torca e Fabio Perugia,
utilizzando chitarre acustiche/eletriche,basso,electronics e
quant'altro,arrivano a dipingere paesaggi incantevoli e carezzevoli,
da assaporare in particolar modo quando il cielo imbrunisce.

Il CD contiene,in aggiunta,la traccia video "Studio Report #2",
che documenta il periodo di lavorazione dell'album;oltre ad una
fosca versione remix de "La Coppa Davis Del '76".

(Beware/Santeria/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 12-1-2004


Cat On Form-Structure And Fear-CD

Da Brighton segnali incoraggianti dalla scena post punk.
Si tratta di un debutto di un quartetto composto da due
ragazzi e due ragazze,agguerriti all'inverosimile contro
'l'impero della menzogna' eretto dal mondo in cui viviamo:
insoddisfazione,rabbia,una disperata voglia di sfogarsi,e
di conseguenza un muro da abbattere a tutti i costi.

La scuola Dischord è il punto di riferimento principale,
Fugazi in primis.Cambi di tempo,scatti improvvisi,chitarre
taglienti e voci declamatorie d'estrazione hardcore,ma anche
nitidi passaggi strumentali dal lento incedere che
ammorbidiscono le insistenti frenesie di un album frutto di
'espedienti' nevrotici ed impulsivi.

"Blood Drained",una delle poche concessioni al cantato
femminile,è invece una ballata eterea che poco lega con il
contesto sonoro di "Structure And Fear",con una cadenza
pigra,a tratti svogliata.Un esordio più che valido.

(Southern/Wide)


by Massimiliano Drommi - 11-1-2004


Bexar Bexar-Haralambos-CD

In "Haralambos" non esistono possibili vie di fuga:una volta
entrati nell'immaginario Bexar Bexar,costituito da lievi
melodie strumentali che sembrano appartenere all'intimità di
una cameretta,è inevitabile rimanere toccati dai melanconici
sussurri prodotti con fragile fascino;e la soluzione più
consona è quella di arrivare in fondo alle quindici tracce
della raccolta in punta di piedi,senza far rumore,lasciandosi
trasportare in luoghi di sterminata quiete.

L'album è costruito intorno a reiterate sequenze,prodotte dal connubio tra musica acustica/elettrica ed elettronica,che vanno
ad intrecciarsi in un continuo flusso nostalgico,che può
ricordare Opiate("Kt","Where She Lives Everyday")come i Fonica
("Princess Of Daughters","Deming").Semplice ma da ammirare.

(Western Vinyl/White And Black)

by Massimiliano Drommi - 10-1-2004


Music A.M.-A Heart And Two Stars-CD

I Music A.M. sono un nuovo progetto che nasce dall'incontro tra Luke Sutherland(Long Fine Killie,collaboratore dei Mogwai),Stefan Schneider(To Rococo Rot,Mapstation)e Volker Bertlmann(Tontraeger).

Il risultato sonoro,pur non sfuggendo all'immaginazione(alquanto intuibile dove i tre sarebbero andati a parare),si configura immediatamente come una lieta sorpresa.

E ci ritroviamo a 'cullare' un album dalle trame sottili ed insinuanti.Toni soffusi e romantici scenari di arcana pacatezza rivestono "A Heart And Two Stars",scintillante nei suoi reconditi minimalismi,nei raffinati disegni ricamati su tappeti di arcobaleni siderei.

Un riflessivo connubio tra elettronica glitch pop,cinematografici sussurri ambientali e limpide reiterazioni in stile Ariel M ed affini.

(Quatermass/Audioglobe)









by Massimiliano Drommi - 9-1-2004


Denali-The Instinct-CD

"The Instinct" è la nuova prova della band di Richmond,Virginia,
dopo l'omonimo fascinoso debutto sempre su Jade Tree che aveva
positivamente impressionato per il notevole approccio
crepuscolare e per le sottili sfumature noir.

Anche in questa circostanza il discorso non cambia,e si replica
abilmente,rincarando le dosi con ulteriori atmosfere spettrali e
notturne,venate di inquietudine e mistero.

Maura Davis è l'anima tormentata che smuove lancinanti figure
avvolte nella penombra,conturbante nella sua evocativa liricità,
dagli slanci malinconici e al contempo espressivamente
maestosi.

Le canzoni di "Instinct",in definitiva fanno riferimento ad un
post punk/indie rock abrasivo e a tratti commovente,sfuggente e
vertiginoso,ma che non azzarda più di tanto;affiancando una
linearità compositiva a metà strada tra Devics,P.J.Harvey e
Blonde Redhead.Produce Peter Katis(Interpol,Mercury Rev).

(Jade Tree/Goodfellas)














by Massimiliano Drommi - 8-1-2004


Static Films-Force Over Distance-CD

Gli Static Films del songwriter Mark Trecka sono l'ennesima
ventata d'amarezza e desolazione.Giornate grigie che riservano
solo emozioni stroncate sul nascere,non appena s'accende la
minima speranza che forse non tutto è già andato in malora,
nell'affannoso rincorrere vane speranze.Canzoni sperdute,
pallidi frammenti di vita.

Come un insistente invito a prendere parte ad una processione
triste e silenziosa,sotto i deboli raggi di un sole autunnale
che non scalda."Force Over Distance" procede all'interno di
sensibilità lacerate e depresse,assecondando 'vedute' ubriache d'arrendevolezza,prossime alla sconfitta.

Appartato folk solo voce e chitarra acustica continuamante
sull'orlo della stonatura che sembra non finire mai(la title-
track in apertura);altrove rastrellando di soppiatto si possono cogliere sfumature canterburiane in congiunzione con violoncello,
organo,clarinetto,melodica,tromba e quant'altro.E si finisce ad
ogni modo per per avvertire sempre il medesimo effetto espresso inizialmente,con l'aggiunta di un'inspiegabile sentore di
quieta staticità non del tutto metabolizzata.

(BlueSanct/White And Black)


by Massimiliano Drommi - 3-1-2004


Growing-The Sky's Run Into The Sea-CD

Joe DeNardo(chitarre ed electronics),Eryn Ross(basso)e Kevin
Doria(chitarre ed electronics)sono di Olympia,Washington;e
dopo un 7" per la Nail In The Coffin("Dry Drunk On Woman"/
"Residual Effects Of Inertia II")siglano il loro debutto
accasandosi presso l'etichetta Kranky di Chicago.

I Growing sono titolari di sonorità sospese ed abrasive,
mellifluamente alternate tra momenti di pura stasi e passaggi
più corposi,che ridestano prontamente dal torpore in precedenza
allestito con irreprimibile continuità.

'Doom noise' o 'ambient doom drone' che sia(come il trio tiene a
precisare),il nocciolo della questione è che "The Sky's Run Into
The Sea"(disponibile in formato CD o doppio vinile)si estende a
dismisura(diverse le tracce lunghe quasi diciotto minuti),con
dinoccolate movenze in liquefazione("A Painting","Cutting,Opening,
Swimming"),o attraverso slabbrate distorsioni chitarristiche
spesse come un'impenetrabile coltre di fumo("Life In D","Tepsije-
All Music Is Folk Music-"),ronzanti e con il potere di esacerbare.

(Kranky/Wide)

by Massimiliano Drommi - 27-12-2003


The Immortal Lee County Killers II.-Love Unbolts The Dark-CD

Le prime luci del mattino,ed ecco spuntare all'orizzonte gli
Immortal Lee County Killers II. barcollanti,presumibilmente
ancora in preda ai fumi dell'alcol dopo l'ennesima sbornia
notturna presa in chissà quale squallido bar di periferia,
tra le minacce di affilati coltelli nascosti nelle tasche
pronti a scattare in caso di rissa e sguardi poco
rassicuranti di perditempo che non hanno nulla da perdere.

E non si esagera di certo se si tenta di contestualizzare
sociologicamente parlando questi due squinternati debosciati,
confinandoli nella categoria dei reietti che vivono ai
margini dei 'circuiti benpensanti' ed 'intellettualmente
evoluti':così li si immagina,e forse non si è poi così
distanti dalla realtà.

La verità che ci riguarda,a prescindere da deduzioni più o
meno vicine ai contesti dove si sviluppano certi stili di
vita,fortunatamente ci ricorda che la musica roots americana
è dura a morire,e si spera con tutta sincerità che possa
sopravvivere in eterno,senza mai stancare o annoiare.

Nel nostro caso specifico è il blus ad entrare in scena,
scarno e sconsacrato,preso per i capelli e trascinato
impietosamente,deturpato ma visceralmente esplosivo.

Il duo Weise/Collins(voce/chitarra e batteria),fedele alle
proprie radici,ci sbatte in faccia episodi sgangherati e
stravolti con nevrotico impeto punk;prostrandosi con devozione
dinnanzi a mostri sacri come John Lee Hooker e Leadbelly con
riletture(immancabili,tra le altre)rispettivamente di "Burnin'
Hell" e "Said I'd Find My Way",tra versioni in studio,estratti
dal vivo e scartoffie da Peel Sessions.

(Sweet Nothing/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 15-12-2003


Pernice Brothers-Yours,Mine & Ours-CD

Ci siamo:per natale avete pensato di regalare alla vostra
persona del cuore una raccolta di canzoni che siano capaci
di scaldare intensamente nel bel mezzo del gelo invernale,
con carezzevole armonia ed intimo trasporto?

Allora avrete sicuramente i Pernice Brothers dalla vostra
parte,che vi consentiranno di fare un figurone:chi avrà la
magnifica opportunità d'interagire con quanto proposto dal
talentuoso songwriter Joe Pernice,è garantito che ne rimarrà piacevolmente impressionato,scoprendo così una delle più
entusiasmanti raltà indie statunitensi.

Se poi il caso vuole che il destinatario di "Yours,Mine & Ours"
sia un inguaribile ed immensurabile fan degli Smiths,come un
appassionato del più recente cantautorato alla Elliott Smith
(sigh!),correte sul serio il rischio di diventare dei beniamini
ed essere adorati in maniera permanente.

Io non posso fare altro che rilevare il consistente fascino pop
che alberga in episodi come "Water Ban","Baby In Two","Blinded
By The Stars","Number Two";trasognate istantanee di 'elegiaca'
lucentezza,vibranti ed immacolate,dense d'auree sensazioni,
ricolme di impercettibili e suadenti sfumature.Dall'afflato inebriante.

(Ashmont/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 12-12-2003


The Mummies-Death By Unga Bunga!!-CD

I californiani Mummies non esistono più da un pezzo(anni'90),
e la Estrus,per rendere omaggio a questo sgangheratissimo combo sotterraneo al 100% devoto al più rozzo e sudicio garage-punk dei sixties,ha intelligentemente pensato di ristampare su CD(andando contro l'etica della band,ostinatamente ed inflessibilmente a
favore dell'amato vinile quasi fosse l'unica ragione di vita)
ventuno tracce estratte dai vari singoli:operazione lodevole ed
indubbiamente degna di nota;una ghiotta occasione per avere in
un solo colpo del materiale inizialmente uscito in versione 7",
stampato in pochissime copie e quindi di difficile reperibilità.

Ovviamente il discorso è valido per i fans,ma anche per chi
avesse intenzione di confrontarsi con un formato musicale
irrimediabilmente ancorato al passato,che di per sè non ha mai offerto nulla di nuovo,;infarcito di bonaria attitudine vintage
e spassoso spirito demenziale,con un pò di funesta vena criptica
e un pò di sano humor carpito a certo immaginario da horror
b-movies dei '60.

Inutile pronunciarsi sulle registrazioni esageratamente in
bassa fedeltà,che tradotto significa 'vestiti cuciti su misura',
a pennello,indossati con irriverente sciatteria da scervellati
debitori nei confronti di un'epoca lontana,seppellita e ridotta
ad un cumolo di polvere;tra raccapriccianti sonorità d'organo
per lupi mannari e zombie danzanti("The House On The Hill"),
squilibrate rasoiate di chitarra fuzz 'a crudo'("I'm Gonna Kill
My Baby Tonight")ed inenarrabili 'resurrezioni in anfetamina'
dell'Iggy di "Raw Power"("I Should Better Be Lookin' For
Dangerman").

(Estrus/Goodfellas)





by Massimiliano Drommi - 11-12-2003


Mates Of States-Team Boo-CD

I Mates Of State sono in due:Kori Gardner e Jason Hammel,
marito e moglie per la cronaca spicciola."Team Boo",rispetto
a molti altri CD tristementi racchiusi nella solita confezione
in plastica,ha il pregio di esibire un elegantissimo digipak,
che oltre ad essere pura delizia per gli occhi e per i sensi
(bello il contrasto tra il giallo dell'esterno ed il rosso
dell'interno),nasconde anche un libricino contenente i testi
ed alcune foto della coppia felice.

Ciò predispone certamente nel migliore dei modi nel momento
in cui ci si accinge(almeno nel mio caso)a dare forma ai
contenuti in sede di recensione,ma in ogni caso il giudizio
finale non cambierebbe assolutamente di una virgola.
Neanche la più bella copertina mai realizzata potrebbere
risollevare le sorti di un album dai risvolti palesemente
mediocri.

Chi è a caccia di spensieratezza e di ritornelli facili
facili,di quelli zuccherosi che si appiccicano come colla ai padiglioni auricolari,è pregato di fermarsi da queste parti.

Ultra-indie-pop-rock radioso e prepotentemente 'teens',che
conserva tutto lo stupore delle primissime scoperte che si
fanno quando si è inesperti,ingenui ed emotivamente variabili.

Una voce maschile,una femminile;il tempo scandito da una
batteria ed insistenti melodie diffuse da Fender Rodhes,Hammond,
organo o piano che sia:nessuna traccia di particolare rilievo e
tanta piacevole franchezza.Come improvvisi sbalzi atmosferici
avvertiti con noncuranza.

(Polyvinyl/Goodfellas)


by Massimiliano Drommi - 10-12-2003


Kyd Dynamite-Cheap Shots,Youth Anthems-CD+DVD

Album postumo per la band di Philadelphia scioltasi tre anni
fa,che pur non avendo lasciato un vuoto incolmabile,si è efficacemente contraddistinta per l'incredibile ed urticante
grinta e per le scorribande sonore al fulmicotone da mettere
in ginocchio.

Un esempio esauriente di quel che resta dei tempi gloriosi,
lo possiamo trovare nelle ventinove infuocate tracce di questa corposa retrospettiva(bonus DVD annesso)che la dice lunga sul
torrente in piena Kid Dinamite:episodi realmente esplosivi e
stratosfericamente abrasivi da condurre con abile intemperanza
al più lercio sfacelo.

L'antologia raccoglie cinque cover a nome Black Flag,Circle
Jerks,Clash,Minor Threat e Dead Kennedys,un EP,un live show
con intervista,una demo session contenente due brani inediti
oltre a due pezzi estratti da compilation e 7" split:per non
dimenticare con troppa facilità la scattante e smagliante
forma di questi alfieri dell'hardcore-punk melodico.

(Jade Tree/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 9-12-2003


Nice Nice-Chrome-CD

Irresistibili oppure inavvicinabili?Porrei questo tremendo quesito chiamando in causa i Nice Nice,progetto alquanto inetichettabile e
fuorviante,di quelli che ti fanno arrovellare il cervello invano
nel disperato tentativo di trovare una soluzione un minimo
pertinente,che serva ad identificare la materia sonora sottoposta
ad indagine:tanti i riferimenti in campo,spregiudicata l'attitudine
non curante(anche se giustificata)di non voler esibire nessun
passaporto.

Mark Shirazi(batteria,giocattoli...)e Jason Buheler(chitarra,radio,
megafono,percussioni)sono i soli a dare vita al tutto.Vulcanici ed
irriverenti nel manipolare con estro ed inventiva suoni differenti,
in preda ad un esasperante e vigoroso 'qualunquismo musicale' in
direzione di una rottura delle barriere innalzate in favore di
ovvie categorie,si prendono beffa di noi e ci sottopongono ad una
tortura/delizia che si sviluppa e prende forma nell'arco di sedici
tracce.

Da qualsiasi parte lo rigiri,il significato intrinseco di "Crome"
non si sposta di un millimetro:schizofrenie funky/no-wave compresse
in pochi minuti("Look,You'Re On TV","Cold Sweet Part XIV","Chez Clix",
"Chrome Cabal","Pulp","They React!")o dopate liquefazioni ambientali
("See-Thru Plastic","Bees Make Honey","Thank You","Nein","We Go Towards"),ma anche chincaglierie da mercato delle pulci("Joinus",
"Disclaimers 1-5","Tiny Steps")fiscono per intersecarsi stagliandosi
contro un cielo esuberantemente cangiante.Un fantasioso collage per caratteri irregolari e gaudenti.

(Temporary Residence/White And Black)

by Massimiliano Drommi - 8-12-2003


Ted Leo/The Pharmacists-Tell Balgeary,Belgury Is Dead-CDEP

Chi ha apprezzato il recente "Hearts Of Oak",non sorvoli ed
integri con il nuovo EP.Ted Leo,per chi ha avuto modo di accorgersene,è un nome caldo da tenere d'occhio.E una volta
tanto,nel caso riuscisse a farsi conoscere al di fuori della
solita cerchia di fanatici estimatori,figurerebbe senza ombra
di dubbio come un autore autentico e sopraffino;di quelli che
mettono dentro ciò che fanno tutto loro stessi.

Sotto questo aspetto risulta alquanto facile individuare una
personalità schietta,ma anche un temperamento deciso che
zampilla limpidamente dalle sue composizioni,impregante di
grinta ed energia inesauribile.

Il ciclone indie-pop/rock melodico Ted Leo(i Pharmacists
compaiono nella sola "Tell Balgeary,Balgury Is Dead" estratta
dal sopraccitato album)ci consegna brani inediti(eseguiti
utilizzando solo voce e chitarra elettrica),una nuova versione
di "The High Party",e un tris di cover in parte prevedibili
("Dirty Old Town" dei Pogues,"Six Months In A Leaky Boat"
degli Split Enz e "Ghosts" dei Jam).

Solo che la traccia conclusiva("Loyal To My Sorrowful Country"),
inconsistente manipolazione(mal riuscita)di effeto delay da
feedback della sei corde,in questo ambito non ha proprio nulla
da dire.

(Lookout/Wide)





























by Massimiliano Drommi - 30-11-2003


Motorpsycho+Jaga Jazzist Horns-In The Fishtank-CD

E venne anche il sospirato turno dei Motorpsycho,da tempo in cima alla lista dei tipi della Konkurrent,che dopo averli sognati per anni,in occasione di un tour estivo del 2002 dalle parti di Belgio
e Olanda,hanno colto al volo l'occasione invitandoli in studio di registrazione a 'flirtare' con i Jaga Jazzist Horns;vale a dire la
sezione fiati dell'omonima band,anche loro di nazionalità norvegese.

E chi l'avrebbe mai immaginata una 'fishtank session' del genere,
giunta al suo decimo volume?Improbabile sulla carta,realtà tangibile
nei fatti.

Dopo 'innesti' in linea di massima 'sani' del tipo Tortoise+The Ex,
Low+Dirthy Tree,Sonic Youth+I.C.P.+The Ex;ecco un avvincente
condensato di spassionate vibrazioni all'insegna del divertimento
e dell'improvvisazione(come elementi di base per creazioni simili).

Il risultato è degno di nota,al riparo da obbrobri e forzature:
il tutto procede all'unisono,seguendo un itinerario caratterizzato
da un certo fare orchestrale e da delicati passagi armonici che gradualmnente entrano in sintonia sfiorandosi con eleganza e tatto.

Cinque tracce(inclusa una cover di "Theme De Yo Yo" firmata Art
Ensemble Of Chicago"),a seconda dei casi cantate o strumetali,che mettono in bella mostra variegati richiami al linguaggio jazz
incastonato tra pop e progressive;oltre ad una spiccata propensione per raffinati scenari d'atmosfera:John Coltrane e Stax,come Pharoah Sanders e indie-rock in un'architettura musicale alquanto soddisfacente.Una collaborazione estemporanea che meriterebbe una seconda volta.

(Konkurrent/Wide)












by Massimiliano Drommi - 26-11-2003


Small Brown Bike-The River Bed-CD

Non facciamo in tempo ad elogiare l'esordio della Oranges Band
che la Lookout!,agguerrita più che mai,digrigna i denti e ci
piazza sotto il muso l'ennesimo album che non ci apettiamo,e che
di certo non possiamo fare a meno di considerare accuratamente.

Sotto i riflettori questa volta abbiamo una formazione di Marshall
(Michigan)che non è novella(tre dischi all'attivo,questo incluso)
che risponde al nome di Small Brown Bike;e la Lookout!,senza celare un velo di commozione(lo si può scorgere leggendo le note di presentazione)ci racconta che ameremo "The River Bed" per molti
anni a venire.

Il che mi sembra sensato ed appropriato:credibilità,ispirazione,
impatto emotivo carico di tensione,espressività colma di struggente
pathos sono 'tratti caratteriali' che si riflettono nel suberbo
ed articolato sound del quartetto,dove micidiali intrecci di
chitarra entrano in collisione con pregnanti melodie dall'aria
fiera e mai molliccia o lamentosa,che in diverse occasioni
rimandano agli Hot Water Music e Saves The Day.

Canzoni che bruciano di rabbia,che si connettono con solenni
circuiti emo/post-core,scivolando su scoscese pareti di tragica intensità.

Ammirevoli le fragili timbriche dall'afflato introspettivo fino
all'esplosione terminale di "Sincerely Yours",le disperate 'eclissi'
sentimentali di "A Declaration Of Sorts" e "The Outline Of Your Hand
Remains In My Hand";come le granitiche contorsioni di "A Scream In
Silence":nella sua interezza un album cospicuo e dall'indubbia efficacia.

(Lookout!/Wide)





by Massimiliano Drommi - 20-11-2003


Bridge & Tunnel-The Great Out Doors-CD

Terzo capitolo in studio per Bridge & Tunnel,ora un quartetto
con l'inserimento di Nico Lippolis alla batteria e Kevin Williams
(ex-Fabric)al basso e chitarra(in principio erano solo il
newyorchese Nathan Bennett alla voce/chitarra/basso tastiere e
il tedesco Mark Bihler al computer/synth;insieme dal 1994).

"The Great Out Doors",registrato tra Londra,Bavaria e Berlino,
si presenta sin dal primo impatto come un album completo in tutte
le sue varie sfaccettature(un'amalgama riuscita tra sonorità
elettriche ed elettroniche);un inventario di suggestioni malsane
rimaste intatte con il passare degli anni,che fermentando sono
poi divenute ancora più opprimenti ed insondabili.

I Bridge & Tunnel sono arguti esploratori delle paure e dei timori
altrui.Penetrano con fare inconscio e straniante,interagendo
obliquamente tramite febbricitanti incursioni lungo latitudini
ignote ai nostri automatismi comportamentali.

Di conseguenza si cerca poi di inviduare le cause che bruscamente hanno spinto a modificare certi stati d'animo,deviati in direzioni opposte rispetto a quelle di un attimo prima,condizionando in maniera differente il livello di fruibilità della realtà circostante.

L'implacabile spettro della morte aleggia su "The Great Out Doors",
tra cupe vampe("Don't Die Ashamed") e bagliori di fuochi fatui("City Rules");tra intermittenze di ermetici esistenzialismi("The Great
Out Doors")e derive di sofferenze scarnificate("Terrible Things").

Elucubrazioni dark-wave in simbiosi con scarni beat sintetici("We
Are The Sons")intervengono in aiuto della dimensione soprasensibile, introducendo ascensioni di antroposofica beatitudine("Aka Arrowcat").

(Surrender/Audioglobe)







by Massimiliano Drommi - 19-11-2003


Dean Roberts-Be Mine Tonight-CD

Con un titolo del genere,sottilmente romantico,denso di suggestioni
che rimandano a grandi sentimenti e ad atmosfere soffuse vissute nell'intimità di un lume di candela,viene spontaneo accostarsi al contenuto dell'album con fibrillante trepidazione;specialmente
se poi la sera precedente si è avuta l'opportunità di assistere ad un'indimenticabile performance proprio di Dean Roberts,in un
contesto unico e speciale(Raum,Bologna)tra lo stupore e
l'ammirazione dei pochi(ma buoni)presenti.

"Be Mine Tonight",il primo disco per la Kranky di Chicago da tre
anni a questa parte,è semplicemente un incanto;uno scrigno pieno
zeppo di perle abbaglianti come felici memorie indelebeli che
continuano a splendere giorno dopo giorno,e che solo lo scossere
del tempo potrà trasporre destinandole altrove.

Un recondito senso di quiete e di stasi onirica attraversa
"Be Mine Tonight",tra sussulti provenienti dall'immensità
dell'animo e delicati passaggi strumentali quasi fossero piccole attenzioni rivolte verso chi,affranto,ha bisogno di ricomporre immagini e sequenze di vita frammentate,offuscate.

Come una realizzazione di autoconsapevolezza irriflessa,quale
prerequisito utile per un'ottimale presa di coscienza di sè.

Canzoni lente ed evocative in cui perdersi,che tratteggiano
atmosferici sussurri da notte fonda,tra subliminali risacche
interiori("All Pidgins Sent To War,Palace Of Adenaline V And
E.E.")e rerafazioni di vellutata melanconia("Smash The Palace
And What Nerves You've Got").

L'album è stato registrato a Bologna tra dicembre 2000 e dicembre
2002,grazie anche al sapiente contributo di musicisti quali Giuseppe
Lelasi,Christian Alati e Antonio Arrabbito,e alla produzione di
Valerio Tricoli.L'etichetta Fringes curerà invece l'edizione in vinile.

(Kranky/Wide)

by Massimiliano Drommi - 17-11-2003


Spoon-The Way We Get By-CDEP

Da più parti indicati come la 'next big thing' della
scena pop-rock statunitense,ma non solo(c'è addirittura
chi ha parlato di nuovi R.E.M.),gli Spoon dopo essere
stati lusingati dalle vendite di "Kill The Moonlight"
(siamo sulle 50.000 copie),in attesa di un quarto album
ancora in fase di lavorazione che non dovrebbe tardare
molto ad arrivare(in definitiva entro il 2004),pubblicano
"The Way We Get By",che contiene oltre alla canzone
omonima estratta dal sopracitato disco,anche brani presi
da registrazioni radiofoniche a Londra("Metal Detektor",
"I Am The Key",cover dei La'S);nel New Jersey
("Anticipation"),a Santa Monica("Someone,Something",
"Me & The Bean"),a New York("Advance Cassette").

Inoltre sono incluse tre tracce video("The Way We Get By",
"Small Stakes","Jonathon Fisk"):un delizioso pasticcino che
placherà momentaneamente gli appetiti dei fans.

Chissà se gli Spoon riusciranno ad imporsi definitivamente
come preventivato.Prove del trascinante songwriting di Britt
Daniel,noi comunque ne abbiamo.

(12XU/Wide)

by Massimiliano Drommi - 16-11-2003


The Oranges Band-All Around-CD

Dall'east coast,Baltimora(MD)ecco un ragguardevole e considerevole
esordio che di soppiatto ci riserva molteplici sorprese.

Ancora una volta la Lookout! si rivela arguta ed attenta scopritrice di giovani talenti,aprendosi senza scomodi paraocchi alle diverse forme di contaminazione in ambito indie/punk più o meno classico.

Dopo un piccolo assaggio(l'EP "On TV"),i cinque ragazzi della
Oranges Band si ripresentano con una collezione di canzoni
sorprendentemente mature che davvero non temono confronti.

Uno stile asciutto ed essenziale,una scrittura decisamente efficace
ed un approccio 'ingenuo' ed 'emotivo' sono caratteristiche peculiari
che,mescolate assieme,finiscono per diventare qualità non propriamente
comuni.

Sonorità limpide e a tratti lievemente di natura 'sad' si alternano
mantenendo sempre costante l'interesse lungo l'intera durata dell'album,alimentando un approccio che nasconde una certa urgenza
di fondo a servizio di un'attitudine melodica ispirata e prontamente
riflessiva,dagli stimolanti rimandi di dolceamara consapevolezza.

Innegabile e prepotentemente evidente è l'estrazione di natura british:The Smiths ed Elvis Costello come numi tutelari,ad infarcire di pathos con sordi squarci lancinanti nei ricordi;il tutto filtrato attraverso una sensibilità tipicamente indie-U.S.A.

Guitar-pop-songs immediate e dirette("Finns For Our Feet","Keep Your
Teeth","My Street","Ok Apartment"),'infiltrazioni' di Johnny Marr
("All That Money","You'll Get Over It"),momenti di spassionato relax
("North Carolina","Oh Madalene"),ripetitive tessiture strumentali
in ipnotica combutta con gli Applessed Cast di "Beach Gray" ("The Trees On My Street"):assunto di assoluta pertinenza,da portare
a termine evitando ogni possibile scorciatoia.

(Lookout!/Wide)












by Massimiliano Drommi - 14-11-2003


The Zephyrs-A Year To The Day-CD

La prima impressione che si ha ascoltando la traccia strumentale d'apertura di "A Year To The Day" è di avere a che fare con un
nuovo collettivo d'impronta Constellation con un debole per
Godspeed You Black Emperor! e Set fire To Flames:desolanti
arpeggi di chitarra su tappeti di suoni 'disturbati' catalizzano
l'attenzione su un'imminente catastrofe,in lontananza,in un
crescendo temibile avvolto da una coltre di grigie sensazioni.

Invece si è costretti a modificare improvvisamente il punto di
vista passando alla successiva "Go Slow",contemplando il fatto
che alla fine si sta considerando una band composta da cinque
elementi non canadesi di Montreal,ma scozzesi di Edimburgo.

Ruotanti attorno alle teste pensanti dei fretelli Stuart e David
Nicol,i Zephyrs vantano già una discreta discografia(gli album
"It's Okay Not Say Anything" e "When The Sky Comes Down It Comes
Down On Your Head",e gli EP "Stargazer" e "The Love That Will
Guide You Back Home").

Le variegate tonalità calde e avvolgenti contenute in "A Year To
The Day" vengono sapientemente disciolte in agrodolci essenze
cristallizzate in riflessivi e pacati romanticismi:si entra
così immediatamente in sintonia con il sottile intimismo di
ballate che sanno allietare conducendo al settimo cielo;una
beatitudine intatta,poetica e pastorale.

Quasi commoventi nel loro cauto incedere,i Zephyrs adottano una
tattica trasparente ed ariosa,immersa in cangianti dilatazioni
pop con rimandi ad evocative armonie acustiche country/folk,
abbracciando leziose sensazioni 'dreamy' in bilico tra i Mojave
Tree("One Year Many Mistakes") e i Mogwai 'roots' di "Come On
Die Young"("Empty Eyes"):a rischio di assuefazione.

(Setanta/White And Black)


by Massimiliano Drommi - 4-11-2003


Pipes You See,Pipes You Don't-Individualized Shirts-CD

Capeggiati da Jeff Mangum(ex Neutral Milk Hotel) e Peter Erchick
(ex Olivia Tremor Control),due piccole/grandi figure leggendarie dell'underground statunitense,i Pipes You See,Pipes You Don't rappresentano a tutti gli effetti la perfetta incarnazione in
musica di una delle tante incredibili favole dai contorni
grotteschi che solo svitati burloni in preda ad inenarrabili
stati di allucinazione da sostanza lisergica potrebbero
raccontarvi,fecendovi rimanere inevitabilmente sbigottiti.

Il buon vecchio Syd Barrett sono certo che gradirebbe volentieri
quanto proposto da questi flaccidi visionari in lotta continua
con chissà quali strani spiriti prodotti artificialmente dalle
loro menti insane;ma va anche giustamente detto che "Individualized
Shirts" porta con sè allegri umori impareggiabilmente pop,disordinati e allo stesso tempo dall'esilarante fascino disincantato.

La ricetta non è così 'perspicace' da risultare inedita,ma riserva
spunti da annotare sul taccuino:folk-songs psichedeliche a volte
soavi("Pueblo"),a volte misteriose("Pipes You See,Pipes You Don't"),
a volte carnevalesche("Karaoke Free");dal corrosivo risvolto electro
("Big Giant"),dalla vaga sagoma beatlesiana("Million Pieces",
"I Stopped With Victor Crowell To Feed The Ducks"),tra una reiterazione d'armonica("Me & Bob")e una malinconica melodia
'svestita' posta verso la chiusura che tutte le tracce spazza
via("Sleep Come Easy").



(Orange Twin/White And Black)

by Massimiliano Drommi - 2-11-2003


Wire-Send-CD

La terza reunion dei Wire,a distanza di 26 anni
dall'esordio "Pink Flag",coincide con la pubblicazione di "Send",inaspettato 'colpo basso' da lasciare
letteralmente basiti per l'incredibile energia cruda
contenuta,per l'eccellente vena compositiva ritrovata e
l'approccio grintoso e famelico che difficilmente avremmo
immaginato potesse emergere dopo lunghi periodi di silenzi
succesivi alle produzioni degli anni '80,a mio modo di
vedere discutibili e non sempre degne di nota.

Quel che conta oggi è poter constatare l'invidiabile stato
di grazia e l'ottima forma smagliante di una formazione
che insieme a poche altre è stata capace di incarnare,
secondo lungimiranti prospettive,una personale visione di punk evoluto,in completo antagonismo con lo spirito imperante
dell'epoca in cui hanno cominciato a muovere i primi
passi,sfociando pertanto in quella tendenza successiva che
verrà identificata come new-wave,e mettendo a segno un tris
di album dall'alto contenuto ermeneutico e metodologico
("Pink Flag" del '77,"Chairs Missing" del '78 e "154" del '79);
bibliografia fondamentale per le future generazioni che
rimarranno immobili difronte a tali geniali innovative
soluzioni.

Per l'esattezza l'album in questione è stato preceduto dai due EP "Read And Burn",dai quali provengono sette tracce,che con
l'aggiunta di quattro inediti vanno a formare "Send":ed è
formidabile coesione di concettuale deflagrazione sonora.

Colin Newman,Bruce Gilbert,Robert Gotobed e Graham Lewis ci
allertano e ci tengono svegli senza temere di non essere
all'altezza della situazione;e con minimale e monolitica
destrezza liberano aggressioni chitarristiche di sferzante
timbrica noise dall'ampio spettro stenico,percuotono con
ritmiche serrate ed implacabili,polverizzando con glaciali
spigoli di asettico cinismo e filamentosa stasi ansiogena:
scenario di futuribile incomunicabilità e sconfinato
isolamento.

(Pink Flag/Wide)

by Massimiliano Drommi - 24-10-2003


Fu Manchu-Go For It...Live!-2CD

I Fu Manchu sono gli unici 'dinosauri' dell'era stoner anni
'90 sopravvissuti ad inesorabili cataclismi(che hanno
comportato l'estinzione di altre 'creature' come i Kyuss);
tra i pochi esemplari rimasti di una 'razza' sempre più in via
di estinzione,e per questo da salvaguardare,in tempi di
aberranti clonazioni e spregiudicati falsi da quattro soldi.

Per festeggiare una gratificante carriera decennale,esce
"Go For It...Live!",un succoso e denso doppio CD registrato
nel 2002 a Los Angeles e Stoccolma durante il 'California
Crossing Tour',documento sbalorditivo sull'incredibile carica
'on-stage' di una band inarrestabile dalla natura indomabile e
selvaggia,dal suono potente e schiacciante.

L'impasto incandescente modellato dai Fu Manchu è da veri
maniaci del rock:competenza e padronanza in materia hard/heavy anni '70 sul famigerato asse Black Sabbath/Blue Cheer in versione 'tirata' emerge con lucida consapevolezza ed estrema devozione verso implacabili distorsioni chitarristiche ricolme di fuzz e wha-wha;urlanti folgorazioni sparate da muri di amplicatori mammouth spinti a livelli spaccatimpani(chi li ha assaggiati dal
vivo coglierà il senso di ciò),a ridosso di bordate ritmiche da bloccare la digestione.

Tra frantumazioni psycho/acid(come attitudine di fondo) e
liquefazioni space(in alcuni frangenti),si compie l'ipnotico
rito sabbatico dei quattro trasfigurati rockers,immersi tra
le nebbie di viscerali deflagrazioni valvolari.

"Godzilla" è l'abrasivo omaggio ai Blue Oyster Cult,stisciante
come un serpente a sonagli;motivo ulteriore per non lasciarsi
sfuggire questa antologia dal ragguardevole e consistente
peso specifico.

(Steamhammer/Audioglobe)




by Massimiliano Drommi - 22-10-2003


Los Fancy Free-Menonita Rock-CD

Se recentemente avete iniziato a frequentare 'ambienti'
elettroclash,ecco pronta un'elettrizzante scossa di
particolare intensità a nome Los Fancy Free direttamente
da Città del Messico;compagnia obbligatoria per spericolate
acrobazie da dancefloor.

Frontman della band è Martin Thulin,originario della Svezia
e proveniente dalla comunità mennonita Nueva Escandinavia di
Chihuahua,e si direbbe anche un pò bizzarro e fuori di testa
(guardate la traccia video di "Voltage Is Ok" contenuta sul CD)
al punto giusto da risultare comunque convincente e accattivante.

"Menonita Rock" è un'effervescente sintesi di impressioni
legate all'electro degli anni '80 che richiamano alla memoria
motivetti sexy di gusto retrò con incalzanti passaggi di synth
("Menonita Disco"),rubando spudoratamente a piene mani immortali
ritornelli altrui("Disco Rat"),recuperando tipici assoli sixties
(la sei corde sul finale di "Kill!Kill!Kill!"),allargando le
vedute su scenari pop britannici("Electric Punk","Drama On Ice"),
irrobustendo i contenuti con decise sterzate punk("Menonita Rock"),
incrociando con esuberanza austere ed evocative melodie
chiaroscurali di significativa cognizione new wave("Hey Dude"),
perdendo l'equilibrio su narcotiche alterazioni slow motion
("Bright Noise/Light Sleep").

(Bungalow/Audioglobe)




by Massimiliano Drommi - 14-10-2003


Fonica-Ripple-CD

"Ripple" è il debutto di una coppia proveniente da Tokyo

composta da Keiichi Sugimoto e Cheason,album inizialmente

uscito in Giappone nel 2002 e da poco ristampato dalla

Tomlab per il mercato europeo e parte di quello americano.

Una sequenza interminabile di microsuoni accompagnati

da sensazioni di sconfinata leggerezza ai confini dello

spazio tangibile è l'universo contemplato dai Fonica,

onirici ed insinuanti nel creare architetture elettroniche

che si disperdono in liquidi passaggi atmosferici.

Un connubio tra strumenti acustici ed elementi glitch dal

consistente spessore pop come efficace sintesi per anime

malinconiche ed affrante;una pioggia di melodie digitali

diafane e sfocate.Soffici arpeggi di chitarra disegnano

accoglienti armonie che vibrano su fluttuanti tappeti

ambientali,ovattati da tonalità avvolgenti e suadenti.

Dalla risonanza inaspettata.

(Tomlab/Wide)




by Massimiliano Drommi - 9-10-2003


Holopaw-Holopaw-CD

In casa Sub Pop,dopo il recente "Mouthfuls" dei Fruit Bats,
ecco un altro album prodotto da Brian Deck,qui anche in veste
di musicista oltre che dietro al banco del mixer;e guarda
caso ci ritroviamo ancora una volta a 'maneggiare' sonorità
adagiate su di un tipico canovaccio genuinamente country/folk.

John Hort,parte integrante degli Holopaw,lo avevamo già notato
come collaboratore sul disco di Ugly Casanova dello scorso anno;
ora abbiamo a disposizione anche questa prova più estesa a
dimostarzione del suo peculiare estro creativo.

Si tratta di un esordio che non fa segreto della lezione di capiscuola come Will Holdam della metà degli anni '90(periodo
"Viva Last Blues");e gli Holopaw da bravi allievi si fanno avanti
ripetendo a memoria la lezione con tutto ciò che ne consegue:cioè
canzoni ammantate di nero eseguite con un piglio introverso ed
amaro tendente al depresso.

Si intravedono comunque spiragli di luce nel tentativo di ridefinizione del genere nell'iperrealismo digitale di "Abraham
Lincoln" e nella spiazzante orchestarzione di fiati di "Cinder",
introdotta da una sensuale ritmica vagamente trip-hop.

Buono a sapersi,ma la strada da percorrere è ancora lunga.

(Sub Pop/White And Black)













by Massimiliano Drommi - 8-10-2003


Fruit Bats-Mouthfuls-CD

Prodotti da Brian Deck(ex-Califone),i Fruit Bats sono un

duo proveniente da Chicago composto da Eric Jhonson e

Gillian Lisée.Appartenenti all'area neo-folk insieme ad

illustri concittadini come Tim Rutili e Ben Massarella,

Eric e Gillian ci illustrano apertamente il loro sconfinato

stupore per delicati quadretti sonori spennellati con

carezzevoli spazzole multicolore lungo celestiali distese

di voci calde e soavi,con un'accorata sensibilità per

vaporose ballate sospese a mezz'aria,ricche di sfumature

leziose in bilico tra vibrazioni acustiche ed innocenti

interventi elettronici che riescono bene a mediare

un'ispirata sintonia discussa su rimandi alle melodie

pop dei Beatles e dei Radar Brothers.

Un Battito solare vissuto in completa armonia.

(Sub Pop/White And Black)


by Massimiliano Drommi - 6-10-2003


Moral Crux-Pop Culture Assassins-CD

A vederli nelle foto in bianco e nero della copertina si
evince la tipica immagine da ribelle punk:capelli sparati
in aria presumibilmente tinti,sguardi allucinati ed
espressioni facciali killer.

Esteticamente perfetti e non proprio dei personaggi nuovi:
infatti era il 1983 quando James T.Farris e Jeff Jenkins
fondarono i Moral Crux,in pratica ai tempi dell'high school,
in quella particolare fase della crescita,l'adolescenza,che
se ingabbiata da corrosive frustrazioni sociopolitiche come
si immagina nel loro caso,può sfociare in esorcizzanti
'rigetti sociali' quali ad esempio l'hardcore,fenomeno musicale
che tante generazioni di individui controcorrente ha svezzato,
accogliendo 'altrove' dove nella piattezza della normalità non
era possibile.

