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Daniel Johnston & Jad Fair-The Lucky Sperms:Somewhat Humorous-CD(Jagjaguvar/W'N 'B) |
La prima cosa che sorge spontanea dopo aver ascoltato interamente dalla prima alla ventesima traccia di questo "The Lucky Sperms:Somewhat Humorous" è principalmente il motivo che può spingere un'etichetta indie,che nel nostro caso è la Jagjaguwar,ad avere le forze necessarie ed il coraggio,aggiungerei,per dare alle stampe un album realizzato senza alcun criterio,o meglio come si suol dire,senza capo nè coda.
Per non cadere in trappola e per non rischiare di essere banale,rettificherei asserendo che solo un'etichetta indipendente potrebbe giustificare la logica che è nascosta dietro tale cd,che alla fin fine risulta essere l'unica ragione valida da poter incorniciare per scacciare l'irritazione da me provata dopo aver scoltato Jad Fair,Daniel Johnston e Chris Bultman, tre soggetti in preda al più noiso delirio da sindrome di urgenza visionaria pop.
Bisogna ammettere che canzoni strambe fino all'osso non si incontrano sull'impianto hi-fi ogni giorno, e pur essendo ben vaccinato contro gli ascolti più estremi ed esasperanti,a volte se non si è dell'umore giusto,anche una sola canzone 'storta' ed abbondantemente insignificante può essere motivo di scatti d'ira:con tutta la buona volontà mi sento di voler considerare "The Lucky Sperms:Somewhat Humorous" senza dover necessariamente fare riferimento al mio ambizioso e variegato bagaglio di ascolti musicali.
Fatte le dovute e necessarie premesse verso le quali chiunque scriva di musica dovrebbe tenere a mente e sfoderare al momento opportuno sia per onestà che per integrità di critica verso se stesso, ma soprattutto verso chi poi andrà ad acquistare il cd,alla fine per giustificare il proprio giudizio che ci si appresterà a dare,con estrema coscienza a posto affermo che questo cd è una stupidaggine.
Dispiace ammetterlo,ma trovare motivo d'interesse in una sola traccia delle venti in esame risulta complicato:certo è che Jad Fair ha concluso di meglio,e che Daniel Jhonston è una piccola leggenda vivente,ma come si fa ad essere così sciatti e cialtroni,ridicoli e grotteschi con tanta facilità,per di più anche con un piglio vagamente intellettuale?
I momenti più indisponenti(Undying Love,Death,All The While) sono accreditati a Daniel Johnston, che a volta evoca un Syd Barrett completamente andato a male,altrove sembra di ascoltare dei Velvet Underground cialtroni in preda a stati allucinatori(Yes We Can,She Starts Fire,Coffe Cup), fino a dei Royal Trux stonati al meglio(Melody).
Impossibile dimenticare le cover firmate Lennon/McCartney (Michelle),e Jagger/Richards(Ruby Tuesday),inserite in un contesto lo-fi,tra grosse stonature,chitarre scordate, batterie fuori tempo che sembrano di più essere scatole di latta e cartone.
by Massimiliano Drommi - 28-12-2001
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