I Moral Crux(Ephrata,Wa),con il supporto di Mass Giorgini
(Eyeliners,Screeching Weasel)hanno registrato "Pop Culture
Assassins" al Sonic Iguana Studios,ottenendo un risultato in
linea con le attuali produzioni pop-punk pronte per essere
addentate e divorate dalle nuove generazioni ansiose di nuovi
NOFX e Sum 41.

E tutto fila liscio a dovere:punk-rock melodico curato nei dettagli
(fa capolino anche una tromba),voce trascinante,approccio diretto
ed impatto non eccessivamente brillante,punti di contatto con i
Ramones,Bad Religion e Descendents;poche sfuriate,alcuni attacchi
isterici,presunto istinto omicida,passo deciso in "American Nighhtmare" e "I Hate Myself".Sbavature e missaggi più grezzi
non avrebbero guastato affatto.

(Panic Button/Wide)




by Massimiliano Drommi - 5-10-2003


The Thermals-More Parts Per Million-CD

Immediatezza,risolutezza e frenesia spinta ai massimi livelli
sono alla base di "More Parts Per Million",folgorante ed
incandescente esordio dei Thermals(Portland,Oregon),i cui
componenti li ricordiamo solitamente inseriti all'interno di formazioni come All Girl Summer Fun Band,Operacycle,Hutch & Kathy.

In pratica: come un frastuono infernale di strumenti collassati e
sfracellati sulle rotaie dopo il passaggio di un treno in corsa.

Canzoni sbrindellate,trattate come stracci vecchi,ruvidezza
indicibile,scaltrezza al vetriolo ed impennate spericolate al
fulmicotone.

Tutto vero,i Thermals sono una sorpresa inaspettata,devoti
all'estetica indie-punk/rock più intransigente,esasperatamente
e ardentemente di chiaro stampo lo-fi che più in bassa fedeltà
non si può,come si addice ad esagerati ed elettrizzanti primitivi
maniaci da bassifondi.

Dietro le quinte dell'album la benedizione di Chris Walla dei
Death Cab For Cutie.Squassanti e profondamente vitali.

(Sub Pop/White And Black)









by Massimiliano Drommi - 4-10-2003


Janet Bean And The Concertina Wire-Dragging Wonder Lake-CD

Janet Bean la ricordiamo splendidamente dietro ai tamburi
e alla voce negli Eleventh Dream Day,ma poco avremmo
scommesso su un suo ruolo di primo piano come accade in
questa circostanza in compagnia di un gruppo di musicisti
di Chicago,i Concertina Wire.

Janet Bean ha volontà e capacità di adagiarsi su un
background decisamente vario con lodevole consapevolezza,
ma c'è da aggiungere che non tutto le riesce a pieno,
anche se comunque le va riconosciuto il merito di adeguare
questo modus operandi alle diverse atmosfere dell'album
con un polso fermo e deciso.

Si parte con la solitaria intro pianistica di "Suddenly",
e subito dopo "All Fools Day",carica di trasparenze southern
e solarità soul,in collisione con gli echi alla Mark Lanegan
di "The Bluebird's Spindle" e con il mood da crooner in
stile Tindersticks di "One Shot",scendendo fino al country
alla Cash di "Cutters,Dealers,Cheaters".

Il meglio di "Dragging Wonder Lake",tuttavia risiede nelle
ballate 'jazzy' "Spot Of Spite" e "Soldier",commovente,che
rimanda ai Devics più avvilenti;persino una puntatina in
ambiti cupi e tenebrosi("The Good Song,That's Why I Love The
Mankind"),ma è necessaria una ragionata scelta stilistica.

(Thrill Jokey/Wide)


by Massimiliano Drommi - 19-9-2003


Elephant Micah-Your Dreams Are Feeding Back-CD

Gli Elephant Micah,nel ripercorrere i sentieri battuti
della musica tradizionale country e folk statunitense,
evitano prontamente le paludi,e ci consegnano un
consistente grappolo di canzoni attraversate da un
flusso ininterrotto di languide melodie svogliate e
statiche,sfrontate e smaccatamente concilianti,come
nuvole che rapidamente fuggono via all'orizzonte
lasciando in mente pensieri distratti che svaniscono
nel giro di pochi istanti,con la sensazione di aver
dimenticato qualcosa che spinge poi a tornare indietro
con la memoria senza però venirne a capo.

Così il contenuto di "Your Dreams Are Feeding Back",senza
prestare attenzione alla lentezza del suo incedere,è un
lambiccato sussulto onirico evocativamente atmosferico,
ciondolante e perdutamente sonnecchiante,dove le intimi
luci di una spiritualità alta come una quaresima,vengono melanconicamente riposte in antri notturni di laconica
bellezza.

(BlueSanct/White And Black)



by Massimiliano Drommi - 18-9-2003


Party Of One-Caught The Blast-CD

Con la cosiddetta "new rock revolution"(o che dir si voglia)
nell'aria da un pò di tempo,la cui esplosione pare che stia
ancora contagiando in maniera febbricitante chiunque nelle
più svariate regioni del globo terrestre;dall'enorme calderone
estraiamo a caso una giovane formazione come i Party Of One.

Provengono dal Minesota,tra i posti più freddi degli Stati Uniti
d'America,sono una classico trio voce-chitarra/basso/batteria e
si dilettano ad intrecciare gli strumenti secondi punti di vista
sonori differenti,non seguendo uno stile preciso,risultando
pertanto casuali e istintivi,stravolgendo a piacere le regole
del gioco.

La figura di spicco del gruppo è Eric Fifteen,pungente ed arguto
nell'affrontare temi 'scottanti' e 'pericolosi' come l'imperialismo
americano,l'olocausto,i grossi affari dell'economia mondiale,la
violenza sessuale.

L'importante è andare dritti al nocciolo delle questioni,anche se i
mezzi a disposizione sono limitati;e i Party Of One dimostrano di
avere buone qualità e la giusta attitudine lo-fi per non essere bollati come troppo banali o superficiali.

L'impatto furioso iniziale di "Snap You Like A Twig" picchia a
dovere contro lo stomaco insieme a "Six Million Anonymous Deceased"
e "Shotgan Funeral",gli episodi più grintosi e 'tirati' del lotto;
per il resto siamo al cospetto di innocue 'scivolate' folk("Belgrade
Sends Is Regards"),reminiscenze velvetiane("Fine Line Between Us"),
coretti mutuati da "The Passenger" di Iggy Pop("Baghdad Boogie"),
sguaiate indolenze("Slide Away"),rimasugli kraut("Midnight Gypsy")
mezze prese in giro in salsa rap("Baby Doll"),sfreccianti deliri
fuori controllo("Shock To The System"),con l'onnipresente spettro
degli A Certain Radio che si agita sullo sfondo al ritmo di brividi
funk.La porta è spalancata,starà ai Party Of One decidere come
varcare la soglia.

(Fat Cat/Wide)














by Massimiliano Drommi - 18-9-2003


Elliott-Song In The Air-CD

Evoluzioni nel sound e cambi di line-up hanno consentito
agli Elliott dopo "U.S. Songs" e "False Cathedrals" di
raggiungere vette impensabili,disegnando scenari fortemente
espressivi e strabilianti secondo una prospettiva estetica
visionaria e maestosa.

Con "Song In The Air" si perfezionano trame sonore romantiche
e decadenti che sanno emozionare con estrema sensibilità:
il tutto ha realmente dello strepitoso,e lasciarsi prendere
la mano per visitare lidi lontani diventa una prima tappa
obbligata alla quale risulta impossibile sottrarsi,fino a
giungere poi nelle zone più remote della propria dimensione
interiore.

Gli Elliott optano per la rarefazione assoluta,vagando
liberamente nell'immaginazione pura ed incontaminata,
scivolando lungo atmosfere malinconiche ed ammalianti con
incisività e spettrale poetica riflessiva;il più bel sogno di
una vita oppure il peggior incubo mai avuto:dipende dallo
stato d'animo con cui ci si avvicina a queste songs
affascinanti e allo stesso tempo inquietanti.

Suoni lancinanti ed abrasivi di chitarra avvolgono in vortici
ardenti,oscillando tra effetti delay e wha-wha,tra passionali
intrecci d'archi ed arpeggi suadenti,con un'irruenza epica
incline a drammatici chiaroscuri che puntano con esuberanza
all'introspezione,squarciando inesorabilmente le barriere
della memoria,tra melodie oniriche ed ipnotiche pulsioni
psichedeliche.Un gioiello dal valore inestimabile.

(Revelation/Goodfellas)





by Massimiliano Drommi - 3-9-2003


Terje Nordgarden-Terje Nordgarden-CD

Partito dal profondo Nord Europa,Hamar(Norvegia)
in cerca di fortuna,il giovane Terje Nordgarden
descritto come la perfetta incarnazione dell'artista
bohemien romantico e disincantato,grazie ad un piccolo
giro di amicizie finisce per entrare in uno studio di
registrazione e ad incidere un album per l'etichetta
Stout Music,prodotto dall'ex-Scisma Paolo Benvegnù;
coronando così un sogno che inseguiva da un pezzo:
mettere definitivamente su nastro il proprio passato e
presente,con la modalità di un musicista d'altri tempi.

Senza grossi sforzi d'immaginazione,potremmo collocare
il norvegese in quell'ambito affine al 'nuovo movimento
acustico',tanto per accontentare i responsabili
dell'etichetta che vorrebero associare l'album a tale
tedenza,in discreto ritardo però sulla tabella di marcia
delle mode in musica,dato che di tale movimento,in verità
una farsa,se ne sente parlare oggi sempre meno:una finta
'rivoluzione' spacciata come nuova dalle grosse testate
giornalistiche specializzate plagiate e manipolate a
dovere dalle potenti major di turno.

La raccolta contiene ballate romantiche ed avvolgenti,
costruite essenzialmente con la chitarra acustica,arrangiate
con vari strumenti come violoncello,tromba,sassofono,
mellotron,organo hammond,pianoforte,wurlitze,fender rodhes
che in parte riescono a stemperare la sostanza ancora un
pò acerba delle composizioni.

Terje Nordgarden nutre un certo amore per la malinconia e
per la nostalgia,e si sente chiaramente;come si intuiscono
i riferimenti ad autori come Tim/Jeff Buckley o John Martyn:
un disco d'impostazione tremendamente classica,sincero ma
prevedibile fino all'ultima nota.

(Stoutmusic/Audioglobe)










by Massimiliano Drommi - 3-9-2003


Pleasure Forever-Alter-CD

David Clifford,Joshua Hughes e Andrew Rothbard,ex-VSS
sono i Pleasure Forever,e giungono al secondo album
dopo l'omonimo debutto sempre per la Sub Pop di Seattle.

Le soluzioni adottate dal terzetto sono essenzialmente di
matrice rock,che fuggono via dalla luce del sole per rifugiarsi
in luoghi dove le tenebre più cupe regnano sovrane.

Le atmosfere che si respirano in "Alter" assumono sembianze di
decisivo impatto notturno;complessivamente il mood è di quelli
malati fini all'osso,con alcuni potenziali hit da colonna sonora
per film dove un serial-killer impavido tinge di rosso le vittime
che incontra lungo la sua strada.

La giostra psicotica dei Pleasure Forever gira vorticosamente
fino all'esaurimento nervoso,e non risparmia nessuno con con i
suoi ghigni beffardi,spingendo ai limiti del terrore.

Canzoni che fanno stare svegli con gli occhi sbarrati,con il
timore che punzecchia la pelle e il sudore che cola dalla fronte:
semplici suggestioni,anche se curiosamente il numero di catalogo
che accompagna "Alter" è quel 666 che si narra sia legato ad arcane
ed ignote figure mitologiche.Una pura coincidenza,è evidente.

Ma tutto però sembra convergere in questa sorta di strano equivoco,
fecendo pensare che sia tutto terribilmente vero:spettrali
rintocchi di pianoforte,una voce filtrata che sembra provenire
dalla profondità di un cimitero,suoni abrasivi ed incandescenti,
sghembi intrecci strumentali che provocano uno stato d'ansia
allarmante.

Si possono udire echi dei Bad Seeds e Black Heart Procession in
un eclettico formato dark-rock apertamente incisivo e con lunghe
ombre minacciose sullo sfondo:palpitazioni garantite.

(Sub Pop/White And Black)







by Massimiliano Drommi - 2-9-2003


The Decemberists-Castaways And Cutouts-CD

Nuovi talenti emergenti dalla scena indie statunitense.
Inizialmente uscito per la minuscola Hush Records,dopo un
EP prodotto e confezionato artigianalmente nell'intimità
delle mura domestiche,vieno ristampato dalla Kill Rock
Stars questa avvincente raccolta di canzoni,in attesa di
un felice seguito d'imminente uscita.

I Decemberists provengono da Portland,e sono il riflesso di
Colin Meloy,autore dei brani e mente visionaria del gruppo.

La scrittura di ottima fattura è il reale punto di forza di
"Castaways And Cutouts",tanto da poter consentire a Meloy
di aggiudicarsi senza troppe difficoltà un posto al sole
nell'olimpo dei grandi cantautori;tenendo conto anche degli arrangiamenti che per essere stati realizzati da esordienti
con pochissimi mezzi a disposizione,sono da considerare un
piccolo miracolo da ammirare apertamente.

Si tratta di un album che cresce di ascolto in ascolto;resistente
alle mode,a modo suo fuori dal tempo,dal taglio tradizionale e
malinconico,con dei testi che sono in pratica dei veri e propri
racconti che sanno come farsi apprezzare.

In "Castaways And Cutouts" si possono trovare tracce che sono di
uno splendore assoluto come "Cocoon","Grace Cathedral Hill" e
"California One Youth And Beauty Brigade",che possono ricordare
da vicino le placide armonie dei Dakota Suite;rimandi al neo-pop
smithsiano alla Ronderlin di "Here I Dreamt I Was An Architect",
delicati tocchi folk e squisiti passaggi acustici come si evince
in "Lesile Anne Levine".
Assolutamente convincente.

(Hush/Kill Rock Stars/Goodfellas)





by Massimiliano Drommi - 2-9-2003


Tomahawk-Mit Gas-CD

Alcuni musicisti di formazioni indubbiamente rilevanti ed
amate che non esistono più(Helmet,Jesus Lizard,Faith No More)
vale a dire Kevin Rumanis,Duane Denison e Mike Patton),insieme
a John Stainer(in prestito dai Melvins e un tempo anche nei
gloriosi Cows)oggi fanno parte di una specie di supergruppo
chiamato Tomahawk dalle credenziali stratosferiche.

Da veterani del genere ci si aspetta sempre una scossa clamorosa
che rimetta in sesto come si deve l'impianto hi-fi stanco di
troppi ingressi di album incerti e vaghi.

I Tomahawk,diciamo subito che non fanno miracoli,anche se ce la mettono tutta per ridefinire le coordinate di un genere(lo vogliamo per convenzione definire noise-metal?)che,se pur in periodi
differenti,ha caratterizzato i percorsi musicali di ogniuno di loro.

Essendoci tutte le premesse,non resta che passare ad analizzare
"Mit Gas",che segue l'album d'esordio omonimo del 2001,prodotto
da Joe Barresi,che ha affiancato bands quali Pennywise,Queens Of
The Stone Age e Melvins.

L'attitudine crossover non abbassa la guardia,e cerca di tenere
alto il tiro rigenerandosi con intuizioni che per il momento
restano tali,mancando ancora a mio avviso,una formula pienamente
capace di inglobare le varie influenze in un formato che soddisfi
inequivocabilmente.

Echi di Jesus Lizard(riconoscibilissima la chitarra di Denison)
e Faith No More(la geniale voce cialtrona di Patton)si rincorrono
rispolverando trascorsi oramai lontani,combinandosi con
sperimentalismi elettronici o ambientali che siano,fino a
contaminazioni in salsa lounge e pop-melodic.


Qualcuno sarà anche compiaciuto di tali risultati,mettendo magari
davanti il fatto che i nuovi progetti devono fare il loro corso,
con annessi risvolti sonori.
Io rivoglio i Jesus Lizard!

(Ipecac/White And Black)









by Massimiliano Drommi - 1-9-2003


Federation X-X Patriot-CD

Da Yakima,Wa,arrivano i Federation X con una manciata
di canzoni al vetriolo registrate da Steve Albini agli
Electrical Audio Studio di Chicago.

Questa seconda fatica del power-trio è un condensato di
sonorità sferraglianti,emana energia da tutti i pori,
schiacciando i timpani delle orecchie con scosse di
adrenalina pura.

Nervi tesi e minacciosa forza bruta è quanto emerge da
"X Patriot";uno sfrecciare selvaggiamente con moto
veloci lungo Highways infuocate da un caldo torrido è
lo scenario che ben si addice a tracce simili,imbevute
di Whisky ed altre sostanze alcoliche.

Un suono spericolato verrebbe da dire,che non si
preoccupa tanto della forma,ma che bada alla sostanza
abravisa e spigolosa,da gonfiare gli occhi come un pesce.

I Federation X,riescono pertanto a spadroneggiare a testa
alta,manipolando con disinvoltura la cruda materia noise-rock;
e li si immagina ricurvi sui propri strumenti intenti a
macinare con destrezza rumori assortiti in uno squassato
stile punk.

Alcuni esempi illuminanti risultano essere "Slave Song" e
"God As Gold",songs dilaniate da fischi di feddback;e c'è persino
spazio per riflessive malinconie("Gone Too Long")che riescono
in parte ad ammorbidire la sacrosanta e giustificata complessiva durezza dell'album.

(Estrus/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 31-8-2003


New Wet Kojak-This Is The Glamorous-CD

Una costola dei Girls Against Boys(Scott McCloud e
Johnny Temple)insieme a Charles Bennington,Nick
Pellicciotto e Geoff Turner costituiscono i New Wet
Kojak,formazione newyorchese giunta al quarto album
dopo l'omonimo del '95,"Nasty International" del '97
e "Do Things" di due anni fa.

Dove c'è Scott McCloud,incredibile personaggio indie
che un pò la storia l'ha fatta(chi ricorda i Soulside
della vecchia scena post-core di Washington D.C.?),
è automatico che si venga spontaneamente a crecare
un'atmosfera fosca e a tratti malata,viziata,dalle
forti tinte sensuali che riesce a sedurre nel giro
di pochissimi istanti.

Sarà anche perchè siamo comunque abituati a riconoscere
come familiare quel timbro di voce simile alla carta
vetrata,e ad apprezzare ogni singolo suono annesso,
fatto sta che "This Is The Glamorous" sembrerebbe
collocarsi ai vertici dell'intera produzione del
quintetto,risultando artisticamente convincente e
stilisticamente azzeccato,dove il contrasto tra
melodia e spigolosità chiarisce in via definitiva il
potenziale di questi magnetici indie-rockers,perfetti
per ambienti fumosi tipici dei peggiori club malfamati.

"This Is The Glamorous",per chi sa di cosa stiamo parlando,
non rinuncia a 'posizioni' cool vissute e metabolizzate a
dovere,concretizzando maggiormante robusti passaggi post-punk
a discapito di estemporanee incursioni 'jazzy' che ricordiamo
nei precedenti dischi,fermo restando gli interventi di sax che
a questo punto cominciano a risultare sempre più inadeguati.

"Supermodel Citizens Usa" non si dimentica facilmente,con
il suo piglio evocativo di rara efficacia,in aperto contrasto
con le atmosfere mistiche simili ad un deserto immenso di
"Nothing You Can Say",in collisione con irresistibili puntate
'groovy' stemperate da arei svolazzi di synth come in
"Death To The Pop World",fino alle romantiche sensazioni
notturne di "Lets Get Glorified" e all'impennata wave-noise
in stile GVSB siglata "Jealous".
Praticamente impossibile rimanere delusi.

(Konkurrent/Wide)


by Massimiliano Drommi - 30-8-2003


Julie Doiron-Broken Girl-CD

Dopo l'eccellente e straziante "Heart And Crime" e
la ristampa dell'album con i Wodden Stars dello scorso
anno,ci aspettavamo un nuovo parto discografico per
l'ex-bassista degli Eric's Trip.

Invece ci ritroviamo tra le mani un'altra ristampa
del primissimo periodo di Julie Doiron successivamente
allo scioglimento della band che musicalmente l'aveva
svezzata;periodo in cui cominciava ad emergere il
peculiare carattere di una ragazza indirizzata verso
una forma di cantautorato tutt'altro che rincuorante,
in definitiva fragile e straordinariamente sensibile
alle circostanze spesso svilenti che la vita può
riservare.

Da qui il passo è breve,e Julie Doiron 'armata' di
chitarra acustica decide di rifugiarsi sotto lo
pseudonimo di Broken Girl;e per esorcizzare pensieri
e stati d'animo depressi,inizia ad incidere canzoni
elementari e sincere,scarne ma che puntano dritte al
cuore,caratterizzate da un equlibrio a tratti instabile
e da misteriose zone d'ombra.

La raccolta contiene materiale uscito intorno alla metà
degli anni '90 per l'etichetta Sappy Records della stessa
Doiron:l'album "Broken Girl" stampato all'epoca in sole
1000 copie,oltre ai due "7 EP "Dog Love Part II" e "Nora".
Indispensabile per i fans più affezionati.

(Jagjaguwar/White And Black)









by Massimiliano Drommi - 21-7-2003


Joan Of Arc-In Rape Fantasy And Terror Sex We Trust-CD

A breve distanza dall'inaspettato ritorno sulla
scena dei fratelli Tim e Mike Kinsella con l'album
"So Much Staying And Lovelessness" edito per la
Jade Tree,esce "In Rape Fantasy And Terror Sex
We Trust";raccolta di materiale vario ottenuto
da session di registrazione con vari musicisti
(Ben Massarella,Rob Mazurek,Tim Rutili,Jamei
Robinson...),tanto da indurre i due a ribattezzare
con un nome differente(Joan Of Arc II,Mr.Joan Of Arc,
Job Of Arc,The Sam Zurick Band)ogni formazione messa
in piedi appositamente per l'occasione.

Non avevamo dubbi sulla vena eclettica dei fratelli
Kinsella,figure chiave della musica indie statunitense
dell'ultimo decennio;ora abbiamo a disposizione,dopo un
disco più propriamente di canzoni,anche di un condensato
di stranezze sperimentali ad ampio spettro,lucidi esempi
di sfrenata stramberia ed encomiabile fare bizzarro,ovvero
lo specchio di personalità non allineate e genuinamente
inafferrabili.

Accanto ad episodi esenzialmente 'normali'("Sing The Scarecrow
Song","Exitement Is Exciting","Barge","Gang Language"),si
affiancano tracce burlone come una maschera carnevalesca in
direzione di un libero sfogo creativo,senza pretesa alcuna;
tra un remix dei 90 Day Men("That Radiant Morning")ed incessanti
intrecci di feedback("In Rape Fantasy And Terror Sex We Trust").

(Perishable/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 20-7-2003


Set Fire To Flames-Telegraphs In Negative/Mouths Trapped In Static-2CD

Come per il precedente album d'esordio
"Sings Reign Rebuilder" sono valse grossomodo
le medesime 'regole',del tipo:l'isolamento dai
centri urbani,l'improvvisazione tra i vari
strumenti,le interazioni tra le varie
individualità coinvolte come determinante
sfondo emotivo,un arco di tempo prestabilito
(cinque giorni),il libero sfogo creativo,
la successiva elaborazione del risultato
sonoro in altri luoghi.

I Set Fire To Flames,canadesi di Montreal,
sono così giunti a costituire un ensemble di
ben tredici elementi,solitamenti impegnati
in altre formazioni più note come Fly Pan Am,
Goodspeed You!Black Emperor,Exsaust,Hanged Up,
Sackville;e si direbbe proprio con il comune
obiettivo di non voler ottenere dalle session
di registrazione nulla di predefinito che non
sia proveniente dall'input del momento sullo
strumento,o dai rumori 'casuali e non' generati
da oggetti qualsiasi e dall'ambiente circostante.

Glokenspiel,chitarre,violino,viola,violoncello,
tromba,percussioni ed altro ancora proiettano
lontano,dove il cuore della solitudine pulsa
insistentemente,tra cupi scenari e coscienze
assopite,e lo scorrere incessante del tempo
assume di volta in volta sembianze differenti,
senza mai esaurirsi.

Qualcosa di simile ad un jazz destrutturato,con
grossi sforzi d'immaginazione c'è("Buzz Of Bath
Flies Like Faulty Electronics"),l'ambient spaziale
ed arioso("Sleep Maps")o funereo e straniante
("In Prelight Isoalte")pure;non manca neanche un
motivato ricordo più riconoscibilmente post-rock
("Dèja,Comme Des Trous De Vent,Comme Reproduit"),
anche se una discreta parte di quanto è contenuto
in entrambi i CD risulta comunque trascurabile.

(13071/Wide)

by Massimiliano Drommi - 22-6-2003


The Good Ship-The Good Ship-CD

The Good Ship,ovvero l'ennesimo viaggio
nell'emisfero della musica rurale
statunitense più melmosa.Quella che si
abbandona lungo le sterminate foreste
buie,fitte di alberi giganteschi,in
prossimità di misteriosi fiumi dentro
i quali è sconsigliabile imbarcarsi,
il cui percorso potrebbe non condurre
mai a destinazione.Dove la notte,quando
inizia a scendere portando con sè un
silenzio inesorabile,non può che strappare
brividi lungo la schiena riempiendo
l'intimo di sterminata malinconia ed
indescrivibile senso di smarrimento.

Da Athens,Giorgia,i sei musicisti
che compongono The Good Ship dimostrano
di essere apertamente influenzati dagli
echi più genuini della tradizione country
e folk.Ma osservando più attentamente da
vicino,s'intuisce che non ci troviamo al
cospetto di meri ripropositori,bensì di
schietti rivisitatori che con un pizzico di
essenziale inventiva personale riescono ad
articolare fulgidi episodi in una veste
semplice ma solenne.

Accade nell'iniziale "Sunrise Estates",
raggiante come le prime luci del mattino;
per poi accarezzare il corpo e cattuare
la mente con la splendida "From The Oak Inn",
sospesa tra tessiture nostalgiche in continua
dissolvenza;evocando scenari molto simili a
quelli già proposti da formazioni tipo i Two
Dollar Guitar,come accade in "Birthday Suit".

(Orange Twin/White And Black)









by Massimiliano Drommi - 19-6-2003


Stars-Heart-CD

Veramente incantevole la seconda fatica
degli Stars dopo "Nightsongs" del 2000,
un condensato unico di emozioni pop
all'ennesima potenza,appassionante come
non si ascoltava da tempo,che va ad attingere
ad un passato non troppo lontano che richiama
alla memoria sonorità british raffinate e
vaporose,ricche di piacevoli sfumature,sospese
in una sognante dimensione di beatitudine.

Gli Stars provengono da Montreal ma non
si direbbe,considerando la loro particolare
predisposizione verso sonorità europeee solari
e spensierate;caratteristiche peculiare che
marchiano a fuoco "Heart",composto da undici
episodi intrisi di pregnante immaginazione
che formano ampie arcate melodiche,accendendo
umori romantici che colpiscono i sensi con
elettrizzante e soffice tenerezza.

Tra scintillanti esplosioni interstellari
("Elevator Love Letter","Death To Death"),
ammiccamenti a Liz Phair("Romantic Comedy",
"Look Up"),ed eteree ipnosi prossime agli
Spiritualized,"Heart" merita di essere
scoperto ed apprezzato fino in fondo;ideale
colonna sonora per intense giornate estive.

(Setanta/White And Black)



by Massimiliano Drommi - 13-6-2003


Early Day Miners-Jefferson At Rest-CD

Pensieri nostalgici e scenari romantici
avvolgono interamente "Jefferson At Rest",
dalla prima all'ultima nota,evocando immagini
perfette e sensazioni perfette che si sciolgono
in un vortice di infinita e spettrale bellezza,
senza delineare contorni facilmente distinguibili,
con rara ed eccellente immediatezza poetica.

Ed è quasi impossibile riuscire a trovare parole
adatte per descrivere le incredibili suggestioni
evocate dalla band di Bloomington,tra le perle più
accecanti nascoste in un affascinante oceano
attraversato da suoni limpidi e cristallini,
solenni e penetranti,esattamente indimenticabili.

Il placido incedere reiterato di "McCalla",
segnato da stupendi archi e da armonie insinuanti,
è un continuo susseguirsi di orizzonti carezzevoli;
"Wheeling" è un pulsare continuo e costante che
conduce lontano dalle insulse figure che offuscano
quelle giornate nate stanche,quando non si ha nulla
da fare e nulla si ha voglia di fare,"New Holland"
è un maestoso volo ad alta quota che toglie il respiro,
ma è ogni singolo brano dell'album ad ammaliare senza
mezzi termini.

Gli Early Day Miners sono una spina nel fianco di chi
sta scrivendo queste righe,una spina profonda ed
appuntita;"Jefferson At Rest" è invece come un sogno
ricorrente che ogni notte riemerge puntulamente,nella
speranza che continui a ripetersi incessantemente,
senza fine.

(Secretly Canadian/White And Black)


by Massimiliano Drommi - 12-6-2003


Opiate-Sometimes EP-MCD

In attesa dell'album full-length in
uscita nei prossimi mesi per la berlinese
Morr Music,ci si può nel frattempo
sintonizzare sulle frequenze di "Sometimes EP";
sei tracce per un totale di 23:42 minuti di
musica creata da Thomas Knak,in arte meglio
conosciuto sotto la sigla Opiate,collaboratore
di personaggi come Carsten Nicolai(aka Alva Noto)
e Bjork,per la quale ha prodotto alcune tracce
dell'album "Vespertine";nonchè efficace
manipolatore di brani altrui(ricordiamo gli
interventi,tra gli altri,su Piano Magic,
The Tied & Tickled Trio,Bomb The Bass e sulla
compilation tributo agli Slowdive "Blue Skied
And Clear" del catalogo Morr Music).

"Sometimes EP" è un eloquente condensato di
elettronica glitch-pop strumentale che spinge
ad ascolti reiterati,per la schiettezza delle
composizioni che vanno di pari passo con
quanto ciclicamente viene propopsto in tale
ambito,riuscendo a condurre con una peculiare
riflessività sognante lungo fascinose frequenze
melodiche 'sporcate' da rumorini stuzzicanti,
sopra beats saltellanti.

L'utilizzo di campionamenti di chitarre
acustiche, flauti e piano,non fanno altro che
adornare ulteriormente queste fantasiose
costruzioni fluorescenti.

(Morr Music/Wide)


by Massimiliano Drommi - 5-6-2003


Adult-Anxiety Always-CD

Adam Lee Miller e Nicola Keperus oltre
ad essere felici compagni nella vita
(leggasi marito e moglie!),sono anche
gli artefici del progetto Adult,nonchè
titolari dell'etichetta Ersatz Audio di
Detroit.

Giungono con "Anxiety Always" al secondo
album,se si considera opera prima
"Resuscitation",raccolta di vari singoli;
lungo la strada importanti importanti lavori
di remix per gente come Tuxedomoon,Bobby Conn,
The Faint,oltre a collaborazioni con Death In
Vegas,Swayzak,Chicks On Speed a far lievitare
le quotazioni del duo.

Gli ingredienti per una miscela esplosiva ci
sono tutti,e gli Adult non si risparmiano,
concedendosi con tutta l'intransigenza e la
grinta di cui sono capaci,stordendo con i loro
assalti elettroclash ossessivi e claustrofobici
che riempiono la testa e svuotano lo stomaco,
trasmettendo una cinica tensione emotiva.

Cupe pulsazioni new-wave ci coagulano con
gelide ritmiche detroitiane,saturando
l'atmosfera con spasmodiche frenesie
elettroniche(sporadici gli interventi di
strumenti quali basso e chitarra)che
eccitano la mente conducendo al disfacimento,
azzerando il passato e proiettando verso
nessun futuro.

La siderale sensualità vocale di Nicola
Keperus,densa di urticante perversione,suscita
allo stesso tempo attrazione e repulsione,
imponendo perfidamente un'attenzione alla quale
non ci si può sottrarre,ghiacciando il dancefloor
con deliranti immagini da incubo,come si addice
ad una degna reginetta del punk digitale.

(Ersatz Audio/Wide)








by Massimiliano Drommi - 3-6-2003


Fabio Viscogliosi-Spazio

Dal nome s'intuiscono le chiare origini
italiane,ma in realtà Fabio Viscogliosi
lo scopriamo saldamente ancorato al
territorio francese dove svolge diverse
attività,come autore di libri illustrati
(suo è il simpatico disegno di copertina
dell'asinello portafortuna presente anche
nel libro "Dans L'Espace")e vignettista
per il quotidiano Le Monde,oltre a vantare
collaborazioni con Yann Tiersen e ad
essere componente dei Married Monk.

"Spazio" rappresenta il debutto da solista
del cantautore francese,impegnato tra
campionatori,tastiere,synth,chitarre e
voci;coadiuvato solo in alcuni brani quali
"Apache" e "Riflesso" dai suoi compagni
dei Married Monk Christian Quermalet,
Jean-Michel Pirès e Benoit Rault.

Nell'album si possono trovare episodi
cantati in un italiano la cui pronuncia non
sempre risulta essere esattamente eccelsa
(fatta eccezione per "Two Nuts In A Shell"
in inglese),con testi alquanto insoliti e
quasi ridicoli come "Cotone" e "Sogno Di
Fesso" in stile 'piano-bar';più minimali
bozzetti lievemente sperimentali a fare
da contorno,approssimativi ma perlomeno
dignitosi.

(Santeria/Audioglobe)

by Massimiliano Drommi - 31-5-2003


Maximilian Hecker-Rose-CD

Il dolce Maximilian Hecker,più dolce che
mai,puro e candido come un fiore appena
sbocciato,animo sensibile e delicato,gentile
e dalle buone maniere,rispettoso e perfettamente
controllato nell'esternare i propri moti interiori;
dopo il discreto successo di "Infinite Love Songs",
si rispresenta con una nuova collezione di canzoni
che,immagina un pò,vanno a trattare esclusivamente
d'amore,dall'inizio alla fine,senza pause,senza
concedere tregua,costringendo immediatamente
a dover cercare una qualche ragione seria per
non soccombere ai molteplici disagi che un
tale sentimento potrebbe causare,per evitare
che ci si ammali,per non rimanere ossessionati
in maniera irreversibile,per tovare anche il
più piccolo motivo di appartenenza al quotidiano,
per non essere svuotati come una zucca.....

Lo si può benissimo immaginare,l'amore può
giocare brutti scherzi,ti può far sprofondare
fino alle viscere della terra,ma "Rose" è
semplicemente monotematico,anche se azzarda
variazioni sonore elettroniche che non dispiacciono
("Daylight"),ma capita troppo spesso di dover
faticare per stemperare la noia infinita di ballate al
pianoforte da 'domenica mattina-a casa-dopo la chiesa',
come "Never-Ending Days",tralasciando i dettagli
sull'impostazione angelica e leggiadra di Hecker,
molto Coldplay(i più cattivi potrebbero anche parlare
di novello Bono!).

Produzione affidata a Gareth Jones(Nick Cave,Depeche
Mode,Wire),e nonostante l'ovvietà del risultato,non
escludo che "The Rose" possa conquistare più di un
fragile cuore indifeso.

(Kitty-Yo/Wide)













by Massimiliano Drommi - 29-5-2003


"You Can Never Go Fast Enough"-CD

Tanti sono i film sprovvisti di colonna
sonora,essenzialmente quelli di molti
anni fa,quando l'idea di un supporto
sonoro in relazione alle immagini non
era ancora stato preso seriamente in
considerazione,essendo privilegiata
esclusivamente la componente
interpretativa degli attori,come le
inquadrature e le riprese.

"Two Lane Blacktop" è il titolo del film
di Monte Hellman che ha impressionato
Filippo Salvatori(responsabile della
Plain Recordings)al punto di spingerlo
a contattare diversi musicisti per un
contributo personale alle sequenze
cinematografiche del film,come era
già accaduto un paio di anni fa con
"Blow Up",non essendoci in effetti
una 'narrazione' musicale che
accompagnasse degnamente questo
road-movie del '71,considerato un
piccolo culto nel suo genere.

Il risultato è una raccolta di tracce
quasi del tutto inedite,dove le
sensazioni suscitate dalla visione del
film,vengono tradotte a proprio
piacimento dai singoli autori coinvolti,
ottenendo composizioni con una duplice
azione estetica e celebrativa.

Si gravita attorno alla dimensione
folk statunitense più solitaria e
desolante(Cat Power,Wilco,Will Oldham &
Alan Licht),con rimandi ad autori
immortali che mai stonano(Leadbelly,
Sandy Bull,Roscoe Holcomb);oltre agli
episodi strumentali che valorizzano al
meglio la trasparente illusione della
produzione filmica della realtà
(Calexico,Mark Eitzel & Marc Capelle,
Sonic Youth,Giant Sand,Alvarius B.,
Steffen Basho-Junghans,Suntunama,
Charalambides,Roy Montgomery).

(Plain Recordings/Goodfellas)












by Massimiliano Drommi - 18-5-2003


Brad-Welcome To Discovery Park-CD

I Brad sono una sorta di side-project
al quale partecipano diversi musicisti di
Seattle,ruotanti principalmente attorno alle
figure di Stone Gossard(Pearl Jam),Regan Hagar
(Satchel)e Jeremy Toback(Satchel,Pigeonhead),
accomunati dalla medesima passione per un rock
classico e fuori dal tempo,impermeabile alle
nuovi correnti musicali,così familiare che
difficilmente potrebbe deludere.

La storia dei Brad risale a dieci anni fa,
quando nel 1993 venne stampato il primo
capitolo "Shame",seguito da "Interiors" del
1997,per arrivare a questo terzo album
inizialmente uscito solo negli Stati Uniti
la scorsa estate,ed ora distribuito anche in
Europa con l'aggiunta di due bonus-track inedite.

"Welcome To Discovery Park è un solidissimo
aggregato di composizioni soul-rock dall'ebrezza
sconfinata,realizzate con maestria e competenza,
tanto da scivolare via lasciando nel proprio
intimo un'immagine di ampi spazi;tra impagabili
ballate dal lungo respiro("Never Let Each Other
Down","If You Could Make It Good","Yes You Are"),
solarità squisitamente pop("Shinnin'","Takin'
It Easy"),lisergie crepuscolari("Arrakis") ed
evocative deflagrazioni chitarristiche("All Is One").

(Redline/Audioglobe)




by Massimiliano Drommi - 16-5-2003


Aereogramme-Sleep And Release-CD

Gli Aereogramme sono un quartetto proveniente
da Glasgow con in formazione Craig B,che i
più attenti ricorderanno come componente dei
disciolti Ganger,fugace ma valida band di
orientamento avant/post-rock esistita nella
seconda metà degli anni '90.

"Sleep And Release" segue l'opera prima
"Story In White",e rappresenta un piccolo
rompicapo per i contenuti sonori delle
singole canzoni,che risultano essere
alquanto differenti tra di loro
stilisticamente parlando,a tratti divergenti,
possedendo in comune solo alcuni elementi
riconoscitivi.

In questo senso gli Aereogramme scelgono
di dare sfogo a tutta la loro creativa
ecletticità,infischiandosene di mantenere
una direzione precisa,e appropriandosi
conseguentemente di linguaggi di natura
'heavy'("Indiscretion#243","Older","No,Really
Everything's Fine","Wood"),sbandierando gonfiate
solennità pop("Black Path","In Gratitude"),
facendo quadrare il cerchio dell'indie-rock
("Yes"),drammatizzando con cupi impulsi
elettronici("Simple Process Of Elimination"),
andando completamente allo sbaraglio con
leggiadri sussulti acustici("Winter's Discord,"-").

(Chemikal Underground/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 5-5-2003


Bee And Flower-What's Mine Is Yours-CD

Di una bellezza estasiante,conturbante,
sconfinata,oltre la soglia dell'immaginazione;
"What's Mine Is Yours" è come un amore
lungamente atteso in un comatoso stato di
ansia febbricitante,con i crampi allo stomaco
e con il cuore che pulsa freneticamente
fino allo sfinimento,compiendo ad occhi chiusi
gli ultimi passi sulla soglia del baratro
prima di sprofondare nell'oblio più totale.

I Bee And Flower(Brooklyn,NY)debuttano nei
migliori dei modi,spiazzando letteralmente
con una track listing mozzafiato che nasconde
una personalità poetica e romantica,fragile
ma allo stesso tempo forte e determinata da
lasciare esterefatti e storditi per l'intensità
iniettata in ogni singolo episodio,senza
esclusioni,inaspettatamente.

Dana Schechter(già a fianco di Michael Gira negli
Angels Of Light)è la donna che ha dato vita ai
Bee And Flower,voce sensuale ed arcana che
cattura in un istante con i suoi magnetismi
crepuscolari e decadenti,con sognanti vertigini
di piacere,magico fiore di seduzione nell'ebrezza
della quiete notturna.

Per cogliere l'essenza dell'affresco sonoro dei
Bee And Flower,è necessario scrutarlo da vicino
per individuarne tutte le preziose sfumature;
canzoni persuasive e fatali oscillano tra
narcotiche lentezze chiaroscurali,ballate
incendiarie a luci soffuse e spettrali visioni
di armonica bellezza,come fossero stelle cadenti.

Da qui all'eternità.

(Neurot/Goodfellas)











by Massimiliano Drommi - 27-4-2003


Amber Asylum-Frozen In Amber-CD

Inizialmente uscito nel 1996 su etichetta
Elfenblut,"Frozen In Amber" è stato appena
ristampato dalla Neurot,che si immagina non avrà
esitato un istante ad accogliere nel proprio
catalogo un'opera del genere,il primo album
di questa spettrale formazione di San Francisco,
molto vicina per affinità apocalittiche all'altro
ensemble di Montreal dei Godspeed You Black Emperor!.

L'attuale formazione sembrerebbe ruotare attorno alle
figure femminili di Lorraine Rath,Jackie Gratz,Kris Force,
Sarah Weiner ed Erica Stoltz,violino,violoncello,
chitarra,basso,synth e in poche occasioni una voce
ammaliante,oppure vocalizzi remoti come se provenissero
da un'altra dimensione;quindi composizioni essenzialmente
strumentali che pochi legami intrattengono con la realtà.

"Amber Asylum" è un viaggio al centro degli inferi,
una musica spossante e cupa,malefica,una sorta di
litania satanica,sinistramente luciferina ed incendiaria,
che può avvolgere irreversibilmente tra i fuochi ardenti.

Ornamenti 'dark' e trame 'classicheggianti' si
fondono assieme turbando e scuotendo con perfidia
assassina,alzando la tensione a dei livelli da incubo,
come accade in episodi quali "Volcano Suite","Black Waltz",
"Heckle And Jeckle".

"Frozen In Amber" è stato rimasterizzato da Steve Austin,
(Today Is The Day)con l'aggiunta di tre bonus-track
("Diablo De La Màquina","Western Trance","Radio Gravè"),
visceralmente ambientali e rarefatte.

(Neurot/Goodfellas)










by Massimiliano Drommi - 26-4-2003


The Postal Service-Give Up-CD

Per comprendere pienamente la sostanza
contenuta in "Give Up",bisogna fare riferimento
ad un altro lavoro d'esordio di alcuni anni fa
uscito su Plug Research,ovvero "Life Is Full Of
Possibilities" a nome DNTEL,all'unanimità
riconosciuto come fondamentale esempio di
elettronica glitch-pop,sintesi quasi perfetta
tra sonorità sintetiche e impronte di cantato,
che erano presenti in diverse tracce,lasciando così
intravedere nuove importanti evoluzione nel genere.

Nell'album di DNTEL,tra le voci presenti,spiccava
quella particolarmente convincente di Benjamin Gibbard
in"(This Is)The Dream Of Evan And Chan",canzone
uscita anche su singolo,ma poi non se ne seppe più
niente.

Evidentemente l'esperimento proposto da
Jimmy Tamborello(il solo DNTEL)deve essere stato
così soddisfacente da indurlo a realizzare "Give Up"
in società con Benjamin(Death Cab For Cutie),coniando
appositamente la sigla The Postal Service:uno impegnato
alla strumentazione elettronica,l'altro addetto alla
scrittura dei testi e alla voce.

Per diversi mesi si sono scambiati tramite posta
il materiale sonoro da arrangiare e sviluppare,
che ha viaggiato ogni volta che era necesario
lungo la costa del pacifico da Seattle a Los Angels,
essendo i due abitanti in posti differenti,con
l'aggiunta anche del contributo decisivo di Jen Wood e
Jenny Lewis(Rilo Kiley)alle voci e Chris Walla alla
batteria,chitarra e tasiere.

In pratica "Give Up" si può considerare il seguito ideale
di "Life Is Full...",cantato in tutte le sue tracce,con
delle ritmiche maggiormente accentuate verso la dance,
con minori effetti sperimentali e purtroppo senza
la presenza di episodi ambient rarefatti che Jimmy aveva
saputo magistralmente creare tramite un sound fluttuante
di sottile fascino(mi riferisco a "Anywhere Anyone").

Da tale connubio indietronico c'è da rimanere soddisfatti,
anche se si avverte un certo fare sbarazzino di fondo,
dove la melodia più stellare corre spedita sul filo
di una fulminante urgenza pop,stilisticamente ineccepibile
e dai connotati nettamente generazionali.

(White And Black/Sub Pop)








by Massimiliano Drommi - 23-4-2003


Arab Strap-Monday At The Hug & Pint-CD

Continua il sodalizio artistico tra Aidan
Moffat e Malcom Middleton a due anni di distanza
da "The Read Thread",dopo essersi entrambi
confrontati con dei lavori solisti che sono serviti
a promuovere da vicino ambizioni personali
non esattamente riproducibili nel loro progetto
principale,lasciando in tal modo che la libera
espressione prendesse del tutto piede senza
vincoli e senza preconcetti di sorta.

Il ritorno in 'famiglia',dopo un girovagare
introspettivo nelle regioni ignote del proprio
ego,taglia il traguardo del quinto album in studio,
e ci informa che in fondo Malcom e Aidan non sono
cambiati più di tanto,anzi sono rimasti gli stessi,
casomai aggiustando il tiro in una direzione sonora
maggiormente attenta agli arrangiamenti,curando i
dettagli,con il solito approccio spartano ed essenziale.

Gli struggenti svolazzi d'archi(violino e violoncello)
emergono in diversi episodi prepotentemente,lasciando
a volte eccessivo zucchero sulle labbra,ma l'incisività
delle liriche riesce ancora ad ipnotizzare,ad entusiasmare,
e nella peggiore delle ipotesi a deprimere.

"Monday At The Hug & Pint" vive di meravigiosi scenari
sdolcinati e romantici come "Meanwhile,At The Bar,A
Drunkard Muses" e "Who Named The Days",in contrasto
con i cupi assalti noise contenuti nella temibile
"Fucking Little Bastards",incrociando le pulsazioni
dance di "The Shy Retier" e gli scorci lunari di
"Peep-Peep" e "Glue";pescando tra i ricordi in
"Act Of War" con splendida arte pop,tornando
indietro negli anni con il nostalgico approccio
acustico sad-folk di Malcom in "The Week Never Starts
Round Here".

Partecipano alle session di registrazione,tra gli altri,
Bill Wells(Bill Wells Trio),Barry Burns(Mogwai),Conor
Oberst e Mike Mogis(Bright Eyes).

(Chemikal Underground/Audioglobe)
















by Massimiliano Drommi - 22-4-2003


Stefano Giaccone-Quello Che Vediamo E' Qualcos'Altro-CD

Per mettere a punto "Quello Che Vediamo E'
Qualcos'altro,Stefano Giaccone si è avvalso
della collaborazione di molti amici:
i Perturbazione(con Gigi Giancursi nelle vesti
di co-produttore)assolutamente indispensabili
in alcuni frangenti,il polistrumentista
gallese Dylan Fowler,Clive Painter
(Broken Dogs),Tea Hazdic(Szapora),Claudio
Villot,Caludio Burdese,e la stupenda Lalli,
voce unica nel panorama musicale Italiano.

Giaccone lo ricordiamo in diversi progetti
sonori(Franti,Ischi,Kina,Orsi Lucille
Environs,Tonu Buddenbrock),e anche se
pare che attualmente viva in un piccolo
paesino del Galles,di certo non ha interrotto
i suoi contatti con la scena indie torinese,
dimostrando anzi di continuare ad essere pur
sempre un valido elemento catalizzatore,
un riferimento importante in ambito più
strettamente cantautorale.

Il nuovo album è ricco di riferimenti
sociali,politici,affettivi,segnato da
un'abilità di scrittura notevole,dove
canzoni eccellenti ed intense lasciano
fluttuare liberamente le tante emozioni
evocate con estrema ed efficace semplicità.

Così possiamo ritrovare "Intro",un recitato
in stile Massimo Volume,"Punto Di Fine",
disarmante ed inarrivabile capolavoro,
"Così Che Và" caratterizzata da suadenti
atmosfere slow-rock,"Fratello Seduto Oltre I
Cancelli",altro vertice dell'album,come la
cover di "Radici" di Guccini,distensiva e
profondamente rasserenante.

(Santeria/Audioglobe)











by Massimiliano Drommi - 21-4-2003


Xiu Xiu-A Promise-CD

A breve distanza dal riuscito EP
"Chapel Of The Chimes",gli Xiu Xiu
pubblicano un nuovo album,il secondo
dopo l'esordio di "Knife Play".

Nel frattempo la band di San Diego
si è ridotta ad un trio,ovvero Jamie
Stewart,Cory McCulloch e Lauren Andrews,
dato che Yvonne Chen ha deciso di
abbandonare i suoi compagni d'avventura
lasciando un ultimo contributo solo in
alcune composizioni.

In sostanza "A Promise" condensa tutte
le caratteristiche e le peculiarità
che rendono inimitabili gli Xiu Xiu,
il cupo e malato approccio new-wave,
inquieto ma allo stesso tempo romantico,
gli improvvisi sbalzi d'umore,ed una voce
sensibile e particolare,efficace sia nei
momenti più silenziosi che in quelli più
caotici.

Tra gli episodi migliori della raccolta
vanno menzionati "20,000 Deaths For
Eidelyn Gonzales,20,000 Deaths For Jamie
Peterson" con il suo iniziale incipit
acquatico di synth ed annesse struggenti
malinconie;la cover di "Fast Car" di
Tracy Chapman ridotta all'osso,resa
morbosa e flemmatica,come l'immaginaria
traccia conclusiva "Ian Curtis Wishlist",
dall'opprimente grido disperato.

(5 Rue Christine/Goodfellas)

by Massimiliano Drommi - 14-4-2003


Iron & Wine-The Creek Drank The Cradle-CD

Dopo lo stralunato recente esordio di
Devendra Banhart,ecco un'altro disco
in bassissima fedeltà,saldamente ancorato
alla tradizione musicale statunitense,
ma con un vezzo cantautorale moderno
che riconduce a nomi come Will Oldham,
Ellioth Smith ed affini.

Samuel Bean è l'uomo che si nasconde
dietro la sigla Iron & Wine,di stanza a
Miami,e in verità con una carriera già
avviata come insegnanate di cinematografia.

Comunque stiano le cose,"The Creek
Drank The Craddle" è un album
finemente riflessivo ed emozionante,
considerando la sua stringatezza
sonora(voce/chitarra acustica/banjo),
vale a dire un pregio che non è da
tutti,con la capacità di contagiare
tramite elementi ridotti ai minimi
termini,forte dell'utilizzo di un
songwriting spensierato dai toni
particolarmente caldi ed avvolgenti,
con una voce sussurata appena che ci
delizia per tutta la durata di
quest'escursione nei territori
inconfondibili del country/folk.

(Sub Pop/White And Black)





by Massimiliano Drommi - 11-4-2003


Manitoba-Up In Flames-CD

Manitoba è Dan Snaith,ventiquattrenne
canadese che dopo cinque EP e un
album del 2001 intitolato "Start
Breaking My Heart" torna a far
parlare di sè con questo "Up In Flames",
confermando il suo talento creativo,
istrionico tanto da spiazzare quanti
si aspettavano un nuovo disco più
strettamente di elettronica sul
versante Bords Of Canada,Plaid,Eno.

Notizie confermate dicono di un
passaggio dalla 'laptop music'
ad un approccio più tipicamente
pop/rock,specialmente in sede live,
dove Manitoba si presenterà con
una vera e propria band.

La prova della svolta pop,dal
canto nostro,la possiamo riscontrare
nelle tracce di "Up In Flames",che
abbracciano apertamente un suono
british riconducibile agli anni
d'oro in cui spopolavano band
come Spacemen 3,My Bloody Valentine,
Stone Roses;altrove si avvertono
anche ambientazioni più mistiche in
stile Spiritualized.

"Up In Falmes" in definitiva risulta
brillare di luce propria,sognanate e
colorato come un arcobaleno,abbagliante
come un flash psichedelico,sorprendente
nei suoi saporiferi rimandi sixties.

(Leaf/Wide)





by Massimiliano Drommi - 11-4-2003


Gramophone-Gramophone-CD

Denso di atmosfere romantiche ed
insinuanti è l'album d'esordio dei
Gramophone,trio proveniente da
Birningham composto da Jon Cotton,
David Picking e Penny McConnell,la cui
espressività a tratti inquietante,
sospesa tra brucianti ermetismi,si
lega con esauriente piglio melodico
insieme a sonorità ammantate fortemente
di nero,dove una strana sensazione di
irreale stasi onirica finisce per
impressionare piacevolmente sussurando
con delicatezza malinconie segrete.

L'architettura sonora dei Gramophone
ci svela arrangiamenti ricercati a
servizio di un'impostazione tipica
della forma canzone,tendenzialmente
d'impronta elettronica sul versante
Lamb/Portishead che si mischia
sapientemente con elementi rock ed
acustici,più orchestrazioni a fare da
contorno che rendono epiche canzoni
dotate di una disperata sensibilità.

I maestosi sussulti che frantumano
il cuore contenuti in "Mr T.",rendono
l'idea del potenziale dei Gramophone;
"Motel Lullaby" è un conturbante
rilassamento new-wave,ipnotico che
riconduce ad uno stato di dormiveglia,
mentre "Dead Girls Don't Say No"
stringe un nodo in gola con
lugubre e raggelante sarcasmo.

(Artful/Audioglobe)

















by Massimiliano Drommi - 27-3-2003


Songs:Ohia-The Magnolia Electric Co.-CD

Dopo l'insondabile oscurità del
precedente "Didn't It Rain",denso
di atmosfere cupe e quasi impalpabili,
eloquente sintesi di tristi stati
d'animo che sembravano oramai essere
diventati cronicamente inguaribili,
Jason Molina si rimette in gioco
guardandosi dietro le spalle,
presumibilmente dopo essersi accorto
di avere trasmesso con il suo
sofferente trasporto il possibile
in termini di malessere esistenziale,
giungendo ad un punto di non ritorno.

Ci piace pensare che Jason Molina
abbia scacciato definitivamente i
temibili fantasmi che lo deprimevano
costantemente,tentando di recuperare
una serenità che da tempo sembrava
essere stata confinata altrove.

"The Magnolia Electric Co." rappresenta
un sorprendente passo in avanti verso
sonorità più distensive e dinamiche,
dove la musica delle radici country e
folk è sempre lì a sorreggere canzoni
eccellenti e riuscite,velatamente
malinconiche,spontanee come fiori
selvaggi.

Grazie ad una formazione affiatata
capace di incidere adeguatamente con
una strumentazione più che assortita
(mandolino,violino,organo,lapsteel
guitar..),le trace dell'album,registrate
'live' da Steve Albini all'Electrical
Audio di Chicago,svelano il climax
spigliatamente rock dell'album,
passando attraverso un'elettricità
che richiama alla memoria vecchi
dischi di Neil Young e Bob Dylan.

(Secretly Canadian/White & Black)












by Massimiliano Drommi - 25-3-2003


Brokeback-Looks At The Birds-CD

Chicago,il post-rock,i Tortoise e
gli imatatori da cancellare con la
giusta grinta,un mezzo passo falso,
la sintesi di un album che nulla
aggiunge alla sensibilità della
ricerca,solo il pretesto per
riproporre intuizioni largamente
sviluppate che lasciano il tempo
che trovano convergendo essenzialmente
in mere riproposizioni di uno stile
più che collaudato che non trova
sbocchi sufficentemente significativi
per poter conquistare vette importanti,
un passatempo assolutamente da evitare.

Dough McCombs(Tortoise,Eleventh Dream
Day,Pullman)principale responsabile della
sigla Brokeback si diverte a speculare
su quanto da tempo è stato già detto in
materia avant-rock/ambient/fusion/
risultando solo un moderato epigono
nell'attingere da classici del genere
come "T.N.T.",ad opera proprio dei
Tortoise,suo principale gruppo
d'appartenenza.

Nonostante intervengano personaggi come
Noel Kupersmith(The Chicago Undergound
Duo,Orchestra,Monade),John McEntire
(Tortoise,The Sea And Cake),Aki Tsuyuko,
Rob Mazurek,Mary Hansen e Laetitia Sadier
(Stereolab),"Looks At The Birds" finisce
per risultare derivativo e a dir poco
tracurabile,un salto nel vuoto ad occhi
aperti che ti immobilizza prima dello
schianto a terra.

(Thrill Jockey/Wide)





by Massimiliano Drommi - 25-3-2003


Howe Gelb-The Listener-CD

In attesa della nascita del terzo
figlio,diviso tra Arizona e Danimarca,
Howe Gelb ha trovato il tempo per
registrare il suo settimo album
solista,a ridosso dello scioglimento
dei leggendari Giant Sand,formazione
fondamentale che a partire dagli
anni '80 è stata capace di ricreare
in musica certe atmosfere polverose
tipiche dei paesaggi desertici,definendo
in larga parte le coordinate di quello
che può essere identificato con
desert-rock.

Per realizzare "The Listener",Howe
Gelb si è avvalso della collaborazione
di vari musicisti;oltre ai fidi
John Convertino e Joe Burns(i due
Calexico)e ad altri ospiti dell'Arizona,
partecipano anche i danesi Thoger T.
Lund,Peter Dombernowsky e gli Under Byen
al completo,senza dimenticare la
presenza di splendide voci femminili.

"The Listener" mostra un Howe Gelb
particolarmente confidenziale,maturo,
tanto da risultare da un punto di vista
sonoro pregevolmente classico,raccolto
nei suoni toni caldi e sussurrati,
tendente ad una composta raffinatezza
nel trattare con eleganza country e
folk,e soprattutto atmosfere jazz,
anche se gli spettri di Tom Waits e
Lou Reed quando vengono evocati
finiscono poi per risultare
eccessivamente ingombranti.

(Thrill Jockey/Wide)




















by Massimiliano Drommi - 24-3-2003


Rainer Maria-Long Knives Drawn-CD

I Rainer Maria,trio di Madison,Wisconsin
giungono con "Long Knives Drawn" alla
quarta prova ferendo con tutta la loro
carica propulsiva e contagiando con
elettrizzante lirismo,dimenticandosi
però di certi passaggi più spiazzanti che
avevano caratterizzato gli album precedenti,
portandoci a conoscenza di apprezzabili
scorci sonori in direzione di una
maggiore compattezza e risolutezza,
trattenendo con spiccata sensibilità
un'irrefrenabile verve tipicamente
emozionale che da sempre contraddistingue
le loro straordinarie produzioni,affilate
come lame di coltelli.

La carismatica figura della cantante/bassista
Caithlin De Marrais è un indiscutibile punto
di forza,amabilmente trainante e dalle
solenni qualità vocali,fiera e toccante
con le sue nervose ed aggressive liriche
che colpiscono frontalmente evocando
energia infinita e dinamica passione.

Nel marasma delle tante produzioni indie
americane il rischio che si corre è di
non vedere valorizzato adeguatamente un
album come "Long Knives Drawn",ricco
com'è di episodi rilucenti e palpitanti,
efficaci nel tratteggiare i contorni
di una qualsiasi luminosa e calda giornata
primaverile,vissuta sia con il fiatone
in gola("The Double Life")che con intimo
trasporto("Situation:Relation").

(Polyvinyl/Goodfellas)

































by Massimiliano Drommi - 22-3-2003


The Microphones-Mount Eerie-CD

Non si fa in tempo a parlare del
nuovo album di Microphones,che
giunge la notizia dello scioglimento
di tale progetto,solista in definitiva,
dato che dietro tale sigla si nasconde
il solo Phil Elvrum,che ricordiamo
già come batterista negli Old Time
Relijun.

Non si capisce bene il motivo, ma
pare che in circolazione ci siano
anche due versioni differenti in
formato 10" dei pezzi dell'album,
una esclusivamente di percussioni,
l'altra a cappella.

E pensare che di per sè "Mount Eerie"
basta e avanza per comprendere ciò
che passava per la testa di Phil
Elvrum in fase di realizzazione
del disco,che si discosta non poco
dal precedente "The Glow Pt.2"
(senza considerare la raccolta di
singoli "Song Island"),lasciando
in verità grossi punti interrogativi
specialmente dopo ascolti ripetuti.

Presentato come un concept album,
con all'interno preziosi contributi
di amici come Mirah,Anna Oxygen,
Calvin Johnson,Karl Blau,Adam Forkner,
l'opera in questione,gonfiata in
buona parte con sonorità dispersive
ed aleatorie, quando non stanca riesce
anche a brillare concedendo brevi
momenti acustici di puro indie-folk
come accade in "Solar System",
ma azzardando non sempre si riesce
ad impressionare positivamente.

(K Records/Wide)












by Massimiliano Drommi - 22-3-2003


Dirty Three-She Has No Strings Apollo-CD

Ogni nuovo album degli australiani
Dirty Three è un'esperienza catartica,
indefinibile,un continuo libero fluire
di emozioni intense e meravigliose,
indispensabili e preziose.

Le malinconie strumentali generate
dal violino di Warren Ellis in
congiunzione con la chitarra
fluttuante di Mick Turner e la
batteria di Jim White non temono
avversari;un suono estremamente
introspettivo che si insinua
delicatamente nell'animo trastullando
con avvilenti ipnosi, tanto da
lasciare increduli ed esterefatti.

"She Has No Strings Apollo",sesto
album in dieci anni di fervide
attività,è l'ennesimo viaggio
interiore lungo i territori impervi
della tristezza sconfinata;in
definitiva la musica dei grandi
spazi,delle enormi distese a cielo
aperto,in assoluta solitudine.

Ancora una volta coliamo a picco
senza rendercene conto,per poi
tentare di raggiungere la
superficie senza troppi traumi,
rimanendo attoniti e un pò scossi,
certi di un coinvolgimento
avvincente ed irripetibile.

(Bella Union/Wide)










by Massimiliano Drommi - 11-3-2003


Pulseprogramming-Tulsa For One Second-CD

Con l'uscita di "Tulsa For One Second",
i Pulseprogramming sono diventati un
vero e proprio colletivo multimediale:
insieme alle due menti sonore che hanno
creato il progetto,vale a dire Joel
Kriske e Marc Hellner,fanno parte anche
Hans Seeger E John Shachter come
responsabili dell'artwork di copertina
degli album,il regista Eric Johnson
addetto alla dimensione visuale che
ricopre un'importanza fodamentale
come si è potuto constatare durante
un recente concerto italiano in
apertura dei L'Altra,oltre al poeta
Joel Craig impegnato nella scrittura
dei testi.

Così da Chicago ci giunge un disco
affabile e sornione,dalla pulsazione
melodica e struggente,espressivo e
intrigante,riflessivo e in sintonia
con le odierne evoluzioni della scena
pop-elettronica,un qualcosa di non
ben definito che lascia addosso
intense sensazioni,predisponendo nel
migliore dei modi verso piacevoli
interazioni sentimentali.

La peculiarità di "Tulsa For One
Second" è rappresentata dall'utilizzo
delle voci,che negli episodi in cui
sono presenti stanno quasi a testimoniare
il coronamento di un sogno,infinito e
reso ancora più mirabile dalle suadenti
timbriche di Lindsay Anderson(L'Altra)
che riecheggiano da lontano spegnendosi
tra morbidi sussurri e sognanti
liquefazioni ambientali.

(Aesthetics/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 6-3-2003


"Out Of Our Heads On Skelp"-CD

Tutto ha inizio nel lontano 1994 in
una cucina a sud di Glasgow,Scozia,
dalla frequentazione di quattro
amici che preferivano trascorrere i
lunghi pomeriggi uggiosi in casa
ipotizzando una nascente scena
indie locale,indispensabile per
poter lanciare all'esterno nuovi
segnali di vitalità che da tempo
sembravano irrimediabilmente sepolti
dopo gli ultimi bagliori significativi
rintracciabili,ad esempio,in formazioni
pop degli anni '80 di primo piano
come The Pastels.

Quel gruppo di amici in seguito si
riunirà sotto la sigla The delgados,
verrà fondata l'etichetta Chemikal
Underground,polo d'attrazione europeo
in ambito squisitamente indie,
emergeranno band di assoluto
rilievo come Arab Starp e Mogwai,
mentre il post-rock statunitense
regalava i migliori capitoli della
sua storia prima di cominciare a
mostrare i primi segni di cedimento.

"Out Of Our Heads On Skelp" rappresenta
una ghiotta occasione per chi volesse
farsi un'idea sulle sonorità proposte
dalla Chemikal Underground;tra le
impennate noise strumentali dei
Mogwai(attualmente presso un'altra
label),il sound emozionale degli
Aereogramme,il neo-folk depresso di
Malcom Middleton,il claustrofobico
slow-core degli Arab Starp presenti
con "The First Big Weekend"(dal singolo
di debutto del '96),e "Who Named The Days"
(traccia inedita che sarà inclusa
nel prossimo album in uscita in
primavera) oltre a Suckle,The delgados,
The Radar Brothers,Magoo,Cha Cha Coen:
la compilation è in vendita a prezzo
speciale,motivo ulteriore per averla.

(Chemikal Underground/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 3-3-2003


Calla-Televise-CD

Chiusi nella loro eburnea torre del
mistero,i Calla,terzetto di Brooklyn
tendente all'oscurità più insondabile,
si ripropongono in un formato sonoro
genuinamente tradizionale nella sostanza
anche se modificato da placidi interventi
di natura sperimentale,tanto da risultare
materia finemente trattata in contesti
obliqui e circolari che finiscono per
trascinare in una dimensione onirica
ossessiva e claustrofobica.

Il precedente album di remix "Custom"
aveva messo in evidenza il particolare
spirito ricettivo della band nel voler
considerare aspetti sonori differenti,
sottolineando una già nota inclinazione
nei confronti di peculiari strategie di
ricerca sonora.

Con decisiva sensibilità ed estremo
trasporto interiore,qualità
indispensabili da tenere bene a mente
se si vogliono comunicare emozioni pure
senza cadere nell'incertezza di falsi
atteggiamenti,i Calla con propulsiva
raffinatezza,taglio melodico e spirito
dissonante riescono a donare compostezza
e sobrietà ai dieci episodi della raccolta.

"Televise" contribuisce alla perdita
dei sensi come l'effetto di un potente
anestetico che all'inizio immobilizza,e
poi,quando l'effetto è terminato,rende
difficoltosa la ripresa dei movimenti.

Rispettando una pallida essenzialità
sonora alimentata da tormentati
esistenzialismi,inevitabilmente
comunicabili solo con toni spenti e
traumatico disagio,i Calla sintetizzano
con ammirevole classe un album che vive
di pesanti ombre,come di spettrali
visioni psichedeliche,tra sintomatici
momenti di stasi meditativa ed
introspettivi sussulti post-punk.

(Quatermass/Audioglobe)






by Massimiliano Drommi - 18-2-2003


Devics-The Stars At Saint Andrea-CD

Dopo aver trascorso un lungo periodo di un
anno in Italia,i losangelini Devics,
affascinati dalle bellezze della nostra
ovunque apprezzatissima penisola,hanno
ben pensato di sfruttare l'atmosfera
favorevole per definire e registrare
il nuovo album, intitolato suggestivamente
"The Stars At Saint Andrea",in omaggio al
posto che li ha accolti,indimenticabile
scenario dei loro recenti trascorsi di vita
dalle nostre parti.

Di certo non si può parlare di evidenti
cambi di rotta riscontrabili in maniera diretta
sulle canzoni,conseguentemente alle influenze
assorbite attraverso l'ambiente circostante
in cui i Devics si sono ritrovati ad interagire,
ma almeno l'umore(si spera)avrà condizionato quel
particolare stato di appagamento dei sensi
che emerge sottilmente donando emozioni
rilassate,dalle profonde tonalità crepuscolari.

"The Stars At Saint Andrea" segna per i Devics
(essenzialmente Sara Lov e Dustin O'Halloran)
un piccolo ma non trascurabile cambiamento;
accantonato in parte l'immaginario di jazz
band da nightclub fumoso di terza categoria,
schivato lo scomodo ostacolo che li vedeva
pericolosamete sulla falsa riga dei
Black Heart Procession,si è arrivati a tentare
di percorrere strade diverse,anche se con una
timidezza di fondo che ancora impedisce di
compiere ulteriori grandi passi che
sarebbe giusto aspettarsi.

L'iniziale "Red Morning"(presente nel cd come
traccia video)è il classico tonfo al cuore,
ipnotica,suadente nell'inedita veste elettronica,
riuscita senza mezzi termini,con un synth
molto new-wave in bell'evidenza nel ritornello e
la drum machine inesorabile nel calcare una
drammaticità quasi da incubo.

La successiva "Don't Take It Away" prosegue sulla
stessa affascinante linea,ma l'idea di trovarsi
difronte ad una raggiunta compiutezza svanisce presto.

A parte l'intimo feeling jazz di "All Your
Beautiful Trees" e la battuta lenta di
"The End And The Beginning",l'album
si smarrisce tra egregi impasti folk("In My Room"),
insidiose tetraggini("Connected By A String")ed
evitabili ballate al pianoforte("Stretch Out Your Arms"),
in attesa di uno spiazzante capolavoro che verrà.

(Bella Union/Wide)



































by Massimiliano Drommi - 2-2-2003


Tiga-Dj Kicks-CD

Dopo il fortunato riscontro ottenuto con
l'hit "Sunglasses At Night"(cover di
Corey Hart)realizzato in collaborazione
con il finlandese Jori Hulkkonen in arte
Zyntherius,e dopo aver compilato il terzo
volume delle "Turbo Studio Session" per
l'etichetta Turbo,il ventinovenne canadese
Tiga,apprezzato dj dalle riconosciute tendenze
elettroclash,su commissione della !K7 ha dato
sfoggio delle sue qualità mettendo le mani
sulla prestigiosa serie "Dj Kicks",centrando
abilmente il barsaglio e scavalcando molte
ovvietà che le circostanze del caso a volte
impongono.

Anche se alla fine il tutto finisce per
suonare in larga misura appassionante ma
allo stesso tempo terribilmente di tendenza,
buono per la moda del momento e poco più,
Tiga dimostra di saperci fare alla grande
con sfrontatezza e sensibilità groove che è
virtù di pochi,dimostrando di essere
comunque all'altezza della situazione
mixando con raffinatezza in direzione
techno-house,spaziando in ambienti
electro funk con ammiccamenti ai soliti
anni'80 che prepotentemente marchiano a
fuoco episodi godibili e mai stanchi.

I nomi coinvolti in questo "Dj Kicks"
non passano di certo inosservati
(Le Tigre,Soft Cell,Jolly Music,Tutto Matto,
Antonelli Electric,Martini Bros,Swayzak...),
creando un'amalgama frivola e mondana,
accattivante e nettamente a pennello
per qualsiasi dancefloor che si rispetti.

(!K7/Audioglobe)




by Massimiliano Drommi - 30-1-2003


Lotus Eaters-Mind Control For Infants-CD

Forse non ne erano a conoscenza,ma
una band chiamata proprio Lotus Eaters
è già esistita in Inghilterra nei
primi anni '80 anche se musicalmente
differente,trattandosi di pop sdolcinato
in piena esplosione 'New Romantics'
(chi ricorda quel pezzaccio intitolato
"The First Picture Of You"?).

"Mind Control For Children" è stato
creato da tre personaggi che rispondono
ai nomi di James Plotkin,Stephen O'Malley e
Aaron Turner,già impegnati in vari progetti,
qui insieme per abbandonarsi a soluzioni
sonore dai confini impercettibili.

Scorrendo le sei tracce che compongono
l'album,si ha realmente l'impressione di
trovarsi davvero al cospetto di mangiatori
di piante che danno l'oblio,tanto è rallentata,
priva di riflessi e sonnolenta la musica
prodotta,ipnotica ma anche abbondantemente
sinistra nei suoi ronzii inesorabili.

Fermenti acustici e minimalismi elettronici
imperversano come una tormenta di neve,
ricoprendo sotto una fitta coltre di
isolazionismo avvilente paesaggi aridi e
desertici,dove qualsiasi forma di vita è
pressoché inesistente.

(Neurot Recordings/Goodfellas)















by Massimiliano Drommi - 29-1-2003


Arrington De Dionyso Quartet-The Album-CD

Arrington De Dionyso Quartet,vale a
dire il cantante/chitarrista/sassofonista
Arrington De Dionyso e il contrabbassista
Aaron Hartman degli Old Time Relijun,
oltre a Jacopo Andreini e Fabio Magistrali
(A Short Apnea).

L'idea di realizzare "The Album" si è
concretizzata in seguito al tour italiano
del 2001 degli Old Time Relijun,durante
il quale i quattro musicisti si sono
riuniti sostenendo diverse sedute di
registrazione in un arco di tempo di 18
giorni,immortalati anche in bianco e
nero su VHS da Andrea Caccia in un documento
di 47 minuti pubblicato contemporaneamente
all'uscita del disco.

Stando a quanto afferma l'etichetta Wallace,
il discorso si sarebbe sviluppato partendo
da alcune consapevolezze fondamentali:
"non si sapeva cosa sarebbe uscito da quello
studio,si sapeva solo che si voleva evitare
il 'già fatto' o peggio ancora apparire
come degli esperti presuntuosi alle prese
con una materia non propria".

Il risultato,senza troppi clamori,ricorre
come è lecito immaginare all'improvvisazione,
aggressiva e selvaggia come in questo caso,
a tratti irritante(i vocalizzi,o meglio i
latrati di Arrington);free-jazz da dopolavoro
occasionalmente virato in direzione avant/kraut
che purtroppo non riesce assolutamente a schivare
il temibile "già fatto",risultando in parte
creativo ma senza essere così avvincente.

(Wallace/Audioglobe)











by Massimiliano Drommi - 27-1-2003


Devendra Banhart-Oh Me Ho My...-CD

Lungo,molto lungo il titolo di
questo album di debutto,e più
precisamente:"Oh Me Oh My...
The Way The Day Goes By The
Sun Is Setting Dogs Are Dreaming
Lovesongs Of The Christmas Spirit".

Difficile cercare di intuire cosa
si celi in particolar modo nella
mente del texano Devendra Banhart,
anima errante un pò ovunque e mai
stanca,dalla giovane età e forse
dalle belle speranze,spensieratamente
a nudo nella propria dimensione
fatta di urgenze espressive e di
quotidianità poco rassicuranti.

Che a Michael Gira,responsabile
della label Young God,stiano a
cuore i folk singer non è di certo
un mistero;ecco così giustificata
la proposta in questione,sorta di
quadretto realmente personale,una
raccolta spiazzante di filastrocche
così intime da rivelare tutta la
solitudine della cameretta in cui
sono state composte e registrate.

Devendra Banhart,allucinato,
sconnesso e dall'equilibrio
precario,con l'ausilio della voce e
della chitarra acustica ha dato forma
alle sue emozioni con abbondanti
fruscii di sottofndo,trattandosi di
un suo demo stampato nudo e crudo
senza alcun filtro di produzione,
difettando pertando di una resa
sonora altamante in bassa fedeltà.

Quando il delirio non prende del
tutto il sopravvento,Devendra
dimostra anche di avere buone
qualità interpretative al limite
del sensato e del proponibile,
come accade in episodi quali
"Cosmos and Demos" e soprattutto
in "Michigan State".



(Young God/Goodfellas)










by Massimiliano Drommi - 26-1-2003


The Pulses-The Pulses-CD

Impossibile resistere alla tentazione di
ascoltare ripetutamente le quindici
tracce che compongono questo album di
esordio per The Pulses,power trio
che non si risparmia in quanto ad
audacia e schiettezza,infilando
una dietro l'altra canzoni fresche ed
energetiche,assolutamente contagianti
tanto da essere capaci di far esplodere
improvvisamente il più noioso dei party
in cui vi potreste ritrovare.

Ancora una volta è l'incredibile e
trascinante carica del rock'n'roll ad
andare in scena,viscerale e diretta,
ma come in questo caso deviata tramite
coordinate post-punk tanto da consentire
una fruibilità mai eccessivamente
scontata,comprimendo con scatto
frenetico episodi graffianti e risoluti.

Se l'essenzialità è considerata un
pregio,e picchiare sugli strumenti
con la giusta carica propulsiva è
oggi come oggi ancora considerato lecito,
la miglior cosa da fare è procurarsi
questo album stampato dalla label di
Seattle Dirtnap e lasciarlo girare in
tutta la sua sferragliante elettricità.

(Dirtnap/Goodfellas)



by Massimiliano Drommi - 24-1-2003


Sharko-Meeuws 2-CD

Dopo l'ep di debutto("Cuckoo")targato 1998,
un primo album("Feuded")del 1999 ed un secondo
("Meeuws")risalente al 2001,la Bang!Music
carica di aspettative ha convocato il
produttore Mike Mogis(Bright Eyes)al fine di
contribuire ad una nuova stesura di
"Meeuws" per il mercato internazionale con
l'aggiunta di quattro tracce,pubblicando
così "Meeuws 2" dell'artista belga
emergente Sharko,all'anagrafe
David Bartholomè.

Dopo un girovagare in America in cerca
di fortuna con tanto di chitarra acustica
al seguito,indispensabile per ogni
cantastorie che si rispetti,Sharko
sembrerebbe avere trovato una certa
stabilità,essendo da diversi anni attivo
musicalmente parlando,senza mai riuscire a
beneficiare di una buona visibilità
alla quale ora è nel suo piccolo
sottoposto.

Fondamentalmente Sharko è capace di
abbozzare canzoncine umili e senza
troppi fronzoli sorrette da arrangiamenti
vari ed eventuali,rispecchiando spesso il
giusto proposito pop,con fare a volte
distratto,a volte sconclusionato.

Se è di indie rock che stiamo parlando,
Sharko ce la metta tutta per risultare
simpatico ed ironico,usando tattiche
lo-fi bislacche e strampalate,per
attitudine vicine alle giocosità di
Pavement e Sebadoh.

(Bang!Music/Audioglobe)





by Massimiliano Drommi - 23-1-2003


Xinlisupreme-Murder License-CD

L'artwork di copertina non lascia spazio
ad equivoci:una bandiera degli Stati Uniti
d'America tagliuzzata sventola impietosamente
su uno sfondo bianco imbrattato di rosse
macchie di sangue.

La scelta di intitolare il mini cd
"Murder License" chiude con ammirevole
coerenza il cerchio,un chiaro e forte
messaggio di disgusto e disapprovazione nei
confronti della superpotenza mondiale emerge
con efficacia,cercando di scuotere
le tante coscienze assuefatte da notizie
manipolate e dichiarazioni improbabili.

C'è bisogno di andare oltre,cercando di
vedere anche dove è buio pesto,facendo
lavorare il cervello il più possibile,
anche a rischio di farsi un'idea
decisamente personale sui continui
'spostamenti' di certa politica
annichilente e globalizzante che
con pessimi propositi ed estrema
astuzia continua ogni giorno a minare
senza una benchè minima giustificazione
plausibile la vita delle popolazioni del
nostro pianeta.

Gli Xinlisupreme,duo composto da Yasumi
Okano e Takayuki Shouji(Oita,Giappone),dopo
il recente debutto "Tomorrow Never Comes",
non si risparmiano ed armati fino ai denti
continuano a farsi avanti imperturbabili
affogando rabbia e frustrazione in un mare
di rumore.

Rasoiate industrial-noise marcano in
profondità senza preoccupazione alcuna;
sonorità melodiche di synth tracciano
euforiche variazioni tematiche,ma tra
episodi violenti e caotici,urticanti e
caustici s'intravede un momento di quiete
("I.T.D.O.O.M.") e persino una rilassata
traccia al pianoforte("Nameless Song")
che condensa tutta l'amarezza di una
falsa speranza.

(Fat Cat/Wide)
















by Massimiliano Drommi - 19-1-2003


Jimi Tenor-Higher Planes-CD

Il finlandese Jimi Tenor,recentemente di
stanza a Barcellona,non ha di certo
smarrito il proprio estro particolare,
continuando ad essere legato agli
ascolti che lo hanno formato in maniera
del tutto definitiva.

Anzi,a dire il vero,"Higher Planes"
finisce per evidenziare più
marcatamente che in passato la
prorompente ecletticità di Jimi
Tenor per un caldo e nero funky
striato di avvolgente e frizzante
soul/jazz,quanto basta per ottenere
una fedele ed indiscutibile visione a
360° di black music.

Eliminati dubbi e possibili equivoci,
"Higher Planes" lascia poco spazio a
guizzi creativi e trovate inconsuete,
risultando di buona fattura,credibile
ma anche fin troppo lineare nell'approccio.

E pensare che alla realizzazione del
disco hanno partecipato una trentina
di musicisti,un dispiego di strumenti
decisamente consistente quasi a voler
evidenziare chissà quale definitiva e
compiuta opera,contribuendo invece
solo ad alimentare un fastidioso sentore
di megalomania.

(Kitty-Yo/Wide)







by Massimiliano Drommi - 15-1-2003


AA.VV.-Hearts Bleed Blue-CD

L'etichetta americana di Charlotte Deep Elm
nel corso degli anni è riuscita a conquistarsi
uno spazio di assoluto rilievo nel panorama
indipendente in ambito post-punk rock,risultando
quasi al pari dell'inossidabile Dischord,
esempio d'indiscutibile centralità dal profilo
ben distinguibile di coerenza indipendente.

Avrà giocato un ruolo importante il fattore
inconscio per quanto riguarda i gusti musicali
dei gestori della label in riferimento alla
scelta delle band da includere nel catalogo;
sarà stata un'impostazione estetica per
uniformare gli intenti espressivi sonori e
melodici,convogliandoli in una medesima
direzione e definendo così un settore ben preciso,
fatto sta che alla fine la Deep Elm come poche
altre etichette ha contribuito a tutti gli effetti
alla crescita della cosiddetta scena emo-core,
diventandone con buona probabilità l'emblema
maggiormente considerato.

"Hearts Bleed Blue" è il titolo del sampler no.4
che raccoglie solo tracce già edite delle
formazioni entrate a far parte ultimamente nel roster
della Deep Elm che hanno già inciso un album,uno spaccato
sull'attualità che rivela facce nuove e meno nuove.

A parte fuoriclasse come gli Appleseed Cast,
si fanno sentire le aggressioni dei Red Animal War,
Planes Mistaken For Stars e Seven Storey,gli
intellettualismi dei Camber,i classici lirismi di
Benton Falls,Lewis,Brandston e Drive Til Morning,
il pop-punk degli Slowride,le atmosfere sognanti dei
Logh,This Beautiful Mess e Last Days Of April,i
toni confidenziali di David Singer & The Sweet Scienze,
le cupezze viscerali dei Desert City Sountrack
come i sorprendenti nostrani Settlefish.

www.deepelm.com

(Deep Elm/Goodfellas)



















by Massimiliano Drommi - 5-1-2003


The Lucksmiths-Where Were We?-CD

Esce per la label inglese Fortuna Pop!
questa raccolta intestata ai Lucksmiths
comprendente canzoni assortite inizialmente
apparse su varie compilation,7",cdep,spilt;
tutto materiale registrato nel periodo che
va dal 1999 al 2001.

I Lucksmiths sono una classica band
dedita a sonorità pop solari e spensierate,
luminose e calde come una splendente
giornata primaverile trascorsa
senza troppi pensieri per la testa
all'aria aperta sul prato di un
qualche parco,in compagia della
propria anima gemella o dei migliori
amici di sempre,vale a dire in quei
momenti dove la sensazione di essere
giovani sembra quasi una certezza
destinata a durare in eterno.

L'approccio ingenuo e sbarazzino si
traduce in canzoni dalla durata
mediamente breve,costruite con
l'ausilio di pochi strumenti,dove la
chitarra acustica costituisce l'intera
ossatura,con qualche arrangiamento facile
facile di synth,organo,tromba o armonica,
quanto basta da conferire le più sincere
tonalità sognanti,anche se si intravede
da lontano una sottile vena malinconica.

I riferimenti sonori più evidenti dei
Lucksmiths sono rintracciabili a partire
dal british-pop degli anni'80,per arrivare a
degni reinterpreti dei giorni nostri come
Badly Drawn Boy.

(Fortuna Pop!/Goodfellas)





by Massimiliano Drommi - 2-1-2003


Antonelli Electr. -Love And Other Solutions-CD

Composto e ordinato nel campionario
sonoro,levigato e sottilmente
struggente nella palpitazione ritmica,
senza ingombrare e propendendo verso
approcci reiterati e minimali
si fa strada "Love And Other Solutions"
di Antonelli Electric. dalla Germania,
giunto alla terza prova per la propria
etichetta Italic.

La discorsività di Antonelli Electr.
ha i toni pacati di chi vuol trasmettere
morbidezza e sobrietà,affacciandosi su
delle melodie leggiadre e dense di
delicatezza,intrecciando stati d'animo
dai contorni infinitesimamente gioiosi e
rotondi,scattanti e trasparenti.

Ciò che viene tratto sul campo è
materiale micro tech-house,fragile
quanto basta da far sognare ad occhi
aperti,solenne il giusto per non far
inaridire i cuori sospesi in un
variopinto vuoto emotivo,tanto da finire
per immergere in atmosferiche ed insinuanti
pulsazioni glitch-pop.

(Italic/Audioglobe)







by Massimiliano Drommi - 31-12-2002


Metamatics-Rewired In My Manor-CD

Assolutamente interessante e dagli esiti
pregevolmente positivi risulta essere
"Rewired In My Manor",sorta di album
remix 'organizzato' in maniera insolita
rispetto ai consueti approcci d'elaborazione
tecnologica concernente la sfera sonora della
musica elettronica,costruito mediante
l'utilizzo di metodologie d'applicazione da
spingere l'immaginazione verso orizzonti
sempre più inaspettati.

Le Norris,aka Metamatics,ha pensato di
affidare a vari elettro musicisti
una traccia inedita chiamata "Pod",
ascoltata,discussa e successivamente manipolata
a piacimento dall'operatore di turno,
lavorando esclusivamente via internet e
facendo riferimento al sito dell'inglese
Neo Ouija(www.neoouija.co.uk).

Le applicazioni di figure come Yasume,
Stars As Eyes,Kettel,Bauri,Kero,Mati:k
finiscono alla fin fine per convergere
in un unico coeso insieme melodico
fluttuante e spesso evocativo,
affascinante nella sua risoluta
raffinatezza che colpisce per lo
straordinario equilibrio sottile
ed essenziale,reso mirabile da esercizi
di click & cuts carezzevoli ed intriganti.

(Hydrogen Dukebox/Audioglobe)















by Massimiliano Drommi - 27-12-2002


Xiu Xiu-Chapel Of The Chimes-MCD

Si rifanno sentire gli strabilianti Xiu Xiu
con un nuovo mini dopo il recente debutto di
"Knife Play" sull'etichetta 5 Rue Christine.

La band californiana,sensibilmente ossessionata
da coltelli e bisturi,ha il pregio di saper
creare atmosfere intimiste e pacate come
esplosive deflagrazioni rumorose,adoperando uno
straniante insieme di strumenti soliti ed
insoliti che lasciano il segno con modalità
improvvise ed allarmanti.

"Chapel Of The Chimes" si apre con
"I Am The Center Of Your World",una
quasi ballata al pianoforte silenziosa e
delicata disturbata da frenesie percussive;
segue "Jennifer Lopez",urticante ed aggressiva
con le sue corrosive asprezze pilotate da
una voce in preda ad attacchi epilettici.

"Ten-Thousand-Times-A-Minute" somiglia
più che altro al rumore di una nave
che abbandona di notte il porto per
dirigersi lontano,solcando le onde del mare
tra fitte nebbie;"King Eart",King Heart" è invece
la traccia più raccolta,adagiata su delle
immagini spirituali e riflessive.

Chiude "Ceremony",sentito omaggio ai
New Order,graffiante dai nervi tesi e
dall'indecifrabile tensione emotiva,
istantanea di cataclismatica angoscia.

(Absolutely Kosher/Goodfellas)















by Massimiliano Drommi - 25-12-2002


Masha Qrella-Luck-CD

Trascorre gran parte del tempo in formazioni
quasi completamente strumentali,può anche
provocare disturbi emotivi a tal punto da
indurre inevitabilmente alla conclusione che
provare nuove strade espressive sarebbe solo
un bene,un ritrovato modo per scoperchiare
la noia e dare sfogo agli istinti tenuti a
lungo a freno,che tanto prima o poi sarebbero
sbocciati nella loro naturalezza alla luce di
incontenibili e febbricitanti stimoli.

Una carriera da musicista divisa tra Mina e
Contriva,rispettivamente alle tastiere e alla
chitarra e basso,e tanta voglia di realizzare
un album in prima persona con tanto di accorata
sensibilità femminile;così Masha Qrella si
propone senza troppo indugiare,con fare
delicato ed impostazione cantautorale.

Le canzoni contenute in "Luck",un pò
acustiche,un pò elettriche,un pò
arrangiate elettronicamente soffrono di
alti e bassi,la voce di Masha è timida e
lieve in un contesto che mostra con ripetuta
facilità una disarmante monotonia compositiva
che finisce per confluire nell'inutile
strumentale conclusivo intitolato "Vertikal"
intestato ai Contriva,a testimonianza della
pochezza di idee già espressa.

(Monika/Wide)











by Massimiliano Drommi - 2-12-2002


Keih Fullerton Whitman-Playthroughs-CD

Keith Fullerton Whitman non è un
personaggio nuovo,avendo già realizzato
lavori sotto vari pseudonimi,tra i
quali il più conosciuto è Hrvatski,
come qualcuno potrà ricordare.

"Playthroughs" rappresenta la prima
pubblicazione di Keith con il suo
nome reale,e segna un'altra tappa
importante nel suo percorso di
musicista con la passione per i
suoni manipolati e reinventati.

Difficile da intuire,ma l'unico
strumento indicato come caratterizzante
l'intero l'album è solo ed
esclusivamente la consueta sei corde,
sia elettrica che acustica,dove
attraverso la tecnica dell'improvvisazione
vengono catturati gli elementi
sonori per poi essere successivamente
elaborati,trattati e modificati
con ovvie modalità tecnologiche via
laptop computer,rievocando per certi
versi approcci simili a quelli di
compositori come Terry Riley e Steve Reich.

Sonorità aeree ed eteree scivolano
nello spazio circostante creando
stasi e profonda quiete,mostrando lucide
sequenze di movimenti ondulati che
dilatano all'infinito scenografie
ambient combinate da drones minimali
fino ad innalzare con adagio e
lentezza verso imperscrutabili
dimensioni metafisiche.

(Kranky/Wide)





by Massimiliano Drommi - 30-11-2002


Fontanelle-Style Drift-CD

Con "Style Drift" i Fontanelle,provenienti da
Portland,ci propongono il loro rock
sperimentale fondamentalmente influenzato da
certo jazz elettrico che trova risposta
esauriente nel lavoro svolto da un mostro
sacro come il Miles Davis di "Bitches Brew" e
dintorni,estrapolandone le intuizioni più
geniali e aggiornandole secondo canoni e
criteri moderni decisamente 'cool'.

Le composizioni sono tutte strumentali,e
alla fine risultano scorrevoli e ben
confezionate,accattivanti nella ricerca
del giusto groove coordinato da insistenti
elementi funky che rimbalzano da una traccia
all'altra ammorbidendo e stemperando
l'atmosfera asettica che comunque
inevitabilmente si finisce per respirare.

Entrano in campo anche altre componenti
che caratterizzano il suono dei Fontanelle
definendo uno stile solo a tratti personale,
come la fusion e l'elettronica ricollegabile ai
Tortoise ultima maniera,prestando attenzione
all'improvvisazione e alle sonorità riprocessate
al computer,con una chitarra ben presente
nell'evidenziare ossessive timbriche wha-wha.

(Kranky/Wide)

















by Massimiliano Drommi - 29-11-2002


Loscil-Submers-CD

Abissale,dalla profondità indistinguibile,
"Submers" lascia senza respiro e senza
ossigeno con i suoi enormi volumi acquatici
che sommergono ripetutamente traccia dopo
traccia con un rumore sordo ed ovattato,
congelando i sensi fino al dissolvimento
più totale,ipnotizzando progressivamente
con accuratezza e precisione,con scontata
irreveversibilità.

Scott Morgan aka Loscil,giunge a "Submers"
dopo il primo album "Triple Point",
sintetizzando atmosfere oniriche dalle
sfumature indefinibili e trascinando negli
antri oscuri dell'immginazione con
estenuante dissolvenza e rarefazione.

Suggestioni ambientali si sovrappongono
oscillando con appassionante intensità
siderale e con emotivo trasporto
minimal techno dalle reiterazioni sonore
impalpabili e dall'identità ignota.

(Kranky/Wide)











by Massimiliano Drommi - 28-11-2002


Gea-Ssssh...Blam!-CD;Subsonica-Amorematico-CD;Afterhours-Quello Che Non C'E'-CD

Da Bergamo,irrompono i Gea,
power-trio giunto al secondo
album dopo "Ruggine" risalente a
circa un anno e mezzo fa.
Le atmosfere diventano roventi,
le canzoni acquistano una maggiore
dinamicità,l'energia sprigionata è
lodevole,il sudore a litri.
Bisognerebbe vederli dal vivo i
Gea,considerando la particolare
efficacia di "Sssh...Blam!",
dove le ritmiche sono serrate,
il cantato acido,le chitarre
spigolose e senza compromessi.
Vero indie-rock frenetico e
sferragliante che rimanda alle
sonorità statunitensi più urticanti
in materia noise e dintorni.
(Santeria/Audioglobe)


Li abbiamo tralasciati,ma siamo
pronti a recuperarli.
Non è certamente un caso che
cinquantamila spettatori si siano
dati appuntamento il 23 settembre a
Roma alla serata conclusiva del
Festival Enzimi per assistere
alla performance dei Subsonica.
Il gruppo italiano più seguito
dalle nuovi generazioni?
Inutile negarlo,i Subsonica
sempre in continua ascesa,oggi
possono vantare innumerevoli
consensi da parte di pubblico e
crtitica,segnali significativi
così rilevanti che hanno contribuito
a far conoscere ai tanti estranei in
materia la loro efficace formula
composta da pop e club culture.
"Amorematico" si avvale della
collaborazione del dj Roger Rama e
dei redivivi Krisma,in un
malinconico scenario urbano da
sabato sera trascorso sul
dancefloor fino all'alba.
Un meritato traguardo raggiunto
che potrebbe spianare la strada a
nuove ed improbabili tendenze musicali
attualmente purtroppo costrette ai
margini dell'industria discografica.
(Mescal)


Manuel Agnelli,personaggio degno di
nota per aver creato il festival
itinerante Tora!Tora!,dopo
aver perso per strada una colonna
portante come il chitarrista Xabier
impegnato in progetti più ostici e
sperimentali come ad esempio
A Short Apnea,si rimette in
carreggiata e dimostra a tutti
con fierezza e fermezza che gli
Afterhours difficilmente finiscono
per accusare i colpi di importanti
defezioni,concretizzando un album
che a tutto il sapore dell'inaspettata
creatività ritrovata,del colpo di
coda vincente.
"Quello Che Non C'E'" è un album
cupo e pessimista,elettrico e
visceralmente ostinato,espressivo e
febbrile,un ritratto fedele e
realistico dei propri stati
d'animo,con gli occhi lucidi di
chi ha iniziato a prendere in
considerazione la realtà
circostante con più nitidezza,
quasi con serietà.
(Mescal)





by Massimiliano Drommi - 11-11-2002


Godspeed You!Black Emperor-Yanqui U.X.O.-CD

I Godspeed You!Black Emperor non sono
nuovi per quanto riguarda certe
considerazioni in materia di ordigni
bellici.

Gia nel loro "Slow Riot For New Zero
Kanada E.P." veniva riportato sul
retro copertina un'immagine di una
bomba molotov con tanto di indicazioni
sugli elementi di cui è composta,
prospettando a chiunque la facilità di
potersela costruire in casa.

Terroristi non espressamante dichiarati?
Fomenteatori di guerriglie urbane?Sovversivi
contro il sistema politico vigente?
Bisognerebbe chiederlo direttamente ai
Goodspeed,certo è che quanto vanno
seminando non rimane inosservato,
riferimenti simbolici del genere la
dicono lunga sugli effettivi connotati
socio-politici del collettivo di Montreal.

Resta poco spazio all'immaginazione,
decadono i possibili equivoci,una
denuncia forte e chiara si fa strada,
s'impone una soluzione efficace,inutile
appellarsi al buon senso,in una società
ingannevole e stuprata da promesse mai
mantenute e da falsi valori,dove il potere
decide per tutti o quasi,e l'uomo può
solo contare sul proprio intuito,
cercando di schivare il malessere
quotidiano che sempre più atrocemente e
barbaramente prende piede nell'organizzazione
sociale,indifferente e malefica,
spietata creatice di mostri.

"Yanqui U.X.O." non si sottrae a
considerazini del genere,scuotendo
dal torpore con messaggi inequivocabili,
risultando una seria denuncia e una severa
presa di posizione contro la politica
americana,contro l'imperialismo post-coloniale
con annesso stato di polizia internazionale,
contro l'oligarchia corporativa delle
multinazionali e contro lo scempio
disumano delle mine antiuomo(cluser bombs),
come si potrà in parte notare visionando il
contenuto dell'artwork dell'album.

Un barlume di speranza s'intravede,nella
fioca luce di un atteso rinnovamento che
anche se tarderà ad arrivare,sarà accolto
nella più pura dimensione umana possibile,
cercando di elminare ogni forma letale di
degrado e di disagio.

Ma i Godspeed,oltre ad essere arguti
comunicatori tramite immagini e titoli,
sono innanzitutto musicisti artefici
di lunghe composizioni strumentali.

"Yanqui U.X.O.",registrato da Steve
Albini a Chicago presso il suo Electrical
Audio Studio,si snoda lungo 75 minuti di
drammatico espressionismo sonoro,orchestrato
con ineccepibile austera decadenza dalle
movenze epiche e drammatiche e con un
coinvolgimento emotivo immediato,
tanto da innalzare enormi schermi
dove viene proiettata tutta la rabbia
latente con una forza propulsiva
dagli effetti incontrollabili,
allestendo devastanti vortici di
schiacciante progressione sonica,
dissonante ed enigmaticamente
persuasiva.

(Constellation/Wide)












by Massimiliano Drommi - 10-11-2002


Edition Terranova-Hitchhiking Non-Stop With No Particular Destination-CD

Chi ricorda "Cloose The Door",
strategico album di trip-hop/downtempo
esordio del 1999 dei tedeschi Terranova,
farebbe bene a mettersi l'anima in
pace e provare a prestare attenzione
al nuovo corso intrapreso dal gruppo.

Nell'arco di tre anni molto può
cambiare,dipende dai casi,evidentemente
i tre berlinesi Mastermind Fetisch,
Meister e Shapemod,elettrizzati dai
continui fermenti provocati dalla loro
città che di certo non dorme mai,avranno
deciso che era il momento giusto per
azzardare,in barba ai fans che erano
riusciti a conquistarsi.

Ma pensandoci,cos'è effettivamente
oggi il trip-hop?Poca cosa,roba che
non eccita più quando viene presentato
senza inventiva alcuna,senza la voglia di
contaminazioni.

Come ci si comporta allora in situazioni
del genere?Semplice.
Per primo ci si ribattezza con un nome
del tipo Edition Terranova,si sceglie
un orientamento elettroclash,attitudine
punk,approccio elettronico,techno di Detroit,
irriverenza e spregiudicatezza.

Poi si invitano alcuni personaggi a prestare
voce alle tracce come Cath Coffey degli
Stereo Mc's,il poeta/rapper newyorkese
Mike Ladd e una delle reginette storiche
del post-punk inglese come Ariane(ex-Slits).

In aggiunta le cover "Running Away" e
"Out Of My Head",rispettivamente intestate a
Bob Marley e Shuggie Otis,più una
gotica e lacerante citazione di
"Bela Lugosi's Dead" carpita ai primissimi
Bauhaus,lasciando in poche parole attoniti e
piacevolmente stupiti.

(!K7/Audioglobe)









by Massimiliano Drommi - 9-11-2002


Acid House Kings-Advantage Acid House Kings-CD;Ronderlin-Wave Another Day Goodbye-CD;Tribeca-Kate -97-CD

Tripletta in casa Labrador.
In contemporanea con l'uscita
del terzo nuovo capitolo "Mondays
Are Like Tuesdays And Tuesdays
Are Like Wednesdays",viene
ristampato questo "Acid House
Kings",il secondo della discografia
del trio svedese risalente a
cinque anni fa,con in formazione
Johan Angergard che ricordiamo
anche nei Club 8.
Trattasi di un album inizialmente
stampato da una piccola etichetta
in America e Giappone in sole
2000 copie che andarono esaurite
nel giro di poco tempo.
Facile immaginare la sostanza di
"Advantage Acid Kings",
soft-pop essenziale e concentrato
nel classico formato canzone della
durata di pochi minuti,ma di quelli
giusti,sdolcinato e pieno di vitalità,
particolarmente 'impegnato' in
tematiche amorose e adolescenziali da
flirt e scambi di occhiate per
alunni liceali invaghiti.
(Labrador/White'n'Black)


Nettamente più adulta e meditata
la proposta dei Ronderlin,fautori
di un pop elegante e british,
crepuscolare,melodico ma non
stancante o eccessivamente
sdolcinato.Niente di così
nuovo,inutile negarlo,ma
quando si riescono ad azzeccare
canzoni affascinanti con
disinvolta classe in stile
The Smiths/Gene,resistere diventa
impresa impossibile,tanto che ad
un certo punto non resta altro da
fare che impadronirsi di "Wave
Another Day Goodbye" e mettersi
comodi.
(Labrador/White'n'Black)


Assolutamente accattivante ed
intrigante risulta essere "Kate -97"
dei Tribeca,duo composto
da Lasse Lindh and Claes Bjorklund,
dopo l'apprezzato esordio
"You Wake Up At Sea Tac".
La peculiarità dei Tribeca
risulta tutta essere nella
formula che rimanda all'utilizzo
di attrezzatura elettronica
appartenente alla vecchia generazione,
con l'aggiunta di strumenti
come la chitarra a fare da sfondo a
canzoni sognanti e magnetiche,
che non disprezzano anche momenti
d'impatto dance.
Richiami alla new-wave degli
anni '80 scivolano via confluendo
nell'indie-pop più sincero,
prendendo esempio dai migliori New Order.
(Labrador/White'n'Black)










by Massimiliano Drommi - 8-11-2002


The Appleseed Cast-Lost Songs-CD

Tra le band in catalogo su Deep Elm,
gli Appleseed Cast possono essere
certi di aver raggiunto le primissime
posizioni per quanto riguarda
l'originalità della loro proposta
sonora,e non solo tra i pur validissimi
compagni di etichetta,ma soprattutto in
ambito strettamente indie americano.

Si perchè gli Appleseed Cast,
intelligenti musicisti legati
all'ultima generazione emo-core,
possono vantare di essere così
rappresentativi per avere avuto la
capacità si saper svecchiare
i classici stilemi del genere con
delle intuizioni che hanno contribuito
a far lievitare la loro stima tra
gli appassionati più accaniti e
desiderosi di ascoltare un sound
diverso che elevasse oltra la soglia
dell'ovvietà e delle ripetizioni
stilistiche fine a se stesse.

Guardando la cosa sotto quest'ottica,
gli Applessed Cast saranno ricordati
per la personale impostazione emo
deviata secondo i parametri tipici
di una specifica corrente musicale
che idealmente potremmo rintracciare
a partire dalla seconda metà degli
anni '80 in Ighilterra,vale a dire
il movimento soprannominato 'shoegaze'
con i suoi volumi sparati ai limiti
della saturazione effettistica,per
arrivare ai giorni nostri considerando
gruppi post-rock dilatati come Mogwai.

La dimensione degli Appleseed Cast
prevalentemente ha dimora nelle
considerazioni appena espresse,
ma tanto ancora si potrebbe rilevare e
puntualizzare,ma a noi basta constatare
che dopo la consacrazione raggiunta
con il monumentale doppio volume di
"Low Level Owl" dello scorso anno,
vede la luce "Lost Songs" che raccoglie
vecchio materiale risalente al 1998,
appossitamente mixato di recente con
l'aggiunta delle parti vocali,più
nuovi brani che vanno a completare
il quadro dell'album nuovo solo a
metà,dove troviamo riuscite sintesi
care ai nostri più marcatamente emo
("Peril Parts 1,2 And 3","Facing North",
"State N W/K"),e alcune strumentali
incursioni in territori prettamente
ambient/noise("House On A Hill",
"Novice Ambient Cannibalization"),
concedendoci reiterazioni acustiche
dalla tensione indecifrabile
("Beach Gray").

(Deep Elm/Goodfellas)


















by Massimiliano Drommi - 7-11-2002


Half-Handed Cloud-We Haven't Just Been Told,We Have Been Loved-CD

John Ringhofer,alias Half-Handed Cloud

provenienza Knoxville,Tennesee,già un

album all'attivo uscito nel 2001 dal

titolo "Learning About Your Scale".

Anima persa in cerca di redenzione,

dispensando buoni propositi con lo

sguardo rivolto verso la volta celeste,

appassionato e ben intenzionato verso il

prossimo.

Scaltro,eccentrico e incredibilmente

bislacco,John Ringhofer mette a punto

24 tracce veramente strambe,abbozzi di

ballate classicheggianti al pianoforte,

con l'aggiunta di altri strumenti

suonati da vari ospiti a fare da contono.

Le melodie pop che esplodono,sono

sostanzialmente alla base di

"We Haven't Just Been Told,We Have

Been Loved",impasticciate con scampoli

di elettronica,strane incursioni di

cori,violoncello,rumori indefinibili e

varie altre trovate in un'amalgama caotica

e scapigliata.

Alrtove si sentono canzoni folk meno casuali

alla chitarra,più spassionate e compiute con

una certa sensibilità sixties,ma sono solo

piccole schegge.

Imperdibile solo per chi ha familiarità

con i dischi di formazioni come Soul Junk,

Danielson Famile e The Singing Mechanic.


(Asthmatic Kitty Records/Sounds Familyre/White'n'Black)












by Massimiliano Drommi - 6-11-2002


The Aluminum Group-Happyness-CD

John McEntire,personaggio all'unanimità

riconosciuto come fondamentale tra le

figure centrali della scena post-rock di

Chicago e dintorni,oltre a continuare a

contribuire all'evoluzione di quella corrente

musicale che ha caratterizzato buona parte

della seconda metà delo scorso decennio con

formazioni come Tortoise in primis, o

The Sea & The Cake,ha trovato anche il

tempo per dilettarsi con mixer e microfoni

registrando e producendo vari gruppi.

Le scelte,come è possibile constatare,

sono delle più varie,ad esempio dopo

aver messo di recente le mani sui suoni

dei viennesi Radian,trio di elettronica

oltranzista ed astrattta,non ha esitato

ad accettare l'invito degli Alluminum

Group,formazione composta dai fratelli

Frank e John Navin,che con "Happyness"

tagliano il ragguardevole traguardo

del quinto album.

A dire il vero è un bel sentire,ed è

impresa alquanto difficile attribuire

i giusti meriti per i risultati ottenuti,

dal momento che la 'guess-list' da

capogiro presente in "Happyness",oltre

al già citato Mcentire,include la

crema del giro Thrill Jokey,gente come

Rob Mazurek,John Herndon,Doug McCombs e

Rebecca Gates.

Comunque sia,è un vero piacere trastullarsi

con queste art-pop songs di pregevole fattura,

infarcite di tanta melassa soul da riuscire ad

avvolgere e scaldare in un batter d'occhio.

(Whishing Tree Records/Wide)











by Massimiliano Drommi - 6-11-2002


Julie Doiron And The Wooden Stars-Julie Doiron And The Wooden Stars-CD

Inizialmente uscito per Tree Records,

l'album in questione è stato appena ristampato

dall'attenta Jagjaguwar che ha pensato bene

con tale operazione di far conoscere con

più accuratezza la particolare sensibilità

di un'artista come Julie Doiron,riproponendo

anche l'ep "Will You Still Love Me?".

L'album è riuscito anche ad aggiudicarsi

il premio Juno Award,equivalente canadese

del Grammy,come migliore incisione

indipendente dell'anno 2000.

L'incontenibile malinconia e l'imbattibile

tristezza sonora di Julie Doiron albergano in

queste canzoni,in compagnia del quartetto

dei Wooden Stars di stanza ad Ottawa.

Già presenti qui le tematiche sentimentali

da cuore infranto,immancabili ed

irrisolvibili,dove ricordi laceranti

e delusioni non metabolizzate finiscono

per condurre sull'orlo di un'indomabile

crisi permanente.

Fedele alle sue radici,Julie Doiron si

esprime in lingua francese in "Au Contraire",

idea che estenderà completamente in una sua

successiva raccolta di canzoni intitolata

"Dèsormais".

(Jagjaguwar/White'n'Black)













by Massimiliano Drommi - 5-11-2002


The Post-Backwards-CD

Pressochè impossibile reperire informazioni

sui The Post,passato o presente che sia.

Tace il booklet interno alla confezione del

cd,inesistente qualsiasi riferimento sul web.

Certo è che la formazione in questione è

composta da Oliver Boch,Brent Gubatan e

Ben Swanson,coadiuvati da Darin Glenn e

Jim Zespy,rispettivamente alla voce in

"Fear Of Number" e al feedback in "Hum".

Si apprende inoltre che tra i ringraziamenti

in riferimento a soli due personaggi,

viene menzionato un certo Dan Burton,che

parrebbe essere proprio la voce e chitarra,

nonchè il principale responsabile dei

post-rockers e grandiosi Early Day Miners.

Facendo un ulteriore ed ultimo sforzo e

procedendo chiaramente per intuizioni,

si evince che l'etichetta che sponsorizza,

la Super Asbestos,sembrerebbe una

sussidiaria della ben nota Secretly Canadian,

avendo il medesimo ed inequivocabile indirizzo:

1021 South Walnut Bloomington,Indiana 47401.

Musicalmente parlando "Backward" è un disco

dalle forti tinte scure,sorretto da

sofferenti introversioni post-punk,

ossessivo da arrivare fino agli angoli più

remoti dell'inconscio con immaggini

spettrali e allo stesso tempo tormentate,

come accade in "Station Retrogade" e "Drown".

"Fear Of Numbers",dalla terrificante tensione

in crescendo sempre sul punto di esplodere,rievoca i

fasti del primo Nick Cave con i suoi Bad Seeds.

Conclude "Hum",dilatata ed ipnotica nel suo

incessante fluire carpito alla dimensione onirica.

(Super Asbestos/White'n'Black)







by Massimiliano Drommi - 5-11-2002


Shearwater-Everybody Makes Mistakes-CD

Atto secondo per gli americani Shearwater

dopo l'esordio del 2001 intitolato "The

Dissolving Room" uscito per la Grey Flat,

con dentro musicisti già a servizio di band

quali Okkervil River e Kingfisher.

Vena intimista confermata in pieno con

questo "Everybody Makes Mistakes",composto da

canzoni che sembrano istantanee in bianco e nero

scattate lungo l'arco di giornate noiose e pigre.

Ballate al pianoforte solitarie("An Accident",

"12:09","You Took Your Mistakes Too Hard"),

cedono il passo ad episodi alla Nick Drake

("The Ice Covered Everything"),alla Mark

Eitzel periodo American Music Club

("Room For Mistakes"),alla Will Oldham

("Safeway"),tentando di coverizzare i

Bedhead in versione acustica("Wrek")

sulla falsa riga di quella "Liferaft"

contenuta in "What Fun Life Was",

tirando fuori buone potenzialità ("Soon")

che lasciano ben sperare per il futuro.

(Misra/White'n'Black)













by Massimiliano Drommi - 4-11-2002


The Instruments-Billions Of Phonographs-Cd

Da Athens,Georgia,album di esordio
per The Instruments,band composta
da sei elementi che per realizzare
"Billions Of Phonographs ha scomodato
altri sette musicisti,allargando
così a dismisura l'organico tanto da
lasciare la parola agli strumenti,
richiamando alla memoria il cittadino
collettivo di Elephant Six.

Heather McIntosh,oltre a cantare,
suonare chitarra e violoncello,e
ad essere la principale responsabile
della scrittura delle canzoni,
vanta anche un passato di tutto
rispetto in formazioni come
Superchunk,Elf Power e Of Montreal.

L'impostazione generale risulta
essere di natura folk,e gli
episodi migliori vengono fuori
quando si accendono improvvise
danze zigane in lunatiche atmosfere
mitteleuropee("Sea Chanty",e la
strumantale "Carnival"),dai toni
strazianti e dalla lacrima facile.

"When The Stars Shine",accorata e
notturna è una ballata al chiaro di
luna suggestiva e misteriosa,
"Lullaby",posta in apertura
richiama visionari immagini
psichedeliche,"By And By" chiude
la raccolta regalandoci
un'allietante colonna sonora per
la notte di natale.

(Orange Twin/White'n'Black)

















by Massimiliano Drommi - 4-11-2002


Dalek-From Filthy Tongue Of Gods And Griots-CD

Dall'etichetta di Mike Patton un
nuovo album catastrofico che taglia
i ponti tra i generi musicali e
si proietta idealmente in un
futuro ancora tutto da definire,
ma già con delle basi più che
solide da consentire di provare e
sperimentare nella speranza di
rintracciare le coordinate giuste per
ridefinire i canoni di quello
che ieri chiamavamo hip-hop,e
che oggi come accade in casi
come questo,solo in buona parte ha
ancora ragione di essere,stravolto e
sommerso da 'materie altre',tanto da
esser ridotto a 'qualcosa' che ricorda
l'hip-hop.

Si diceva,per l'appunto,che
la ricerca di una via maestra è
possibile,e i tre Dalek composti da
Oktopus,Dalek e DJ Still molto stanno
fecendo per dare un'impronta
del tutto personale alla materia
hip-hop,ottenendo risultati in
larga parte convincenti.

A questo punto arriviamo a considerare
"From Filthy Tongue Of Gods And Griots",
opera coraggiosa di non precisa
collocazione,apocalittica e dai
contorni nero pece.

Accanto al rappato dell'MC Dalek si
allineano sonorità pericolose e crude,
create sia dai campionamenti che da
strumenti realmente suonati,una botta allo
stomaco senza esclusione di colpi.

"Spiritual Healing" e "Classical Homicide"
sono schizzi acidi industrial,"Speak Volumes"
vive di una bellezza eterea ed ultraterrena,
"Black Smoke Rises" è un'interminabile
alchimia di feedback e frequenze disturbate
fino allo sfinimento,"Trampied Brethren"
ipnotizza con atmosfere orientaleggianti
create da sitar e tablas,"Forever Close
My Eyes" d'impostazione rock è giocata
su delle tastiere e su indovinati interventi
di chitarra,sorta di mantra psichedelico
dove il cantato/recitato ricorda
un certo stile newyorkese inossidabile.


"From Filthy Tongue Of Gods And Griots"
è un concentrato di sonorità avvincenti e
sperimentali,ricco di effeti sorpresa e di
imprevisti,anche se alla fine non così a
torto si potrebbe evidenziare una certa
eterogeneità di fondo.

(Ipecac/White'n'Black))

















by Massimiliano Drommi - 3-11-2002


Desert City Soundtrack-Contents Of Distraction-CD

Sinistre ombre lunghe si materializzano

nella notte generando incubi e

ricoprendo di desolazione il

paesaggio circostante,attraversato da

gelide correnti ed illuminato da

pallide luci al neon.

I Desert City Soundtracks sono i

figli bastardi e degeneri di

Black Heart Procession e Devics,

ma non così anemici e flaccidi,

bensì capaci di ferire con sonorità

taglienti ed incisive,come violenti

colpi di mannaia a viso scoperto.

La differenza sostanziale è

nell'approccio post/emo-punk,che coniugato

con il 'sentire' romantico/decadente/

malinconico,garantisce un impatto

sonoro cupo,soffocante e morboso,

come accade nella splendida "Murderhearts",

dilaniata da epiche armonie di tromba.

Il timbro vocale di Simon Matt Carrillo

somiglia molto da vicino a quello di

Pall A Jenkins,specialmente nei

momenti più pacati e meno disperati.

"Contents Of Distraction",nel suo

straziante dolore potrebbe rapire

molti cuori,con coinvolgente trasporto.

(Deep Elm/Goodfellas)








by Massimiliano Drommi - 3-11-2002


David Singer & The Sweet Science-Civil Wars

Andando a pescare tra le produzioni

indie/pop-folk americane,può capitare

di ritrovarsi tra le mani un disco

come "Civil Wars",accreditabile alla

figura del songwriter David Singer.

Quando si conserva amore per la tradizione,

si è facilmente esposti all'elaborazione di

quei particolari stati d'animo con

modalità inequivocabili,e di conseguenza

quando si tratta di trasporre il

tutto in accordi e parole,ne consegue

il materializzarsi delle emozioni in

composizioni dai contorni ben

distinguibili,a tutto tondo,

come è nel caso di Mr.Singer,

tralasciando possibili influenze

esterne che potrebbero deviare o

snaturare la prospettiva originaria.

La predilezione per la canzone/ballata

sentimentale,a volte uggiosa e triste

è in "Civil Wars" una certezza

senza esclusione di colpi,

un pò brith-oriented,un pò

Elliott Smith-style.

(Deep Elm/Goodfellas)


by Massimiliano Drommi - 2-11-2002


Jets To Brazil-Perfecting Loneliness-CD

Da due veterani della scena indie

statunitense come Blake Schwarzenbach e

Christopher Daly,rispettivamente

ex Jawbreaker e Texas Is The Reason,

è quasi automaticamente garantita

la riuscita di ogni album in cui

siano presenti,tanto è che insieme ai

restanti componenti dei Jets To Brazil

riescono ancora una volta a centrare

il bersaglio con una competenza più

che significativa e non così comune.

Ciò che fa la differenza in questi

casi sono semplicemente qualità

come la versatilità nella scrittura

di canzoni e l'approccio diretto ed

immediato,qualità che chi le possiede

può permettersi una facile impostazione

di discorsi musicali basati sulla

melodia e sulle armonie sognanti e delicate,

senza correre il rischio di cadere nell'ovvietà.

"Pefecting Loneliness" è un album

ben equilibrato che si mantiene per

tutta la sua durata su dei livelli

eccellenti,tanto da risultare per

certi versi sorprendente.

Impossibile non notare la tendenza

dei Jets To Brazil verso il pop

più solenne ed edulcurato come

accade in "Pslam",vestita a dovere

con pianoforte,archi e cori,colma

di tanta malinconica dolcezza.

In altri momenti dell'album sono

presenti ballate ancorate a questa

sorta di classicismo con tanto di

accompagnamento di chitarra acustica.

Le ruvidezze comunque si fanno sentire

anche se in minore misura,e le ritroviamo

in particolar modo in "The Frequency" e

"Disgrace".

Discorso a parte merita la traccia

che dà il titolo al disco,vale a dire

"Perfecting Loneliness",pervasa da

suggestioni new-wave da palpitazione,

impagabile indie-song di ottima fattura,

veramente un gioiellino.

(Jade Tree/Goodfellas)















by Massimiliano Drommi - 1-11-2002


Radian-Rec.Extern-Cd

Dopo un ep omonimo risalente al 1998

sull'etichetta Rhiz,ed un album intero

del 2000 pubblicato dalla Mego,

il trio viennese dei Radian approda

alla Thrill Jockey sotto la protezione

di John McEntire,fan della band dichiarato che

ha prodotto proprio a Chicago "Rec.Extern".

L'album si snoda lungo territori plastici,

dove si condensano sussulti elettronici

glaciali,dove suoni rarefatti e sfibrati

vengono collocati nello spazio di ogni

singola traccia senza necessariamente

ingombrare,conferendo una dilatazione

ambientale percorsa da scheggie analogiche.

Altrove,echi di rumori e dilanianti

correnti di feedback,intaccano la quiete

come l'arrivo di una violenta tempesta.

Oscillanti risultano inoltre le pause

tra i frammenti ritmici che compaiono e

scompaiono,interrotte da sibilii che

somigliano più a dei silenzi,a volte

punteggiati da rintocchi di vibrafono.

(Thrill Jockey/Wide)








by Massimiliano Drommi - 31-10-2002


Giddy Motors-Make It Pop-Cd

Cosa ci fanno tre sconosciuti identificabili

sotto il nome di Giddy Motors con un

album di esordio di rock deviato intitolato

"Make It Pop" uscito per l'etichetta Fat Cat,

solitamente orientata verso sonorità

elettroniche? Difficile a dirsi,

evidentemente il trio londinese avrà

impressionato a tal punto da costringere

gli addetti della Fat Cat ad un inevitabile

ingaggio,una di quelle occasioni da non

lasciarsi sfuggire.

Le buone qualità di certo non mancano

ai Giddy Motors,anzi sono abbondanti e

richiedono una particolare attenzione

per essere scoperte ed apprezzate fino

in fondo.

Eccentricità,ecletticità ed una spassosa

impronta delirante rendono questo esordio

un'opera d'incredibile follia cieca,

una grottesca messa in scena dai

contorni schizofrenici con ben poca

inclinazione ad esere ingabbiata in

facili schemi stilistici.

Ritmiche convulse e sincopate,chitarre

corrosive e frenetiche,voce spiritata,

approccio post-punk,psicosi jazz-funk/blues

ed alcuni pacchiani passaggi metal-core

rendono i Giddy Motors una valvola di sfogo

indispensabile come alternativa ai tanti

dischi fin troppo "ben educati".

(Fat Cat/Wide)













by Massimiliano Drommi - 31-10-2002


Steve Von Till-If I Should Fall To The Field-Cd

Steve Von Till lo ricordiamo alla voce e

chitarra nei Neurosis,irrefrenabili

corrieri in nero devoti a sonorità pesanti

ed inquietanti,dall'impatto traumatico.

Dal canto suo,Steve Von Till giunge

al secondo lavoro da solista dopo

"As The Crow Flies",confermando una

sua personalità del tutto intimista e

solitaria,impermeabile alle fragorosità

accreditabili alla band di provenienza.

"If I Should Fall To The Field" si

collaca immediatamente in quella

dimensione cantautorale dalle forti

tinte cupe e dalle ascendenze tormentate,

rintracciabili in un'insanabile

inquietitudine esistensiale,

alcova dove sono nascosti i più

intimi segreti.

Emergono senza indugio alcuno i fantasmi

del Michael Gira più apocalittico e spartano,

in una straniante religiosità che si aggira

eterea lungo tutta la durata dell'album.

Altrove sono rintracciabili riferimenti

anche a Mark Lanegan e a certe cose dei

Walkabouts,molte ombre e scenari desolati.

Intensità autentica da far venire la pelle d'oca.

(Neurot/Goodfellas)


















by Massimiliano Drommi - 30-10-2002


The Cost-Chimera-Cd

Dopo la recente lodevole proposta dei

Pretty Girls Make Graves,la Lookout

ci porta a conoscenza di un'altra

formazione destinata a lasciare il

segno che risponde al nome di The Cost.

Provenienti da Oakland,California,questi

quattro ragazzi incarnano quanto di

meglio il nuovo punk sia in grado di offrire

in termini di sonorità crude e taglienti.

I The Cost si adagiano con maniacale

attitudine lungo cupe ed opprimenti

atmosfere,evocando gli spettri più malefici

del post-punk più disperato e lacerante,

ricollegandosi a certa sensibilità

emo-core meno blanda,tra terrificanti

assalti dark-noise("The Land Of The Giant Birds"),

ed improbabili romantici spiragli di luce

("Symptomatic"),scenario decadente e

crepuscolare che promette scintille.

(Lookout!/Wide)









by Massimiliano Drommi - 30-10-2002


Karate-Some Boots-Cd

Ad essere sinceri,oggi i Karate non suonano

più esattamente come agli esordi,molto è

cambiato nell'approccio stilistico,diverse

le prospettive,quel senso di urgenza e di

emozionale palpitazione sembrano oramai

appartenere ad un passato che forse non

si ha voglia di ricordare neanche per

un attimo,tanto da risultare forse anche

scomodo,ingombrante e quindi da tenere a

debita distanza.

In molti se ne saranno accorti,specialmente

chi ha avuto occasione di assaporare le

ultime esibizioni dal vivo,incentrate

per la maggior parte sulla produzione più

recente del trio di Boston,tra sbuffi di noia,

storcere di nasi e incredulità.

Niente da fare,"Some Boots" non

risolleva le sorti dei Karate,visibilmente

stregati da qualche album a questa parte

da una strana ossessione per lunghi brani

ripiegati su deliranti costruzioni

jazz-blues,dove l'improvvisazione e

quell'aria da musicisti arrivati

finiscono per svuotare di significato

la dimensione narrativa di Geoff Farina.

Ma ciò che più dà l'idea del crollo sono

gli assoli di chitarra,virtuosi,interminabili,

fine a se stessi.

Paradossalmente,l'unica canzone che ricorda

a tratti i vecchi Karate è una bonus track

che compare solo nella versione cd,"Corduroy",

lenta nel suo incedere ed essenziale nel

suo songwraiting evocativo.

(Southern/Wide)

















by Massimiliano Drommi - 29-10-2002


Tara Jane O' Neill & Dan Littleton-Music For A Meteor Shower-CD

A volte ascoltando certi album si può

avere come l'impressione che il contenuto

sonoro sia il semplice risultato quasi

di un gioco,nient'altro che un modo

per ingannare il tempo,lasciando il

tutto in mano a quel particolare frangente,

sperando semmai che si riesca anche a

ricavare qualcosa che vada oltre il

semplice trastullo.

"Music For A Meteor Shower" rientra

a pieno diritto nella categoria di quei

dischi realizzati in poche sedute da

vecchi amici che altro non hanno da

fare se non imbracciare un paio di

chitarre e provare a vedere che tipo

di 'feeling' li lega entrambi.

Così Tara Jane O' Neill(Rodan,Retsin,

Sonora Pine)e Dan Littleton(The Hated,

Liquorice,Ida)improvvisano assieme

prevalentemente in una direzione acustica e

strumentale di stampo folk,cantando in francese

in "Ooh La La...",ma trasmettendo una non

vaga sensazione d'incompiutezza.

(Tiger Style/Wide)












by Massimiliano Drommi - 29-10-2002


Marco Parente-Trasparente-Cd

Classe e maestria sono armi che da

tempo Marco Parente utilizza per

costruire i suoi album,con spirito

genuino,sensibilità melodica ed

efficace competenza compositiva,

facendo attenzione alla scrittura

dei testi,asciutti e diretti.

"Trasparente" mette in luce tutte

le qualità migliori di questo

cantautore dall'animo fragile ed

estremamente delicato nel comunicare

le sue emozioni,con umiltà e

spigliatezza,con in più il dono

di una voce che riesce a cullare,

con la sua dolcezza quasi magnetica,

distensiva ed espressiva.

"Trasparente" si muove tra momenti

elettrici decisi ed abrasivi come

"La Mia Rivoluzione","Scolpisci Guerra",

e canzoni rerefatte ed intimiste

come "W Il Mondo[Radiourlo]",

"Come Un Coltello..." e "Anima Gemella",

non disdegnando esperimenti elettronici

come acade in "Fuck Heart & Let's Dance",

per chiudere con situazioni tipicamente

jazz immerse in solenni orchestrazioni

e lancinanti sonorità di sax.

La produzione é affidata a Manuel Agnelli

(Afterhours),con la partecipazione anche di

Paolo Benvegnù(ex-Scisma).

"Trasparente" è un album pregevole,

tra i migliori ascoltati nel corso

del 2002 in ambito di 'musica italiana',

ma non solo.

(Mescal)










by Massimiliano Drommi - 23-10-2002


Mariposa-Domino Dorelli-Cd;Margoo-The Lone Solo-Cd

Un album incredibilmente strano,enigmatico

con tante idee messe in campo,ma veramente

poco avvincente che potrebbe turbare la

sensibilità di chi è solitamente impegnato

in ascolti importanti e degni di considerazione.

Le stramberie in musica sono sempre esistite,

darsi da fare per incidere sporcizia è

impresa ardua,e ci si chiede il più

delle volte il senso di certi discorsi

che sembrano un brutto scherzo del

destino,un triste aborto in solitudine,

una demenziale accozzaglia di orrori

di cattivo gusto e dall'odore nauseabondo.

Per fortuna gruppi come i Mariposa non

si incontrano tutti i giorni,quasi

mi verrebbe da ringraziarli per

avermi dato l'opportunità di ascoltare

uno tra i dischi più raccapriccianti mai incisi.

Impossibile avvicinarsi a "Domino Dorelli",

un vero concentrato di oscenità a

buon mercato,una dimensione dove emergono

i cori della scuola elementare "Antonio

Curina" di Arezzo,tra pompelmi rosa,acciughe,

cozze,bruciaporri,pipì e interrogativi

del tipo:E se il lunedì il mondo si

trasformasse in un materasso?.

Inaffrontabile.

(Santeria/Audioglobe)



Stravagante,inafferrabile,certamente

incredibile ed enigmatico ma sorprendente

per freschezza nell'assemblaggio di musiche

diverse con eccentricità e lodevole simpatico

carisma,è "The Lone Solo" di Paolo Bruno Margoni,

in arte Margoo,coadiuvato da Giorgio Li Calzi

alla Tromba.

Un album goliardico e fantasioso,uno stralunato

mix di jazz,elettronica,lounge-progressive,

strange-pop,voci campionate e altre ironiche

presenze sonore che convivono insieme riuscendo

quasi mai ad annoiare.

(Wot4/Audioglobe)









by Massimiliano Drommi - 22-10-2002


Votiva Lux-Solaris-Cd

I Votiva Lux,di stanza a Bologna,attivi da

diversi anni nel circuito alternativo

cittadino,hanno attraversato differenti

generi musicali per approdare a questa

risoluta forma strumentale,da sempre

nelle intenzioni della fondamentale

figura di spicco del gruppo che risponde

al nome di Giulio Sangirardi.

La nuova traiettoria intrapresa

coincice con l'e.p. "Lindbergh"(2000),

tappa importante e utile per chiarire

le attuali esplorazioni sonore,

per arrivare quindi a "Solaris".

L'album rivela tutte le passionali

mescolanze che si possono mettere

in campo per creare una visione il

più possibile vicina all'idea di

space/post-rock,prediligendo atmosfere

dilatate e oscuri spazi siderali,

tra limpidi arpeggi di chitarra,

esplosioni in distorsione e lucide

evoluzioni psichedeliche.

(Cyc Promotions/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 21-10-2002


Thievery Corporation-The Richest Man In Babylon-Cd

Non si smentiscono i Thievery Corporation.

I saccheggiatori del ritmo Rob Garza e Eric Hilton,

sempre impeccabili nei loro eleganti vestiti,

riescono a trovare questa volta per il

nuovo album anche un titolo azzeccato,

all'altezza della loro immagine che sa

tanto di lusso e di ambienti esclusivi.

Da tale atteggiamento da fuoriclasse

si sarebbe quasi portati ad immaginare

un impiego ineccepibile di

linguaggi sonori al servizio di

canzoni indimenticabili e pronte a

lasciare il segno ad ogni istante.

E come spesso accade,non sempre

presentarsi bene con dei titoli ad

effetto equivale ad una riuscita

garantita.

Il duo di Washington,già con il precedente

"The Mirror Conspiracy" lasciava

intravedere una compiuta formula sonora

dai contorni ben definiti,costruita alla

perfezione e dai risvolti anche un pò ruffiani.

"The Richest Man In Babylon" non

fa altro che ricalcare quanto già

esplorato,impregnato di Giamaica,

samba,dub,Medio Oriente e di altri

affascinanti elementi etnici.

Sono della partita l'italo-islandese

Emiliana Torrini,Pamela Bricker,

la franco-iraniana Lou-Lou,

il capoverdiano Patrick Dos Santos,

il cubano Vernie Verela,i

giamaicani Shinehead,Notch e

Sleepy Wonder,ma non contribuiscono

ad evitare la fin troppo facile

applicazione di un'etichetta

come 'album di maniera'.

(Esl Music/Audioglobe)


















by Massimiliano Drommi - 18-10-2002


Swayzak-Dirty Dancing-Cd

Il gradito ritorno del duo inglese degli Swayzak

per la tedesca !K7 si concretizza con l'album

"Dirty Dancing",dopo "Snowboarding In Argentina"

del 1998 e "Himawari" del 2000,senza

dimenticare la recente ben apprezzata

compilazione "Groovetechnology V 1.3".

James Taylor e David Brown colgono

attentamente nel segno con una track-listing

intrigante e complessivamente riuscita,

dandoci dei ragguagli su come sia

possibile concepire musica elettronica

nel 2002,evitando tortuosi percorsi

troppo cervellotici.

Un formato più tipicamente electro-pop

messo a fuoco con disinvoltura e

risolutezza è la chive di lettura

di "Dirty Dancing",immerso in

ritmiche technoidi e rimandi

agli anni '80,sotto l'occhio vigile

di chi è attento nell'evitare che ogni

elemento sonoro sia lasciato al caso.

In altre parole è l'arte del minimalismo,

che puntando dritta all'essenza di un brano

per la sua migiore riuscita,finisce per

imprigionare in estenuanti 'grooves'

da stendere al pavimento,come accade

nello strumentale "Celsius".

In definitiva i momenti più sentiti

sono quelli dove le varie voci fungono

da importante sostegno alle canzoni;

tra gli ospiti troviamo Clair Dietrich,

Klaus Kotai,Carl Finlow(Adult) e gli Hedgar.

Ipotetica summa di "Dirty Dancing"

potrebbe essere la strabiliante "Sob 1",

accattivante da far correre i brividi

lungo la schiena con la sua

palpitazione indolente e conturbante.



(!K7/Audioglobe)






by Massimiliano Drommi - 17-10-2002


Anatrofobia-Lecosenonparlano-Cd;Ronin-Ronin Ep-Mcd

Se le cose non parlano,ci pensano gli

Anatrofobia ad apostrofare con la giusta

audacia e frenesia che li contraddistingue

il loro universo sonoro in questo album

che ha il pregio di muoversi a largo

spettro,risultando di pregevole essenza

compositiva e,se possibile,di eccentrica

padronanza intuitiva.

Sulla strada da più di un decennio,gli

Anatrofobia giungono al quarto lavoro

in studio,raffinando il loro peculiare

stile d'impronta tipicamente jazz-rock,

ma reso avventuroso da fondamentali

momenti d'improvvisazione che coincidono

con una comunicativa nevrotica se pur

efficacemente riflessiva,affiancata da

stranianti rumorismi come da ritagli

elettronici.

(Wallace/Audioglobe)




Ronin è il progetto di musica strumentale

accreditato a Bruno Dorella,boss di Bar La Muerte

con un passato di tutto rispetto con Wolfango,

Bugo,Lava,Sick Dogs e un presente anche con

Daniele Brusaschetto e Ovo.

Ronin Ep,esordio dalla breve durata,

(neanche un quarto d'ora in totale)non lascia

intravedere più di tanto sulle potenzialità

effettive che il gruppo potrebbe esprimere,

evidenziando un suono che risiede in buona parte

in una lentezza un pò mesta e crepuscolare,

minimalismi,fisarmoniche e canoniche

incursioni folcloristiche legate alla

cultura musicale dell'est europa.

(Bar La Muerte/Audioglobe)


















by Massimiliano Drommi - 16-10-2002


Madrigali Magri-Malacarne-Cd

Meritano attenzione i Madrigali Magri.

Se non altro per l'audacia che li

contraddistingue ogni volta che si

adoperano per confezionare un nuovo album.

Dopo "Lische" e "Negarville" è la volta

di "Malacarne",pronto a sollecitare e

rinvigorire anime perse chissà dove alla

deriva di giorni foschi e inconcludenti.

Ascoltando "Malacarne" balza subito alla

mente un aggettivo come scarnificato,

tanto è il suono oscuro e sinistro,acceso e

spento del trio di Nizza Monferrato,

amabilmente succube di pensieri enigmatici

che corrono rovinosamente lungo i binari

di irriducibili paranoie.

L'approccio sonoro riconduce sovente

alle concettuali destrutturazioni tipiche

di formazioni quali U.S.Maple,come accade in

"Onda Dura","Era","Orcoboia" oppure in "Tersila".

Curiosamente trovano posto anche momenti più

vicini alla forma canzone intitolati

"Nuova Casa" e "Alba" dove la voce,sempre

impercettibile e in perenne stato di dormiveglia,

sembra abbozzare una qualche melodia.

Chiude la raccolta "Bianca",ovvero la

traccia che non c'è.

(Wallace/Audioglobe)
















by Massimiliano Drommi - 13-10-2002


Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo-It Is-Mcd

Registrato in casa del Gatto Ciliegia

(Avigliana,To),Max Viale,Gianluca Della Torca e

Fabio Perugia confezionano con stile e

buoni propositi questo Ep,terzo atto

della loro produzione discogarafica.

Senza smentirsi,le cinque tracce presenti in

"It Is" conservano tutte le caratteristiche

strumentali buone per addolcire gli animi e

stringere con delicatezza in una mano un

cuore fragile,ideale colonna sonora per

momenti in preda ad attacchi di nostalgia.

Tanto che "La Sequenza Del Fiore Di Carta"

dedicata a Pierpaolo Pasolini con

metronomico incedere elettronico,

si sviluppa su delle coordinate cupe

a ridosso di "Alice",percorsa da

evocativi sussulti chitarristici

da lasciare gli occhi lucidi.

Convincente il ricordo d'infanzia

presente nella rilettura di "Lucignolo",

scritto da Fiorenzo Carpi per il

Pinocchio di Comencini;troppo abusata e

alquanto canonica la versione di

"The Persuaders Theme" di John Barry,

sinceramente irriconoscibile la

riproposizione di "Te Voglio Bene Assaje",

evidenziata da arpeggi di chitarra

presi in prestito da David Pajo.

(Beware!/Santeria/Audioglobe)








by Massimiliano Drommi - 22-9-2002


Early Day Miners-Let Us Garlands Bring-Cd

Bastano a volte un paio di accordi messi al

posto giusto per decidere le sorti complessive

di un intero album,come a volte nella vita sono

sufficienti pochi episodi di una qualche

rilevanza per decretare in maniera permanente

la presenza di certi stati d'animo,che non è

matematico siano destinati a scomparire

con il passare del tempo.

Gli Early Day Miners,dal canto loro,

proseguono lungo i sentieri impervi

della ballata romantica e struggente,

notturna e colma di ingestibile malinconia,

dosata con grazia e nostalgia,

immortale dai toni languidi,continuamente

ripiegata su sè stessa.

"Let Us Garlands Bring",dal dettaglio

sintomatico nell'evidenziare quanto

di meglio in campo introspettivo sia

possibile attingere per interiori

fughe,si apre nella sua austera

bellezza sussurrandoci quelle

parole che vorremmo evitare,tanto

sono vere nella loro emozionanate realtà.

Episodi come"Centralia","Santa Carolina",

"Offshore",dall'incedere flemmatico,sono

come luminose comete implose,dall'impatto

timido e ovattato.

Un album da custodire gelosamente nel

cassetto,da tirare fuori solo quando l'estate

sta per volgere al termine.

(Secretly Canadian/W'N'B)






by Massimiliano Drommi - 14-7-2002


Yesterday's Kids-Can't Hear Nothin'-Cd;Bratmobile-Girls Get Busy-Cd;Ben Weasel-Fidatevi-Cd

Gli Yesterday's Kids(Neewah,Wi),

con "Cant Hear Nothin'" segnano

il traguardo di un immortale

pop-punk che ha più di un motivo

per essere apprezzato,senza pregiudizi.

Il classico impianto melodico

conferisce ampio respiro e

freschezza a canzoni che hanno

il pregio di essere godibili e

per nulla da tralasciare,grintose e

dirette al punto giusto,grazie

anche a micro inserti di pianaoforte,

archi,effetti tremolo e chitarre

acustiche dai contorni solari,

con uno spirito 'teen' al massimo della

forma,tentennando su concessioni

troppo ruffiane(What I've Became).

(Panic Button/Wide)




Se le Bratmobile non esistessero

bisognerebbe inventarle,dopo tre anni

dal debutto targato 1999,le ragazze

dopo essersi 'impegnate'a dovere ci

regalano "Girls Get Busy",e noi

non possiamo che esserne felici.

Ex Reginette del fenomeno Riot Girl,

modello ideale per le giovani

formazioni dell'undergeound americano,

le Bratmobile anche questa volta

si adoperano utilizzando testi

politicizzati calati nella loro

dimensione lesbo-punk,con canzoni

del tipo "Don't Ask Don't Tell",

"Are You A Lady?","Idiot Lover",

con l'agginta però di arrangiamenti di synth.

Per il momento il gioco ancora regge.

(Lookout!Records/Wide)




Ben Weasel,responsabile delle sorti

dell'etichetta Panic Button,dopo

tredici anni di alti e bassi come

cantante/chitarrista/compositore

negli Screeching Weasel,decide di

mettersi in affari da solo,coadiuvato

da una band che raccoglie componenti

di Teen Idols e Screeching Weasel.

Il discorso affrontato in "Fidatevi" non si

discosta dai precedenti,tanto gusto melodico e

attitutine punk,elementi a noi già noti.

Strana curiosità è la presenza della

traduzione dei testi in italiano all'interno

del libretto.Di seguito uno stralcio di

"Pazienza",posta in apertura:

Ho sei chitarre che riesco a suonare a malapena

ed una voce che è altrettanto discutibile,

ma traggo lo stesso piacere dalle piccole cose

come sedermi e cercare di cantare e suonare....

Ma non mi importa se sono un pò indietro e

non mi importa se dovrò continuare a provare...

Ho un cuore che non è sempre puro ma cerco di

stare attento alle mie parole...

Come non fidarsi di un tipo come Ben?

(Panic Button/Wide)







































by Massimiliano Drommi - 11-7-2002


The Pupils-The Pupils-Cd

Non sembrerebbe ma Daniel Higgs e

Asa Osborne,in libera uscita dai

Lungfish,si propongono con un

album sotto la sigla Pupils,

che per quanto mi riguarda potrebbe

essere uscito più di dieci anni fa,

per il suo riecheggiare sonorità

monotone e minimali che risultano

essere veramente poco attuali.

Niente di male,di sicuro l'intento di

Daniel e Asa non sarà quello di

imporsi all'attenzione di pubblico e

critica,ma di dare sfogo ai sentimemti

più nascosti nel proprio intimo.

C'è da dire che l'intero album è

coperto da opprimenti oscurità,

un vicolo cieco.

Una batteria scarna,chitarre

stringate e sporadici disturbi elettronici

tratteggiano morbosi pessimismi da

rasentare la claustrofobia,come in

"The Mind Is A Hole In The Body":

The mind is a hole in the body

The body is a hole in the mind

Time is a hole in the space

Space is a hole in time

The sea is a hole in the sky

The sky is a hole in the sea

I am a hole in you

And you are a hole in me....

(Dischord/Wide)



by Massimiliano Drommi - 11-7-2002


Elf Power-Creatures-Cd;AM60-Always Music 60-Cd

Dopo l'esordio di "A dream In Sound" prodotto da

Dave Fridmann(Mercury Rev) del '99,seguito da

"The Winter Is Coming" dello scorso anno,

gli Elf Power,che molti ricorderanno nel

collettivo Elephant 6,da Athens Georgia

ridipingono con felice e trasognata

accuratezza il loro giocattolo pop

composto da morbide strutture folk/psichedeliche,

visionari e spigliati nell'incantare con una

semplice strizzata d'occhio.

Episodi come "Let The Serpent Sleep",

"The Creature","Vision Of The Sea"

marchiatamente di stampo pop inglese

anni '80,cedono il passo a canzoni

dalle sferzate acide come "Everlasting Scream",

pura anfetamina velvettiana

dagli effetti corrosivi,con almeno una

"Palace Of The Flames" che tanto piacerebbe

ai Grandaddy.

(Shifty Disco/Wide)




Sempre dalla Shifty Disco di Oxford,un

nuovo gruppo all'esordio proveniente

dall'East Village di New York,gli AM60,

con in formazione Machie(Fun Lovin'Criminals).

Neanche a farlo apposta "Always Music 60"

risulta essere terribilmente in sintonia

con il clima che stiamo vivendo in questo

periodo,da non crederci.

L'atmosfera da 'cocktail-party' segna

con disinvoltura canzoni innocue che

si presentano graziose per l'intrattenimento,

sorrette da basi hip-hop,a tratti funky,

a tratti pop-edulcorato,a tratti easy-bossa

con spiccato atteggiamento di spensieratezza.

Incluso anche il primo singolo "Just A Dream",

discreto successo della scorsa estate.

(Shifty Disco/Wide)



by Massimiliano Drommi - 11-7-2002


Pretty Girls Make Graves-Is It Broken Doctor?-Cd

Sincerità innanzitutto:con un nome

del genere,Pretty Girls Make Graves

c'è da stare attenti,preso in prestito

direttamente dall'immaginario di

Morrissey periodo d'oro,quello

siglato The Smiths,dal titolo di

una canzone dell'inarrivabile

album d'esordio omonimo.

Inutile nascondere la favorevole predisposizione

ad ascoltare "Is It Broken Doctor?",

finchè sotto i migliori auspici

non sopraggiunge puntuale la disarmante

conferma di ritrovarsi dinnanzi ad

un disco di struggente bellezza,incontrastabile.

Per una volta tanto il comunicato

della casa discografica,la Lookout!,

non è pura invenzione,e non si è

così distanti dalla realtà parlando

di futuro del punk-rock.

Dopo un 12" prodotto da Phil Ek

responsabile di altre importanti

produzioni indie come Modest Mouse e

Built To Spill,i Pretty Girls Make Graves

esordiscono con un album che segna un

piccolo grande evento per chi ha più a

cuore le sorti del post-punk americano.

Si potrebbe parlare di supergruppo,

considerando la 'particolare' formazione

composta da membri di Kill Sadie,

Death Wish Kids,The Beehive Vaults e

Murder City Devils,che insieme sono

temibile materiale esplosivo.

"Speakers Push The Air" lancia

nel panico assoluto,come approccio

iniziale,"If You Hate Your Friends,

You're Not Alone" stordisce per la

sua risolutezza,"Sad Girls Por Vida"

mantiena una tensiona unica,frenetica;

"The Get Away",nella sua amarezza

è vicina a quella "There is A Light That

Never Goes Out"(The Smiths),

"Ghost In The Radio" polverizza nella

sua essenza new-vawe,avvincente.

Lo stupore continua con "Bring It On Golden Pond",

che inizia come "Dark Entries" dei Bauhaus

in versione dub,"By The Throat" allucinata in

vortici di feedback e fragorose distorsioni

'flanger',santifica definitivamente.

I Pretty Girls Make Graves sono la

rivelazione assoluta in ambito

punk-rock/emo,nervosi e dalla grinta

impagabile,dalle sonorità roventi in

grado di trascendere i soliti clichè

imposti dagli stili di riferimento,

intelligenti nell'utilizzo delle

elettroniche,crudi nel voltare

le spalle a testa alta senza rimorsi.

Splendida a dir poco la voce della

cantante Andrea Zollo,una sorta di

giovanissima Exene Cervenka.

I Pretty Girls Make Graves

sono da incoronare.

Oggi come oggi,"Is It Broken Doctor"

disco dell'anno.

(Lookout! Records/Wide)















by Massimiliano Drommi - 11-7-2002


Danielson Famile-A Prayer For Every Hour-2Cd

Danielson Famile sono uno dei

tanti casi a parte di quell'America

deviata pronta a tutto,a qualsiasi

tipo di assurdità,purchè sia

controcorrente quanto basta da destare

stupore,ammirazione o irritazione.

"A Prayer For Every Hour" è un

'classico' del 1994 ristampato con

l'aggiunta di un cd contenente

materiale video dal vivo ed

altre stravaganze,e di ciò pare

che la Secretly Canadian ne vada

particolarmente fiera.

Impossibile rimanere indifferenti

alle ventiquattro tracce proposte dalla

Danielson Famile,canzoni sgangherate,

svogliate,indisponenti da far diventare

rossi dalla rabbia;una vera prova di

resistenza se si ha la capacità di

arrivare ad ascoltare cose del genere

fino in fondo.

Il suono folk sguaiato e stonato che

accompagna la voce,che in realtà

somiglia più al miagolio di un gatto,

non lascia dubbi su inequivocabili

tare mentali,ripensando a gente come

Half Japanise,Daniel Johnston ed

affini.

(Secretly Canadian/W'N'B)






by Massimiliano Drommi - 10-7-2002


Swearing At Motorists-This Flag Signals Goodbye-Cd

Coppia insolita ed estremamente

fruttuosa nell'azzeccare le giuste

strade dell'indie-rock statunitense,

da Dayton,Ohio il cantante/chitarrista e

compositore Dave Doughman,insieme a

Joseph Siwinski,vale a dire i due

Swearing At Motorists ufficiali,

accompagnati in questo

"This Flag Signals Goodbye" da uno

stuolo di altri quattro musicisti ai

più svariati strumenti che vanno dalla

tromba al banjo,confezionano un album

che tanto deve in termini di riconoscenza

alla tradizione,riuscendo ad

impastarla con una verve sbracata senza

troppi grilli per la testa.

Dopo il precedente "Number Seven Uptown",

che ha portato la band a suonare

circa duecento concerti in giro per

il Nord America ed Europa,la magia

continua con una manciata di

canzoni che hanno il pregio di

essere irresistibilmente orecchiabili,

di quelle che non si dimenticano

tanto facilmente,che resistono

all'usura del tempo,come quelle di

Neil Young,Beatles,Sebadoh o Guided By Voices.

(Secretly Canadian/W'N'B)




by Massimiliano Drommi - 10-7-2002


Keiron Phelan & David Sheppard-O Little Stars-Cd

Le registrazioni in questione coprono

un arco di tempo che va dal 1996 al 2001,

in precedenza dispionibili solo come

ep vinile edizione limitata,raccolte per

l'occasione nell'unico cd "O Little Stars",

con l'aggiunta di un paio di inediti.

Phelan e Sheppard,oltre a vantare

collaborazioni con The Windsom Of Harry,

David Grubbs e State River Widening,elaborano

sonorità introspettive e distese lungo

mobidi e fulgidi territori sospesi

nella totale assenza di tempo.

I richiami all'ambient di Eno come al

minimalismo di Reich non lasciano dubbi,

suoni che si inseguono pigramente con

abulico incedere,amorfe frammentarietà,

stranianti disturbi uditivi come

metafisiche scarnificazioni elettro-acustiche

pre-digitali sul verasante Cluster/Harmonia,

da paralizzare i sensi.

(Rocket Girl/Wide)




by Massimiliano Drommi - 10-7-2002


Temple Of Sound-First Edition-Cd

Un Fantastico mondo di colori,luci

ed allegro spirito di festosità

accompagna la realizzazione di

"First Edition",concepito

all'insegna di un suono sfaccettato,

irresistibile,dalle variegate

incursioni stilistiche,spensierato

ed estremamente godibile per i suoi

aspetti danzerecci che veicolano

con stimolante creatività verso

infiammanti scenari estivi.

All'interno dell'album troviamo,tra gli

altri,il contributo di musicisti

quali Natacha Atlas,Jah Wobble

Almamegretta,che bene si

prestano alla realizzazione di

queste tracce composte da Neil Sparkes e

Count Dubulah,per un riuscito suono

dal gusto esotico dai tratti afro-cubani,

dai riferimenti latini e dai ritmi

downtempo,house e dub.

(Wagram/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 9-7-2002


Steroid Maximus-Ectopia-Cd

J.G. Thirlwell,meglio conosciuto sotto

lo pseudonimo di Foetus,tra i suoi

innumerevoli progetti,a distaza di

oltre dieci anni trova il tempo di

rispolverare e portare avanti

l'operazione Steroid Maximus con

il nuovo "Ectopia",che segue ai

precedenti "Quilombo" del '91 e

"Gondwanaland" del '92.

Trattasi di brani strumentali nei

quali sono convogliati gli ascolti

che più hanno appassionato l'immaginario

di un personaggio mai stabile,provocatorio e

decisamente controcorrente.

A dire il vero "Ectopia" non è un

album sperimentale,non è per niente

ostico e ha tutti i requisiti per

non impressionare,risultando ben

assemblato e scorrevole nei contenuti

sonori.

Quindi,senza indugi,emergono composizioni

imparentate con atmosfere noir,esplorazioni

di colonne sonore di vecchi film anni '60,

tematiche che ricordano foschi intrighi tra

spie,crimini e via dicendo,con tutto ciò che

ne può conseguire.

Aspettando un nuovo 'sanguinante' capitolo

da Mr.Foetus.

(Ipecac/W'N'B)


by Massimiliano Drommi - 9-7-2002


DNTEL-Life Is Full Of Possibilities-Cd

Strictly Ballroom,Further,Antihouse,

Figurine sono i nomi delle formazioni

nelle quali Jimmy Tamborello ha lasciato

tracce delle sue attenzioni da musicista,e

come nelle favole più incantevoli,DNTEL è

oggi la sigla che appassionatamente

è in grado di nasconderlo sotto pseudonimo,

conferendogli la capacità di tematizzare ascolti

elettronici di invidiabile e conturbante emotività.

Dopo un Ep e un Cd,rispettivamente intitolati

"Something Always Goes Wrong" e

"Early Works Me If It Works For You" per

l'etichetta Phthalo,Jimmy Tamborello

trova la dimensione ottimale per

realizzare "Life Is Full Of Possibilities",

imperturbabile capolavoro sonoro che

rivela,in fin dei conti,possibilità

emozionanti e uniche per padronanza

di insidiarsi nella memoria con

inarrivabile e seducente permanenza.

Dimenticando i frequenti riferimenti

impersonali e anonimi che purtroppo molte

produzioni di elettronica rivelano,

DNTEL,forte di trascorsi indie-rock,

finisce per azzeccare delle 'canzoni'

di struggente ed encomiabile fattura pop.

Il trucco geniale di "Life Is Full Of Possibilities"

è tutto nell'impiego di melodiche e conturbanti

voci 'umane' su sintetiche basi di fluttuante e

magnetica elettronica,come quando vengono utilizzate

in buona parte degli episodi dell'album:"Anywhere Anyone",

vertice assoluto con alla voce Mia Doi Todd,riecheggia

in loop vortici ambient di una sensualità infinita,

occasione rara per rimanere esterefatti.

Senza dimenticare il prezioso contributo di

Brian McMahan(Slint/The For Carnation),

Paul Larson(Athalia),Chris Gunst(Beachwood Sparks),

Benjamin Gibbard(Death Cab For Cutie),

Rachel Haden(That Dog) e Meredith Figurine.

(Plug Research/Audioglobe)












by Massimiliano Drommi - 9-7-2002


"Personal Settings 2"-Cd

Dopo lo split condiviso da Pan American,

Komet e Fisherofgold,esce "Personal Setting 2",

che come il precedente esibisce composizioni

dei musicisti coinvolti in tale oprazione,

sensibilmente orientati su sonorità

elettroniche di stampo techno/ambient.

I nomi inclusi in questo secondo

appuntamento sono quelli di

David Morley,che realizza tre

tracce ripetitive che si dissolvono

con molta facilità,al quale segue

Nodern che abbina nei suoi cinque

episodi frammentazioni ritmiche a

tematiche ambient;per terminare con

Gez Varley,che ricordiamo già negli

LFO,responsabile di due brani technoidi,

ipnotici e velati da una classe

più che distanta.

(Quatermass/Audioglobe)


by Massimiliano Drommi - 8-7-2002


Lo-Fi Sucks!-Temporary Burn-Out-Cd

"Temporary Burn-Out" è stato composto,

arrangiato e suonato dai Lo-Fi Sucks!,

che in questa occasione in formazione

sono Doc+Monsieur Buzzi+MadtP,con

l'aggiunta di Elena Diana dei

Perturbazione in veste di ospite al

violoncello.

Doc,ovvero Pierpaolo Rizzo è

interamente responsabile

delle canzoni contenute nell'album

in questione,prodotto da Fabio Magistrali,

che ricordiamo già negli A Short Apnea.

Dalla Liguria,i Lo-Fi Sucks! lanciano

il loro ennesimo segnale di devozione verso

modalità e linguaggi imparentati con

le sonorità in voga specialmente in

posti come l'America,prediligendo anche

il cantato in lingua inglese.

"Temporary Burn-Out" non è un brutto

album,anzi dimostra quasi alla

perfezione il tempo trascorso ad

ascoltare tanti bei dischi d'importazione,

nella speranza di emulare i tanto

sognati idoli di sempre.

Potrebbero essere gli Arab Strap in

"He Played Steve Shelley's Kit"?

"Me and Nick Drake" rasenta l'ossessione?

Le restanti canzoni di "Temporary Burn-Out"

richiamano sorprendentemente gli immensi,

imprescindibili,mai dimenticati e purtroppo

disciolti Bedhead?

Si comunica che le risposte ai quesiti

sopraesposti hanno inesorabilmente

esito affermativo,e chissà quando dalle

nostre parti si riuscirà ad andare

oltre le infatuazioni esterofile

che solitamente dovrebbero svanire con

il passare dell'adolescenza.


(Suiteside/W'N'B)



by Massimiliano Drommi - 8-7-2002


Murcof-Martes-Cd

Fernando Corona,intestatario unico della

sigla Murcof,messicano di Tijuana,artista

multimediale,appassionato del genere rock

quanto della classica contemporanea di

compositori come Henryk Gorecki e Arvo Part,

produttore di musiche per cortometraggi e

video games,dopo una prima apparizione

con l'ep "Monotònu" su etichetta Contex,

approda al suo primo album compiuto

intitolato "Martes".

Si intuisce da subito la capacità nell'allineare

armonie sonore in contesti che si reggono

grazie al flusso sonoro che si mantiene

quasi sempre su dei livelli costanti,

creando atmosfere elettroniche dai

contorni penetranti, ben definite e

creativamente sintetizzate con un

tocco in grado di conferire un'oscillante

sfaccettatura modernista.

Incursioni di rumori sintetici

accompagnano malinconiche note di

pianoforte e di archi,impressionando

per l'oscura dimensione ambient che

viene prodotta,ricollegandosi in alcune

occasioni al primo Album di Pan American.

(The Leaf Label/Wide)








by Massimiliano Drommi - 7-7-2002


A Small Good Thing-Slim Westerns Vol. II-Cd

Il progetto A Small Good Thing,

composto dal trio Mark Sedgwick,

Andrew Hulme e Tom Fazzini,dopo

la pubblicazione di "Slim Westerns Vol.I",

risalente addirittura al 1994 per

l'etichetta Soleilmoon,ci riprova

nuovamente dando alle stampe un secondo

volume,questa volta però accasandosi

presso la Leaf,per la quale è uscito

un primo album nel '97 dal titolo "Block".

Ed è sorprendente constatare come

questo trio britannico riesca ad

elaborare e rendere personali

sonorità che richiamano decisamente

territori e ambientazioni tipiche

dell'America rocciosa e polverosa,

sconfinata nei suoi orizzonti assolati e

secchi,silenziosi e desertici.

I grandi spazi che si respirano in

"Slim Westerns Vol.II" distendono ed

inquietano allo stesso tempo,tra

sottili elementi sonori e straordinarie

capacità interpretative,che efficacemente

sintetizzano un album dalla

sensibilità tipica da 'colonna sonora',

forte di richiami ai vecchi film western,

come alle musiche di Morricone,Ry Cooder e

Calexico,utilizzando strumenti elettroacustici

in grado di dare forma ad incredibili

immagini evocative.

(The Leaf Label/Wide)







by Massimiliano Drommi - 6-7-2002


Zu-Igneo-Cd

Approfittando del fortunato

passaggio negli Stati Uniti per

una serie di concerti,gli italiani

Zu con un colpo di coda finiscono a

Chicago direttamente negli studi

dell'Electrical Audio,dove risiede

quel personaggio così ambito e

quotato che riponde al nome di

Steve Albini,che senza perdere tempo

ha posizionato i suoi microfoni,

catturato gli Zu registrandoli prima e

mixandoli dopo.

Cosa dire?Lavoro ben fatto,senza ombra di

dubbio,come necessariamente si

addice a circostanze del genere,dove

centrare l'obiettivo è pressochè

matematico,una certezza facilmente intuibile.

Jacopo Battaglia(batteria),Luca Mai(sax),e

Massimi Pupillo(basso),avvalendosi di

importanti collaboratori come

Ken Vandermark al sax,Jeb Bishop al

violoncello e Fred Lomberg-Holm al

violoncello(già al fianco di gruppi

come Vandermark 5,Flying Luttenbachers..),

con "Igneo" danno libero sfogo al loro

spirito improvvisativo.

Elettrici e frenetici nelle sferragliate

jazz-core,schizofrenici nelle tessiture

strumentali e convulsi nell'approccio

ritmico,gli Zu riescono a fluttuare con un

free-rock nevrotico e dagli esiti al cardiopalma.

Un sincero album strumentale,'impetuoso'

quanto basta da poter essere esibito a

testa alta oltre i confini nazionali.

(Wide)







by Massimiliano Drommi - 6-7-2002


Komeit-Falling Into Place-Cd

Sussurrare con poche parole

l'ampiezza dei sentimenti,

impossessarsi con fare naturale

del presente che fa capolino con

un sorriso rincuorante,creando

un circolo perfetto in grado di

gettare propositi calorosi e

rassicuranti,interrogandosi

sulle cadute di tono che

riempiono lunghe giornate

spese alla ricerca di una

concreta armonia,facile da

condensare in semplici battute.

I Komeit,vale a dire Julia

Kliemann e Chris Flor,ponendosi

con suadente angelica beltà,

riescono a soffermarsi con

compostezza,creando una

peculiare commozione dalla

quale difficilmente ci si

può sottrrarre,ripescando

sintonie elettro-acustiche in

scarne misurazioni elettroniche,

conturbanti e dolcemente in sordina.

(Monika/Wide)


by Massimiliano Drommi - 6-7-2002


EL-P-Fantastic Damage-Cd

Anche l'ex Company Flow James Meline,

meglio conosciuto come El Producto,

che abbreviato si riduce in EL-P,

giunge al suo importante debutto

con "Fantastic Damage" dopo aver

generato urticanti scossoni nascosto

dietro le quinte in direzione del nuovo

resuscitato movimento hip-hop.

Impossibile non considerare la

centralità e la statura di un

agguerrito personaggio come EL-P,

responsabile almeno di alcuni degli

eventi che si ha dovere di ricordare,

quali la fondazione dell'etichetta

Def Jux e la pubblicazione di un

disco fondamentale per i moderni

linguaggi hip-hop come " The Cold Vein"

ad opera degli acclamatissimi Cannibal Ox.

Il resto è storia che stiamo vivendo

questi giorni,e EL-P non si risparmia

di certo,evidenziando con il suo carisma la

nacessità di voler spaziare a livello sonoro con

ruvidezza e senza idee preconcette,

utilizzando a seconda dei frangenti

suoni di synth,modalità electro,

come spigolosità di chitarra e

framenti funky,con un rappato lucido

e ossessivo;ovvero le giuste premesse per

l'hip-hop del domani.

(Def Jux/Wide)




















by Massimiliano Drommi - 5-7-2002


Fly Pan Am-Ceux Qui Inventent N'ont Jamais Vecu(?)-Cd

Come si addice alle più intense

progressioni,da Montreal,Canada

i Fly Pan Am realizzano con un

gigantesco sentimento di sperimentare

sul consueto canovaccio rock un

qualcosa di decisamente appassionante,

alterando le tradizionali strutture

sonore,e plasmandole in futurilbili

proiezioni che gettano flashes di luci

negli oscuri meandri dell'underground indie.

Per fortuna c'è ancora chi prova interesse

a comunicare utilizzando canali che non

sono imparentati con l'ovvietà,

attingendo dalla magia di molteplici

linguaggi elettrici.

"Ceux Qui Inventent..." esplode nei

suoi ritmi serrati e ipnotici,intrecciandosi

con esaltazioni noise,fluttuando in magistrali

intemperanze che hanno la capacità

d'elevarsi per purezza assoluta,

con incisiva trarsversalità nel voler

aprire uno squarcio visionario,

eliminando le ombre del formato

canzone,abbozzando strumentali

che destano più di una curiosità.

Tra ricerche psycho-funk,pulsazioni

kraut-rock e allusioni new wave,

un tuffo in una spasmodica confusione.


(Constellation/Wide)








by Massimiliano Drommi - 4-7-2002


Pan American-The River That Made No Sound-Cd

Pan American rappresenta il progetto

solista di Mark Nelson,impegnato

solitamente come chitarra e voce

nei Labradford.

"The River That Made No Sound"

rappresenta il terzo capitolo

dello spettro sonoro che Nelson va

inseguendo con freddezza e distacco

per mezzo della strumentazione

tecnologica che utilizza,dando

vita al complesso architettonico

polidimensionale nel quale prevale

la peculiare angolazione dei

paesaggi sonori evocati,dove gli

spazi che vanno crescendo sullo

sfondo riescono a produrre effetti

di indecifrabile austerità,in

una straniante sensazione d'infinito.

Le implosioni fugaci e le oscillazioni

infinitesimali si attutiscono ovattate

in una sequenza di impulsi e

sollecitazioni,compresse in una

sorta di cubismo sonoro giocato

sull'ampiezza delle dissolvenze che

fanno da prologo alle derive isolazioniste,

in una gelida collisione con una sorta

di palpito metalizzato.

Echi lontani di drones scompaiono

nella notte,lasciando segnali indelebili.

(Vertical Form/Wide)



by Massimiliano Drommi - 4-7-2002


Damon & Naomi with Kurihara-Song To The Siren:Live In San Sebastian-Cd

Tempo di incisioni dal vivo anche per

gli ex Galaxie 500 Damon & Naomi,che

coadiuvati dal chitarrista nipponico

Kurihara si prendono la briga di affascinarci

gentilmente con una manciata di canzoni

alle quali è praticamente impossibile

resistere,una volta inserito il cd

nel lettore,tanto grande è la vertigine

emotiva che scaturisce dalla semplicità

genuina di questi sublimi interpreti

dei moti dell'anima,romantici e brillanti,

straordinari e visionari in un completo

stato di grazia e beatitidine.

I ricordi corrono veloci sul filo

della memoria,quando i Galaxie 500

rappresentavano un referente fondamentale

per comprendere l'importanza delle sonorità

devote ai ritmi della lentezza e

dell'assuefazione,quando l'estetica 'slow'

cominciava ad agire con pregnante riflessività

contemplativa.

Le canzoni contenute in "Song To The Siren.."

infiammano orizzonti sconfinati,spingendo

lungo i sentieri di una psichedelia che

ha dell'angelico,il tutto realizzato con

il semplice ausilio di voci corali,chitarra

acustica/elettrica e poche altri interventi

sonori in pura attitudine folk.

Quando si dice "un disco live riuscito",

in omaggo alla memoria di Tim Buckley

(la cover di "Song To The Siren"

posta in apertura dell'album).

(Sub Pop/W'N'B)




by Massimiliano Drommi - 3-7-2002


Parlour-Octopus Off-Broadway-Cd;Rumah Sakit-Obscured By Clowns-Cd

Dalla Temporary Residence due nuove

proposte di 'rock' strumentale dalle

connotazioni distinte e dai metabolismi diversi.

I Parlour guidati da Tim Furnish,che

ricordiamo come chitarrista in formazioni

culto come Arial M e For Carnation,

con l'ausilio di altri musicisti

ci regala sette tracce liquide ricche

di atmosfere cinematiche e trastullanti,

dai rimandi kraut-rock e dalle repentine

reiterazioni sonore che ricordano

anche la scuola di Louisville,

riuscendo in molti episodi ad

emozionarie utilizzando eleganti

distese di synth che conferiscono

una sensibilità eterea del tutto

pregevole.

(Temporary Residence/W'N'B)




I Ruman Sakit,invece,escludendo

le sonorità 'sospese' e ridotte all'osso,

picchiano sugli strumenti con un

approccio fulminante e convulso.

I componenti dei Rumah Sakit,

impegnati anche in altri progetti

come Howard Hello,Sweep The Leg Johnny,

Thingy e Jardon,con "Obscured By Clowns"

ribadiscono il loro formato math-rock

sulla scia dei Don Caballero,rievocando

una certa capacità alla King Krimson,

tra ritmiche angolature funky e

frenetiche partiture jazzistiche.

(Temporary Residence/W'N'B)







by Massimiliano Drommi - 3-7-2002


Alec Empire-Intelligence And Sacrifice-2Cd(Dhr/Audioglobe)

Dalle viscere più profonde delle convulse e

frastornate metropoli occidentali,con un

barbaro grugnito nichilista,riemerge la cupa

figura di Alec Empire,'semidio' dell'hardcore

digitale,mattatore di primo piano nell'assoluta

mancanza di regole per quanto riguarda l'inventiva

sonora,se così vogliamo chiamarla.

Essere stati punk in gioventù,sovente,è una

buona premessa per un'adolescenza,e per una

matura età adulta piena di sorprese e cambiamenti;

uno come Alec Empire,sia in proprio che con gli

Atari Teenage Riot,si è sempre mosso con la

dovuta arroganza e con il giusto spirito

provocatorio al fine di ritagliarsi un ben

preciso spazio all'interno dei confini

dell'elettronica più spietata e violenta,

rifiutando qualsiasi formula preconfezionata,

nell'impossibilità quasi di non poter

culminare in una forma ancora più di frontiera.

Ma per questo è meglio restare a guardare,

nell'eventualità che i corsi e ricorsi storici

sopraggiungano per smentirci nuovamente

in ambito di creazioni oltre la soglia

dell'immaginabile.

Ciò che oggi più ci interessa è constatare

che con "Intelligence And Sacrifice" si compie

la definitiva consacrazione di un personaggio

che ha saputo fondere una molteplicità

di linguaggi sonori digitali usufruendo della

fisicità tipica del rock'n'roll,a servizio di una

furia iconoclasta figlia bastarda del disprezzo e

del totale rifiuto nei confronti di una società

corrotta,contraddittoria e infame,giunta oramai

al capolinea.

Metallo cibernetico,rumori claustrofobici,

campionamenti degli Stooges,scariche elettro-punk,

cupismi dark-wave,disturbi hardcore-elettronici,

isolazionismi ambientali e suoni in loop,più

un'infinità di sfumature da catturare con ripetuti

ascolti,sono presenti in questo doppio album,

realizzato con intelligenza,e che sicuramente

sarà costato più di un sacrificio.









by Massimiliano Drommi - 2-7-2002


Mary Timony-The Golden Dove-Cd(Matador/Wide)

Mary Timony la si ricorda volentieri come

cantante dei disciolti Helium,depositari di

due album su Matador,vale a dire

"The Dirt of Luck" e "Magic City",non

fondamentali ma interessanti da ripescare

tra i tanti dischi meritevoli degli anni '90.

"The Golden Dove" è il secondo album da solista

della Timony dopo il debutto "Mountains",

dal talento accettabile nel sottolineare

un'attitudine rivolta verso

un cantautorato un tantino stralunato,quasi fosse

vittima di un incantesimo, forte di richiami

in direzioni di uno folk psichedelico dall'aroma

antico,tra reminiscenze canterburiane e di

musica medioevale.

"Look a Ghost in the Eye" e "Blood Tree" sono

gli episodi di più facile presa nella loro

orecchiabile e semplice struttura indie-pop;

c'è da sorprendersi acoltando invece una

canzone come "The Mirror" che sembra estrapolata

dagli ultimi Polvo di "Shapes".

Il resto di "The Golden Dove" si stabilizza

mostrando ballate dai contorni misteriosi

e tetri come "Dr. Cat","The Owl's Escape",

"14 Horses","The White Room".

Partecipa alla realizzazione dell'album

anche Mark Linkous degli Sparklehorse

in veste di coproduttore e di musicista.









by Massimiliano Drommi - 2-7-2002


Julie Doiron-Heart And Crime-Cd(Jagjaguwar/W'N'B)

A breve distanza da "Dèsormais",interamente cantato

il lingua francese,l'ex bassista degli Eric's Trip

trova una nuova opportunità per esternare al mondo

circostante il suo estremo battito intimista,

inchiodato su di un versante che ha realmente a che

fare con l'uggioso e il malinconico.

Una grigia giornata di pioggia,dai contorni monotoni

e svenevoli sembrano appartenere anche a questo

"Heart And Crime",poche parole sussurrate a bassa

voce,ma di quelle giuste,che riescono a fugare

qualsiasi dubbio su indelebili e costanti stati

d'animo.

Per Julie Doiron non esistono vie di fuga,

tutto è possibile se si accetta la realtà per

come si presenta,anche se a prevalere spesso è

un sentimento di ansia e di angoscia,quasi ad

esorcizzare ciò che non si può dire a parole,

che non si può cambiare con dei semplici gesti.

"Heart And Crime" è un'istantanea che va dritta

al cuore,un sussulto delicato,persino rassirucante

nella sua sua infinita drammaticità;canzoni di

idecifrabile lucidità come "All Their Broken Hearts",

"Sending The Photographs","I Broke His Heart",

"The One You Love","I Love To Dance" rivelano

alla fine più di quanto un ascolto frettoloso e

distratto sia in grdo di svelare.

Un disco perfetto se non si ha paura della solitudine.


by Massimiliano Drommi - 2-7-2002


All Girl Summer Fun Band-"All Girl Summer Fun Band"-Cd(K/Wide)

All Girl Summer Fun Band sono il perfetto esempio di

pop band nel vero e proprio senso del termine:quante

volte possiamo realmente affermare una cosa del genere

senza incorrere in mezze verità?

Pop nella forma e nella sostanza,a partire dalla

semplicità dell'impianto musicale basato su pochi

accordi e passaggi facilmente riconoscibili,sonorità

limpide e cristalline,per arrivare al contenuto dei

testi che hanno la capacità di essere implacabilmente

disarmanti per la schiettezza dei temi trattati

("Canadian Boyfrend","New In Town","Cut Your Hair"),

tutti all'insegna della spensieratezza al sole di

pensieri tutti al femminile.

A guidare l'allegra comitiva c'è Jen Sbragia(ex The Softies),

a ricordarci che il 'bubblegum pop' da spiaggia che

ha infuocato le notti estive degli indimenticabili

anni '60 ha ancora motivo di essere proposto,

in memoria di band quali Shangri-Las,Shirelles e

ovviamente Beach Boys.

by Massimiliano Drommi - 1-7-2002


Mùm-Finally We Are No One-Cd(Fat Cat/Wide)

Verrebbe da chiedersi come mai le due sorelle

gemelle Kristin Anna e Gyda siano finite

sulla copertina dell'album dei

Belle & Sebastian "Fold Your Hands Child You Walk

Like a Peasant",forse per l'aria innocente

che si respira sui loro volti dai contorni

enigmatici e sfuggenti,o forse più semplicemente

per l'apprezzamento da parte della band scozzese

per le incantevoli sonorità prodotte dal quartetto

islandese,chissà...

Certo è che "Finally We Are No One",che già

dall'ironico titolo mette in luce un simpatico

e sottile umorismo,consolida le buone impressioni

avute nel debutto "Yesterday Was Drammatic,Today Is Ok",

passando attraverso il lavoro di remix

per la tedesca Morr Music "Please Smile My Nose Bleed".

Per metà cantato e per metà strumentale,

"Finally We Are No One" esplora con sensibilità

artistica ed estro emotivo le sensazioni più

nascoste della dimensione onirica,un lieto naufragare

in uno spazio senza tempo,dove tutto tace o quasi,

e l'assenza di fragore regna sovrana senza sconfinare con

la realtà,allestendo un campionario forte di immagini

evocative e subconsci surreali.

Le sonorità chill-out elettroniche creano un'efficace

amalgama con strumenti di taglio classico come violoncello,

fisarmonica,glockenspiel,xilofono,chitarra,

evolvendosi in dolci ipnosi grazie anche alle

zuccherine voci di Kristin Anna e Gyda,che favoriscono

impalpabili scorci fiabeschi.

I Mùm con "Finally We Are No One" tracciano nuove

traiettorie per un'ipotetica moderna colonna

sonora adatta ad allietare una bouna fetta di

infanzia evoluta,e chi dell'infanzia conserva un

ricordo non estinto che a volte riaffiora e chiede di

essere stimolato senza troppe nostalgie.






by Massimiliano Drommi - 1-7-2002


Windsor For The Derby-The Emotional Rescue Lp-Cd(Aesthetics/Goodfellas)

Anche per i Windsor For The Derby l'incessante

avanzare delle stagioni,e degli anni,con un colpo

secco può decidere il cambiamento dei punti di

arrivo,oppure il tagliare di traguardi importanti,o

semplicemente liberare lasciando che ci si dichiari per

ciò che più si ritiene essere di stretta appartenenza.

Il quarto album dei Windsor for The Derby non

suona,a dire il vero,in maniera identica ai

precedenti,non si riscontrano brusche inversioni

di tendenza,ma il voler essere certosini nel constatare

la perfezione del risultato finale delle tracce

contenute in "The Emotional Rescue",può

produrre con tutta sincerità la sensazione che

fermarsi ed interrogarsi sugli esiti delle

precedenti direzioni intraprese può essere,

come spesso accade,sinonimo di ritrovata

splendida capacità compositiva.

Dan Matz deve aver affilato a dovere le sue

intuizioni sonore,tralasciando le atmosfere

sospese ed isolazioniste,rarefatte nelle loro

irragiungibili derive ambientali scandite da

risonanti drones di insondabile eterea elettricità.

Viene da chiedersi se nel recente "What We Did",

creato insieme a quell'oscuro personaggio di

Michael Gira non siano avanzati preziosi

scarti che non avrebbero potuto trovare

altra collocazione se non in questo propositivo

e compiuto segno di maturità,ed è il caso di

dirlo,aggirando gli ostacoli di un'avanguardia

trincerata dietro i suoi austeri intellettualismi,

a beneficio di un equilibrio di scrittura

raffinato e di non comune pregio.

Le notevoli tracce cantate riescono a sedurre

senza creare intoppi,e stiamo parlando di una

ricercata vena pop che ha nel folk di equilibrata

ricerca una robusta spalla d'appoggio,e non c'è

poi così tanto da stupirsi,queste strade le hanno

battute anche gli ultimi Gastr Del Sol di "Camoufleur",

come il Jim 'O Rourke più essenziale e classico.

Ci si abbandona senza indugiare alle chitarre acustiche,

agli armonici sfondi di synth("The Same"),ai tocchi di

pianoforte come alle malinconie di un sassofono("Fall Of '68"),

ricordando i Bedhead("Emotional Rescue"),scendendo

dalle parti degli Hood("Mythologies"),ipotizzando

nuovi snenari electro-wave di derivazione New Order

come "Awkwardness",già presente nel mini cd omonimo.

I Windsor For The Derby meritano tutta la nostra

attenzione,incondizionata.








by Massimiliano Drommi - 23-5-2002


Oxbow-An Evil Heat-Cd(Neurot/Goodfellas)

Dalla Bay Area,gli Oxbow lanciano un nuovo,

terribile e spossante grido di dolore.

L'armata del furore elettrico si materializza come

sinistre ombre nella notte,una temibile strategia del

terrore generata con implacabile fermezza

mediante vortici di malessere corrosivo.

Una perversione sonora carica di veleno e

di annichilente tensione drammatica,

rabbia repressa in uno stato di pura

alienazione allucinatoria.

Gli Oxbow sono tutto questo e non conoscono

vie di mezzo,gettando nel panico e scuotendo

le coscienze,sollecitando apocalissi interiori,

sottraendo armonia e buoni propositi,

mettendo con le spalle al muro senza la

benchè minima possibilità di via d'uscita.

"An Evil Heat" è realmente un labirinto

infernale sulla terra,una lenta ed inesorabile

tortura attraverso il fuoco,l'ipotesi

dell'assurdo e la claustrofobia che

toglie il respiro.

Convulsioni noise e cadaveriche

destrutturazioni rock trafiggono senza

pietà("The Snake & The Stick","Sweetheart"),

mostri elettrici ebbri d'estasi iconoclasta.

Ospite d'eccezione l'immensa Jarboe(Swans),

presente in "S Bar X" con i suoi inquietanti

vocalizzi;fino ad affogare negli incandescenti

trenta minuti di "Shine(Glimmer)",

l'inferno abitato dagli Oxbow.














by Massimiliano Drommi - 21-5-2002


Saloon-(This Is)What We Call Progress-Cd(Track & Field/W'N'B)

Debutto per i Saloon con "(This Is)What We Call Progress",

registrato nella loro città di Reading e mixato a

New York da Andrew Prinz.

I Saloon si presentano con uno stile che richiama da

vicino band come gli Stereolab,quindi devozione per

il pop giocato con sonorità di synth con la bella voce

della cantante Amanda Gomez che emerge pigramente nella

sua leggiadra sensibilità incantevole e diafana.

Altro possibile richiamo stilistico sembra essere

nei Jessamine,specialmente nei momenti più pacati

ed ipnotici,quando il suono sconfina nelle rarefazioni

psichedeliche.

"(This Is)What We Call Progress" lascia intravedere

un'attitudine lo-fi,con il pregio di possedere

delle canzoni dalle atmosfere morbide ed eteree.

Non manca,ovviamente l'impatto chitarristico come

nell'incalzante "Across The Great Divide",punteggiata

dal suono evocativo della viola e sul finale dalle

note di un glokenspiel.

by Massimiliano Drommi - 19-5-2002


Club 8-Spring Came,Rain Fell-Cd(Labrador/W'N'B)

Un sogno profondamente romantico suggella il quarto

album di questo eccellente duo svedese,composto da

Karolina Komstedt e Johan Angergard.

Il fascino magnetizzante di "Spring Came,Rain Fell" si

manifesta in dodici tracce che catturano generando

sensazioni d'estasi dai contorni lieti e solari,

un felice ritratto della gioia di vivere fatta di semplici

cose e grandi sentimenti nella magia della quotidianità.

Sonorità luminose accattivanti e seducenti in grado di

prendere per mano e condurre lontano,liquida alchimia

che riesce a coinvolgere andando a toccare i punti

giusti per incantare in un lento trasporto.

Karolina e Johan sono gli artefici di un indie pop

delicato e sensuale,che riesce anche a tingersi di

scuro in cadenzati momenti di dub elettronico("Friends and

Lovers"),proponendo una canzone come "Teenage Life" che

ha tanto l'aria di voler rappresentare un punto di

riferimento generazionale,sconfinando in classici

'tropicalismi'("Karen Song"),ma senza riuscire a nascondere

un'inevitabile affiorare di piccoli umori malinconici.



by Massimiliano Drommi - 19-5-2002


Andrea Chimenti-Il Porto Sepolto-Cd(Santeria/Audioglobe)

Andrea Chimenti,per chi non lo sapesse,è stato il

cantante dei Moda,uno dei gruppi capostipiti del nuovo

rock italiano insieme a Litfiba e Diaframma verso i

primi anni '80.

Dopo lo scioglimento dei moda,Andrea Chimenti ha dato

alle stampe due lavori solisti,"La Maschera del Corvo Nero"

('92) e "L'Albero Pazzo"('96) che contiene anche un brano

scritto e cantato insieme a David Sylvian("I Have Waited For You").

"Il Porto Sepolto" esce dopo alcune partecipazioni teatrali,

e mette in evidenza il raffinato spirito poetico dell'ex

cantante dei Moda,che confeziona un album 'sentito' che sa

accarezzare nel suo essere fortemente evocativo.

"Il Porto Sepolto" contiene dieci poesie del grande poeta

Ungaretti su gentile concessione della figlia Annamaria,

riprese,inerpretate,cantate e musicate al pianoforte da

Chimenti,con la preziosa collaborazione di Massimo Fantoni

alle chitarre e di un trio d'archi.

L'operazione riesce in pieno,dove le poesie di Ungaretti

alla fine vengono trasformate in canzoni di 'esistenza' propria,

sussurrate senza far rumore,essenziali nei calibrati arrangiamenti

sonori,dove nulla è lasciato al caso.

L'atmosfera dominante dell'album è sinceramente malinconica,

rimandando ad altri tempi,quasi da commuovere.





by Massimiliano Drommi - 19-5-2002


Daedelus-Invention-Cd(Plug Research/Audioglobe)

Da Santa Monica,California,un giovane musicista che

all'anagrafe risponde al nome di Alfred Weisberg-Roberts,

ma che per vezzo artistico preferisce essere conosciuto

in giro sotto lo pseudonimo di Daedelus,approda all'etichetta

Plug Research con un album strabiliante per bizzarria sonora

e non celata ecletticità.

"Invention" contiene ben sedici tracce al suo interno

dalla durata media di circa tre minuti,incredibili schegge

impazzite colorate da differenti 'ingegni sonori'.

Trovare una giusta collocazione a questo album è

impresa alquanto ardua,tenendo conto della molteplicità

di suggestioni che albergano con estrema naturalezza

nell'indecifrabile mosaico di "Invention",quasi volutamente

reso così vario da spiazzare con i suoi continui cambi

di umore e di ambientazioni.

Dall'ecletticità Weisberg-Roberts prova a trarre beneficio,

figura romantica sospesa tra passato e presente,utilizzando

tranquillamente computer come pianoforte giocattolo,una curiosa

techno harp chiamata Omnichord e vecchi synth,finalizzando il

tutto ad una sua personale idea di musica pop.

Il libero sfogo di "Invention" si 'diluisce' tra orchestrazioni

dal fascino antico,suoni di carillon,'passaggi' downtempo,

formicolii elettronici,'elementi' nostalgici e persino momenti

hip-hop con tanto di Mc's come Busdriver e Sach("Quiet Now",

"Pursed Lips Reply").





by Massimiliano Drommi - 18-5-2002


Ulan Bator-Ok:Ko-Cd(Ursula Minor/Audioglobe)

"Ok:Ko" segna la nascita della Ursula Minor Records,

nuova etichetta creata per volere di Amaury Cambuzat,

responsabile principale della sigla Ulan Bator;un album

che idealmente segna la fine di un percorso intrapreso

dalla band italo-francese,la classica 'quadratura' del

cerchio,dato che la formazione è da poco cambiata con

tutta la volontà del caso,che è facile immaginare comporterà

una rinnovata veste stilistica.

"Ok:Ko" esce dopo tre album per l'etichetta francese

Les Disques Du Soleil Et De L'Acier("Ulan Bator",

"2Degrees","Vegetale") e "Ego:Echo" per l'etichetta

italiana Sonica/Virgin prodotto da Michael Gira

(Swans,Angels of Light),e contiene brani registrati dal

vivo e in studio in presa diretta da Boule,tecnico del

suono del gruppo dal 1996 fino all'anno scorso,relazionabili

più strettamente al periodo dell'ultimo disco.

"Ok:Ko" non è la consueta operazione che lascia il

tempo che trova,anzi è un buon esempio di come un brano

possa assumere una forma 'altra'a seconda della produzione,o

di un arrangiamento in sostituzione di un altro,o sottraendo

le parti vocali,dando vita a vere e proprie versioni alternative.

Tra le otto tracce presenti ,particolare menzione spetta

all'inedito "Hair Ov Dog",inizialmente pensato per comparire su

"Ego:Echo" con un testo in inglese scritto da Theo Hakola

(Passion Fodder/Orchestre Rouge),qui presente in una sinistra

versione strumentale;come decisamente efficace risulta essere

l'interminabile incedere dilaniante di "Ok:Ko",nell'attesa

del nuovo lavoro in studio previsto per la fine del

2002/inizio 2003.




by Massimiliano Drommi - 18-5-2002


Dashboard Confessional-The Places You Have Come To Fear The Most-Cd;Last Days Of April-Ascend To The Stars-Cd;Breaking Pangaea-Cannon To A Whisper-Cd;Onelinedrawing-Visitor-Cd

Situazionismi 'emo' dai presupposti differenti e

dagli esiti non sempre imperdibili.

Non è tutt'oro quello che luccica in casa Vagrant,

senza usare troppi giri di parole,i Dashboard Confessional

che ruotano intorno alla figura di Christopher Ender Carrabba

lasciano nettamente di stucco.

La leggenda narra che un giorno uno zio regalò una

chitarra a Chris,oggi sarebbe meglio chiedersi se ne

valse veramente la pena:"The Places You Have Come To Fear

The Most" scivola via senza lasciare grandi emozioni addosso,

canzoni buone per teenagers con i cuori palpitanti distesi

sul letto con lo sguardo rivolto verso il soffitto;

piacerà ai fans delle boy-band.

(Vagrant/W'N'B)



Terzo album per gli svedesi Last Days Of April,

alfieri più che 'rodati' di un pop che riesce

ad incantare con le sue edulcorate melodie sognanti,

ma in definativa semplicemente piegate su degli schemi

decisamente standard.

Vero punto di forza resta comunque la voce,con la forte

capacità di 'addolcire'e 'distendere';buono l'utilizzo

delle tastire quando vengono impiegate per creare delle

varianti armoniche.

In "Ascend To The Stars" gli episodi migliori sono quelli

dove la ballata prende il sopravvento("When I'm Gone,Will You?",

"At Your Most Beautiful"),e dove la 'trovata' elettronica

(Playerin)riscatta con una sola strizzata d'occhio.

(Bad Taste/W'N'B)



I Breaking Pangea sono un trio che preferisce muoversi

in direzione di un suono abrasivo e spigoloso 'no compromise',

in grado di sprigionare scariche elettriche con un impatto

che riconduce al post-punk americano di band come Fugazi,

non disdegnando momenti più pacati e lucidi.

In definitiva "Cannon To A Whisper" rivela un suono scarno e

dal gusto ancora acerbo.

(Undecide/W'N'B)



Jonah Matranga aka Onelinedrawing dei New End Original

si mette a nudo proponendosi come songwriter scevro da

fronzoli ed orpelli,immediatezza e senso di recondita

malinconia,stasi cantautorale a 'cuore aperto'

che ricongiunge ai moti interiori country/folk che

hanno deciso le sorti di malinconici cronici come i

suadenti Sophia di Robin Propper Sheppard(The Letter),

nella speranza di un possibile nuovo approccio

alla luce di un incantevole chiaro di luna(Um...).

(Jadetree/Goodfellas)













by Massimiliano Drommi - 17-5-2002


Richard Youngs-May-Cd(Jagjaguwar/W'N'B)

Richard Youngs,personaggio genuinamente chiuso nel

suo mondo,al di fuori dai clamori mossi dai mass media

e dai consueti circuiti 'obbligati'che chiunque aspiri

ad avere un minimo di visibilità deve necessariamente

frequentare dovendo prestare cura ed attenzione ai vari

aspetti che chi ha scelto di fare questo mestiere è

tenuto almeno in parte a rispettare,si riaffaccia nuovamente

alla sua finestra,intenzionato anche questa volta a renderci

partecipi quel tanto che basta di alcune delle sue emozioni che

con più facilità sono affiorate recentemente dal suo intimo.

"May" ha tutte le caratteristiche che si possono riscontrare

nell'irriducibilità della musica senza tempo,quella giocata

sulla semplicità e sull'essenzialità della sola voce

accompagnata dal una chitarra acustica,ovvero le estreme

sembianze della solitudine in musica,come è nel caso di

Richard Youngs,per l'appunto.

"May",album di 'esistenza' folk,rivela reiterati arpeggi di

chitarra d'impatto minimale dai rimandi ancestrali e dalla

tristezza sconfinata;"Wynding Hills of Maine","Gilding" e

"Wynd Time Wynd" si scagliano nell'animo con un fragile sussurro

come l'arrivo della primavera,quando è inaspettata nel

rivelare che la malinconia non può essere mai solo di passaggio.





by Massimiliano Drommi - 14-5-2002


Girls Against Boys-You Can't Fight What You Can't See-Cd(Jade Tree/Goodfellas)

Li si credeva dispersi nel vuoto che accoglie i detriti

provenienti direttamente dai cosiddètti 'bei tempi che furono'

che oggi come oggi con tanta facilità si tende a rimembrare,

a ragione,più che altro considerando quegli anni nevralgici

(primi '90)indissolubilmente legati alla massima ampiezza di quel

concetto di evoluzione del dopo punk in ambito di sciabordii noise

cullati dai piu 'cool' ripescaggi in ambito new wave inglese

(Fall,Killing Joke..)in collisione verso gli scenari delle

metropoli americane, marchiando a fuoco una stagione

ingigantita da tonnellate di amplificazioni in saturazione e

spigolose fisicità.

Tali influenti riflessi i Girls Against Boys li hanno elaborati,

assorbiti e resi strumenti di particolare carattere dominante,

e per grazia ricevuta,traghettati dall'incubo della fine degli

anni '90 alla bellezza dei nostri tempi moderni.

Spariscano i detrattori,i falsi alternativi(?) e chi fantastica che

il futuro della musica sia il laptop:a conti fatti i Girls Against

Boys rappresentano un lusso(musicale) a basso costo dal quale tutti

possono trarre beneficio(mentale),e tutto ciò è possibile

semplicemente prestando ascolto a questo nouvo

"You Can't Fight What You Can't See",che segna il ritorno di

Scott McCloud e soci in ambito indie presso la Jade Tree dopo

la parentesi major di "Freak*On*Ica" risalente a ben quattro

anni fa(da recuperare la recente colonna sonora curata per il

film 'Series 7:The Contenders').

Nulla è stato smarrito per strada,o quasi;l'incisività è

mediata da un approccio a tratti d'impronta rock come in

"BFF" e "Miami Skyline","Kicking the Lights" parte con un

attacco basso/batteria alla Jesus Lizard per esplodere nel

contagioso ritornello dai contorni solari,"One Perfect Thing"

mostra chitarroni'hard'presenti anche in altri episodi dell'album,

e "Basstation" posta in apertura,complice forse la lunga attesa,

colpisce al primo ascolto senza alcuna incertezza.















by Massimiliano Drommi - 13-5-2002


Firewater-Psychopharmacology-Cd(Jetset/W'N'B)

Sepolte definitivamente le ruvide angolature avant/noise che

decretarono lo stato di grazia delle irrefrenabili efferatezze

sovversive che animarono il sarcastico stile dei mai dimenticati

newyorkesi Cop Shoot Cop,Tod Ashley che di tale band era

cantante/bassista,armato dai medesimi mezzi espressivi,

taglia il traguardo del terzo album con la sigla Firewater,

proponendo con ogni probabilità ciò che in definitiva

è sempre stato latente nelle sue peculiari intenzioni stilistiche.

Già nell'ultimo periodo dei Cop Shoot Cop si intravedeva

una ridotta 'vena noise' a servizio di momenti più meditati e

sorprendentemente di maggiore accesso,che oggi si traducono

in una definitiva sensibilità verso composizioni di deciso

ampio respiro.

Praticata una robusta trasfusione di sangue nuovo,Tod

si è così potuto sbizzarrire in contaminazioni con il

classico repertorio legato alla musica folcloristica,

come accadeva con l'esordio "Get Off The Cross...",

gettando ombre con racconti permeati da 'black humour',

con ironia e spirito decadente.

"Psychopharmacology" prosegue il suo percorso alla ricerca

di un riconoscimento nell'olimpo del mainstream,inutile

nascondere la possibile aspirazione di Tod di arrivare

ai clamori delle classifiche;alcuni tentativi sono già

stati fatti,e gli sperati frutti potrebbero anche arrivare

inaspettatamente.

La title-track,coinvolgente nel ritornello è un buon

esempio di potenziale hit trascinante,così come "Woke Up Down"

con tanto di organo 'killer',"Fell Off The Face Of The Earth"

è un incantevole sogno ad occhi aperti,"Bad Bad World" rivela

un intrigante duetto vocale con Jennifer Charles che

ruffianamente ricalca certi ultimi Boss Hog.

D'altronde non dispiacerebbe affatto poter vedere in

heavy-rotation su Mtv più gruppi meritevoli come i Firewater....








by Massimiliano Drommi - 7-4-2002


Magoo-Realist Week-Cd(Global Warming/W'N'B)

Destinati a rimanere ai margini del circuito alternativo,

dopo apparizioni con importanti label come Chemikal Underground,

i Magoo continuano a lanciare segni di vitalità proponendoci

questa volta "Realist Week".

Difficile pensare ad una probabile 'next big thing',

considerando l'altalenante spirito compositivo che

emerge in questa nuova proposta sonora,nulla da

rimproverare,ma chiarire alcuni aspetti stilistici

potrebbero proiettare verso maggiori consensi che

non guasterebbero assolutamente.

I brani migliori dell'album,quando lasciano il segno,

sono in grado di evidenziare un calibrato senso di

consolidata espressività avvenuta nel corso degli anni:

"East Polar Opposite Can Dream",avvolta nelle sue lisergie

avvolge con istantanea faciltà,"Motorama"con il suo circolo

ripetitivo e marziale può anche incantare.

"Nastro Adhesivo" con il giro di basso in versione

Joy division epilettici scuote intensamente,

"Powerman" detto per inciso è il plagio di

"Bulletproof Cupid" dei Girls Against Boys,a dir poco

imbarazzante con il riff incalzante ed ossessivo che non

lascia via di scampo.

Il resto di "Realistit Week" produce solo immaginazioni

oniriche ed improvvisati situazionismi pop-acoustic.

Un giusto ruolo da coprire potrebbe garantirebbe ai Magoo

una maggiore fortunata sintesi formale,compiutezza adulta,

si diceva.












by Massimiliano Drommi - 7-4-2002


Songs:Ohia-Didn't It Rain-Cd(Secretly Canadian/W'N'B)

C'era da aspettarselo.

Jason Molina non ama proporre ogni volta lo stesso album;

lo aveva già dichiarato ultimamente evidenziando la sua

istrionica indole nel voler diversificare necessariamente

l'attitudine espressiva,quasi a voler ricoradare la sua

non dipendenza da stereotipi già definiti,ma ben amalgamati,

alla fin fine,con caratterizzazioni caratteriali che rimandano

a 'standard' ben precisi nella struttura del dna.

L'artwork di copertina,senza colpi di scena,rimanda direttamente

alle desolazioni notturne tipiche dei Black Heart Procession;

il senso di smarrimento mai svanito,accompagna già

l'iniziale "Didn't It Rain",ed è facile intuire

subito la ragione che diversifica questa nuova raccolta

di canzoni dal precedente album in studio "Ghost Tropic",

giocato su 'equivoci sperimentali':il ritorno alle quotidiane

origini non lo si può mai sopprimere,è parte integrante della

personalità di ogni individuo.

Così la scarna successiva "Steve Albini's Blues" ricalca

la tristezza infinita che non ha luogo,prestando attenzione

all'incessante scorrere del tempo,restando attoniti.

"Ring The Bell" è un folk in omaggio a strane entità,

una litania che non si azzarda a definire 'malefica',

forse solo un piccolo solco scavato nell'intimo più

profondo.

Con "Blue Factory Flame" ci si avvicina alla dimensone

'live' proposta nell'ultimo "Mi Sei Apparso Come Un Fantasma";

la concomitanza con una batteria e con una suadente voce

femminile,presente in diverse occasioni nelle canzoni dell'album,

riecheggia inossidabili istantanee come "Being In Love".

"Blue Chicago Moon" spegne le luci,senza abiti addosso,

il cuore che batte forte,tutta l'oscurità e la desolazione

chissà se un giorno avranno fine.

























by Massimiliano Drommi - 6-4-2002


Hey Mercedes-Everynight Fire Works-Cd-Vagrant/W'N'B)

Una volta,non molto tempo fa,esisteva una formazione

seminale chiamata Braid,punto nevralgico per capire

il flusso di quella corrente underground che per convenzione

si preferisce identificare con il termine 'emo'.

Inutile andare alla ricerca di una ben precisa formula

che inequivocabilmente identifichi le influenze che

siano in grado di accomunare i vari Burning Airlines,

The Get Up Kids,Jets To Brasil e via dicendo,non se ne

verrebbe a capo mai,per il semplice fatto che tutte queste

formazioni brillano di una luce propria,i modelli di

riferimento sono del tutto personali e variabili,anche se,

come spesso accade,alcuni assonananze stilistiche finiscono

a volte per essere le medesime,e ciò dipende dal fatto di aver

ascoltato gli stessi dischi,di aver frequentato gli stessi

concerti,rimanendone così naturalmente catturati.

L'unica considerazione importante da fare è riferita

a certa scena hardcore-punk che nel corso degli anni,

grazie a formazioni come i Fugazi(un nome su tutti),ha

contribuito a 'dilatare' il raggio espressivo verso

orizzonti che nessuno avrebbe mai voluto considerare,

fagocitando inedite aperture concettuali:i ripescaggi di

musica pop o new wave inglese a tal proposito cedono

presto il passo alla storia fino ai giorni nostri.

Da Milwakee,tre ex-Braid hanno dato vita al quartetto

Hey Mercedes,"Everynight Fire Works" è il lungo debutto

dopo un E.p.,e l'impressione positiva non tarda ad arrivare.

Chiaramente si lascia sentire la melodiosa voce di

Robert Nanna,non disdegnando sensibilità da 'pathos',

mentre i suoni di chitarra abrasivi sferzano spigolosamente.

Le nuove generazioni si tengano pronte ad accogliere band

come Hey Mercedes.









by Massimiliano Drommi - 4-4-2002


Ativin-Interiors-Cd(Secretly Canadian/W'N'B)

Dal fascino sottile,struggenti nell'evocare ambientazioni

che sembrano provenire dagli abissi più profondi di

chissà quale oceano,rarefatti da risultare impalpabili,

gli Ativin ci coinvolgono con un novello "Interiors",

splendidamente architettato nelle sue semplici ed eteree

strutture sonore,in grado di scandagliare i circuiti

'interiori' senza procurare alcun trauma,al contrario

placando l'intimo con dilatazioni oniriche ed estasianti

pulsioni.

Un suono trasognato, sospeso in una dimensione arcana

che spesso si abbandona a tipici situazionismi ambientali,

senza disdegnare momenti più ritmici,in evoluzioni comunque

tendenti verso stilizzate visioni crepuscolari.

Tra i brani cantati,"Underwater" nella sua placida cadenza

avvolge tramite insinuanti scambi tra viola e violoncello;

"When The Sky Turns Clear",con l'attacco iniziale di

drum-machine e reiterati arpeggi di chitarra su nostalgiche

melodie vocali impreziosite da evocative note di basso,è

tra le composizioni più riuscite ascoltate di recente in

ambito post-rock statunitense.









by Massimiliano Drommi - 3-4-2002


Log-Every Time A Bell Rings An Angel Gets His Wings-Cd(Bad Taste Records/W'N'B)

Dalle glaciali lande scandinave,gli svedesi Log ci

aggiornano sulle condizioni in cui versa la scena

indie attuale,proponendo un chiaro e lampante album

di debutto completamente permeato da riferimenti tanto

a loro cari,quanto a noi già noti.

"Every Time A Bell Rings An Angel Gets His Wings" lo

potremmo tranquillamente considerare un concentrato

di alcune delle cose migliori che animano la dimensiona che

più presta orecchio ai sussulti del cuore in un corpo quasi

ridotto all'anoressia, come risultato delle immancabili

debolezze che ognuno si porta dietro.

Se l'attitudine presunta dei Log sia in 'bassa fedeltà',

lo si può forse intuire in parte,fermo restando la sincerità

dei codici espressivi devoti al carattere 'depresso' e 'nudo'

che alimentano le composizioni,melodie piegate a denti stretti.

La sembianza slo-core che si interrompe nell'ambient alla

Badalamenti(In Cold Blood),che rende malinconici tra l'acustico

e l'elettrica acidità(Yellow Lights Mean Show Down,Not Speed Up),

lungo 'la canzone del fiume' dei Sophia(Ghosts),con in testa

i migiori accordi indie-rock che mai si dimenticano(Off The Ground).

Un frequente richiamo a precisi parametri stilistici da

non poter camuffare la palese citazione se non addirittura,a

tratti,il puntuale ricalco.
















by Massimiliano Drommi - 1-4-2002


Sonna-We Sing Loud Sing Soft Tonight-CD(Temporary Residence/W'N'B)

Adagiati sul canonico versante strutturale che il dopo Slint

ha adottato come unica ipotesi plausibile per veicolare e

sviluppare le nuove tendenze musicali che inevitabilmente

e periodicamente esplodono indirizzandosi verso modelli

collaudati,i Sonna si allineano alla perfezione con

le modalità tipiche di chi ha serie intenzioni nell'avere

piacere nel proporre i sussulti interiori senza dover

ricorrere ad alzare i volumi,o spingere sui pedali delle.

distorsioni.

Nessuna eccesssiva foga,ma cullanti intonazioni melodiche,

suoni mai troppo elaborati ,a tratti fragili,minimali nei

casi in cui sono solo le semplici e nitide note di chitarra ad

avanzare,in punta di dita,una dimensiona più vicina ai

grandi spazi naturali che alle metropoli.

Nuove generazioni del 'lento incedere emotivo',solitarie

come il finire di un'estate,introspettive ed eteree,

inguaribili da malinconie metabolizzate nell'animo.

Sul litorale 'rilassante' di Paul Newman,Billy Mahonie,Tarentel,

strumentale e cantato,senza indugiare.






by Massimiliano Drommi - 5-1-2002


Sushi-Un Mondo Terribilmente Volgare-CD(Mescal)

Un mondo terribilmente volgare,cinico e funzionale,

dove l'indifferenza regna sovrana,lungo i margini di

un sistema capace di creare con estrema facilità

emarginazione e gravi disturbi mentali,la paura di agire,

avere bisogno di conforto per esorcizzare il disagio

imperante,la mancanza di fiducia verso chi ti è accanto,

che da un momento all'altro potrebbe rivelarsi il peggiore

dei nemici mai avuti.

Crisi del sociale,crisi d'identità,crisi della sfera

sentimentale,l'impossibilità di fuggire dalle incertezze e

dalle paure,la disperazione del quotidiano,i dubbi di

ieri,l'angoscia del domani,il falso miraggio delle buone

speranze,la dipendenza nei confronti di chi si ama in

un abbraccio disperato,la timidezza che blocca impedendo

relazioni interpersonali fondamentali,sentirsi messi da

parte ripensando ai momenti più belli di una vita che

mai più torneranno,le notti insonni e i giorni che

fuggono via senza avere nulla da fare.

L'economia e la moda,le finte immagini del benessere,

la produzione di oggetti inutili,la bieca mercificazione,

la morte dell'essere e dell'anima,il declino della modernità

al posto della cultura e dell'ingegno artistico,

la ridicola competizione per arrivare ai vertici di un

potere che rappresenta l'esatta contraddizione di ciò che

dovrebbe essere il benessere e l'uguaglianza per ogni individuo.

L'uomo come mezzo per ottenere altro,l'opportunismo

all'ennesima potenza,l'oblio,la fine.

L'amore come arma a doppio taglio,se non si crede più in nulla.

"Un Mondo Terribilmente Volgare" è per Otti e compagni

il secondo capitolo discografico,ma anche la vetta più alta di

un pessimismo cronico,di un malessere incontenibile,impossibile

andare oltre,pericoloso.

Auspicando una pronta guarigione,rileviamo una decisa nuova

verve sonora,ruvido impatto rock,uso calibrato della

componente elettronica,suggestioni tipicamente new wave,

una sottile continuità di fondo tra le composizioni.

Un album difficile,da affrontare con le dovute cautele.










by Massimiliano Drommi - 5-1-2002


Brando-The Headless Horseman is a Preacher-CD(Talitres/Audioglobe)

Dalla galassia della bassa fedeltà tutta 'quattro tracce

bastano-buona la prima',i Brando,nulla a che fare con il

nostro Brando catanese al secolo Orazio Grillo,ci insegnano

con spiccato stile ingegnoso come muoversi con la massima

naturalezza lungo i territori rigogliosi dell'indie-rock

più incontaminato,com'è nel nostro caso.

In fin dei conti,se ci si sofferma un istante a pensare,

non è poi impresa così ardua,l'importante è avere un

minimo di idee decenti da sviluppare,la giusta attitudine

noncurante,degli amici pronti a prestare un supporto

azzeccato,ed ovviamente degli strumenti da utilizzare,

poco importa se per un arrangiamento la chitarra non funziona,

si può sempre ripiegare sulle tastiere....

Peccato poi realizzare che i tanti musicisti che hanno

partecipato e prestato attenzione alla realizzazione di

"The Headless Horseman is a Preacher" ,siano dislocati in

luoghi non così a portata di mano,da Chicago al Brasile ad esempio,

ma ciò che più ci preme al momento è avere a portata di

orecchie una copia dell'album,prezioso davvero.

Pochi accordi bastano a rendere grandi canzoni che poi

finiscono per reggersi da sole,profonda sensibilità

melodica che non tradisce mai,molte le influenze e punti

di riferimento, impressi per un totale di 21 tracce.

Pensare ai Guided by Voices non è poi così

sbagliato,mai dimenticare certe tendenze verso tinte 'dark',gli

Sparklehorse(The Seed),i toni nasali dei Galaxie 500 anche

se non è inverno(Theories of Division),gli ultimi Yo La Tengo

(Hold Me Mine),il David Bowie glam di "Ziggy Stardust"

(When in Rome),le finte orchestrazioni dei bolliti

Flaming Lips(Overtime),l'immagine di John Lennon

(Driving Your Point),l'omaggio in chiave 'fuzz' agli

Smiths per sempre nel cuore(Death of a Disco Dancer),

il cuore infranto dei Lullaby For The Working Glass

(While We Got Time),l'arrivo dell'estate de Grandaddy

(Fatigue),tre bonus tracks per il mercato europeo.




by Massimiliano Drommi - 5-1-2002


Modho-Soluzioni-CD(Mescal) ; Soundabout-Polvo-CD(Audioglobe)

Giovani promesse che si fanno strada.

"Soluzioni" è l'esordio dei Modho, in precedenza attivi

come Cattivo Esempio,progetto musical/teatrale.

Neanche a dirlo,i Modho sono un prodotto Mescal, per

le caratteristiche peculiari riscontrabili,dal ben definito

profilo.

L'indagine è facile,gli indizi ci sono tutti,le conclusioni a

portata di mano:intrecci di synth e chitarra,gli anni'80 pop/dance

sono presenti,gli agganci con i 'compagni' di etichetta pure.

"Dario", ricorda i Soerba,in "Liquidi" c'è il duetto

con Samuel dei Subsonica,dal potente groove techno-shock,

"Comparse" è di natura Subsonica,"L'Alga" ha un pathos da

cuore in mano che è proprio dei La Crus,in "Boomerang" a

caso si può anche intravedere qualche frangente Bluvertigo;

il top invece è "Diva", che scomoda un in'inarrivabile

'riposi in pace' maestro come Fabrizio De Andrè,qui scimmiottato

nell'impostazione vocale/melodica in una canzoncina pop/simpatica.

"Setteotte",dal forte potenziale radiofonico,ti strappa le lacrime

di forza con il suo ritornello:-< Uno due voglio tornare-

Sale e scende acqua nel mare-Sette otto come un bambino-

Vorrei starti sempre vicino >.

Da segnalare come ospiti in "Soluzioni",oltre a Samuel,anche gli

altri Subsonica Boosta,Bass Vicio e Ninjia.





Meno in vista dei Modho,senza avere collaborazioni di personaggi

clamorosi,i fiorentini Soundabout con "Polvo"(nell'ambiguo senso di

'polvere'),si consegnano alle stampe con un album di elettronica

decisamente su di un versante più radicale,meno orecchiabile e

spartano nella sua pura essenza stilistica,senza dover ricorrere

ad insulsi arrangiamente spocchiosi.

Sintetizzatori e drum machine sono ampiamente utilizzati,

l'esperienza live nei club emerge naturalmente,mettendo a

fuoco i Soundblast in direzione di un sound electro moderno,

contaminato da pulsanti istanti break/beat e liquide rarefazioni

chill-out.

L'impostazione vocale di Angelo Teardo è di chiara estrazione

soul,i testi dai riferimenti oscuri sono pervasi da un senso

di oppressione, e a volte sfociano in ripetitive ossessioni.

Un esordio di belle speranze.





Massimiliano Drommi





























by Massimiliano Drommi - 4-1-2002


Buona Audrey-Immediatezza Elettrica-CD ; Frangar Non Flectar-Tribe-Cd(Sciopero Records/Mescal)

Con immenso piacere e grandissima gioia,accogliamo

l'ingresso della neonata etichetta discografica Sciopero Records,

nuova entità 'nostrana' curata e gestita direttamente dai

musicisti del gruppo Yo Yo Mundi,con il supporto fondamentale

della Mescal.

Ad inaugurare il catalogo i primi due titoli,di una lunga seria

si spera,a nome Buona Audrey e Fangar Non Flectar.

I Buona Audrey sono un trio di Acqui Terme,che dopo il

consueto girovagare sui palchi grandi e piccoli d'Italia

approdano,dopo anche una partecipazione con "Saturday Sun" ad

un CD tributo a Nick Drake,al sospirato esordio "Immediatezza

Elettrica".

I Buona Audrey,senza troppo clamore,dimostrano una buona

versatilità nella gestione e nell'alternanza dei vari momenti

a tratti acustici,a tratti elettrici che emergono nelle canzoni,

che partono da una base che ha punti di richiamo con la tradizione

punk-rock,ricordando di volta in volta nomi come Gang,Yo Yo Mundi,

Finardi.

"Cuore Palla"(scritta da Paolo Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi),

"Genius","May-Day"(dedicata a Jeff Buckley),gli episodi più riusciti.






Da Roma,i Frangar Non Flectar(FNF),forti di tre CD alle spalle,tra i

quali "Frangar Non Flectar" del '94(BTT/FNF), "Parte Di Un'Eco" del

'96(BTT/FNF), "Straluna" del '98(Baracca & Burattini),con interventi

in un paio di colonne sonore di film e rappresentazioni teatrali,

si muovono con "Tribe"lungo le coordinate di un pop/rock melodico tra

ammiccamenti ai Tiromancino(Giglio Infranto,Semplicimente Sorrise),

finali alla 'Deus'(Sprecami),aperture chitarristiche alla 'Sonic

Youth'(Il Complice),il Max Gazzè che non si è(Ho Speso Tutto),

gli Stooges pari-pari di "I Wanna Be Your Dog"(Un Silenzio Perfetto),

i Marlene Kuntz inafferrabili(Fragile).











by Massimiliano Drommi - 3-1-2002


Massimo Volume-Almost Blue-Album(Mescal/Cecchi Gori Music)

Almost Blue è un film del regista Alex Infascelli,tratto
dall'omonimo libro dello scrittore Carlo Lucarelli,
giallo/noir ambientato nella città di Bologna dove un
serial-killer,dopo aver compiuto efferati delitti,viene
catturato e rinchiuso in una clinica per malati mentali
date le sue condizioni di precarietà psichica.

Senza andare troppo per il sottile,il film sia nella
trama che nei colpi di scena non rivela nulla di così
eclatante che non sia già stato visto in tale ambito,
risultando però ben inquadrato dal punto di vista della
sceneggiatura e nel ruolo svolto dagli attori,all'altezza
della situazione.

I Massimo Volume,chiamati a dare una veste sonora alle
immagini del film,in realtà sono presenti con undici
composizioni a loro nome,rispetto alle sedici contenute
nel cd,anche se l'intera colonna sonora di "Almost Blue"
risulta essere interamente accreditata a loro nome.

La prima canzone della lista è proprio "Almost Blue",
versione originale di Elvis Costello & The Attractions
dell'82,soffusa e d'impronta jazz da 'club fumoso',
Lory D(in un paio di brani insieme ad Alex Infascelli) è
responsabile del versante elettronico della faccenda,
tra irrilevevanti suoni di tastiera(Ding Along,Temah),
memorie Clock DVA(Future Dance Floor),ed improvvisi
assalti techno-punk(Killer Loop).

Per quanto riguarda i Massimo Volume,ben cinque tracce
sono presenti nei loro precedenti lavori: "Ti Sto Cercando" è
tratta da "Club Privè", "Avvertimento" e "La Città Morta" dal
cd "Da Quì", "Pizza Express" e "Fuoco Fatuo" dall'inarrivabile
"Lungo I Bordi".

I restanti sei brani sono tutti strumentali,semplici
nella loro essenza ma di buon impatto cinematografico,
alcuni più intimisti(Qualcosa Da Dichiarare,Volti),
altri più sperimentali e ripetitivi immersi in atmosfere
dilatate(Morte Indolore,Quasi Blu).

Nonostante i Massimo Volume siano riusciti nell'intento
di realizzare basi sonore adatte alle dinamiche delle
immagini,resta solo un'ultima considerazione da fare
rivolta al fatto che Mimì,Egle e Vittoria si troverebbero
molto più a loro agio e adatti a musicare scene di film
di un'altro stampo,più in sintonia con l'immaginario al quale
sono legati,tra ricordi e sensazioni,storie d'amicizia,legami
sentimentali,lo scorrere del tempo,i volti dimenticati,nella
speranza che possa esserci l'opportunità di una seconda volta.





by Massimiliano Drommi - 2-1-2002


Chessie-Overnight-Album(Plug Research/Audioglobe)

Durante la notte,o meglio viaggiare di notte,paesaggi mai
visti prima,nello scorrere incessante del tempo,sospesi in
una dimensione tra l'assente ed il reale,tra il sonno e
lo stato di veglia, essere cullati e trasportati dall'ignoto
verso i sentieri della rarefazione onirica,dove tutto trova
compensazione o totale afflizione,il sogno infinito o il più
buio degli incubi.

L'incanto di un istante,sinuose e cerebrali curve disegnano
armonie impalpabili catturate fino all'irripetibile.

Stephen Gardner e Ben Bailes sono gli artefici di "Overnight",
album di estasi allucinata e surreale incommensurabile piacere,
contenente episodi di minimale e glaciale bellezza.

Momenti puramenti ambientali di stampo isolazionista
(Electro-Motive,Lineside,Cross Harbor Interchange),cedono
il passo ad episodi elettroacustici di matrice trance-pop
(Dayight),attraverso passaggi noise/techno(K-tower),fino a
solitari suoni di pianoforte,silenzi,rumori sparsi e
disturbi elettronici(Northern Native Junction),per arrivare
a curiosi rimandi a sonorità chiaramente debitrici nei
confronti di formazioni come Cocteau Twins e Lush(S To U).

"Eyes and Smiles",ci ricorda le buone potenzialità dei
Chessie nel saper cogliere algide derive elettroniche,con
istantanee di pop evoluto e reiterato,a tratti persino
melodico;ma per il momento i due contesti risultano agenti
in autonomie separate,una maggiore attenzione nell'assemblare
in maniera equilibrata strutture più compiute e ricercate
potrebbe dare luogo ad una concettuale sperimentazione
in ambito pop/modernista.



by Massimiliano Drommi - 30-12-2001


Daniel Johnston & Jad Fair-The Lucky Sperms:Somewhat Humorous-CD(Jagjaguvar/W'N 'B)

La prima cosa che sorge spontanea dopo aver ascoltato
interamente dalla prima alla ventesima traccia di questo
"The Lucky Sperms:Somewhat Humorous" è principalmente
il motivo che può spingere un'etichetta indie,che nel
nostro caso è la Jagjaguwar,ad avere le forze necessarie
ed il coraggio,aggiungerei,per dare alle stampe un
album realizzato senza alcun criterio,o meglio come
si suol dire,senza capo nè coda.

Per non cadere in trappola e per non rischiare di essere banale,rettificherei asserendo che solo un'etichetta
indipendente potrebbe giustificare la logica che è
nascosta dietro tale cd,che alla fin fine risulta
essere l'unica ragione valida da poter incorniciare
per scacciare l'irritazione da me provata dopo aver
scoltato Jad Fair,Daniel Johnston e Chris Bultman,
tre soggetti in preda al più noiso delirio da
sindrome di urgenza visionaria pop.

Bisogna ammettere che canzoni strambe fino all'osso
non si incontrano sull'impianto hi-fi ogni giorno,
e pur essendo ben vaccinato contro gli ascolti
più estremi ed esasperanti,a volte se non si è
dell'umore giusto,anche una sola canzone 'storta' ed
abbondantemente insignificante può essere motivo
di scatti d'ira:con tutta la buona volontà
mi sento di voler considerare
"The Lucky Sperms:Somewhat Humorous" senza dover
necessariamente fare riferimento al mio ambizioso e
variegato bagaglio di ascolti musicali.

Fatte le dovute e necessarie premesse verso le quali
chiunque scriva di musica dovrebbe tenere a mente e
sfoderare al momento opportuno sia per onestà che per
integrità di critica verso se stesso, ma soprattutto verso
chi poi andrà ad acquistare il cd,alla fine per giustificare
il proprio giudizio che ci si appresterà a dare,con estrema
coscienza a posto affermo che questo cd è una stupidaggine.

Dispiace ammetterlo,ma trovare motivo d'interesse in
una sola traccia delle venti in esame risulta complicato:certo è
che Jad Fair ha concluso di meglio,e che Daniel Jhonston è
una piccola leggenda vivente,ma come si fa ad essere così
sciatti e cialtroni,ridicoli e grotteschi con tanta
facilità,per di più anche con un piglio vagamente
intellettuale?

I momenti più indisponenti(Undying Love,Death,All The While)
sono accreditati a Daniel Johnston, che a volta evoca un
Syd Barrett completamente andato a male,altrove sembra di
ascoltare dei Velvet Underground cialtroni in preda a
stati allucinatori(Yes We Can,She Starts Fire,Coffe Cup),
fino a dei Royal Trux stonati al meglio(Melody).

Impossibile dimenticare le cover firmate Lennon/McCartney
(Michelle),e Jagger/Richards(Ruby Tuesday),inserite in un
contesto lo-fi,tra grosse stonature,chitarre scordate,
batterie fuori tempo che sembrano di più essere scatole di
latta e cartone.
















by Massimiliano Drommi - 28-12-2001


Halifax Pier-Put Your Gloves On And Wave-Album(Temporary Residence/W'N'B)

L'austero suono di violoncello che proviene da lontano,
fino a diventare presente ed a condurre in primo piano
l'andamento cameristico della prima traccia
"That Old Grizzly Thing",con quella batteria incalzante
in stile marcetta e con il violino pronto a strappare
lacrime ad ogni minimo incedere,chiarisce sin da
principio che una formazione come quella degli
Halifax Pier non potrebbe provenire da un posto diverso
del globo terrestre se non da Louisville,Kentucky.

Tanto è vero che gli Halifax Pier,come natura crea,forti
della benedizione che coglie in placida armonia gli
abitanti dell'appena sopracitata "terra santa",proteggendo
i musicisti più ispirati dalle intemperie e dalle
infezioni derivanti dalle mutazioni che puntualmente
affliggono la scena indie globale,senza dover celare
l'amore per la buona e saggia tradizione musicale
che continua a germogliare fino alla maturazione dei
brelibati e migliori frutti di stagione,ci regalano
l'ennesima cesta di gemme di rara belleza.

Gli Halifax Pier sono un sestetto,ma alla realizzazione di
"Put Your Gloves On And Wave" partecipano altri cinque
elementi;certo è che la tentazione di associare gli
Halifax Pier ai più blasonati Godspeed You Black Emperor!
c'è,inutile negarlo,ma sarebbe in verità un vero e
proprio passo falso.

Gli Halifax Pier,diversamente ed inaspettatamente,
pur utilizzando una strumentazione che potrebbe trarre
in inganno facendo pensare all'ennesima 'comune' di
malinconici ed apocalittici,con un piglio ad effetto
spostano il loro "flusso" in una direzione che oserei
definire complessivamente solare e viva,con un riscatto
nella voglia di vivere;con tanto bisogno di spensieratezza
anche se si intravede un'inevitabile sottile vena malinconica
che conferisce quella giusta visione d'insieme.

La radice che nutre,in sostanza,gli Halifax Pier è
rintracciabile nella robusta tradizione folk;
non troppo strano sarebbe scorgere in "Passing",
specialmente nel cantato di Charls Sommer,una possibile influenza
derivante da Andy White,chitarre acustiche e piglio
cantautorale,con un duetto vocale sul finale da
riempire il cuore di liete sensazioni.

"The Wait",con alla voce Nathan Salsburg,ricorda da
vicino uno stile assimilabile per certi versi al
"flusso di coscienza" che fu degli oramai lontani
Van Pelt;ma più che altro si tratta forse solo di
semplici impressioni.

"Sew Your Gloves On" è uno strumentale ben armonizzato
dai dinamici sviluppi;"Lightly Noise" ha una vena pop
immediata presa in prestito direttamente da "Eureka" di
Jim O'Rourke,momento più riuscito dell'album dai toni
estivi;"Our pape" chiude i battenti,chiamando in causa
alcuni passaggi vicini ai Paul Newman.






by Massimiliano Drommi - 28-12-2001


Godflesh-Hymns-Album(Music For Nations/Audioglobe)

In contemporanea all'uscita dell'acclamato
"The Brotherhood Of The Bomb"come Techno Animal,
progetto in rinnovata veste di hip-hop futuribile lungo i
binari di un'opprimente corrente dub-noise/rock insieme al socio
Kevin Martin,l'indomabile Justin Broadrick trova il tempo ed
una bilanciata giusta dimensione per ridestare la sua creatura
più agghiacciante di pura e rara bellezza metafisica,l'angelo
sterminatore chiamato Godflesh.

Ancora una volta,una scabrosa ed annichilente mente fredda e
calcolatrice è pronta a turbare con incursioni altamente
corrosive gli angoli più occulti e remoti del nostro
apparato psichico,con suoni minacciosi ed offensivi,densi di
vibrazioni malsane e seducenti allo stesso tempo.

La devastazione più totale è oramai alle porte,sono anni
che Justin lo profetizza,il declino della società moderna,
gli inquietanti scenari di solitudine ed emarginazione lungo
i bordi delle strade dei quartieri delle grandi metropoli,
nell'abbandono tra le mani dell'indifferenza e del crudo cinismo,
tra aria irrespirabile,gas tossici prodotti dai rifiuti
dell'onnipotenza devastante delle macchine della morte
quali sono le industrie,sotto un cielo grigio perenne,disumana
alienazione,l'urlo disperato che precipata con un rumore
sordo nell'oblio.

"Hymns",con i suoi densi ed irresistibili 73 minuti di
musica,focalizza quanto di meglio potrebbero mai proporre
oggi i Godflesh,impossibile pretendere di più,un album
che nonostante la compattezza sonora,la chirurgica
precisione strumentale,l'orribile svelarsi senza falsi
pudori,il tono vocale mai rassicurante,scivola via in
profondità generando come raramente accade,un sublime
effetto di catarsi.

Purificazione attraverso il dolore,nell'intento di
scacciare ombre ed incubi,mediante picchi di saturazione
sonora ed inarrestabili mantra post-nucleari.

Difficile evidenziare in "Hymns" momenti migliori di
altri,dato che l'intero album non presenta nessuna caduta di
tono,agevole nell'ossatura dei brani,ottimamente rifinito e
di durissimo impatto dall'inizio alla fine;estrema sintesi di
metal concettuale,"grattate trash" di chitarra,riffs ultra
incendiari.

"Jesu"(come è scritto sul retro copertina,ma il pc la legge
come "Jesus",ovviamente)la tredicesima ed ultima traccia,
tocca il cielo e lo buca,con la sua disperazione a mani
congiunte,un misto di rabbia e strazianti invocazioni,senza
ricevere alcun segnale:dopo 7 minuti di rabbia cieca l'atmosfera
cambia radicalmente per diventare una commovente poesia
slow-core,delicata e gentilmente impressionata da candidi
arpeggi di chitarra,apice dell'intero "Hymns".

"Anthem",con l'iniziale giro semi-blues,è tra le cose
più orecchiabili mai realizzate dai Godflesh,con un cantato
liberatorio di ampio respiro,a tratti quasi orecchiabile;
"Antihuman",con elementi elettronici,intarsi wha-wha e
ritmica virata in direzione hip-hip,risente evidentemente
dell'esperienza Techno Animal;"Regal" è un'altra concessione
verso momenti più accessibili,propendendo ipoteticamente
verso l'immaginario indie,"Paralyzed" con un riff perfetto
nel ritornello paralizza letteralmente,con l'ausilio di
sibilanti incursioni acute;"Vampires"invece inizia in lontananza,
condensandosi in un'ossessione senza fine.












by Massimiliano Drommi - 27-12-2001


Fugazi-The Argument-album(Dischord/Wide)+Furniture-e.p.(Dischord/Wide)

I Fugazi sono l'ultima band indipendente della scena
rock contemporanea ad aver raggiunto primati ineguagliati ed
ineguagliabili(sembrerebbe,purtroppo),gli unici testimoni
credibili ai quali è possibile accreditare il fondamentale
ruolo di artefici nel passaggio avvenuto dalla scena
hardcore-punk dei primi anni '80,fino alle attuali
evoluzioni post/emo-core.

Detto in termini meramente accademici:indiscutibili capiscuola.

Quali i primati raggiunti e consolidati?Presto fatto:Dischord
(l'etichetta,il basso costo dei titoli in catalogo,il giusto
prezzo d'ingresso ai loro concerti);Do it yourself(la politica
adottata nell'organizzazione del proprio lavoro sia nei
confronti della band che dell'ambiente sociale circostante),
No star system(la dimostrazione vivente di poter e voler
esere come chiunque altro senza l'ausilio deformante dei maggiori
mezzi di comunicazione di massa).

Un percorso lineare senza mai avere cadute di tono:un
monumento all'essere totalmente indipendenti contro qualsiasi
tipo di logica commerciale come "business" solo per ricevere dei
guadagni;un affettuoso e considerevole riscontro da parte dei
fans che puntualmente salutano ogni nuova uscita dei Fugazi,
sia in studio che in concerto,come un evento da custodire
gelosamente sotto il proprio guanciale.

I Fugazi come istituzione di Washington D.C.,provate ad andare
da quelle parti e chiedete:un pezzo di storia che continua da
quattordici anni a questa parte.

"The Argument" è l'espressione ulteriore della poliedrica
sensibilità espressiva di Ian MacKaye,Brendan Canty,
Guy Picciotto,Joe Lally,la conferma delle nuove suggestioni che
hanno portato alla realizzazione di un album che risente di
nuove ed inevitabili influenze,necessarie per ogni musicista
creativo che si rispetti.

Come è lecito aspettarsi,"The Argument" contiene tutta una serie
di rimandi socio-politici,temi consueti e cari ai Fugazi.

L'iniziale "Cashout" lascia subito il segno:percussioni
ossesive,basso ipnotico,arpeggi di chitarra che sembrano
provenire da un fondale oceanico,ed uno spiazzante
viloncello nel ritornello che disorienta definitivamente.

"Full Disclosure" è l'hit dell'intero album,frenetica follia
indie emozionalmente melodica,punteggiata da chitarre soniche.

Anche "Life and Limb" lascia un tantino di stucco,con una
sensuale seconda voce di Bridget Cross ad impreziosire il
tutto;passando per "The Kill",notturno incedere cerebrale
dalla struttura scarna ma efficace,con i suoi efetti delay
che lentamente arrivano fino al cervello.

"Strangelight" è a metà strada tra alcuni episodi più
rarefatti degli ultimi June of '44 di "Four great Points",e
certi andamenti ritmici dei Sonic Youth di "Washing Machine";
per arrivare alle tentazioni acustiche di pop deviato presenti in
"Nightshop".

"The Argument",l'undicesima ultima traccia,definisce un album
del genere come tra gli "irrinunciabili" per l'anno che sta per
volgere al termine,una sicurezza.

Integrazione affatto trascurabile è il mini di tre brani"Furniture",
con almeno la traccia omonima che riconduce direttamente a
quell'inno indelebile nella memoria tratto da "Margin Walker",
dal titolo "Waiting Room".









by Massimiliano Drommi - 23-12-2001


The Murder City Devils-Thelema-Mcd(Sub Pop/W'N'B)

Dopo tre album e svariati singoli,i Murder City Devils
pubblicano il mini "Thelema",che purtroppo sembrerebbe
essere l'ultimo della loro discografia,fermo restando
alle notizie che ci giungono su di un loro avvenuto
scioglimento.

Grande la capacità dei Murder City Devils nell'esplorare
i fondali più cupi di una dimensiona criptica a molti
nota,ma sensibilmente esorcizzata dai consueti "riti
quotidiani".

I murder City Devils,per rendere meglio l'idea,si muovono
come se stessero lottando contro qualche forza estranea,
scendendo in profondità dove il fuoco è la dannazione,il martirio,
la pena eterna inflitta senza possibilità di redenzione.

Un'energia quasi andata perduta che risiede nel divampare
delle fiamme,è quella che abita con ardita padronanza
episodi trascinanti come "Bear Away",oppure l'attacco
punk a nervi scoperti dell'iniziale "That's What You Get".

Ma i Murder City Devils, per conquistare i migliori ascolti,
ci regalano anche un' affascinante "Midnight Service at the
Mutter Museum",scandita magistralmente da un organo dei
bei tempi andati e dai rintocchi di pianoforte,cupa e
visceralmente notturna.

"Bride Of The Elephant Man" è un altro episodio degno di
nota,ancora con un malinconico organo ben in evidenza,dalle
tinte sempre fosche e solitarie.

Chiude la raccolta una canzone decisamente sorprendente
per una band come i Murder City Devils:un'alcolica
"364 Days",atmosfera da "festa irlandese" con tanto di
violini,che ricorda spudoratamente i primi Pogues di
Shane Mac Gowan.


by Massimiliano Drommi - 23-12-2001


Set Fire To Flames-Sings Reign Rebuilder-Album(130701/Wide)

La foto sfocata in bianco e nero della misteriosa abitazione
posta sul fronte del cd,introduce senza tanti preliminari
nell'universo desolato,desolante e poco rassicurante dei
Set Fire To Flames.

I Set Fire To Flames sono un collettivo di musicisti
provenienti dalla fervida scena di Montreal,tredici in
tutto riunitisi per l'occasione al fine di registrare
musiche prevalentemente affidate alla libera improvvisazione,
utilizzando il solo e unico fondamentale criterio
dell'interazione tra le varie componenti creative in gioco.

"Sings Reign Rebuilder" è stato registrato nel luglio del 2000
durante un arco di tempo di cinque giorni sempre a Montreal,
in una vecchia casa prossima alla demolizione,al riparo da
snervanti incursioni derivanti dal caos delle grandi metropoli,
un posto ideale per dare sfogo ai desideri di sperimentazione,
elemento conduttore dell'intero album.

I musicisti coinvolti richiamano decisamente l'attenzione;
ritroviamo infatti membri appartenenti a Exhaust,Fly Pan Am,
Godspeed You Black Emperor!,A Silver Mt.Zion,Speed Bike,
Sackville,Squintfucker ed altri.

Il risultato delle sessioni sonore è stato poi succesivamente
riprocessato ed opportunamente assemblato al computer,
fino al contenuto definitivo di 73 minuti di musiche che
lasciano ampio spazio a sensazioni di intime solitudini.

"Sings Reign Rebuilder" contiene un insieme di punti di
riferimento che vanno dai Godspeed You Black Emperor! ai
Labradford;tra paesaggi autunnali,arpeggi di chitarra cristallini,
patologiche malinconie sospirate da viola e violoncello,
suoni monotoni e ronzii,cigolii ed altri inspiegabili rumori.

Sinceramente consigliato ai seguaci più instancabili del genere.






by Massimiliano Drommi - 13-11-2001


Solex-Low Kick And Hard Bop-Album(Matador/Wide)

Superato l'effetto sorpresa già con i precedenti
"Solex vs. The Hitmeister" e "Pick Up",sostanzialmente
questo "Low Kick And Hard Bop" non rivela nulla di nuovo
rispetto a quanto avevamo appreso dalla tecnica messa a
punto da Elisabeth Esselink nell'ambito di creazione di
canzoni costruite sull'assemblaggio di campioni e frammenti
sonori rubati da registrazioni altrui:allegri e spensierati
collages pop-alternativi dalle mille facce;
scaglie jazz,blues,rock ed altro ancora,tra organetti,
armoniche e chitarrine su delle ammiccanti basi ritmiche
che bene si prestano alla logica di tale operazione.

Come si può facilmente intuire,la rotta intrapresa da
Elisabeth lambisce i territori di quell'attitudine che
custodisce gelosamente i genuini istinti racchiusi in
un'indomabile propensione alla "bassa fedeltà";
una sana sregolatezza che traspare ascolto dopo ascolto,
ma più sul piano del risultato finale che non su quello
della canzone in sè,che pur nella sua essenza che
fa tanto "fuori di testa",rivela da un punto di vista
della struttura,una ben precisa forma prestabilita
sui versanti canonici.

Immaginifico scenario tra vecchie fascinazioni e
pruriti modernisti.





by Massimiliano Drommi - 9-11-2001


Songs:Ohia-Mi Sei Apparso Come Un Fantasma-Album(Paper Cup/W'n'B)

Narra la leggenda che un giorno alcuni amici di Jason Molina,
in arte Songs:Ohia,spedirono all'indirizzo della piccola etichetta
discografica Palace Records di proprietà di Will Oldham,
un demo contenente una manciata di canzoni scritte,cantate e
suonate in completa solitudine da Jason,senza che ne fosse
minimamente al corrente.

Come nei migliori racconti a lieto fine,la risposta a tale
imprevedibile spedizione postale si concretizzò
nell'invito per Jason ad incidere un singolo.

Da quella fortunata opportunità,Jason ha continuato a
realizzare dischi di struggente bellezza,carichi di pathos.

E sono proprio belleza,pathos e senso di fragilità
interiore le caratteristiche che accompagnano anche le canzoni di
"Mi Sei Apparso Come Un Fantasma",registrate dal vivo in Italia
durante lo scorso tour autunnale,che ben ricordo nella data
presso il Cox 18 di Milano che vedeva impegnati nella stessa
sera sullo stesso palco anche gli Arab On Radar,artefici di
un set ipercinetico,eccellenti ma del tutto stridenti con
le atmosfere sognanti proposte in apertura dai Songs:Ohia.

Decisamente apprezabile la qualità di registrazione;
"Cabwaylingo",posta in chiusura riconduce all'omonimo
esordio del '97, "Tigress" e "Being In Love" provengono da
"The Lioness", mentre delle restanti cinque tracce
inedite emerge la prima senza titolo dal sinistro incedere,
memore della lezione dei compianti Come di
"Don't Ask Don't Tell".








by Massimiliano Drommi - 31-10-2001


Arsonists-Date of Birth-Album(Matador/Wide)

Direttamente dalle strade di Brooklin,tornano a farsi
sentire gli Arsonists,con una formazione ridotta a tre
dopo la dipartita di Freestyle e D-Stroy,
le cui assenze sembrerebbero quasi del tutto
inavvertibili, considerando il bilancio complessivo
nell'economia di "Date of Birth".

L'album contiene,come era prevedibile,godibili
brani hip-hop,ben rifiniti e resi particolarmente
orecchiabili in alcuni episodi da avvolgenti cori
femminili ed arrangiamenti consueti,che finiscono per
appiattire lungo la via del fin troppo inflazionato.

Il successo potrebbe essere a portata di mano,
molti se ne saranno accorti magari vedendo gli Arsonists
aprire i conceri per Public Enemy e Gang Starr.

Pur restando comunque nell'ambito degli insegnamenti
dettati dalla 'vecchia schuola', è possibile ascoltare
toccanti note di pianoforte(Worldplay),nella consapevolezza
di voler andare avanti(Alive),scacciando pensieri
negativi(Epitaph),interrogandosi su chi mai
vorrebbe avere un mucchio di soldi(Millionaire).


by Massimiliano Drommi - 17-10-2001


Techno Animal-The Brotherhood of the Bomb-Album(Matador/Wide)

Considerando le abusate e piatte sonorità che frequentemente
accompagnano la stragrande maggioranza delle uscite
in ambito hip-hop,che salvo alcune rare eccezioni da tempo
oramai continuano a roteare su se stesse generando come
accade solo luoghi comuni,"The Brotherhood of the Bomb"
per certi aspetti sembrerebbe mettere a fuoco una possibile
soluzione ad un tipo di hip-hop proiettato verso una
dimensione cupa,immerso in profondità dal peso
schiacciante di strati di fredde lamiere.

Lampanti esempi a tal proposito scaturiscono naturalmente
ascoltando momenti incendiari come "DC-10", oppure la conclusiva "Hell",reali incarnazioni di estenuanti crudezze,
pura agonia rumoristica.

A parte illustri ospiti come Anti-Pop Consortium,Sonic Sum
Dalek,EI-P e Vast dei Cannibal OX che danno voce ed
amalgama alle dure strutture ritmiche in diverse occasioni,
il resto dell'album lascia spazio anche a tracce srumentali;
tra derive dub e detriti industrial attraversati da
sibilanti correnti elettroniche.

Senza dimenticare che i Techno Animal sono Kevin Martin(God),e
Justin Broadrick(Godflesh),non gli ultimi arrivati.






by Massimiliano Drommi - 16-10-2001


Fantomas-The Director's Cut-Album(Ipecac)

Operazione alquanto goliardica e burlona,tanto che diversamente
non la si potrebbe definire, è "The Director's Cut",opera
seconda per i Fantomas,progetto ideato dall'istrionico
Mike Patton,mente folle e sensibilmente arguta,dal quale è
lecito aspettarsi l'inverosimile.

Di particolare rilievo sono i musicisti che formano la
band:King Buzzo(Melvins),Dave Lombardo(Slayer),
Trevor Dunn(Mr Bungle),impegnati nell'attraversare un tunnel
a ritroso nel tempo fino alle indimenticabili proiezioni
di classici e non degli anni '60 e '70 del cinema.

L'obiettivo cinematografico si concretizza nell'ammirazione
nei confronti di compositori di colonne sonore,e trova nuova forma espressiva nella reinterpretazione dei motivi musicali tratti dai film che devono aver ossessionato non poco la fantasia dei nostri.

Le tematiche riprese e successivamente stravolte spaziano
dalla pesantezza doom del "Golem" di Karl-Ernst Sasse alla
spigolosa furia grind del "Godfather" di Nino Rota;
dalla malefica ninna nanna da incubo infantile di
"Rosemary's Baby" di Christopher Komeda,all'infernale
"Spider Baby" di Ronald Stain;passando attraverso il
grindcore liturgico di "Omen-Avi Satani" di Jerry Goldsmith"
alla trasfigurazione senza grazia da un wha-wha intermittente dell'arcinoto tema di "Investigation of a Citizen Above Suspicion"
di Ennio Morricone,fino addirittura a "Twin Picks-Fire Walks With Me"
di Angelo Badalamenti dall'incedere bristoliano quasi elegante.

In definitiva "The Director's Cut" risulta essere ben pensato e
realizzato,se pur permeato spesso da un grottesco senso dell'horror.

by Massimiliano Drommi - 16-10-2001


ARAB STRAP + BRIGHT EYES-21/05/2001-Musica Nelle Valli, S.Martino Spino(MO)

L'edizione 2001 di Musica Nelle Valli,la sesta per l'esattezza,
si conclude in un umido lunedì di fine Maggio con un bilancio
tuttosommato positivo,un'affluenza di circa 1200 persone,
300 in meno rispetto l'anno precedente.
Dopo le "nuove glorie" di certa scena esterofila nostrana
(Yuppie Flu,Giardini di Mirò...),e di certa scena statunitense
(Burning Airlines,Old Time Relijun),la chiusura dei cancelli è
affidata agli scozzesi Arab Strap,vale a dire Aidan Moffat e
Malcom Middleton accompagnati da altri musicisti.
'The Read Thread' è l'album degli Arab Strap da poco uscito su
Chemikal Uncerground,la label di Glasgow che li ha riaccolti
in casa dopo la sbornia sulla major Go!Beat,considerando la
continua ascesa e i sempre maggiori consensi da parte di
pubblico e critica;un pò come i loro conterranei Mogwai,
saliti alla ribalta nel medesimo periodo in cui Glasgow
iniziava a fotografare la vitalità della propria scena musicale
sul finire degli anni '90.
Le riflessioni a tutto tondo sulla dimensione sensuale/affettiva,
sulle storie legate ad incontri a sfondo sessuale,sulle sciagure,gli strascichi e le piccole e grandi miserie concepite nel legame
emotivo con l'universo femminile, rappresentano da sempre
le ossessioni di Aidan Moffat,che perpetuandole continua
deliziosamente ad ammorbarci sul medesimo registro vocale,
sommesso e passionale.
Senza grossi sforzi d'immaginazione, gli Arab Strap si collocano
ai vertici tra le migliori realtà europee,anime perse
nell'inespugnabile regno della disillusione amorosa,gli unici
alter ego dei Tindersticks,padri primigeni dell'ultima ondata
più significativa marcatamente rivolta alle sensibilità
tipiche dell'immaginario del "crooner".
A rompere il ghiaccio ci pensano i Bright Eyes,la band
di supporto americana, che rivela con molta naturalezza la propria
indole,stralunata e lo-fi al punto giusto. Alle 23 in punto gli Arab Strap,inaspettatamente con aria
sorniona e beffarda cominciano a scorrere i titoli delle canzoni
in scaletta:l'apertura è affidata all'elegante incedere di
'Packs of Three,poi'New Birds'e'Soaps'(da'Philophobia');
le successive sono'Scenery','The Devil Tips','Infrared'
(da'The Red Thread').
Gli arpeggi sibillini di Malcom spaccano il secondo,mentre
lo sguardo tra l'assente e l'intimidatorio è perennemente
indirizzato verso chissà quale soggetto/oggetto in fondo
al lato sinistro del palco.
Aidan invece conferma la cupa e profonda intensità vocale,
monotona e trascinante.
Gli epici crescendo sonici,nei loro repentini guizzi,ricordano
molto da vicino i Mogwai più spontanei di 'Young Team';
i rumori chitarristici danno spessore e vigore alle composizioni,
dall'ossatura scarna ed essenziale.
Nel mezzo vengono proposte 'Rochet,Take your Turn' e 'Blackness',
ovvero il singolo in edizione limitata di 1000 copie
uscito nel 2000;si prosegue con 'Infrared',dove Aidan è
affiancato come in alcuni altri episodi da una minuta corista,
quindi 'Pro-(your)Life', per terminare con la gloriosa
'The Girls of the Summer'.
Gli Arab Strap si dileguano nell'ombra per una manciata di minuti;
quando tornano sul palco per il bis ad attenderli c'è una ragazza
visibilmente eccitata dall'esito della performance,e Aidan,
tradendo la sua presunta fama di amante del gentil sesso,
altro non sa fare che perdersi tristemente in un bicchier d'acqua, scacciando bruscamente la malcapitata con un irriverente
"fuck you,what do you want...?"
La ripresa è con 'Afterwardws','Screaming in the Trees'e
'Turbolence',il nuovo singolo davvero incredibile nella versione
remix curata dai Bis,sorta di vortice new wave di chiara
reminescenza New Order.
Estenuati,gli Arab Strap si riaffacciano per l'ultima volta,
si rimpossessano degli strumenti,e si congedano definitivamente
con una saporifera ninna nanna.

by Massimiliano Drommi - 15-6-2001


Destiny’s Child - Survivor



Hanno cominciato l'anno vincendo ai Brit Awards, pubblicando l'album 'Survivor' e arrivando in testa alle classifiche mondiali con l'omonimo singolo. Le aspettative dopo il loro 'The writing's on the wall' che ha venduto 10 milioni di copie erano alte, ma loro sono sopravvissute alla pressione dei fan e dei media pubblicando l'ennesimo album degno di nota dimostrato di valere nel mondo del R&B; per quelli di voi che se lo chiedono questo R&B non ha nulla a che fare con quello calcolato, superficiale e finto di Jennifer Lopez,per fortuna.
Più di un'ora di musica, 18 canzoni tra battiti pop, jazz e testi pungenti, che possono non soddisfare quelli più scettici essendo l'album a volte monotono e contenente canzoni deludenti come la cover di 'Emotion' dei Bee Gees. Dall'altra parte però c'è l'ilare 'Happy face', e canzoni potenti come 'Independent women part 1' seguita dalla versione 'disco' 'Indipendent women part 2'. Da comprare, se avete voglia del vero R&B e non riuscite a sopportare quello fasullo di...


by Ands - 10-6-2001


Il mestiere delle armi (Italia 2000)

di Ermanno Olmi con Hristo Jivkov (Giovanni de' Medici), Sergio Grammatico (Federico Gonzaga), Sandra Ceccarelli (Nobildonna mantovana)
1526; gli ultimi giorni e le ultime imprese di Giovanni de' Medici, eroico e intransigente condottiero papale che tenta di sbarrare il passo verso Roma agli Alemanni: la sua tattica, attaccare senza tregua il nemico persino di notte (allo scopo fa brunire le armature dei suoi uomini, guadagnando il soprannome di Giovanni dalle Bande Nere) riuscirebbe senz'altro vittoriosa se il Gonzaga non fornisse agli Alemanni la preziosa artiglieria, vera novità dell'epoca, che ucciderà Giovanni e permetterà il famoso Sacco di Roma.
Giovanni dalle Bande Nere non era un uomo del suo tempo: da un lato aveva ideato una tattica militare avveniristica, dall'altro non concepiva l'uso delle armi da fuoco, che proprio in quegli anni stavano cambiando il concetto di battaglia e di eroismo individuale, come evidenziato da Ariosto in un passo dell' "Orlando Furioso" e ricordato da una citazione di Tibullo a inizio film; ambivalente, animalesco e igienista insieme, quest'uomo non poteva che soccombere alla Storia. Del resto, la vicenda narrata mantiene sempre un'atmosfera sommessa, "piccola": il mondo è un'eco lontana ma incombente, di cui si ha notizia solo attraverso dispacci militari, alle alte sfere del comando, o privati, alla moglie di Giovanni. Olmi riprende invece la contraddizione dell'epoca, vista "in grande", dedicando molto spazio sia alla fatica fisica dei soldati sia alla fabbricazione di schioppi e cannoni: sicuramente le sequenze più riuscite del film, che non riesce ad essere appassionante fino alla fine; durante la lunga agonia di Giovanni difatti cade la tensione e cede il passo, ebbene sì, alla noia... Lo stoicismo del protagonista si fa esagerato, i flashback riguardanti la storia d'amore con la nobildonna non riescono ad approfondire quest'ultimo personaggio; peccato, perchè l'ansia con cui si attende la fine del film può farne dimenticare gli altri meriti.

by Vera Brozzoni - 20-5-2001


Intimacy - Nell'intimità (Francia 2000)

di Patrice Chéreau con Mark Rylance (Jay), Kerry Fox (Claire), Timothy Spall (Andy)
Jay e Claire si incontrano ogni mercoledì a casa di lui per fare l'amore e nient'altro; non sanno nulla delle rispettive vite, non vogliono saperlo, vogliono solo trovare sollievo nel corpo dell'altro. Quando Jay, rompendo un patto non scritto, cercherà di conoscere la vita di Claire, scoprirà che lei ha un marito e un figlio; è l'inizio di un inseguimento reciproco che determinerà la fine del loro rapporto.
Immersi in colori lividi che li fanno somigliare a quadri di Schiele o di Bacon, i personaggi ci appaiono come spettri fin troppo incarnati; frammenti di un'umanità disgregata, sconnessa, non vogliono arrendersi ad un freddo individualismo di facciata che naturalmente cela un immenso bisogno di amore. Ma ci si può fidare dei sentimenti? Siamo sicuri che non ci voltino le spalle nel momento peggiore, trasformandosi in qualcosa che non avevamo previsto? In ogni caso, volenti o nolenti, è alle emozioni che si affidano Jay e Claire per vivere: si curano col veleno. La difficoltà ad ammettere con se stessi e con gli altri che cosa si vuole davvero è un male diffuso, in questa Londra dal cielo perennemente sans soleil; tuttavia tale vuoto "mi ferisce, ma non mi uccide", come urla Claire; la sua amica Betty (Marianne Faithfull, una che se ne intende...) parla di morte e rinascita; Victor, amico di Jay, alla fine "inizia a pensare a se stesso"; nessuno vuole perire e in effetti nessuno perirà, anche se sarebbe fuori luogo intravedere un barlume di speranza, quanto piuttosto l'estremo porto della cocciutaggine. Il teatro, tema finalmente usato senza ombra di intellettualismo, è lungi dal diventare metafora della vita: è la vita a straripare dal ruolo che il teatro le concede, gli attori della compagnia in cui recita Claire sono prima di tutto persone (destinate perciò a fallire come attori) la cui umanità non riesce a nascondersi; la durezza del film sta proprio nella sua assenza di alternative:l'angoscia e il dolore esistono, rimangono e basta.

by Vera Brozzoni - 13-5-2001


Sotto la Sabbia (Francia 2000)

di François Ozon con Charlotte Rampling (Marie), Bruno Cremer (Jean), Jacques Nolot (Vincent), Alexandra Stewart (Amanda)
Marie, signora borghese non più giovane, perde in mare l'amato marito Jean ma non accetta la sua scomparsa: per troppo amore o per immaturità, la donna rimuove il lutto, continuando a vedere Jean accanto a sé e parlandone come se fosse ancora presente; ma la sua folle autosuggestione non potrà durare per sempre e Marie dovrà infine riemergere da "sotto la sabbia".
Costruito sul volto e sul corpo dell'intensissima Charlotte Rampling, il film ci accompagna nei meandri di una psicologia tormentata e visionaria quanto fragile: quella di una donna che rifiuta di aprire gli occhi sulla tragedia e si affida a un mondo di fantasmi. Improvvisamente sola, essa ricrea a sua misura la figura del marito morto, il quale diventa anche consigliere, consolatore, spettatore a seconda delle esigenze; i bruschi richiami all'evidenza (una telefonata dalla gendarmeria, la franchezza degli amici) vengono ignorati in modo o sdegnato o divertito, l'ingresso di un altro uomo nella vita di Marie non fa crollare il castello di menzogne in cui si è barricata. La consapevolezza deve nascere da dentro, e lei la troverà prima grazie al confronto con l'impietosa suocera (la quale preferisce pensare che il figlio si sia ucciso o si sia rifatto una vita, pur di scaricare la colpa su Marie), poi mediante la catartica visita all'obitorio: una scena che dà i brividi.
Frequentemente "sdoppiata" dalle immagini allo specchio, Marie in realtà non vuole guardare né guardarsi: siamo solo noi spettatori ad osservarla in lunghi piani-sequenza mentre ricostruisce l'importante pilastro che le è mancato, tassello per tassello. Nessun episodio è gratuito o virtuosistico, il percorso interiore della potagonista viene mostrato con sobrio rigore e ciò stupisce chi aveva visto i precedenti film di Ozon, i pretenziosi "Sitcom" e "Les amants criminels"; un gran balzo in avanti, insomma, affidato fra l'altro ad un mare minaccioso e inquietante e a musiche perfettamente aderenti alla storia.

by Vera Brozzoni - 13-5-2001


Old Time Relijun-30/04/2001-Faenza , (Clandestino)

A distanza esatta di un anno,tornano nuovamente in Italia gli Old
Time Relijun per,anche questa volta, un considerevole numero di
date sparse in lungo e in largo per la nostra penisola,segno forse
del gradimento da parte del pubblico,o forse più semplicemente segno dell'ammirevole disponibilità dei nostri
nell'intento di promuovere nel migliore dei modi la loro musica.
A distanza esatta di un anno,si diceva in apertura,in compagnia di
Bonnie Prince Billy Quartet nella data al Link di Bologna: sia pure
in direzioni differenti,entrambe le formazioni resero bene l'idea
di un iscindibile legame con la "vecchia musica delle radici" che
dalle loro parti,in America,è qualcosa di più che un semplice
genere musicale.
Ma torniamo a noi,e più precisamente agli Old time Relijun,chi sono?
Tre giovani fracassoni che si dilettano nello stile libero del
rock'n'roll più bastardo della specie.
Il giorno successivo sarà il primo di Maggio,e come ogni giorno
prefestivo che si rispetti,si è in molti ad affollare strade,
autostrade,pubs,osterie ed anche piccoli locali come il Clandestino.
Intorno alla mezzanotte inizia il concerto,il pubblico,per lo più
composto da "casuali e curiosi" sembra gradire,ma nel giro di neanche
mezz'ora il Clandestino si svuota per lasciare spazio ai fans.
L'attacco iniziale di Arrington De Dionyso con la sua chitarra
da "dilettante" introduce immediatamente in una dimensione rock
dai percorsi non obbligati ma dovuti:riffs ultra minimali sputati con
imperizia dalla sei corde,che poco importa se non è ben accordata
(vero Arrington?);sferragliate di slide,ritmiche mutuate dal jazz e
dal blues,punk rozzo e ossa rotte,i Cramps e Captain Beefheart che
si battono a braccio di ferro,filastrocche infantili e ruggiti vocali.
Ma ciò che fa più male è la sensazione che si prova quando sembra di
riascoltare,a tratti,il formidabile Jon Spencer con la sua Blues
Explosion di "Crypt Style", quando aveva tutto da perdere e poco
da guadagnare.Per fortuna,con il concerto Arrington De Dionyso
ha voluto ricordarci quanto già detto qualche anno fa con l'uscita
discografica su K records,ovvero le sue origini:utero e fuoco;
e noi non possiamo sperare che continui a mantenerle in bell'evidenza.


by Massimiliano Drommi - 12-5-2001


LOW -Things We Lost In The Fire-Album(Tubgoat)

Eravamo già rimasti estasiati alcuni mesi fa dall'incantevole e.p.
"Dinosaur Act",sensibile testimonianza dell'immutato universo chiamato
LOW,segnale premonitore dell'indiscutibile bellezza che sarebbe apparsa in seguito,"Things We lost In The Fire" per l'appunto.
La timidezza degli esordi sembra essersi stemperata in una maggiore
coscienza melodica,pur sempre permeata da un'estrema gentilezza sia
nell'impianto compositivo che nell'approccio stumentale:canzoni da far
rimpicciolire
il cuore senza via di scampo,una vulnerabilità fuori
dal comune che mette in ginocchio inesorabilmente sul medesimo
registro,è senza ombra di dubbio impresa che lascia intravedere
un'unica via d'uscita:l'incontenibile malinconia metabolizzata ed
operante negli animi del trio di Duluth,Minnesota.Lentezza esasperante
e frgilità allo stato puro è l'incombente scenario caro ai LOW,con
uno sguardo rivolto verso il cielo aspettando che arrivi l'aiuto tanto
invocato.......
Per l'occasione bene si prestano alcuni arrangiamenti d'archi,
piano e l'inconsueta tromba di Bob Weston,il tutto assemblato con
compostezza,quasi a voler porre rimedio a qualcosa che tanto
è irrimediabile,come oramai è la proposta dei LOW,abbandonati per sempre alla deriva di ciò che il fuoco ha crudelmente bruciato.


by Massimiliano Drommi - 12-5-2001


Matmos- A chance to cut is a chance to cure





La musica sperimentale imbocca sempre strade nuove e i Matmos stanno aprendo una nuova via, calpestando prati vergini . I suoni ci parlano, i battiti ci accompagnano all’interno di questo ospedale virtuale dove basta chiudere gli occhi per essere guidati all’interno di sale operatorie ed ascoltare i suoni di apparecchiature per la liposuzione, agopuntura e operazioni con il laser. L’album parte con ‘ Lipostudio…And So On’ composizione che inizia con suoni di chitarra e clarinetto, accompagnata da un leggero battito al quale si aggiunge ‘elegantemente’ il suono dei tubi di risucchio; i suoni sono quasi ‘post-rockeggianti’ semplici ed altrettanto efficaci. La seconda traccia, ‘Lasik’, sulla operazione oculare con le nuove tecnologie laser, è caratterizzata da suoni acuti, sibili, strilli estremamente irritanti, l’album continua a stupirci portandoci da un reparto all’altro con suoni sempre nuovi ed originali. Tutte queste frequenze che giungono al nostro orecchio sono prese da vere sale operatorie, rendendo l’album vivo ed allo stesso tempo astratto. Drew Daniel e Mc Schmidt sono alla ricerca del suono stesso, ricerca che riesce pienamente.



by Ands - 9-5-2001


Ash - Free all angels

Quando si arriva alla fine di questo CD e si deve cominciare a scriverne, dispiace moltissimo di non essere abbastanza abili da riuscire a trasmettere con le parole le sensazioni che producono le 13 tracks contenute in esso.
Ritengo che questo disco degli Ash, il terzo della loro carriera dopo "1997" e "Nuclear sounds", valga la pena dell'ascolto e, perchè no, dell'acquisto da parte di chi ama il genere.
La band e' capace di passare dai ritmi piu' energetici e "rumorosi" e di conseguenza piu' rock (Walking barefoot, Cherry Bomb, Shark, ecc) a ballads delicate e avvolgenti (Candy, Someday), che spesso riportano indietro nel tempo. Niente giochini elettronici o sperimentazioni varie: qui non c'è ombra di artificio, ma solo sano pop-rock dal ritmo irresistibile. Inutile dire che l'Irlanda, paese di origine dei componenti del gruppo, si riconferma inesauribile fucina di talenti.
Sentirli suonare on stage quindi,il 20 di maggio avrà luogo a Milano l'unico loro concerto italiano, sara' quindi un vero piacere.

by Manuela Pecora - 7-5-2001


Il Tempo dei Cavalli ubriachi

Il Tempo dei Cavalli ubriachi (Kurdistan 2000)
di Bahman Ghobadi con i cinque fratelli Ekhtiar Dini nella parte di loro stessi
La vita di cinque ragazzini orfani, i fratelli Ekhtiar Dini, fra cui lo storpio Madi, si svolge in un villaggio ai confini fra Kurdistan e Iraq; la figlia minore deve crescere, Madi deve essere operato per non morire: la ragazza più grande si sposa e i due mediani si destreggiano con vari lavori, ma a quanto serviranno i loro sforzi? Il titolo si riferisce all'uso di far bere alcool, per scaldarli, ai muli che devono trasportare merci di contrabbando oltre confine: ma se i muli si ubriacano e non sono più in grado di muoversi diventa ancora più difficile sfuggire alle imboscate dei cecchini iraqeni.
Il film ha i pregi e i difetti del "cinema-verità", un genere che personalmente non amo a causa della sua programmatica, e a volte ipocrita, ricerca della commozione (penso a "Lavagne" di Samira Makhmalbaf). Tuttavia Ghobadi ha avuto l'intelligenza di organizzare un materiale stilisticamente raffinato e non falsamente grezzo: le immagini bellissime, i complessi piani-sequenza, la delicatezza nel filmare le scene domestiche tolgono qualsiasi volontà "pietistica" (il piccolo Madi sarebbe stato una ghiotta occasione per fare un po'di melodramma...) e lo spettatore, se anche non si sente del tutto partecipe al dramma dei ragazzi, non viene neanche preso in giro. Non so fino a che punto, in casi come questo, si possa parlare di sceneggiatura o di mano autoriale: ma il risultato finale è una pellicola suggestiva e tanto più emozionante quanto più onesta.

by Vera Brozzoni - 5-5-2001


Tabù - Gohatto

Tabù - Gohatto (Giappone 2000)
di Nagisa Oshima con Beat Takeshi (Hijikata), Ryuhei Matsuda (Kano), Shinji Takeda (Tashiro)
1865: il giovane e bellissimo Sozaburo Kano viene ammesso nella rigida milizia samurai Shinsen Gumi; da subito il suo fascino miete vittime (anche in senso non figurato) e la sua misteriosa sanguinarietà allarma i superiori. Come sempre, affinché la comunità ritrovi la pace è necessario un sacrificio...
Oshima torna alla ribalta con un film carico di passionalità e ambiguità, che all'inizio ha quasi il sapore di un manga: i frequenti sipari neri di commento scritto, l'uso di "tendine" per i cambi di scena, la manifestazione parlata del pensiero dei personaggi rendono l'atmosfera avvincente senza essere (ancora) drammatica, lieve e pur densa di contenuti. Ma mentre l'aria che si respira si fa sempre più inquietante, tali espedienti si fanno radi e lasciano emergere la profondità delle figure: Kano perde la sua aura mitica e immota, i samurai lasciano serpeggiare la sensualità, Hijikata (Takeshi, svilito dal doppiaggio a una sorta di Harvey Keitel giallo) da spettatore esterno ma non innocente riesce infine a cogliere la dinamica morbosa della vicenda; esemplari, in tal senso, le lunghe scene di combattimento, tanto erotiche da divenire summae dell'equazione amore/guerra.
Funzionale al clima di mistero è la fotografia dai toni o torbidi, nelle scene diurne, o acquatica in quelle notturne; viene escluso totalmente il colore rosso, significativamente riservato al sangue, ai costumi delle geishe e al kimono di Kano nel finale. Ma lo splendore delle immagini risultanti non è mai gratuito o fine a se stesso: Oshima usa la bellezza per parlare della bellezza. Oshima cita il libro "I racconti della luna pallida" (da cui il grande Mizoguchi ha tratto il suo quasi omonimo capolavoro) in una scena squisitamente metacinematografica. Oshima è un genio!

by Vera Brozzoni - 5-5-2001


Jarabe De Palo - De vuelta y vuelta

JARABE DE PALO - DE VUELTA Y VUELTA (VIRGIN 2001)
Arrivati al terzo album della loro carriera, dopo "La flaca" (1996) e "Depende" (1998), gli Jarabe De Palo di Paul Donés si riconfermano come una delle piu' piacevoli realta' musicali non anglo-sassoni, nonché il gruppo d'esportazione per eccellenza dela Spagna. Il sound é quello di sempre, un'accattivante miscela di rock e pop filtrati al colore ed al calore della musica caraibica (CUBA é da sempre la loro passione), senza dimenticare la lezione di alcuni maestri del genere latino-americano, leggi Carlos Santana. Il disco vuole essere un omaggio al tempo e all'esperienza acquisita nel corso degli anni, come spiega Donès in una nota posta all'interno della cover e nel brano "Tiempo". Anche a questo CD degli Jarabe ha collaborato Jovanotti, che pare averci preso gusto, visto che non perde occasione per essere al loro fianco anche durante le apparizioni live. Nel complesso, dunque, un album estremamente orecchiabile e godibile, sicuramente degno di essere preso in considerazione.

by Manuela Pecora - 3-5-2001


Gorillaz

GORILLAZ (EMI 2001)
Gorillaz, ovvero il gruppo che non c'è. Infatti gli strani componenti della band (Murdoc, 2-D, Russel e Noodie), non sono altro che cartoons nati dalla mente visionaria, e un po' perversa, di Damon Albarn (Blur) e Jamie Hewitt, noto fumettista nonche'suo amico di vecchia data. Ai due si e' poi aggiunto Dan Nakamura The Automator, produttore titolato. Chi suona in realta' non e' dato di sapere, anche
se la voce di Damon, malgrado venga contraffatta, sia riconoscibilissima. Le note di copertina avvertono poi che questo e' un "interactive CD-Rom" ed infatti basta inserirlo nel computer per scoprire che il suo utilizzo non finisce col puro ascolto. Dal punto di vista strettamente musicale, si puo' dire che nasce dall'incontro della passione di Alban per il groove e la predilezione di Dan The Automator per il pop, a cui si aggiungono le specializzazioni (reggae, musica latina, hip hop) dei numerosi collaboratori:Miho Hatori di Cibo Matto, il rapper californiano Del Tha Funky Homosapien, il cubano Ibrahim Ferrer e Tina Weymouth, ex Talking Heads ed ex Tom Tom Club. Il risultato, al di la' dell'evidentissima impronta dei Blur, è un insieme di quindici tracks che, tranne alcune eccezioni, possono piacere, ma non trascinare. Degne sicuramente di nota la promozionatissima "Clint Eastwood" come pure "Re-Hash" e "Tomorrow comes today". Ad ascolto ultimato sorge però il dubbio che per Damon questo CD non sia altro che un " divertissement" del momento.

by Manuela Pecora - 30-4-2001


Quasi famosi - cinema

QUASI FAMOSI (USA 2000)
di Cameron Crowe con Patrick Fugit(Wiliam Miller), Kate Hudson(Penny
Lane), Billy Crudup (Russell), Frances McDormand (madre di William).
Malgrado i premi ricevuti, non ultimo il recente Oscar per la miglio- re sceneggiatura, il film non appartiene alla categoria dei capolavo-ri. Nonostante ciò, rimane un prodotto piacevole, ben confezionato,
molto ben recitato e divertente, anche se mancante di un pizzico di critica verso gli anni '70, periodo in cui e'ambientato.
Il regista, esponente di primo piano della new wave hollywodiana, vi narra un episodio accadutogli in gioventu', quando sedicenne, venne incaricato dalla mitica rivista Rolling Stone di seguire il tour de- gli Allman Brothers e di scriverne un articolo. Il protagonista del film e'un ragazzino di San Diego, che a 11 anni viene "iniziato" al rock'n'roll dalla sorella, la quale, prima di andarsene di casa a causa dei continui litigi con la madre, lascia al fratellino una bor-borsa piena di materiale vinilico: Who, Led Zeppelin, Jony Mitchell, Simon & Garfunkel, ecc. Crescendo, la passione per questo genere mu- sicale lo porta a scrivere articoli per una rivista locale, diretta da Lester Bangs, che gli insegna le prime regole di questo mestiere, tra cui quella di non cercare mai d'essere amico delle rockstar se vuole diventare un vero giornalista. Una sera William si reca ad un concerto del gruppo "quasi famoso" degli Stillwater, per intervista-re i suoi componenti. Lì conosce una groupie che si fa chiamare col nome di beatlesiana memoria Penny Lane. Grazie alla fanciulla, Wil- liam riesce ad essere ammesso al backstage della band e invitato dai musicisti stessi a seguirli on the road. Nel frattempo il capo re- dattore di Rolling Stone, al quale sono giunti alcuni suoi articoli, gli affida l'incarico di scrivere un pezzo sugli Stillwater.
Comincia cosi' la grande avventura del ragazzino, che ben presto sco-pre le "grandezze e miserie" di questo mondo: la droga, il sesso, i
continui contrasti tra i musicisti e, infine, l'amore.
Non trattandosi di un film di critica sociale, e' ovvio che tutto fi-
nisce per il meglio, anche se questo "viaggio iniziatico" termina per
William con la perdita della sua innocenza.

by Manuela Pecora - 30-4-2001


Le fate ignoranti

Le fate ignoranti (Italia 2000)
di Ferzan Ozpetek con Margherita Buy (Antonia), Stefano Accorsi (Michele), Gabriel Garko (Ernesto), Andrea Renzi (Massimo)
L'altoborghese Antonia rimane vedova di Massimo e scopre che costui aveva da tempo una relazione con Michele; lentamente la diffidenza reciproca fra i due amori di Massimo lascia spazio all'amicizia, alla comprensione e all'affetto, sotto lo sguardo complice della "comune" non solo gay in cui Michele vive.
Si deve sempre dire la verità, a chiunque, in ogni caso? E' giusto rischiare di compromettere la stabilità di una persona per far trionfare l'ideale della sincerità? Il quesito ha diverse risposte a seconda delle scene del film; a seconda del bene effettivo che si riesce a fare a chi ci sta vicino e ha bisogno di noi. Grazie a tale questione Ozpetek trascende lo schema del solito film pro-tolleranza e costruisce un film godibile e sorridente,anche se varie situazioni rimangono un po'programmatiche e retoriche: i personaggi di contorno mi son sembrati una congerie di casi umani fin troppo perfetti per le esigenze di una sceneggiatura che alla fine salva tutti e chiude sulla speranza di un nuovo amore (un amore nuovo). Gli attori sono tutti azzeccati, ma la dizione troppo impostata dei protagonisti toglie spontaneità alle fasi più drammatiche;la bella fotografia e i sinuosi movimenti di mdp accentuano la partecipazione del regista verso i casi che racconta, ma forse una dose in più di sgradevolezza e di coraggio non avrebbe guastato. Una menzione a parte per i titoli di coda, sprazzi di making of del film divisi fra immagini degli attori e del regista durante il Gay Pride romano del luglio scorso e durante la ripresa delle scene: come dire le due anime del film, quella "a tesi" e quella "artistica".

by SEOM - 16-4-2001


The Aluminum Group - Pelo



Quarto album per i fratelli Navin, che si avvalgono della collaborazione di artisti della scena musicale di Chicago, che danno a questo lavoro un tono speciale. La musica è jazz-pop semi sperimentale con una superficie sonora semplice e morbida, ma se guardata in modo più profondo è ben strutturata, intrigante ed a sprazzi nauseante. Vengono emesse ondate di calore che sono capaci di riscaldare l’atmosfera ma il suono tende principalmente al cool. Gli arrangiamenti di per sé sono degni di nota e rendono l’ascolto ogni volta piacevole. Il problema principale è che le emozioni non vengono sempre trasmesse perfettamente e non ci si sente esattamente assorbiti dai suoni e coinvolti dalle liriche, ma tutto è ad una certa distanza.


by Ands - 9-4-2001


Arab Strap - The Red Thread



Tornano gli Arab Strap di Aidan Moffat e Malcom Middleton, che in questo nuovo lavoro esplorano gli stessi territori degli album precedenti: anime desolate, vuote e sofferenti. The red Thread è forte ed infettivo, lasciando l’ascoltatore scosso ed emotivamente turbato. La voce di Moffat ondeggia e si perde in lunghi mormorii che vengono accompagnati dagli suoni aridi del compagno, che vanno da semplici suoni acustici a torrenti di chitarre che bagnano i battiti nel sottofondo. Anche se la tematica è principalmente una sola, rimorsi e rapporti che svaniscono nel nulla, queste emozioni vengono suddivise bene nelle tracce, rendendo ogni canzone una storia a sé. L’album conferma che gli Arab Strap sono una delle migliori band della scena underground britannica.


by Ands - 9-4-2001


il mistero dell'acqua

IL MISTERO DELL'ACQUA (USA 2000)
di Kathryn Bigelow con Sarah Polley (Maren), Ciaran Hinds (Louis Wagner), Vinessa Shaw (Anethe), Catherine McCormack (Jean), Sean Penn (Thomas), Elizabeth Hurley (Adaline)
Due storie si incrociano: quella di un duplice delitto avvenuto nel 1873 su un'isola al largo di Portsmouth e quella di una fotografa che, ai giorni nostri, si reca in loco su una barca per un servizio fotografico e capisce quanto la versione ufficiale dei delitti sia lacunosa ed inquietante; la progressiva scoperta del reale svolgimento dei fatti coinciderà con lo sfaldarsi dei rapporti fra la fotografa, il marito e gli altri occupanti della barca.
Il film inizia in maniera lenta e "antipatica": chi se ne frega di quei quattro stronzi in barca a vela con le facce da fotomodelli e cosa c'entrano coi bellissimi personaggi ottocenteschi, ben più interessanti? In realtà è la maestria della Bigelow a manovrare il contrasto di atmosfere, a creare un "polanskiano" senso di angoscia per far risaltare il misterioso legame fra le due storie, ad incastrare i flashback a catena e ad accelerare sempre più i tempi della narrazione, fino alla conclusione spasmodica; e già a questo punto si può dire di essere di fronte a un bellissimo film. Ma la sceneggiatura mette in campo molte più sfumature psicologiche, sguardi e ricordi che complicano i rapporti di ognuno con tutti gli altri e fanno sempre sospettare che in entrambe le vicende vi sia qualcosa di non detto, di sotterraneo e razionalmente incomprensibile; perversione/frustrazione sessuale, sensi di colpa e volontà di trovare (o addirittura di essere) un capro espiatorio, solitudine ed insicurezza sono alcuni dei fili rossi che percorrono ogni inquadratura fino all'impossibile doppia catarsi finale: la redenzione non arriva, l'angoscia continua ad aleggiare. Niente più luci colorate e adrenalina alla "Strange Days", ok, ma anche chi cerca in questo film le acrobazie tecniche della Bigelow "tradizionale" non sarà deluso: la tempesta che colpisce la barca a vela è stupendamente girata, le inquadrature velocizzate delle nuvole in corsa non sono mai gratuite. In breve, credevo che avrei scritto una stroncatura, e invece...

by SEOM - 8-4-2001


Rose Camune

Si è tenuta ieri sera, dopo la proiezione del capolavoro bressoniano "Au hazard Balthazar", la premiazione del Bergamo Film Meeting, durante la quale sono state consegnate le tre Rose Camune di bronzo, argento e oro: vincitori sono risultati rispettivamente il francese "Lise et André" di Denis Dercourt, drammatica indagine sul reale potere della fede di compiere miracoli; "Mayis sikintisi" ("Nuvole di maggio")del turco Nuri Bilge Ceylan, molto poetico, profondo e metacinematografico (anche se talvolta, lo confesso, l'attenzione alle piccole cose della natura in cui si rivela il senso della vita mi pare pretestuosa; ma è caratteristica dominante di tanto cinema mediorientale, da Kiarostami in poi); "Dubbel-8" ("Super-8"), commedia svedese sull'infanzia firmata da Daniel Fridell. Come già gli anni scorsi, pare che il pubblico votante del BFM tenda a premiare opere emotivamente coinvolgenti, siano esse comiche o drammatiche, svalutando i pregi formali o intellettuali di altri film; se da un lato ciò può essere indice di superficialità, dall'altro sgombra il campo da operazioni cerebrali ed autocompiaciute come "Le presentiment", estenuante film belga.
L' auditorium era pieno come un uovo, faceva caldissimo; a presentare la premiazione erano Angelo Signorelli ed Emanuela Martini coi suoi sublimi capelli gialli e rossi: i due han colto l'occasione per ringraziare e salutare la regista Agnes Varda, presente in sala (l'applauso è stato lunghissimo ed emozionante) e informare che la prossima edizione del Meeting verterà sul regista ungherese Bela Tarr (autore di un film di 8 ore!), su Giorgio Bianchi (retrospettiva curata da Gianni Amelio; Bianchi è stato maestro nella commedia italiana degli anni '40-'50 con Totò, Alberto Sordi, Franca Valeri) e l'horror vampirista di Roy Ward Baker. Ma è poi sicuro che il XX BFM ci sarà? In realtà pare di no, visto l'enorme ed ingiustificato taglio dei fondi da parte della Regione Lombardia; l'organizzazione promette di rimboccarsi ancora di più le maniche (praticamente fino al collo) per farcela, ma senza una risposta degli Enti tali sforzi saranno inutili. Chi volesse avere maggiori informazioni sul Meeting e sulle iniziative connesse può trovarle su www.alasca.it .

by Vera Brozzoni - 25-3-2001


The Magnetic Fields - 69 Love Songs



Torna con il suo sesto album, Stephin Merritt, considerato come uno dei migliori cantautori americani moderni. 69 canzoni su tre cd, suonate e cantate con stili diversi tutte sullo stesso tema: l’amore. Detto cosi’ sembrerebbe monotono e sdolcinato, ma Merritt ha creato un vero capolavoro. Testi scherzosi, ironici, semplici e forti con sottofondi musicali che variano dal pop al country al folk al reggae con strumenti come banjo, pianole anni 80 e chitarre. ‘Apretty girl is like a violent crime/ If you do it wrong you could do time/but if you do it right it is sublime’ ‘I’d rather just go dancing/…/There’ll be time enough for sex and drugs/ In Heaven, my love/And time enough for rocking/When we’re old’ Sono due delle tante idee stravaganti di questo autore unico che si dimostra grande rendendo ogni secondo delle 69 canzoni speciale. Un album fuori dal comune che rimane impresso sia per la qualità che la quantità , consigliato a tutti quelli che vedono l’amore secondo un’ottica diversa dal comune.

by Ands - 20-3-2001


BERGAMO FILM MEETING (17-25 marzo)

E’ iniziata ieri pomeriggio la XIX edizione del BFM, unico festival cinematografico in Lombardia, al quale la Regione ha incomprensibilmente tagliato i fondi; nonostante i problemi di budget, il programma è valido e fornito (informazioni sul sito www.alasca.it/bfm ) e conta, oltreché i film in concorso, una personale sul regista francese Jacques Demy una sui film tratti dai romanzi di Graham Greene e un’esilarante selezione di cartoni animati Fleischer: Braccio di Ferro, Betty Boop, Superman... L’Auditorium dove si svolgono le proiezioni è gremito di pubblico, composto per lo più da giovani; ma guardando bene si scorgono i volti dei maggiori critici cinematografici italiani. La gente si attarda nell’atrio della sala, dove sono in vendita libri sul cinema a prezzo ridotto, cataloghi dei Meeting degli anni scorsi e pile di numeri di “Cineforum”, che ovviamente vanno a ruba; l’atmosfera è insomma euforica, più di quanto mi aspettassi io che frequento la manifestazione da un po’. Cos’è che entusiasma e contagia tutti? Forse il fatto che il primo film in concorso è italiano, ed è il primo film italiano realizzato secondo il Dogma 95 (la “tavola dei comandamenti” cinematografici ideata da Lars von Trier, il regista di “Dancer in the Dark”)? Forse il clima primaverile? Sta di fatto che, ancora una volta, l’inizio del BFM è sentito come un evento, l’aprirsi di una parentesi, l’occasione per conoscere registi, critici, attori, eventuali morosi; la carta vincente è infatti l’assenza di apparati tipici dei festival più grandi: niente passerelle, niente star né guardie del corpo, niente distanze fra pubblico e altre categorie, è tutto quasi confidenziale.

In mezzo a tale frenesia risulta persino più facile accettare che il film italiano, “Diapason”, non sia un capolavoro... ad ogni modo, la successiva visione del grande “Il terzo uomo” di Carol Reed, 1949, riconcilia anche gli animi offesi e li prepara agli ultimi sketches animati della serata; dopodiché, la gente continua ad attardarsi davanti all’ingresso fino ad orari indefiniti. Riuscirà l’accoglienza del pubblico a mantenersi così calorosa fino alla fine? A giudicare dalle visioni che ci attendono, sembra impossibile il contrario; vi farò sapere, ciao.

by Vera Brozzoni - 19-3-2001


BERGAMO FILM MEETING (17-25 marzo)

E’ iniziata ieri pomeriggio la XIX edizione del BFM, unico festival cinematografico in Lombardia, al quale la Regione ha incomprensibilmente tagliato i fondi; nonostante i problemi di budget, il programma è valido e fornito (informazioni sul sito www.alasca.it/bfm ) e conta, oltreché i film in concorso, una personale sul regista francese Jacques Demy una sui film tratti dai romanzi di Graham Greene e un’esilarante selezione di cartoni animati Fleischer: Braccio di Ferro, Betty Boop, Superman... L’Auditorium dove si svolgono le proiezioni è gremito di pubblico, composto per lo più da giovani; ma guardando bene si scorgono i volti dei maggiori critici cinematografici italiani. La gente si attarda nell’atrio della sala, dove sono in vendita libri sul cinema a prezzo ridotto, cataloghi dei Meeting degli anni scorsi e pile di numeri di “Cineforum”, che ovviamente vanno a ruba; l’atmosfera è insomma euforica, più di quanto mi aspettassi io che frequento la manifestazione da un po’. Cos’è che entusiasma e contagia tutti? Forse il fatto che il primo film in concorso è italiano, ed è il primo film italiano realizzato secondo il Dogma 95 (la “tavola dei comandamenti” cinematografici ideata da Lars von Trier, il regista di “Dancer in the Dark”)? Forse il clima primaverile? Sta di fatto che, ancora una volta, l’inizio del BFM è sentito come un evento, l’aprirsi di una parentesi, l’occasione per conoscere registi, critici, attori, eventuali morosi; la carta vincente è infatti l’assenza di apparati tipici dei festival più grandi: niente passerelle, niente star né guardie del corpo, niente distanze fra pubblico e altre categorie, è tutto quasi confidenziale.

In mezzo a tale frenesia risulta persino più facile accettare che il film italiano, “Diapason”, non sia un capolavoro... ad ogni modo, la successiva visione del grande “Il terzo uomo” di Carol Reed, 1949, riconcilia anche gli animi offesi e li prepara agli ultimi sketches animati della serata; dopodiché, la gente continua ad attardarsi davanti all’ingresso fino ad orari indefiniti. Riuscirà l’accoglienza del pubblico a mantenersi così calorosa fino alla fine? A giudicare dalle visioni che ci attendono, sembra impossibile il contrario; vi farò sapere, ciao.

by Vera Brozzoni - 19-3-2001


LA STANZA DEL FIGLIO (Italia)

di NANNI MORETTI con NANNI MORETTI (Giovanni), LAURA MORANTE (Paola), JASMINE TRINCA (Irene), GIUSEPPE SANFELICE (Andrea)

La famiglia Sermonti, unita e felice pur non essendo perfetta come quella del Mulino Bianco, viene sconvolta dall’improvvisa morte del figlio diciottenne Andrea; per i genitori e l’altra figlia Irene inizia uno straziante percorso di elaborazione del lutto, accettazione del vuoto lasciato dal ragazzo morto, ricerca di un nuovo equilibrio per sopravvivere da soli e insieme. Saranno l’apparizione di Arianna, lontana amica di Andrea, e una lunga notte di viaggio in automobile, a restituire un barlume di senso alla vita di tutti e tre.

Moretti, lasciati da parte i “morettismi” narcisisti dei suoi precedenti film (l’autobiografismo, la critica morale alla società, la politica), firma un’opera di altissimo valore emotivo, che conduce passo passo lo spettatore nei meandri del dolore e della reazione ad esso; grazie allo stile essenziale e agli attori perfetti, nulla suona falso nella descrizione del gruppo familiare: i momenti felici e quelli tesi, la svagatezza di Andrea e l’intelligenza di Irene, la serietà dei genitori (finalmente sugli schermi uno psicanalista che fa il suo dovere e tenta sul serio di aiutare gli altri) non diventano mai clichés ma nel loro realismo ci spingono, quasi ci obbligano ad immedesimarci coi personaggi . Ecco perché l’avvento della catastrofe è tanto toccante: i visi rossi di lacrime, gli scatti di violenza, gli sguardi vuoti e le urla non appartengono agli attori, sono esattamente i nostri. E’ comprensibile la volontà irrazionale di rimpiazzare il posto lasciato da Andrea con l’ignota Arianna, prima idealizzata e poi conosciuta nella sua normale banalità; anzi, proprio il suo diritto alla superficialità, ad allontanare il dramma, spinge nuovamente la famiglia a muoversi in avanti. L’unico neo di questo durissimo e bellissimo film sta a mio parere nelle musiche dell’autocompiaciuto Nicola Piovani, ma è un dettaglio veniale; sconsiglio il confronto, che tanto appassiona il pubblico snob, fra Moretti e Muccino: sono registi diversi con stili diversi, che senso ha metterli in competizione? A me i loro film sono piaciuti entrambi.

by Vera Brozzoni - 19-3-2001


L’ULTIMO BACIO (Italia)

di GABRIELE MUCCINO con STEFANO ACCORSI (Carlo), GIOVANNA MEZZOGIORNO (Giulia), MARTINA STELLA (Francesca), CLAUDIO SANTAMARIA (Paolo), GIORGIO PASOTTI (Adriano), STEFANIA SANDRELLI (Anna)

Giulia e Carlo aspettano una figlia, ma la loro unione vacilla; la madre di Giulia non tollera più il marito e scappa; gli amici di Carlo non tollerano più le donne e scappano; nessuno di loro accetta di essere adulto. Alla fine, non tutti i cocci si ricomporranno.

Ecco il film che ha causato un putiferio (dunque ha colto nel segno) nei trentenni italiani: c’è chi ha giurato di “non essere come loro”, cioè come i personaggi maschili, immaturi e scaricabarile, o quelli femminili, presuntuosi e rompiscatole; c’è chi ha deplorato l’accomodante e borghese messaggio finale, senza coglierne la pesante e destabilizzante ambiguità; c’è chi ha accusato il regista di “formalismo” solo perché osa muovere la macchina da presa in modo inedito per il cinema italiano. In realtà mi pare che Muccino non voglia lanciare proclami formali né contenutistici, bensì rappresentare storie, incrociandone i fili con grande fluidità, e rifletterci su: il mondo che descrive non gli è poi così simpatico, o meglio ha tenerezza, ironia, indulgenza verso di esso ma mai totale adesione (dunque la messa in scena deve risultare virtuosistica ed ostentata) ; non a caso la scena più emozionante e coinvolgente è quella splendida del litigio Mezzogiorno-Accorsi, in cui i due non possono più nascondersi a se stessi, i nervi sono totalmente scoperti, il dolore e l’insicurezza finalmente straripano dalle coscienze. Per il resto, il regista non “salva” nessuna delle sue marionette dal fallimento: ognuno dei protagonisti è posto di fronte ad alternative indecidibili, compromissorie, che portano a scelte in qualunque caso sbagliate. In tale ottica diventa difficile dire se un personaggio “ha fatto bene” o no ad agire in un certo modo, e ancora più difficile è cogliere il vero messaggio che Muccino vuole trasmettere; ma è poi così importante? Non è sufficiente godersi un film emozionante, girato ed interpretato benissimo? Non è meglio interrogarsi singolarmente, fuori dal cinema, nella vita, su questioni che il film volutamente lascia irrisolte?

by Vera Brozzoni - 19-3-2001


KRAMPACK (Spagna)

di CESC GAY con FERNANDO RAMALLO (Dani), JORDI VILCHES (Nico), MARIETA OROZCO (Elena), ESTHER NUBIOLA (Berta), CHISCO AMADO (Juliàn)

Dani e Nico (il primo bello e ombroso, il secondo brutto e solare), passano le vacanze da soli nella casa al mare di Dani, in Costa Brava; il loro scopo, al di là dei soliti krampack (masturbazione reciproca) con cui allietano le loro serate di sedicenni, è aprirsi al mondo esterno, ad esperienze “adulte”, ossia sesso e/o amore con gli altri: “Non voglio compiere 17 anni senza avere scopato”, afferma Nico. Ma mentre quest’ultimo troverà soddisfazione con una coetanea, Dani la troverà con un uomo maturo, che lo aiuterà ad accettare la sua omosessualità; dopo ovvi conflitti e incomprensioni, i due ragazzi avranno saldato ancor più la loro amicizia.

Vero e proprio racconto di formazione, il film si dipana lieve e simpatico, mai noioso; di fronte ad una trama ad alto potenziale tragico o comico-pecoreccio, il regista ha scelto il difficile linguaggio della freschezza, realizzando una commedia molto divertente e seria al tempo stesso. E’ notevole l’affetto con cui sono dipinti i due protagonisti nelle loro debolezze ed ingenuità (Nico per eccitare le ragazze rimorchiate prepara un inspiegabile intruglio a base di Valium!) senza mai creare atmosfere torbide o perverse: i giochi sessuali fra i due, mostrati per quello che sono, senza censure e tuttavia con grande delicatezza, si svolgono in completa innocenza e naturalezza; i dialoghi sono tanto più efficaci e divertenti quanto privi di retorica. Fa piacere pensare che questo film sia stato premiato dalla giuria di ragazzini del festival di Giffoni: forse molti si sono riconosciuti in Dani, Nico, Elena e Berta; o forse, vedendo scene che gli adulti certamente avrebbero loro vietato, hanno pensato: “Sì, accade davvero così”; e anche loro sono maturati come quei due sullo schermo. Astenersi falsi intellettuali, sociologi vari e moralisti con fette di salame sugli occhi.

by Vera Brozzoni - 19-3-2001